LOOK! è l’esordio di Dariush Aazam Rahimian, in arte semplicemente Dariush. 25 anni, nato a Treviso (ma di origini inglesi e iraniane), produce, scrive e canta una calma combinazione di rap ai limiti dello spoken word: "I suoni e le parole sono un modo per cercare risposte, mettendo nero su bianco i miei ricordi e le storie a cui non trovo spiegazione", spiega il giovane rapper.
L’album – pubblicato da Oyez!, label indipendente che raccoglie nel roster anche Nacho Tranquilo, Ngawa & Super e Halba x Foldino, e anticipato dai singoli Mercoledì, Fantasmi e Diario/Vi Ascolto – è un disco che in meno di 20 minuti palesa le incertezze e le convinzioni del giovane, le sue paure e i suoi desideri, in un lento flusso di coscienza da lasciare andare in loop e aspettare che ti entri dentro.
Mentre si seguono gli umori di Dariush, il passaggio da momenti di pace assoluta a pensieri aggrovigliati e tormentati è accompagnato da una produzione ricca e singolare, tra basi lo-fi, destrutturate e campionamenti old school. Più si ascolta il disco più le barre si trasformano in una poesia estremamente intima, sintesi di un percorso grazie al quale il giovane ha imparato a "guardare in faccia la realtà, il suo passato e altre cose difficili".
Nessuna parola sbagliata, e niente è fuori posto: Dariush in questo suo esordio trova la sua dimensione cantando in italiano – dopo i primi passi in inglese, spinto dal fratello e producer Seawash – e riesce a far parlare anche i silenzi. Nove tracce delicatissime, tutte accompagnate da un’illustrazione (altrettanto delicata) dell’artista Molley May.
Quali sono le tue influenze?
Sicuramente la mia influenza più grande è il rap. Le forme introspettive dell'hip hop sono la mia comfort zone. Gli artisti che hanno più ispirato il mio album sono MIKE, Navy Blue, Slauson Malone e tutta quella corrente di artisti che insegue l'essenza della sincerità, anche a costo di sembrare criptici o sofisticati. Ascoltandoli ho capito che il mio obiettivo era proprio quello.
E adesso, chi stai ascoltando?
In questi giorni sto ascoltando tante cose diverse, anche per vedere dove riesco a portare il mio modo di fare musica. Ieri ho ascoltato con devozione Julia Jacklin, oggi solo JPEGMAFIA che fa il pazzo.
Le basi delle tue canzoni sono singolari: come capisci quando il loop è perfetto per cantarci sopra?
Di solito accendo il pc senza un piano preciso. Più sono pronto al mistero, più è probabile che scatti la scintilla. Il sample di Fantasmi, ad esempio, viene da una canzone iraniana, e appena l'ho trovato ho intuito che poteva diventare una cosa importante per me. Un altro esempio è Le Nuvole Non Contano: mio fratello mi ha mandato quel beat al momento giusto, allora ho fatto un sorriso da scemo e sono corso a registrare.
Fai rap, ma non ti poni da macho. Cosa ne pensi di quella attitude in confronto alla tua?
Per me la musica è il modo più autentico per esprimere come mi sento, snodare tutto quello che non va e ricordarmi che sono umano. Fare il duro a tutti i costi amplifica le tue insicurezze, e personalmente non riuscirei a farlo nemmeno per gioco. Finirei per dimenticarmi se io sono quello con le emozioni e la voglia di condividere o quello con i gioielli e le banconote sul braccio. Ognuno cerca quello che vuole nella musica. Io cerco me stesso.
Le tue origini inglesi e iraniane hanno influito sulla tua musica?
Sentire tre lingue intorno a me, da bambino, mi ha inconsapevolmente reso curioso e desideroso di trasformare la bellezza da una forma all'altra. Nella mia musica voglio creare qualcosa che non si riesce a catalogare: mi piace l'idea che in un negozio di dischi qualcuno si chieda dove sistemare un mio album e dopo un po' si rassegni a spargere le copie in tutte le sezioni. Forse questo mio approccio deriva proprio dalle mie origini variopinte.
Come stai promuovendo il disco in questo periodo di lockdown?
In questo mi ha aiutato il fatto che i miei testi siano molto intimi e personali. Se qualcuno mi conosce già nel mondo reale, allora può capire queste canzoni fino in fondo, quindi il passaparola tra le persone più vicine a me è stato automatico e meraviglioso. Ovviamente poter andare in giro, fare live e vedere come gli altri vivono le mie canzoni sarebbe molto più magico. Ma per ora, già ogni DM che ricevo è una piccola grande soddisfazione. Sapere che anche solo dieci persone si sentono capite quando ascoltano LOOK! è un traguardo impagabile.
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L'articolo Dariush, l'hip hop è la mia comfort zone di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-02-12 12:45:00
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