A cena con i Buzz Aldrin. E' appena uscito il loro primo album - pubblicato due label importanti: Ghost e Unhip - era doveroso ritornare a intervistarli, capire che è cambiato dal primo demo d'esordio, vero fulmine a ciel sereno del 2009. E durante la cena gli argomenti sono tanti: i cambiamenti, la presa di coscienza rispetto alle loro canzone, la difficoltà di continuare a cantare in Inglese quando sembra che ormai si stia istaurando la dittatura dell'italiano, i tour all'estero, i film, i brutti sogni. Al tavolo anche Giovanni Gandolfi di Unhip, il Lele Mora della situazione.
Venni a conoscenza del vostro progetto poco meno di due anni fa, Simone dei Cosmetic mi fece vedere il vostro Myspace dove avevate caricato la prima canzone, se non sbaglio In Star City. Che idea avevate inizialmente quando nacquero i Buzz Aldrin? Come avrebbe dovuto suonare la vostra musica nelle vostre teste prima di mettere per la prima volta mano agli strumenti?
Giallo: Inizialmente non è che avessimo proprio un'idea precisa di quello che volevamo fare. Eravamo tre ragazzi che avevano deciso di suonare insieme, andare in sala di registrazione e vedere cosa ne usciva fuori. Dopo le prime registrazioni in sala abbiamo capito poi di voler fare qualcosa di più concreto, perché andando in sala uscivano delle cose abbastanza canoniche, che era proprio quello che volevamo assolutamente evitare. Decidemmo così di cominciare a registrare in casa per vedere come poteva svilupparsi in questa situazione il processo di creazione dei pezzi. Quindi, sinceramente, non avevo un'idea precisa di come doveva essere il sound, l'impasto, c'era solamente la voglia di suonare.
Cosa ne pensate dei social network in generale? Myspace e Facebook in particolare. Li utilizzate? Solo per promuovere il vostro progetto o ne fate uso più o meno quotidiano?
Giallo: Facebook ancora non lo utilizziamo per problemi amministrativi (risate, NdR), perché in realtà un amico mio aveva aperto la pagina Facebook e non ce ne siamo finora preoccupati più di tanto, adesso che magari è uscito l'album ci daremo un po' più un occhio, anzi a proposito, Gelo fatti fare amministratore su Facebook così puoi fare quello che vuoi. Myspace l'abbiamo anche utilizzato, però solo dal punto di vista promozionale e commerciale per i pezzi, per i live, più di quello non lo utilizziamo, ne facciamo un uso abbastanza standard.
Il disco
Si può dire che il nuovo lavoro omonimo appena uscito per Unhip e Ghost sia il vostro primo lavoro ufficiale. Quali le maggiori differenze rispetto alle prime registrazioni, al demo e alla cassetta uscita per Secret Furry Hole? Avete seguito le stesse procedure che avevate utilizzato per comporre le canzoni dell'ep anche per registrare questo disco?Giallo: Innanzitutto ti dico che abbiamo acquisito con i live una padronanza diversa dei pezzi rispetto alle registrazioni. Nelle registrazioni era quasi tutto, non dico improvvisazione, però ogni parte nasceva dalla precedente. Procedevamo per somma aggiungendo vari strumenti alle varie parti che c'erano, quindi era tutto un parti su parti. Mentre nei live abbiamo sviluppato proprio un altro modo di intendere i pezzi, che col tempo si sono dunque affinati e sviluppati. Abbiamo avuto un anno di live in giro per l'Italia e per l'Europa, e da lì pezzi nuovi non ne abbiam fatto tantissimi, mentre sono invece soprattutto migliorati in maniera naturale i pezzi che c'erano in precedenza e quelli che non avevamo pubblicato sul demo. Quindi per questo, rispetto alle registrazioni precedenti, il nuovo disco ha un impatto live migliore e più attinente a quello che facciamo realmente, siamo riusciti a diventare padroni dei pezzi. Un'altra cosa rispetto ai tempi della cassetta uscita per Secret Furry Hole, che ora non stiamo qui a rinnegare perché ci piace comunque ricordare quel periodo, però oggi ci siamo sicuramente evoluti, sia a livello musicale sia a livello di feeling tra di noi, tutte cose maturate suonando live. Poi, non abbiamo usato le stesse procedure perché abbiamo registrato a bobina, tutto in diretta, per questo le registrazioni su disco riprendono molto quello che facciamo dal vivo.
