Ora se siete dei boomer immaginatevela pure tipo Marty McFly che suona Johnny B. Goode di Chuck Berry in una delle scene più indimenticabili della filmografia anni '80, in caso contrario dimenticate titolo e attacco di questo pezzo. Fatto sta che quando ho ascoltato Discomoneta, le 20 tracce che compongono il primo lavoro ufficiale del collettivo napoletano Thru Collected, pure io un po' ho visto il futuro.
Loro sono un gruppo di ragazzi campani, di quelli per cui la risposta "non ho generi, non mi piacciono le etichette" smette miracolosamente di essere una stronzata detta per evocare freshness. Il loro primo disco, uscito l'ultimo giorno di settembre, è un flusso non regimentato di suoni e parole, che pare provenire a tratti dalla fine degli anni '90 (quando molti dei componenti non erano ancora nati) e a tratti dal 2025. Ci sono canzoni che sembrano skit e viceversa, beat spappolati e altri incredibilmente strutturati, le ballad mixate al party, il dub, una spruzzata di Hyperpop (che oggi ci sta sempre bene), l'elettronica e la tradizione napoletana, lo struggimento mixato allo sbattersene il cazzo, l'artigianato e l'eterna replicabilità, la fine dei giorni e un nuovo inizio. Funziona così quando metti assieme diverse teste e non imponi troppe regole: magari si fa più fatica, ma molto spesso il cammino è più avvincente.
Non semplicissimo nominare tutti i membri del gruppo, che già avevano rilasciato alcuni singoli notevoli prima di questo esordio e che danno l'idea di essere dei tipi parecchio prolifici: dai credits sui brani alle tag su Instagram si capisce quanti siano le personalità coinvolte. C'è Alice Trunfio e Altea Memmi, le due voci (e le due sensibilità) femminili del gruppo, ci sono Giuseppe Mangiarulo, Riccardo Capone, Fabrizio Zullo. E poi Riccardo Sergio, Rainer Monaco, Leonardo Salernitano, Giovanni Fusco, Lucky Lapolo e se abbiamo dimenticato qualcuno lo aggiungeremo.
Qua sotto trovate la chiacchierata che abbiamo fatto con i ragazzi sul nostro canale Twitch. Sotto ancora le loro risposte che hanno dato a un po' di nostre domande, a cominciare dalle presentazioni di rito di questi ragazzi, che tra poco, siamo convinti, saranno molti di più a conoscere.
Anzitutto complimenti, bella mina. Ditemi tutto quello che si può sapere di voi come esseri umani.
THRU COLLECTED: Grazie assai, speriamo non ci esploda sotto i piedi. Siamo tutti di Napoli e provincia, esclusa Altea che è Pugliese. Il più piccolo è pruzio aka fabrizio aka 1/2 specchiopaura, 17 anni. Il più grande è Gionni, sound engeenier di 27 anni.
Ora ditemi tutto quello che si può sapere di voi come collettivo e come artisti.
RICCARDO: L'idea principale era quella di creare una piccola etichetta per supportare progetti di musicisti indipendenti. Faccio video e musica, e da sempre sono convinto che i progetti discografici in Italia diano poco spazio alla musica alternativa, deviando sia l'affluenza di pubblico che di lavoro intorno ad essa. Lavorare a progetti in cui ognuno contribuisce con le proprie capacità è la chiave. Quindi dopo aver conosciuto Giovanni Troccoli abbiamo incominciato a lavorare a della musica assieme ad Alice. Ci è stata presentata da amici in comune e dopo aver ascoltato un suo primo pezzo che aveva su Igtv l'abbiamo chiamata in studio a Fuorigrotta per fare qualche prova e subito sono usciti i primi pezzi. Intanto con Gabriele Skia già avevo un gran rapporto ed eravamo pronti a girare il primo video ''Fatti a pezzi''. Gabriele è stato anche chi ha pescato gli specchiopaura da SoundCloud. poi Sano, amico di Alice già da prima, ci ha introdotto alla UANM Movement di cui fanno parte anche Rainer e Lucky. Altea faceva musica con Rainer. Specificamente è così che è andato tutto. Il progetto di etichetta iniziale è quindi stato arricchito dall'autoformazione di un cluster creativo che lavora ai progetti scelti.
