30 settembre 2021. Da piazza Aldo Moro di Putignano (BA) si alza un grido lungo otto ore – l’ultimo, prima del decreto capienze entrato in vigore dall’11 ottobre. Dalle 15:00 alle 23:00 alcune realtà della musica dal vivo in Puglia protestano: "Vogliamo solo tornare a danzare, a muoverci, a lavorare" è il loro manifesto.
Lo affiggono in piazza, con un live set di Valerio Parrotta (in arte Vael, musicista e produttore). Davanti la consolle centinaia di sedie capovolte, come simbolo dell’immobilismo che ha subito l’intero settore per oltre un anno: "Di solito sono le persone a scendere in piazza. Nel nostro caso sono state le sedie. Sullo sfondo, uno striscione lungo venti metri con la scritta (che celebra il Maestro Battiato) Voglio Vederti Danzare, dipinto in live painting nel corso di tutta la manifestazione", dice Nicola Putignano, presidente di Vocoder, l’associazione che organizza Clubintown.
Una delle realtà che da anni porta la club culture all’ interno di contesti poco valorizzati dei centri urbani pugliesi. E che insieme ai colleghi di Coopera, Sparks Festival, FARM Festival, Music Platform, Masseria Cultura e Radio JP ha organizzato il flash mob. Meditato con l’obiettivo di mettere sotto i riflettori la disperata condizione in cui versano i lavoratori del mondo dello spettacolo, da due anni bloccati in attesa di sviluppi, senza poter programmare e progettare i mesi a venire.
11 ottobre 2021. Si applicano le nuove misure stabilite dal decreto che aumenta le capienze nei luoghi di cultura e sport e nelle discoteche (entrate in vigore da sabato 9 ottobre, dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri). Com’è noto, in zona bianca e con Green Pass: capienza al 100% per i luoghi di cultura (cinema, teatri, locali di intrattenimento e sale da concerto); al 60% al chiuso e al 70% all’aperto per gli eventi sportivi; al 50% al chiuso e al 75% all’aperto per le discoteche.
Ma cosa cambia tra un concerto e una serata con dj? Abbiamo fatto una breve chiacchierata con Nicola per capire se davvero l’aumento delle capienze sia un’ottima notizia, quanta soddisfazione nell’aver raggiunto un nuovo traguardo e quale sia il futuro per i club e le discoteche d’ora in poi. Con uno sguardo al passato e ai numeri allarmanti che si sono registrati a livello nazionale a partire dalla pandemia.
Nuovo Decreto Capienze: giusto o ingiusto? Cosa ne pensate?
Riteniamo che sia stato fatto un primo passo, quindi questo di per sé ci rincuora. Auspichiamo, però, che (se le condizioni lo permetteranno) presto si possa aumentare il limite di capienza oltre il 50%. Per permettere al settore di ripartire a pieno e senza difficoltà di gestione economiche.
Con il 50% le discoteche non possono ripartire con garanzie economiche?
Non del tutto: sicuramente ci saranno difficoltà importanti. Purtroppo per i primi tempi sarà complicato garantire standard musicali elevati: i cachet degli artisti sono rimasti tutto sommato invariati, ma con pianificazione attenta i promoter saranno in grado di ammortizzare e almeno ripartire. Pensiamo, però, che il settore conta moltissimi addetti ai lavori rimasti senza occupazione per due anni: poter tornare a garantire un compenso (seppur parziale) per queste figure è un passo importantissimo.
"Voi discoteche" vi sentite discriminati rispetto alle altre realtà culturali?
Sì, non tanto per quello che verrà d’ora in poi, quanto per il trattamento ricevuto nei mesi scorsi. La realtà della musica dal vivo è stata ingiustamente identificata come “sacrificabile”, in un panorama politico nazionale che ha dato maggiore importanza ad altri settori.
Vi sono stati negati i diritti?
