Simone Benaglia è uno di quei musicisti che suona da sempre. A quattro anni a Milano – dove è nato e tutt'ora vive – ha iniziato a suonare il pianoforte. Ci è voluto poco per aggiungere anche le parole. "A novembre sfonderò il muro dei 30 anni", racconta. Negli anni ha trovato il modo di utilizzare la musica in una maniera particolare. "Sto studiando per diventare musicoterapeuta professionista. Ho deciso di unire il mio percorso e i miei studi musicali alla propensione che ho sempre avuto per il prossimo". La sua musica non è strana, e con la Guerra Fredda non c'entra nulla, ma è sicuramente lui il dottore della musica. Ci siamo presentati in ambulatorio per farci prescrivere qualche bel pezzo, a partire dal suo nuovo singolo, Come stai?.
Quando hai iniziato a suonare?
Ho cominciato a suonare il pianoforte all’età di 4 anni e non ho mai smesso. Dopo un corso Yamaha, ho frequentato la scuola media musicale e poi sono entrato alla Civica Scuola di Musica di Milano per continuare a studiare pianoforte classico. Nel frattempo, ho cominciato a studiare canto e a scrivere canzoni in italiano. La prima volta che ho portato live un mio pezzo avevo 17 anni, mentre non saprei dire veramente quando ho iniziato a cantare. I miei genitori mi hanno detto che da piccolo cantavo da solo e quando mi chiedevano spiegazioni rispondevo che era per sentirmi meno solo… Che sia ancora così?
Ci sono altri musicisti che ti accompagnano live?
Ho sempre scritto da solo sia la musica che i testi delle mie canzoni, seguendo flussi creativi spesso poco lineari. Dal vivo mi esibisco da solo, piano e voce in occasioni più intime o acustiche, oppure con diversi musicisti che si sono alternati al mio fianco in questi anni, molti dei quali sono rimasti poi miei amici. Al momento sto sviluppando un nuovo progetto musicale affiancato da una band in formazione completa, che spero segnerà un po’ un cambio di marcia nel mio percorso artistico.
Ricorda un progetto da cantautore, che altri generi mescoli nella tua musica?
Ho sempre avuto grandi difficoltà a definire la mia musica. Si colloca sicuramente in una dimensione cantautorale, figlia della grande tradizione italiana ma con ritmi, armonie e motivi che si rifanno alla musica pop più comune. Il mio tentativo è quello di riuscire a veicolare testi con un certo peso e significato attraverso melodie orecchiabili e che possano intercettare diversi tipi di pubblico.
A che artisti ti ispiri?
La principale fonte di ispirazione è sicuramente il cantautorato italiano, presente o passato. Mio papà mi ha cresciuto a pane e De André, mia mamma ascoltava Renato Zero e piano piano mi sono fatto i miei ascolti, da Dalla a Zucchero, da Battiato a Fossati. Sono un grande fan di Niccolò Fabi e del suo mondo musicale, adoro la capacità di scrittura di Caparezza e quella comunicativa di Jovanotti, mentre dall’estero ascolto un po’ quello che mi capita all’orecchio. Dal folk all’alternative rock, dal pop all’indie, cerco quello che mi piace senza seguire mai generi precisi.
Cosa hai voluto raccontare con il tuo nuovo singolo?
Come stai? è uscita ufficialmente il 22 marzo, anche se in realtà era pronta già da molto tempo. È una ballata che racconta di un amore ormai non più giovane, in cui tutte le sensazioni dei primi giorni sono molto diluite ma che nel tempo si è caricato di tanti ricordi, abitudini ed emozioni che lo rendono ancora vivo e speciale. Volevo uscire dalla narrazione da “primo amore” e indagare invece una relazione che può essere quella dei nostri genitori, caricata naturalmente di un vissuto e di momenti che mi riguardano in prima persona. È l’ultimo lavoro di un ciclo di 6 canzoni registrate tra l’inizio della pandemia e la fine del lockdown e simbolicamente sembra racchiudere molti dei significati che si trovano negli altri brani.
Sei riuscito a suonare live anche mentre lavoravi al pezzo?
Il lavoro in studio e in sala prove mi ha portato lontano dal mondo dei live per un po’, ma recentemente sono riuscito a suonare tutti i miei brani (e anche qualcosa in più) in concerto come duo con un chitarrista. È stato molto bello il clima intimo che si è creato, il tornare a sentire le proprie parole in bocca ad altre persone. Spero possa succedere nuovamente il 17 aprile, quando mi esibirò alla Santeria Paladini a Milano.
Che progetti hai per il live del 17 aprile?
Il concerto del 17 aprile segnerà idealmente un po’ uno spartiacque nel mio progetto artistico. Sono usciti finalmente tutti i brani registrati in studio negli ultimi anni e spero a breve di poter tornare live con la formazione completa. Faccio questo live piano e voce per presentare tutto il lavoro realizzato fino a qui e annunciare quello che verrà, anche con qualche ospite, in continuità ma sempre in evoluzione rispetto a quello che sono.
---
L'articolo Il Dottor Stranamusica di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-04-16 17:29:00
COMMENTI