Perché la scelta di registrare all'Outside Inside Studio? Come è andata la lavorazione del disco?
Nico: Avevamo sentito dei lavori fatti dai ragazzi dello studio, avevamo sentito proprio come suonava lo studio, e ci piaceva comunque l'idea di registrare in uno studio con dei suoni più vintage e nonostante noi non facciamo musica vintage, abbiamo voluto provare a registrare alla vecchia, come si faceva una volta.
Giallo: Anche perché il suono usciva più caldo, molto simile a quello che facciamo dal vivo, e ti ripeto la nostra volontà era quella di rispecchiare il più possibile il suono che abbiamo dal vivo, perché suonando live ci siamo proprio riscoperti un altro gruppo rispetto a quello di prima, una cosa del tipo noi moltiplicati per noi stessi. E poi comunque all'Outside Inside ci siam trovati da subito benissimo, Nene (Baratto, bassista dei Movie Star Junkies e dei Vermillion Sands e proprietario dello studio, NdR) è una persona veramente fantastica.
Perché la scelta di ripescare e riregistrare "Giant Rabbits Are Looking At The Sun" e "Let's walk the children around the space" già presenti sul demo?
Giallo: Perché erano i pezzi a cui eravamo più affezionati, dei pezzi che per noi erano fondamentali. E poi comunque son dei pezzi che ci piacciono e rappresentano tantissimo, non è che li abbiamo ripescati giusto perché non ne avevamo altri, è una cosa simbolica.
Nico: Tra l'altro "Giant Rabbits Are Looking At The Sun" è stato il primo pezzo che abbiamo suonato insieme, il primo che è venuto fuori dalle prove ed il primo che abbiam registrato.
Brutti sogni
Nel vostro disco ci sento tantissime influenze diverse, dal primitivismo tribale del Pop Group ai riverberi glaciali dei Suicide, gli inquietanti clangori e i rumori di fondo radioattivi dei This Heat, la ripetitività ossessiva del kraut rock e le atmosfere malaticce dei Sonic Youth di qualche tempo fa. Poco sole insomma e sonni molto disturbati. Avete semplicemente digerito e interpretato le vostre influenze, siete amanti dell'horror o avete una visione pressoché disperata del futuro?Giallo: Le influenze. E' difficile parlare delle influenze. Naturalmente ci sono, molto spesso però veniamo accostati a dei gruppi dei quali, almeno io, non conoscevo neanche l'esistenza. Non è che abbia questa grandissima "discoteca" a casa. Ci piace comunque pensare a quello che abbiamo fatto come a qualcosa di molto istintivo. Se poi ci accostano a questi grandi nomi siamo solo contenti di questa cosa. Ne prendiamo comunque le distanze. Vorrei non fossero accostamenti troppo marcati perché non c'è mai stata in noi l'intenzione di riprendere a mani piene da qualcuno. Poi ci sono modi di interpretare la musica che penso siano universali, non per forza bisogna trovare in ogni cosa la componente derivativa.
Nico: Si, ma poi le influenze spesso sono anche inconsce. Si prende da altri gruppi del passato, dalla propria formazione, molte spesso in maniera inconscia.
Trovo in generale che siate molto onirici, psichedelici, filmici? Ha una qualche importanza il cinema per la vostra ispirazione? Riuscireste a spiegarci il vostro immaginario attraverso la citazione di qualche film? Vi piace David Lynch? Chi altro?