SPECCHIOPAURA: Ci si è beccati nel QG Thru a Fuorigrotta per vedere se si poteva lavorare a dei pezzi e si è capito che assieme potevamo fare ed avere qualcosa che andava oltre la semplice collaborazione nella musica, Quindi siamo diventati tutti buoni amici e il gruppo di persone si è allargato, tutti ci frequentiamo tra di noi, le cose da fare vengono gestite quasi sempre nei punti di ritrovo eventuali, si sta sempre in giro o in studio a lavorare/perdere tempo assieme.
ALTEA: Un anno fa ho deciso di trasferirmi a Napoli e dedicarmi completamente allo studio e alla produzione di musica, in cerca di persone stimolanti con cui poter avere un vero scambio artistico. La mia esperienza con Thru Collected è nata grazie all’amicizia e collaborazione con Rainer. Durante il mio primo incontro con i ragazzi è nata Mullet, in una sessione notturna. Ce ne siamo subito tutti innamorati e da lì in poi è iniziata l’avventura.
Cosa significa essere un collettivo?
THRU COLLECTED: Nel nostro caso essere un collettivo significa lavorare in modo fluido insieme, condividere linguaggi e stilemi. Rispetto a un Gruppo, se intendi un Band, nel collettivo non siamo solo cantanti
e musicisti. Siamo visual artist (si fanno anche i video da soli e curano l'impianto grafico del progetto, ndr), e grandi amiconi con tante idee. Quando lavoriamo ai progetti insieme organizziamo sessioni ''libere'' in cui chiunque può dare il proprio contributo per quello che fa.
ALTEA: Essere un collettivo per noi è il modo più spontaneo e naïf di stare insieme, è uno spazio sicuro in cui le diversità di ognuno di noi sono preziose e sono le caratteristiche che rendono la nostra musica così particolare e unica.
Alice è super, da dove sbuca?
RICCARDO, GIOVANNI, GABRIELE: Alice è entrata a fare parte all inizio di tutto, quando c erano tante idee ma non c'era un tavolo su cui poggiarle. Abbiamo iniziato a conoscerci, a conoscerla. Siamo tutti diversi ma con dei colori uguali. Credo che la sua voglia di stare in silenzio sia direttamente proporzionale alla sua necessità di esprimersi.
ALICE: I ragazzi sono stati capaci di farmi parlare a voce alta, dietro un microfono. Mi hanno dato una tela su cui poter sfogare tutto il mondo che ho nella testolina e nel cuore, e portarlo al di fuori della mia unica cameretta, dei miei cari quadernini e delle mie note del telefono.
Come lavorate?
RICCARDO: Lavoriamo in studio, a Fuorigrotta. Li è dove sono stati composti e registrati quasi tutti i pezzi.
Le ore passate in studio sono fondamentali, soprattuto quelle passate a suonare.
SANO: Insieme, jemmiamo per la maggior parte delle volte, anche se io periodicamente preferisco chiudermi nella mia stanzetta e lavorare in intimità, abbiamo tutti un approccio diverso al processo di creazione artistica, ed è questo a rendere poi il prodotto finale così stravagante e unico. Ognuno ha il suo computer e la sua postazione di riferimento nella stanzetta, e poi abbiamo un luogo comune dove lavoriamo assieme e dal quale sono usciti la maggior parte dei brani.
Perché le cose fatte a caso sono cosi importanti, tanto da dedicare loro un pezzo del disco?
ALICE: Le cose a caso sono importanti perché nel caos c'è sempre un ordine, un ordine non organizzato. È come quando ti svegli tardi e vai di fretta e prendi le prime cose dall' armadio però poi hai scoperto dei nuovi outfit. Io, Alice, a volte ho dei piccoli disturbi ossessivi compulsivi nel sistemare le cose tipo dal più grande al più piccolo o cose così, ma di fondo sono super disordinata, in tutto, costantemente perché l'ordine mi stufa. Le cose a caso sono il non pensarci troppo, il buttarsi, il provare ciò che piace e quanto piace, le cose a caso servono per scoprire, per scoprirsi
Dite che il disco che è una specie di restituzione del vostro ultimo anno di vita e di musica, in che modo avete provato a ricostruirlo?
THRU COLLECTED: L'idea del disco è nata dopo che avevamo gia molte tracce a terra. C'era qualcosa che legava alcune di queste. E una raccolta impostata come Various Artist e quindi le visioni sono Various. Le tracce contengo materiale organico di momenti in studio. Ci siamo avvalsi della periferica USB per archiviare tutto ciò che non poteva essere inserito in un CD o su una piattaforma di distribuzione.
