The Singers - Dai che si sfonda all'estero, 09-10-2011

Con "The Room Went Black" ci hanno colpito grazie a un suono internazionale e accattivante. Ora sono in studio a registrare un Ep esclusivo per Rockit. Per capire come stanno andando le cose, Angela Maiello li ha contattati via chat. Ecco com'è andata.



Allora mi dite di preciso chi mi risponde o optiamo per un generico The Singers?
Va benissimo il generico The Singers. Tanto litighiamo molto poco di norma.

Beh questa è una cosa molto interessante…
Ci siamo trovati un po' per caso, ma dal punto di vista della "armonia" di gruppo non ci possiamo davvero lamentare.

Allora cominciamo proprio con le presentazioni: come nasce il vostro progetto? Come vi siete conosciuti e come avete deciso di suonare insieme?
Vicky (voce principale e basso) e Giulio (chitarra ritmica) suonano insieme da oltre dieci anni, si sono conosciuti in sala prove grazie a conoscenze comuni. Hanno messo in piedi diversi progetti, in particolare uno, Shirley Temple?, quintetto post hardcore con due dischi prodotti. Poi la cosa si è rotta, ma hanno continuato a suonare e a scrivere insieme, ascoltare trenta cd al mese, condividere passioni in genere. Un sodalizio forte e continuo, insomma.
Un paio di anni fa, hanno cercato di mettere insieme una band per fare quello che in realtà avevano sempre voluto: suonare belle canzoni, senza genere, senza vincoli, con l'anima aggressiva e malinconica allo stesso tempo, attente alla melodia e senza dimenticare l'importanza delle chitarre. Ed ecco che Andrea (chitarra solista) è entrato nel progetto. Con Andrea, quelle che prima erano buone idee si sono trasformate in canzoni con un perché, un tratto distintivo definito, quello che oggi sentiamo nel nostro disco "The Room Went Black".


Poi si è aggiunto Matteo...
Matteo è arrivato subito dopo. Eravamo disperati perché non trovavamo un batterista, e un giorno, dopo averne provati un po', si presenta questo tipo che sembrava uscito da un vicolo di Londra. Quello che ci serviva, un musicista "asciutto" e regolarissimo nell'interpretare il suo strumento. The Singers nascono ufficialmente con Matteo all'inizio del 2010, dunque questa formazione è l'unica che abbiamo mai avuto.

La vostra risposta mi sollecita varie domande, ma andiamo con ordine e partiamo dal nome che avete scelto per il gruppo. "The Singers", sembrerebbe un po' scontato, tautologico direi...perché l'avete scelto?
The Singers non siamo noi, siete voi!

Bella risposta, però spiegatemela meglio.
Diciamo che questa almeno è la nostra intenzione. Le nostre canzoni sono fatte per essere cantate, forte forte forte. Noi lo facciamo abitualmente. In realtà tutto nasce dall'importanza che vogliamo dare alla melodia. Noi certo ci sentiamo "singers", ma ci piace l'idea che ognuno trovi un pezzo di sé, cantando le nostre canzoni.

La melodia ci porta alle successive due domande. La prima riguarda i Beatles.
Ecco, appunto. Mammà e papà.

Infatti in rete indicate i Beatles come la band ispiratrice, la madre di tutte le influenze. Però, al di là del fatto che tutta la musica che ascoltiamo oggi parte per forza di lì, c'è qualcosa di più personale, vi appartiene, che vi riconduce a loro?
Di sicuro quello c'è. Ma per noi la musica di John, Paul, George e Ringo è ciò che ci ha accompagnato in ogni fase della vita. Giulio e Vicky sono stati cresciuti con una chitarra acustica nel salotto, con i dischi dei Beatles che suonavano ogni giorno. In qualche modo è stato inevitabile che siano entrati nel loro dna. E poi sarà una banalità, ma le soluzioni armoniche e ritmiche di quei quattro rappresentano l'abc di un qualsiasi composto musicale moderno. Dentro c'è tutto quello di cui un musicista ha bisogno. L'eleganza nei passaggi, la convinzione che tutto può essere suonato in modo semplice e allo stesso tempo non convenzionale. Varrà per miliardi di persone sulla terra, ma non si è unici a caso.


Giusto perché le coincidenze sono intriganti oggi (9 ottobre, NdR) è il compleanno di John…
Stamattina abbiamo preso il caffè mentre sotto andava il live a New York di John Lennon... oh, poi sentiamo un mucchio di altra roba eh!