La nostra costituzione si fonda su salute e lavoro. I governi avevano l’obbligo di cautelare i cittadini attraverso provvedimenti e limitazioni imposte nei mesi scorsi. Probabilmente il nostro diritto a lavorare è stato limitato, ma non violato. Ci chiediamo solo quali siano state le reali motivazioni che hanno portato tali limitazioni a perpetuarsi, mentre in tutti gli altri settori venivano gradualmente ridotte. I mesi estivi sono stati teatro di numerose iniziative musicali e nonostante il fermo alle discoteche, la gente ha ballato comunque e ovunque, la domanda è: dato che non è stato fatto niente di particolare per bloccare realmente eventi e feste illegali, non sarebbe stato meglio permettere che queste si svolgessero in sicurezza all’interno di ambienti controllati come i club?
L'Italia è stato (e continua ad essere) uno dei Paesi più cauti nelle politiche anti-Covid. All’estero le discoteche sono aperte?
Eh sì, all’estero il settore della musica dal vivo è ripartito da giugno. Molti paesi europei hanno addirittura permesso lo svolgimento di festival e grandi concerti per tutta la stagione estiva. Emblematica è la riapertura dei club fresca di qualche settimana in Germania, dove la scena notturna berlinese è ripartita con poche e semplici regole: ingresso concesso solo con Green Pass (vaccinazione o guarigione), capienza al 100%, no distanziamento e no mascherine durante il ballo.
Com’è andata l’estate per Bari e dintorni, invece?
La stagione estiva è stata dura. Abbiamo tutti provato a promuovere i nostri eventi nonostante le restrizioni. La gente è stata inizialmente entusiasta nel tornare a partecipare a concerti e live, ma lentamente la situazione è peggiorata. Tirando una linea, le grandi realtà attive sul territorio sono state le uniche in grado di creare contenuti importanti senza ridimensionare gli standard passati. Noi piccole realtà abbiamo dovuto fare i conti con costi di gestione altissimi, capienze ridotte e livelli di entusiasmo da parte del pubblico sempre più bassi, soprattutto a fine stagione.
Ci sono stati club/locali costretti alla chiusura definitiva da quando è cominciata la pandemia?
Locali chiusi in via definitiva no, ma la maggior parte dei gestori hanno dovuto reinventarsi nel tentativo di andare avanti nonostante tutto. Qualcuno in realtà ha anche deciso di aprire senza seguire norme, ma questa è un’altra storia. In generale il dato occupazionale è allarmante.
Cioè?
Il 51% degli addetti del settore ha deciso negli ultimi due anni di abbandonare la propria professione per andare avanti. Persone che hanno messo da parte investimenti, talento, formazione e passione per paura di non farcela. Gli eventi organizzati nel 2020 sono stati il 69% in meno rispetto all’anno precedente. Una differenza che significa disoccupazione, precarietà, incertezza e paura per il futuro. Secondo SIAE l’Italia è la sesta nazione al mondo in termini di fatturato legato al settore degli eventi culturali. Capisci perché “Voglio vederti danzare”? Sentivamo la necessità di non rimanere in silenzio, di organizzare un evento, una provocazione, una voce, un manifesto che suona un po' come promessa e che contiene l’entusiasmo soffocato dalla pandemia.
Ora cosa succederà? Scenderete di nuovo in piazza?
Seguiremo le nuove normative e cercheremo di tornare a promuovere musica in maniera che somigli il più possibile alla normalità pre-pandemica. Non vediamo l’ora: siamo stati per due anni fermi, ci siamo attenuti a tutte le prescrizioni che ci sono state imposte dagli esperti, abbiamo accolto per primi l’invito a vaccinarci (noi giovani) e a sensibilizzare il più possibile anche gli altri affinché lo facessero. Adesso è il momento di ricominciare, anche se sarebbe bello vederci danzare al 100% della capienza. Al momento ok, ma se la situazione lo renderà necessario, le sedie scenderanno nuovamente in piazza.
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L'articolo "Voglio vederti danzare" al 100% di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-10-12 13:30:00
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