Gelo: Forse non volutamente, ma come diceva prima Nico è una di quelle cose che ci influenza in maniera inconscia. Comunque poi il cinema ci piace a tutti e abbiamo anche dei gusti molto simili. Se dovessimo scegliere dei "film Buzz Aldrin" direi, boh, forse "Blade Runner", "Apocalypse Now" e "Mulholland Drive" di Lynch. Probabilmente questi ci hanno influenzato ma senza che ce ne rendessimo troppo conto. Sono più che altro suggestioni che abbiamo preso, digerito e buttato fuori in forma di musica.
Avete mai fantasticato, quantomeno per il futuro, sul nome del produttore ideale da chiamare in studio? In generale con chi vi piacerebbe collaborare? Preferireste duettare con Lydia Lunch o Diamanda Galas?
Nico: No, guarda, per ora a noi interessa autoprodurci, nel senso di pensare noi a tutto quel che concerne la musica senza appoggiarci a nessuno, curare il lavoro dall'inizio alla fine, almeno per adesso.
Giallo: Il fatto dell'autoproduzione non è un discorso sbagliato. Noi nasciamo con delle registrazioni fatte a casa e quindi sin dall'inizio siamo partiti come produttori di noi stessi, scegliendo effetti su effetti, plugin e cose del genere. Questa è una cosa che ci piace molto e che cerchiamo di mantenere. Anche durante le registrazioni di questo disco, con Nene, abbiamo in un certo senso prodotto l'album insieme, lui ci dava le sue dritte e noi a nostra volta gli davamo le nostre. Ovviamente c'è di sicuro qualcuno che ne capisce più di noi però ci piace fare le cose da noi, in maniera artigianale.
Gelo: In un certo senso fai sempre fatica a far capire agli altri cosa hai in testa, quindi arrivati a un certo punto preferiamo sbagliare per conto nostro, senza dar la colpa a nessun altro.
Giallo: Come quando vai dal barbiere (risate, NdA). Io non ci andavo mai per questo motivo. Mi faceva sempre i capelli di merda. E' da quando ho sedici anni che mi taglio i capelli da solo.
Nel giro di poco meno di due anni e con all'attivo solo il demo e la cassetta avete già avuto ottimi riscontri, avete suonato moltissimo in giro, avete già partecipato a festival prestigiosi e avete fatto da spalla a gruppi internazionali, ora per il disco vi siete accasati presso due delle etichette indipendenti più attive e in vista nel nostro panorama. Vi siete mai chiesti se fino ad ora siete stati più bravi o più fortunati?
Giallo: Io direi che la fortuna non esiste senza bravura, cioè è una frase abbastanza ovvia e scontata. Siamo stati fortunati perché fondamentalmente stiamo nell'ambiente giusto, perché in Italia è difficile trovare realtà come Bologna. Siamo nati nell'ambiente giusto. Se fossimo nati in Abruzzo ad esempio, potevamo fare anche le capriole, ma era difficile che ci chiamasse qualcuno. Quindi penso che si possano mettere insieme le due cose. Siamo stati fortunati certamente per l'ambiente dove siamo nati e anche per le persone che abbiamo conosciuto.
Gelo: Si, in quello siam stati fortunati, perché abbiamo conosciuto tante persone che ci hanno dato una grossa mano. Magari un po' ce lo meritiamo, se fossimo stati delle schiappe magari...ma sicuramente abbiamo avuto anche la fortuna di riuscire a farlo vedere.
