Christian Muela ha (ri)scoperto l'Australia

La scoperta è avvenuta mescolando il didgeridoo con urban, beat elettronici e altri strumenti folk. I vicoli di Roma non sono mai stati così vicine all'Australia

Christian Muela – foto stampa
Christian Muela – foto stampa

Ci sono un sacco di strumenti affascinanti nell'universo della musica. Tra tutti quelli che noi siamo abituati a vedere di meno Christian Muela ha scelto uno dei più longevi, sicuramente il più difficile da trasportare. Il didgeridoo è una lungo pezzo di legno cavo, originario dell'Australia, " che qualcuno data a circa 4000 anni fa", scopriamo durante la nostra conversazione con il musicista di Roma. Christian Muela unisce questo strumento con beatboxing e beat elettronici dando vita ai vari esperimenti di Playing & Didjin, una serie di esperimenti sonori in cui si menscolano diversi strumenti folk, elettronica e urban. Molti di questi singoli sono usciti nel 2022, ma da poco è uscito Playing & Didjin 2024, il suo nuovo disco.

Come ti sei formato a livello artistico?

Sono nato a Bari, e poi ho vissuto in diverse città tra cui Bergamo e recentemente Roma, che è la città dove attualmente vivo. Da qui ho sperimentato diverse forme di espressione delle mie attività connesse alla ricerca sonora che parte dal didgeridoo verso territori inesplorati, o almeno cosi mi piace vederla.

I principali progetti in corso riguardano l'educazione sonora (e attività terapeutiche del suono e attività di aggregazione sociale), producer (nell'accezione di un mio immaginario artistico che propongo al mondo), concerti (in solo, collaborazioni soprattutto di improvvisazione radicale, e la band Ohm Sweet Ohm). Prossimamente parlerò di questo nel mio canale dedicato al DIDJERIDOO nella mondo urban e world music.

Christian Muela – Foto stampa
Christian Muela – Foto stampa

Quando hai iniziato a suonare?

Ho cominciato a fare Musica nel 2003, quando ancora il didgeridoo non era uno strumento molto conosciuto, e internet era tante volte una connessione a 56k. Poi c'è stata la connessione ISDN, che poi era come 2 o più connessioni a 56k, poi e arrivata l'ADSL che poi è diventata sempre più veloce. Lo strumento che suono ha origini antichissime, che qualcuno data a circa 4000 anni fa. Ho cominciato a suonare in tempi più recenti, cioè il 27 dicembre del 2003 alle 18 di sera. Da quel momento posso dire di non aver fatto un salto evolutivo, a conferma che il didgeridoo è uno strumento di assoluta avanguardia.

Con chi hai collaborato da allora?

Grazie a questo strumento che poi è stato un megafono della mia voce, ho collaborato con moltissimi artisti, soprattutto della scena musicale romana, spaziando da universi intuitivi e di risoluzione estemporanea con artisti come Mauro Tiberi, Ivan Macera, Roberto Bellatalla, numerose collaborazioni con musicisti che hanno aderito al collettivo Franco Fergusson (in particolare Ludovica Manzo, Emanuele Tomasi, piu recentemente Luca Venitucci), Martin O'loughlin (anche lui portavoce della musica innovativa attraverso didgeridoo e strumenti non convenzionali, ed anche accademici), Arrington de Dionyso e tantissimi musicisti che hanno aderito al progetto Playing and Didjin per cui ho curato delle pubblicazioni per Keep On Didjin Records, in collaborazione con Freecom.

Le mie collaborazioni piu tenaci sono state le principali formazioni Primitive Field, Ohm Sweet Ohm, Thumb e Djanggawul, Di questi progetti attualmente sono impegnato principalmente in Ohm Sweet Ohm con la formazione in trio (oltre a me, Adriano Lanzi, Niccolò Friz).

A chi ti ispiri per i nuovi lavori?

Attualmente sia con gli Ohm Sweet Ohm sia con progetti personali e collaborazioni varie, sono impegnato in una regressione alle origini della musica a cui mi ispiro. Non posso dimenticare il disco di Bitches Brew di Miles Davis (primo disco acquistato senza sapere cosa stavo acquistando), Demetrio Stratos (le sperimentazioni, soprattutto gli Area), i Pink Floyd, i King Crimson, Jimi Hendrix e poi ho scoperto I Wild Marmelade, Charlie Mac Mahon e Ganga Giri, Hilight Tribe, Ondrej Smeykal, Analogue Birds. La lista è talmente lunga che ho deciso di parlarne in un canale dedicato che si chiamerà DIDJERITO (esistono dei podcast pubblicati fino al 2014). Non posso dimenticare di citare The Sound In from the way Out dei Beastie Boys, e anche il primo vinile che ho ascoltato di Bob Marley and The Wailers, Kaya.

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Cosa hai provato quando hai iniziato a suonare il digeridoo?

Da quando ho inziato a suonare il didgeridoo, ho cominciato ad avere visioni della musica. Dopo i primi mesi anche non suonando esprimevo il potere vibrazionale del suono del didgeridoo. Questa visione è fortemente collegata a una sensazione di pancia simile a quando ci si innamora. Prossimamente festeggerò anche il 27 dicembre, e attraverso l'attività di Keep On Didjin Records porterò avanti quel desiderio di condividere queste esperienze musicali, laboratori legati al didgeridoo, al benessere e alle produzioni musicali. Anche tanta magia e intuizione.

Come è nato il tuo ultimo lavoro?

Parte delle idee, certamente ispirate dall'intimità della vita privata, sono convogliate nella compilation Playing and Didjin 2024, uscita il 21 marzo in onore della primavera. 

Progetti futuri?

L'idea è anche di proporre nuove compilation ai didgeridoo lovers di tutto il mondo, collaborando con i didgeridoo lovers di tutto il mondo, cercando di alimentare qualcosa che ad un certo punto non posso descrivere in ambito di mondo discografico, se non risuonando con visione condivisa, che poi tutti i progetti futuri arrivano da li.

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L'articolo Christian Muela ha (ri)scoperto l'Australia di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-07-23 11:27:00

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