E l'altra domanda è proprio sul vostro rapporto con la musica italiana, del resto la melodia viene anche da lì. Cosa ascoltate? Seguite le novità?
Verdena, Ministri, Dente, Il Genio, Le Luci della Centrale Elettrica, Smart Cops, Thank You For The Drum Machine, Bud Spencer Blues Explosion, Amari e tanti altri. Attualmente ci sono tantissimi artisti che seguiamo e che apprezziamo moltissimo. C'è finalmente una scena musicale davvero interessante e piena di idee oggi in Italia. Peccato per le risorse e gli spazi e per il fatto che manchi la cultura che in altri paesi ha aiutato la nascita di movimenti, che hanno trainato l'industria dell'autoprodotto (anche se sembra un non-sense). La musica buona è ovunque, le strade ne sono piene. Ma c'è troppo rumore, si fa fatica ad individuarla.

Com'è la situazione romana rispetto a questo contesto? A me sembra più vivace che nel recente passato…
Sicuro, non c'è paragone rispetto a cinque-dieci anni fa. Ci sono più posti dove suonare, e più gestori senza paura, che si prendono il rischio di fare un live in luogo di un più facile ed economico dj set. Ma dipende anche un dai generi. In città la scena hardcore è sempre stata molto viva (esperienza personale, come ti dicevamo prima) e finalmente si sta affacciando anche altro in superficie. Basta fare un salto al Circolo degli Artisti in qualsiasi giorno della settimana per accorgersene. Però non pagano mai quanto dovrebbero (se pagano). Questa è la prima grossa differenza con l'estero. E fa la differenza.

Dura la vita dell'artista in tempo di crisi?
Anche non in tempo di crisi. E non c'entrano nulla le seghe mentali sulla sindrome da artista suburbano sottopagato. Questa è l'era delle opportunità anche per chi fa musica. Con la rete si possono davvero fare miracoli, ma alla fine è il contatto con la gente che paga. Convincine uno, convincili tutti.


Veniamo all'album: "The room went to black". Voi appunto siete di Roma, ma il cd sembra essere uscito da qualche appartamento sulla strada tra Brooklyn e Manhattan. Come siete arrivati a questo sound?
Tra Brooklyn e Manhattan per noi ci sono i Fori Imperiali! Gli Strokes, inutile negarlo, hanno dato tanto a questo nostro primo album. Lo senti nei suoni di chitarra soprattutto, nei dialoghi tra chitarre. E lì c'è New York. Poi c'è questa meravigliosa città, che ha ispirato le parti più sognanti, più emotivamente sentite, come la coda di "18:18", i ritornelli di "The Road" e di "Red Snow" o "Shamrock". Roma è anche angoli nascosti, anzi, soprattutto. Segmenti di vita sempre nuovi. Basta seguire i cambi di tempo nelle canzoni.
Siamo italiani, non c'è dubbio, ma saremmo stati poco sinceri con noi stessi se avessimo completamente disconosciuto il nostro background musicale. Le persone spesso si fossilizzano sul concetto di confine, anche nella musica. Noi che veniamo tutti da posti diversi in Italia e nel mondo (Matteo è cresciuto tra Milano e Lucca, Andrea in Canada, Vicky è nato a Bari e vive da 20 anni a Roma, Giulio è mezzo toscano, anche se è l'unico a essere nato a Roma) crediamo che l'unico limite nella musica sia quello che ci si impone di avere. Come nella cucina italiana: l'ingrediente più importante è quello che non metti. Nella nostra musica noi tendiamo a "togliere", piuttosto che aggiungere. La provenienza geografica delle influenze conta relativamente.

E come nascono le canzoni?
Non c'è una regola. Diciamo che, se vogliamo estrapolare un modus operandi, tendenzialmente sono Vicky e Giulio a portare lo scheletro di un brano, Andrea di solito trova il mood giusto e Matteo lo punteggia a dovere. Tutti insieme arrangiamo e spesso capita che ci scriviamo le parti a vicenda. Siamo molto intercambiabili da questo punto di vista. Tutti indispensabili insomma. Non è tanto per dire, accade davvero così e "The Room Went To Black" ne è la prova, secondo noi. Ci siamo davvero tutti e quattro dentro. Considera che per noi l'arrangiamento è un momento sacro. A casa di Vicky abbiamo la nostra sala prove acustica, dove scriviamo e condividiamo le idee. Solo dopo si passa all'elettrico in studio. Se la canzone non funziona chitarra e voce, non funziona e basta.