L'estero e l'inglese
Penso che Unhip stia facendo un ottimo lavoro. Ultimamente ha prodotto i Blake/E/E/E, Drink To Me e ora voi, tutti progetti che nonostante le differenze mi viene da accomunare naturalmente ad un certo suono, intenzione, approccio. Sta selezionando, forse, i progetti dal respiro più internazionale che ci ritroviamo in casa. Quale il rapporto con Unhip e cosa ne pensate dei vostri vicini di etichetta?Giallo: Beh, questa è la domanda per Giovanni
Giovanni Gandolfi di Unhip: Allora, la questione dell'estero, del suono internazionale, è senz'altro una caratteristica dell'etichetta, che ha iniziato proprio pubblicando solo band straniere. Poi comunque con tutti i gruppi italiani che da allora abbiamo iniziato a pubblicare, eravamo rivolti a proporci soprattutto all'estero, sia perchè ritenevamo che non avessimo nulla da invidiare alle realtà internazionali, sia per il fatto di non essere necessariamente legati alla lingua italiana che in Italia sembra tuttora un obbligo nonostante siano passati tanti anni da quando lo era per davvero.
Blake/E/E/E, Drink To Me e Buzz Aldrin sono i gruppi di questa nuova generazione Unhip, che si collegano volendo anche ai Disco Drive, e sono tutti gruppi con un'attitudine molto simile, e anche come genere musicale hanno delle cose in comune. Però bisogna ricordare che Unhip pubblica anche cose totalmente diverse. Sicuramente nel caso dei Buzz Aldrin, il fatto che avessero questo suono che ha diverse influenze ma è anche molto personale e all'altra caratteristica che mi interessa cioè come si comporta un gruppo dal vivo, e per come si comporta intendo come suona...ha fatto sì che da subito l'incontro venisse in modo del tutto naturale. Tieni conto che abbiamo appena fatto suonare al Locomotiv di Bologna, dove lavoro, due dei gruppi che citavi prima come possibili influenze e quindi direi che tutto torna. E dunque sono veramente eccitato e contento di pubblicare un gruppo come il loro. Ci sciaboleremo di brutto. Poi per quanto riguarda i rapporti con le band vicine di etichetta, di certo il fatto di orbitare quasi tutti intorno a Bologna aiuta tantissimo, soprattutto fa sì che si creino dei buoni rapporti personali che è una cosa che credo sia molto importante. Se un gruppo mi piace ma sono delle teste di minchia o abbiamo visioni completamente diverse su quali siano gli obbiettivi e i modi in cui raggiungerli non li pubblico. Ci deve essere perciò anche una certa identità di intenzioni su quello che si vuole andare a fare. Per cui...è fatta.
Per certi versi mi ricordate, soprattutto per le atmosfere scure, rituali, maligne e per l'uso delle voci, anche una grande band come i Father Murphy. Chi vi piace attualmente in Italia? Che tipo di rapporto avete con la musica in italiano?
Gelo: I Father Murphy io personalmente li ho visti in teatro a Ravenna e poi a Torino, quando abbiam suonato assieme, e ti dico mi piacciono moltissimo, veramente un sacco. Hanno un bel suono cupo, che è la cosa che più mi attira. Poi per quanto riguarda la musica italiana in generale, è un cosa molto soggettiva. Io sono molto legato alla tradizione della musica italiana degli anni '60, sono cresciuto con mia madre che mi faceva ascoltare tutta quella musica. Purtroppo sono un po' meno attento a quello che succede ora. Tra le ultime cose mi piace un sacco il nuovo dei Massimo Volume, di cui sono sempre stato un grande estimatore e che ho avuto il piacere di vedere per la prima volta dal vivo grazie alla reunion.
A parte l'impatto e le atmosfere evocative della vostra musica che importanza date ai testi delle vostre canzoni?
Giallo: Innanzitutto i testi, che scrivo tutti io, nascono con l'esigenza di lasciare un po' di immaginazione e di interpretazione agli altri. Non mi piace indicare un preciso percorso interpretativo. Quindi, sono venuti abbastanza naturali con la musica, già le atmosfere sonore sono abbastanza suggestive, oniriche e quindi volevo dare ai testi un carattere di questo tipo. E infatti alcuni versi dei testi sono abbastanza apocalittici, onirici come concezione. L'importanza ce l'hanno in funzione di come uno li interpreta, dandogli un valore e un contesto di riferimento soggettivo.