ALTEA: Questo disco è come un libro aperto sulle nostre vite. C’è tutto il turbinio di emozioni e sensazioni che tutta la nostra generazione e noi di riflesso stiamo vivendo nell’ultimo anno. C’è smarrimento, fragilità, disillusione, amore, fratellanza.
LUCKY: Questo disco è il frutto di nottate in studio durante le quali abbiamo condiviso esperienze e stati d’animo.
Ci sono elettronica, ballate, influenze dub e mille altre ancora. Ciascuno porta un pezzo di sé in fase di lavorazione o la musica nasce già pensata come mix?
SPECCHIOPAURA: A me e Peppino piace veramente sentire tanta tanta roba e ci piace anche un sacco di roba particolare, sperimentale e suonata, quando abbiamo cominciato ci piaceva tanto il Post Rock, il Noise, l'Hardcore anni '90/00, abbiamo sempre frequentato la scena dei concerti h/c e underground in generale della nostra città.
Abbiamo spaziato tra Shoegaze, Ambient, Glitch, Noise, e tanti fatti diversi sia come ascolti che come sonorità, arrivando veramente a non saper definire ormai più linee precise (mai è giusto farlo) in nulla, anzi tenendo ben preciso in mente solo un approccio, un sound, che è quello a cui dobbiamo di più, e che ci permette di costruire le varie dimensioni musicali e artistiche in cui ci esprimiamo.
Che rapporto avete con la vostra terra, con il passato e con la tradizione?
SANO: Napoli ti salta addosso, sempre secondo me, in ogni ambito, e quindi anche nella musica, a un certo punto devi fare i conti con Napoli la sua tradizione e l influenza che inevitabilmente ha su di te,
io stimo molto la controcultura musicale napoletana, trovo che sia tutt' ora la cosa più bucchinara d'Italia, e quindi, principalmente con Fabrizio, stiamo provando a dare il nostro, a reinterpretare in chiave moderna ma anche a dare il nostro di sana pianta, provando a dare nuovi spunti
SPECCHIOPAURA: SIAMO DEVOTI A CHIUNQUE ABBIA DONATO APPAGAMENTO ALLE NOSTRE ORECCHIE. ADORIAMO CHI HA FATTO LA BELLA MUSICA NEL MONDO, IN EUROPA, IN ITALIA, A NAPOLI. Ci teniamo molto alla musica di qua, alla scena, alla gente e i posti che si animano e vivono entro un concetto di arte e controcultura, ci ha sempre interessati questo discorso, vorremmo esserne voce in qualche modo e mettere qualche punto nuovo, mai visto e sentito qui, con una certa mentalità. Ci piacerebbe affermarci in quanto grandi ammiratori e perché no in qualche parte fautori di un Sound e un Linguaggio che noi sappiamo tanto bene cos'è e speriamo che lo saprete anche voi.
Vi sentite parte di una specifica generazione? Vi rivolgete principalmente a una generazione?
THRU COLLECTED: No e no. Il primo no perchè tra noi abbiamo anche 10 anni di differenza. E il secondo no perché speriamo di arrivare a chi vuole sentire e a tutti quelli che si riconoscono col nostro linguaggio
Almeno sei artisti che vanno citati e ringraziati come fonte d'ispirazione per questo disco...
SKIA: Immagino che a questa tutti potrebbero rispondere con più di sei nomi, e tutte le risposte sarebbero molto diverse le une dalle altre. Provo un totorisposta dicendo: Jovanotti, Ramazzotti, Laura Pausini, Negramaro, Coldplay e Sean Paul.
Ci sono live in programma?
THRU COLLECTED: Per ora assieme abbiamo fatto solo un live, ed è stato incredibile. A Dopo l'uscita del disco senza dubbio la priorità sarà portare la nostra musica in giro.
Quanti pezzi nuovi avete già pronti?
THRU COLLECTED: I nostri pezzi non si capisce quando sono pronti. Semplicemente decidiamo di smettere di lavorarci. Possiamo dire che ci sono molte cose sui nostri computer e tante nuove persone da conoscere.
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L'articolo Con i Thru Collected vediamo il futuro come Marty McFly di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2021-10-01 10:47:00
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