I testi sono in inglese... è stata una scelta obbligata?
Nessuna scelta obbligata. Scrivere in inglese ci viene semplicemente più naturale. Nessun pensiero legato a qualche bislacca scelta di marketing (tipo «dai che si sfonda all'estero»). Sappiamo che all'estero il mercato è saturo di indie band, e che in Italia non si calcola a priori chi fa musica in inglese. Però a noi viene così.

Il vostro album si caratterizza secondo me per una doppia profondità. L'aspetto immediatamente tangibile è quello di una musicalità straripante, che coinvolge l'ascoltatore. Dal vostro punto di vista invece come è stato metterlo in piedi questo disco? Vi siete divertiti a suonarlo?
Abbestia! Ops... aspetta torniamo seri. Ci siamo divertiti a scriverlo (in 6 -7 mesi) e a registrarlo (3 mesi dalla prima nota al mastering, fatto a Londra). Se pensiamo a quei giorni in studio, la sensazione era di estrema soddisfazione, crescevamo di giorno in giorno come musicisti e cresceva il disco. Tutte quelle giornate sono state vissute "di pancia", farfalle a go-go per intenderci. Magari è una cosa banale, ma ogni centimetro di "The Room Went To Black" è un centimetro di pelle di uno di noi.

D'altro canto,però, nel disco serpeggia una certa malinconia. Perché la stanza si è oscurata?
La malinconia lega tutto l'album, è innegabile e in un certo senso inevitabile: è un po' come per lo scrivere in inglese. Viene così. Le immagini che colpiscono la nostra emotività (i testi sono di Vicky e Giulio) sono quelle. Prendi un'emozione anche di un attimo, smussala degli angoli che la tengono legata alla routine quotidiana, colorala di note e dalle una prospettiva più astratta: testo scritto. La stanza si oscura ogni sera, ogni volta che si torna a casa. Ogni notte che un'idea nuova ti viene a far visita. È il momento in cui parla la musica. Se chiudi gli occhi, la senti meglio.


Ultime due domande. Il disco sta andando molto bene. Qui su Rockit, leggo commenti entusiastici. Ve lo aspettavate? Avete un reale interesse per il panorama italiano o aspirate piuttosto ad emigrare?
No, non ce lo aspettavamo, però siamo sempre stati convinti che l'album abbia qualcosa da dire. L'ep che stiamo preparando per voi ne svelerà un lato ancora più nascosto. Estero o casa nostra non fa differenza, sul serio, noi vogliamo solo arrivare a più persone possibile. Certo piacere ai "nostri" sarebbe il massimo.

Quali sono le prossime mosse? Porterete in giro l'album?
Abbiamo un po' di novità in pentola. Dopo le registrazioni dell'EP saremo di nuovo a Roma (dove stiamo suonando senza sosta dallo scorso maggio e l'ultimo concerto l'abbiamo fatto lo scorso 30 settembre), a Lucca per fine ottobre, poi Frascati, poi probabilmente Perugia a metà novembre. E all'inizio di novembre abbiamo in programma lo showcase per presentare ufficialmente il disco alla stampa. E per finire, la nostra "Dance" è stata selezionata per la colonna sonora di un film indipendente statunitense che, manco a farlo apposta, si intitola "Turtle Hill, Brooklin".

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L'articolo The Singers - Dai che si sfonda all'estero, 09-10-2011 di Angela Maiello è apparso su Rockit.it il 2011-11-04 00:00:00

COMMENTI (6)

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  • whoiswho 13 anni fa Rispondi

    ma tipo fare qualcosa che non sia la copia di musica di 10 anni fa fatta da qualcun altro?
    ma dove volete sfondare all'estero, con musica risibile di un genere modaiolo & al tempo stesso passato di moda, contro dei pischelli cresciuti a pane e rock che sono avanti di 10 anni?

  • thesingers 13 anni fa Rispondi

    oddio... no... :-P intendevamo che sembrava che il suo stilista fosse sir arthur conan doyle! :)




    (Messaggio editato da thesingers il 10/11/2011 15:21:20)

  • utente46714 13 anni fa Rispondi

    "sembrava uscito da un vicolo di Londra"
    nel senso che era vestito male e puzzava di fritto?

  • thesingers 13 anni fa Rispondi

    Ma ben volentieri!!!

  • pointbreakrock 13 anni fa Rispondi

    Grandi ragazzi!!! Vi auguriamo il meglio e speiamo di poter sunoare assieme prima o poi!!:?

  • batteriere 13 anni fa Rispondi

    Bello Bello Bello