Siete ancora studenti? Lavorate? Pensate o sperate che i Buzz Aldrin possano in un qualche modo darvi da vivere in futuro? Secondo voi è un pensiero che si può ancora avere questo oggi in Italia?
Gelo: Tranne Marchino, che è anche studente, lavoriamo e siamo in cerca di lavoro tutti.
Giovanni Gandolfi di Unhip: E io sono il vostro Lele Mora. (risata collettiva, NdA)
Gelo: Comunque sappiamo come tanti altri, che con la musica è quasi impossibile viverci in Italia, sappiamo come funziona. Però noi comunque ci stiamo provando ad arrivar lì, a campare di sola musica, magari non ce la faremo mai, pero ce la stiamo mettendo tutta, ci si prova.
Giallo: Che poi non cantando in italiano è ancora più difficile farlo. Tutte le band che non cantano in italiano sono magari in un certo senso favorite all'inizio, ma a lungo andare si trovano questo elemento in meno che attualmente sembra impedire di poter vivere di musica. Comunque per noi questa cosa rimane veramente una grande speranza, un sogno. Non può essere una certezza almeno fino a quando qualcuno non ci voglia garantire un assegno mensile. Dovemmo fare delle petizioni.
Avete già suonato all'estero? Dove? Come è andata? Avete in progetto di fare tour fuori dall'Italia nell'immediato futuro? Secondo me dovreste proprio.
Nico: Si, abbiamo suonato all'estero. In Francia siamo stati a Montpellier, Marsiglia, Bordeaux e in Svizzera a Lugano. In Inghilterra, a Londra, ci hanno pagato 50 pound e abbiamo anche perso l'aereo al ritorno perchè ci siamo addormentati in aeroporto due ore prima che partisse l'aereo.
Giallo: Quella è stata un po' una data a perdere, non abbiamo guadagnato un granchè.
Gelo: Abbiamo in progetto di fare un tour europeo tra febbraio e marzo, per 17 giorni, partendo da Milano e poi spostandoci in Germania, Belgio, Francia e Inghilterra.
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L'articolo Buzz Aldrin - La dittatura dell'italiano, 22-11-2010 di Mr. Brace è apparso su Rockit.it il 2010-11-22 00:00:00
COMMENTI (5)
non capisco perchè i gruppi debbano sempre lamentarsi della fantomatica dittatura dell'italiano. facciamo due calcoli e vediamo quali sono i gruppi emergenti che cantano in italiano... un conto sono i cantautori ma di gruppi che cantano in italiano, e magari fanno anche musica abbastanza ostica o sperimentale, non ce ne sono (o meglio ce ne sono ma non gli viene dedicato molto spazio, o molte chance), o almeno a me non vengono in mente (se qualcuno me ne cita qualcuno mi fa un piacere). se fai musica rock/sperimentale in italiano hai molti più svantaggi, primo su tutti vieni sempre paragonato ai sacri numi del rock italiano, basta una leggera sfumatura e subito vieni bollato come "copia". cosa che con i gruppi che cantano in inglese non succede. proprio ieri ho sentito i julie's haircut (gruppo di cui avevo sentito parlare molte volte ma che mai mi ero messa a sentire) e il modo di cantare (comprese le melodie vocali) erano molto simili a quelle dei joy division.
inoltre se canti in inglese hai la possibilità di uscire anche dai confini nazionali (anche solo in termine di possibile pubblico) e non è una cosa da poco. a conti fatti mi sembra molto più complicato fare musica in italiano, a meno che non fai testi tipo i cani, lo stato sociale, vasco brondi. progetti in cui la componente musicale equivale a 0.
@youwinimstupid in realtà lo studio è stato creato da entrambi e ora l'Outside/Inside non è più solo uno studio ma è anche un'etichetta.
Aspetto di rivederli live qui a Milano! u.u
Grandi!
:)!
Il proprietario dello studio dell'Outside Inside comunque non è il tipo dei MSJ ma Mojo Matt dei Mojomatics.