Daniele debutta giovanissimo nel collettivo della sua città, grazie all’intercedere di Jack The Smoker, viene scritturato dalla Machete, con la quale pubblica il suo album di debutto, The Waiter. Sarà per il colore dei capelli, per la giovane età, e in parte per il flow, Dani Faiv viene erroneamente etichettato come superficiale, ennesimo porta bandiera del materialismo trap.
Era tempo di spazzare via i pregiudizi e così, a differenza del precedente Fruit Joint, l’ultimo lavoro del rapper spezzino, che a 26 anni si è costruito una credibilità attraverso singoli di super successo come Yoshi e featuring con Tha Supreme, Fabri Fibra e Nitro, segna un passo in avanti artistico notevole. Scusate se esistiamo è il nuovo lavoro di Dani Faiv, il più grande esponente della "East Coast" ligure.
Hai promosso l’album con una tattica particolare...
A essere sincero, fare hype a un disco con un altro disco, era un mio sogno nel cassetto da tempo, non era mai capito l’album adatto. Scusate se esistiamo è un lavoro di 18 tracce, con molti featuring, ma anche un concept corposo alle spalle. In un periodo storico come questo, in cui la musica viene trattata come un bene usa e getta, la nostra idea iniziale è stata alleggerire il contenuto del disco con questa trovata. Allo stesso tempo, ci siamo accorti quanto l’hype stesso dell’album fossero le canzoni. Fare promo a un album con un altro Ep significa non inventarsi cazzate. Abbiamo preferito lasciare parlare la musica.
Scusate se esistiamo lascia intravedere un lato più oscuro di Dani Faiv.
L’unico pezzo profondo di Fruit Joint, era Facile. Scusate se esistiamo, invece, ne contiene parecchi. Del resto era l’obiettivo che mi ero posto, lasciar libera la testa come il corpo, liberarmi dalle vesti del personaggio per lasciar parlare le canzoni. Anche a livello visivo ho cercato di costruire l’album su un’immagine che ne rispecchiasse i contenuti.
Lo hai fatto per la "credibilità"?
In Fruit Joint, Pollo conteneva una strofa con un beat cattivissimo, il testo era completamente incentrato su una pesante critica sociale. Il pubblico tende a giudicare il libro dalla copertina senza nemmeno averlo aperto. La gente preferiva parlare dei miei capelli che delle mie canzoni. Il Machete Mixtape mi ha sicuramente donato una sferzata di credibilità. E con quest’album ho lavorato in quella direzione. Molte persone mi hanno chiesto scusa su Instagram, per gli altri… cazzi loro, è la vita stessa che ci insegna che non c’è tempo per odiare. Mi ricorda un vecchissimo film, La montagna sacra: la possibilità di farsi cucire una maschera sul viso. Come nella società moderna. La gente vuole essere giudicata per ciò che appare, non per ciò che è. Questo disco invita a fare il contrario.
Anche il titolo sembra remare in quella direzione.
Un hater odi ea non critica, non è interessato a istaurare un dialogo costruttivo. Con i social, quest’atteggiamento d’odio indiscriminato si sta diffondendo a macchia d'olio, non solo nella musica, ma in ogni ambito. Questa è la rivincita dei discriminati, ho cercato di rispondere agli hater con una moneta diversa dalla loro, con amore, chiedendo scusa. Una risposta che spiazza chi odia. Scusate se esistiamo, scusate se ci mettiamo il cuore, scusate se facciamo canzoni. Ognuno, in base alla propria storia, ci si potrà rivedere.
Per i beat ti sei affidato ai tuoi compagni storici.
Con Strage e Kanesh ho lavorato a musica molto diversa, ma non pensavo fosse giusto cambiare, hanno fatto un lavoro fantastico portando sonorità in canzoni come Weekend a Miami che, a mio avviso, in Italia non si sono ancora sentite. Non è stata una scelta pianificata, avevo in casa ciò che mi occorreva. Strage e Kanesh, ormai, sanno sempre recepire quel che cerco.
In compenso Gemitaiz è presente nella doppia veste di rapper e produttore.
Con Gem avevo già registrato Freddy Friendly – pezzo contenuto nell’album –, una settimana dopo, a distanza, mi confessa che aveva iniziato a produrre qualcosa, mi manda una cartella con qualche beat. Tra questi era presente Buonanotte, non appena l’ho ascoltato gli ho scritto: “Bro, questa deve finire nel mio disco”.
Immagino l’uscita del disco fosse stata programmata prima dell’avvento della pandemia.
Il covid ha rallentato un po’ i piani. Ma dopo qualche riflessione ho deciso di uscire comunque. A me dispiace per quel che si sarebbe potuto fare. I live e dagli instore, oltre che sul piano economico, sono veramente un’occasione rara per avere un rapporto umano con il pubblico, far felice qualche persona. Ho provato a ragionare da fan, prima che rapper sono stato fan a mia volta. Cosa avrei voluto dal mio beniamino? Altre canzoni, in fondo siamo chiusi in casa a fare un cazzo. Per un anno possiamo non pensare al mercato ma alla musica.
La tua passione per i videogiochi è nota, durante la quarantena hai scoperto qualche nuovo titolo da consigliarci?
A dir la verità no. Gioco un paio d’ore col mio team della Machete alla sera, è un modo per trovarsi e tenersi compagnia anche a distanza. Tra cellulare, studio, PC per scrivere a fine giornata ho gli occhi in tilt. Ormai non riesco più a passare troppo tempo davanti allo schermo.
Un’ultima menzione a Spezia, che negli ultimi anni sembra essere una delle più fervide realtà urban dello Stivale.
Spezia è una città bellissima a prescindere dalla scena, hai dei paesaggi fantastici nel circondario e si trova nel Golfo dei Poeti, prima che noi ha ispirato decine di personaggi ben più importanti. Con Samuel Heron, G.Bit e tanti altri ci beccavamo già da tempo, è bello ritrovarli dopo anni a Milano. Ultimamente da Spezia è esplosa Anna. Assurdo come da una realtà così piccola siano usciti così tanti talenti. Forse il bello è proprio questo, ci conosciamo tutti e, anche se abbiamo compiuto percorsi differenti, tra di noi scorre sempre un grande rispetto.
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L'articolo Dani Faiv: "La gente vuole essere giudicata per ciò che appare, non per quel che è" di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-06-05 14:01:00
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