A bordo piscina vestiti di bianco, in una decappottabile sotto il sole, col vento leggero e i capelli comunque impeccabili, o su un dancefloor dove si incrociano solo passi eleganti: le strutture sintetiche e fresche di Delmoro creano immaginari pop capaci di portarci dritti in pista senza dimenticarci di pensare al presente, con lo sguardo rivolto all’italo disco anni ’80 e al cantautorato italiano. Mattia Del Moro, musicista e produttore di origini friulane classe 1985, ha attraversato gli anni viaggiando in giro per l’Europa, con una laurea in architettura in tasca e tanti progetti da realizzare. Alla fine degli anni zero pubblica l’album “Landscapes” come Brown and the Leaves, un disco fatto -come spiega bene il titolo- di panorami infiniti e nordici, con quel gusto folk che facile disegna orizzonti da raggiungere o soltanto sognare; poi, col moniker Delta Club sperimenta sonorità elettroniche che mantengono vivo quel filo d’etereo già presente nel progetto precedente, portandolo verso nuovi lidi e diversi traguardi.
Nel 2018 sceglie l’italiano per il suo debutto come Delmoro con “Il primo viaggio”, e lo scorso venerdì ha pubblicato il nuovo EP “Balìa” (Carosello Records): pop raffinato, attitudine da cantautore che sa di contemporaneo ispirandosi al passato, brani legati dalla cura dei testi e la voglia di ballare. Nel corso degli anni Mattia ha fotografato paesaggi differenti con l’occhio di un’unica anima che si evolve lungo una linea sempre fatta di eleganza e leggerezza, di scelte mirate e consapevoli, per seguire un percorso musicale personale e denso di spunti, e domenica 26 maggio aprirà la Collinetta del MI AMI Festival presentando per la prima volta dal vivo le nuove canzoni: abbiamo fatto due chiacchiere con lui per farci raccontare qualcosa in più sulla sua storia e la sua musica.
Ti sei laureato in architettura all’Università di Venezia: i tuoi studi hanno influito sul tuo percorso artistico? Come ti sei avvicinato alla musica?
Decisamente. Iniziai a scrivere le miei prime canzoni con il nome Brown & the Leaves esattamente quando iniziai lo studio dell'architettura, quindi in un certo senso l'università è stata il mio conservatorio. Del resto, l'architettura come la musica, si compone e non si inventa. L'avvicinamento alla musica è però avvenuto molto prima, è stato un vero e proprio richiamo fin dai primi anni di vita. Infatti ho molti ricordi d'infanzia legati particolarmente alla musica che ne faceva da colonna sonora.
Dal folk con Brown and the Leaves all’elettronica di Delta Club, fino al pop elegante di Delmoro: hai vissuto diverse esperienze e attraversato vari generi -e viaggiato moltissimo-, ti piace cambiare? Ora pensi di aver trovato la tua dimensione ideale?
Sì, mi piace cambiare, ma credo che a guardar bene (e ad ascoltare bene) c'è un filo che unisce le esperienze e a me piace vedere un'evoluzione, più che per forza dei cambiamenti. Ora con queste nuove canzoni sento di metterci tutto quello che mi rappresenta, quindi più che 'dimensione ideale' la definirei 'dimensione reale'.
Lo scorso venerdì è uscito il tuo nuovo EP “Balìa”, dove viene pienamente fuori il tuo stile che incrocia pop raffinato, rimandi anni ’80 e influenze della tradizione italiana e d’oltralpe: come nascono le tue canzoni e quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Le mie canzoni nascono spesso da delle intuizioni che mi vengono facendo altro, magari correndo o facendo da mangiare. Poi le provo in fase di studio e se mi convincono le porto avanti. Comunque lavoro quasi sempre ad un insieme di canzoni e le porto avanti parallelamente, altrimenti rischio l'ossessione e faccio fatica a chiudere i brani.
I miei artisti di riferimento sono tanti, di tutte le epoche. Sono un gran mangiatore di musica e di pastasciutta, da sempre. Oltre ai padri cantautori italiani come Dalla, Conte, e Battiato, direi Alberto Radius per rimanere in territorio nostrano e dal passato, mentre oggi guardo al lavoro di musicisti/compositori come Christophe Chassol, o a certi produttori e dj disco/space-disco come Todd Terje e Prince Thomas.
Il tuo album d’esordio “Il primo viaggio” è un concept su amore, autodeterminazione e crescita, quest’ultimo lavoro invece racchiude nel titolo molti significati: mi racconti l’idea da cui è nato? Cosa vuoi raccontare?
I brani sono nati con una certa distanza l'uno dall'altro quindi non sono frutto di un'unica session di scrittura. Per questo motivo portano con sé diversi temi, diverse suggestioni, diversi stati d'animo. Quello che però mi sembra facciano emergere in modo quasi univoco è un senso di abbandono a una generale confusione, quella che riscontro attorno a me, sia da un punto di vista socio-politico che intellettuale. Forte spinte di cambiamento, crisi dei poteri forti, che forse venendo a mancare mettono in risalto il nostro essere in balìa di noi stessi, ora più che mai.
Domenica 26 maggio aprirai alle 17.00 la Collinetta del MI AMI, presentando per la prima volta dal vivo i nuovi brani sul palco Jowae: che concerto sarà? Cosa dobbiamo aspettarci?
Sono molto felice di aver trovato i Tigers' Resort come band e compagni di viaggio nella dimensione live. Sono dei musicisti eccezionali e insieme presenteremo una versione abbastanza serrata e congiunta dei pezzi per focalizzarci sul far ballare il pubblico, con qualche sorpresa nel mezzo. Ci vediamo lì!
---
L'articolo Delmoro - Portami a ballare al MI AMI Festival di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2019-05-21 09:21:00
COMMENTI