Matteo Crimes – in arte solo Crimes – è un musicista, cantante e sound designer della provincia milanese. Dopo aver assaggiato rap e metal la sua passione per i rituali rudimentali e quella per la produzione musicale si sono unite. È nato così Crimes, il progetto che fonde elettronica martellante alla sua vena cantautoriale. "Mi piace definire il mio suono come NU ITA", dice. Alla cura dei testi si aggiunge il ritmo tribale ed elettronico tipico del clubbing. Il suo nuovo disco – SEGNALI RITUALI – ha proprio l'obiettivo di esplorare questo originale intercapedine, con la cassa sempre profondissima e influenze che spaziano dalla trap alla drum'n'bass. Siamo riusciti a scorgerlo mentre cercava di strisciare in questo sottile spiraglio per farci raccontare la sua storia.
Come hai iniziato a suonare?
Ho cominciato a fare musica attorno all'età di 14 anni spinto dalla foga e dalla rabbia. Volevo urlare in un microfono e con le prime compagnie mi sono avvicinato al rap. Poco dopo grazie alla passione per sound hardcore e metal ho iniziato a suonare con una band che mi ha accompagnato fino alla maggiore età. Successivamente mi sono ritrovato a fare il chitarrista (autodidatta) in altre formazioni e a sperimentare con un sound più elettronico con i primi sintetizzatori. Poi ho appreso come utilizzare al meglio le varie DAW sul pc dandomi una forte caratterizzazione sonora e mi ha avvicinato al sound design in maniera più dettagliata.
Con chi collabori?
Collaboro attualmente con Alessio Marisca. Mi ha aiutato nelle produzioni che ho ideato per l'ultimo lavoro appena uscito, ed è musicista nei live insieme al collettivo ADDA MAREA, con cui organizziamo feste tribali sulle rive del fiume Adda. In secondo luogo collaboro con Fleming Studio per la parte di sound engineering che ha prodotto il mix del nuovo album.
Come definisci la tua musica?
Mi piace definire il mio suono come NU ITA, un moderno cantautorato. Sono parole libere su pattern di stampo moderno. Ho ricercato nel suono elettronico anche una forte caratteristica tribale. Fa parte di quel lato più ritualistico e rudimentale che mi ha sempre accompagnato come credo e sentimento.
A chi ti ispiri?
Questa risposta da dare non é semplice. Penso di ispirarmi a tutto ciò che possa essere un ascolto piacevole e di scoperta. Mi ispira anche ciò che non é musicale; sensazioni, emozioni, ambienti, situazioni e visioni.
Com'è nato il tuo ultimo lavoro?
L'ultima visone ho voluto chiamarla SEGNALI RITUALI. Credo di aver ricevuto dei segnali nello scorso anno in varie occasioni. Era qualcosa di ritualistico a tratti, che senza rendermene conto mi lasciava con questo suono che dava alle mie composizioni un colore nuovo e quasi magico.
Qual è il live che ti è rimasto più impresso?
Ne avrei a centinaia tra tutti i live di varie band e feste. Forse un ricordo di situazioni assurde lo ricollego al tour che feci in Ucraina con una delle prime band a 18 anni, fenomenale!
Qual'è il tuo prossimo obiettivo?
Vorrei cominciare a suonare in vari club e festival per fare ballare e far uscire per un momento da sé tutti quanti sotto un unico impianto. Non vedo l'ora!
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L'articolo Crimes nella tribù che balla di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-06-09 17:36:00
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