Aquadrop - Dubstep Italia Vs dubstep mondo, 24-10-2011

Qualcuno cantava "La mia posizione, è di straniero nella mia nazione". Te lo ricordi? Il contesto è diverso, ma la definizione calza a pennello per Aquadrop, Dj e producer di dubstep e in generale di elettronica di stampo anglosassone, che vive alle porte di Milano. I suoi pezzi passano più sulle frequenze della BBC1 o nelle playlist di mostri sacri come Skream che nei club meneghini. Qualche mese fa ha pubblicato "Soul EP", e subito si è piazzato ai primi posti delle chart inglesi e americane, ma in Italia niente. Lo abbiamo sentito per capire il perché.



Comincia raccontando qualcosa di te, dato che mi sa che ti conoscono più all'estero che a Cesano Boscone.
[Ride, NdR] Beh, è verissimo: from Cesano Boscone to New York City. In realtà non ho molto da raccontare, ho iniziato a collezionare vinili funk e jazz perchè mi servivano per le produzioni strictly rap, poi ad un certo punto mi sono imbattuto in Mary Anne Hobbs (storica voce di Radio 1 BBC, nome tutelare per la musica dubstep, NdR) ed è stata la fine (o l'inizio).

Ecco, consideriamolo un inizio più che una fine. Poi come prosegue la storia?
Niente, è stato l'inizio di un po' di musica decente made in Italy. Sinceramente non se ne può più di sentire cantanti straziati e strazianti usciti da X Factor o porcherie simili. Così come non se ne può più degli innumerevoli fake rapper. E nemmeno di Laura Pausini. Non c'è serietà in Italia, un sacco di gente talentuosa viene oscurata dalle ombre gigantesche di gente che non vale un cazzo ma è spinta dai produttori e dalla massa ignorante con cui ogni giorno abbiamo a che fare.

Beh, ma tu cosa ti aspettavi? Rivoluzionare il mercato italiano o puntare semplicemente a quello estero? A ben vedere mi sa che ti è più riuscita la seconda per il momento...
Infatti. In Italia, per il momento, non penso che la rivoluzione sia una cosa possibile. Il problema è che la gente non è ancora pronta ad una valanga di informazioni così vasta come quella londinese. Che poi in generale non ho mai puntato a qualcosa, e nel momento in cui mi sono messo a produrre non pensavo al mercato estero né a quello italiano. Ho sempre cercato di comporre cose che soddisfacessero innanzitutto me stesso, poi ho iniziato a cercare le etichette. E lì arriva il dunque, perché capisci che è meglio cercare a Londra o in America. Se mandassi la mia roba a Universal Italia, probabilmente i discografici si lancerebbero dal balcone.

Ma com'è possibile che fra la colonna sonora di Skins USA, un EP ai primi posti nelle chart digitali di mezzo mondo e pezzi spinti da Skream o Murderbot, in Italia solo pochi sanno chi sei? Insomma, a vederla così sembra quasi che qua non esista una scena...
Credo sia proprio quello il punto. Tutti i miei EP (non so nemmeno io come) sono finiti primi, o comunque in top ten, in America e a Londra. Sono supportato da artisti come Untold, El-B e un miliardo di altri, i miei pezzi li selezionano ogni giorno su BBC Radio1 e in generale, intorno alla mia musica, succedono un sacco di altre cose belle all'estero. In Italia zero.

Quindi alla fine che risposta ti sei dato a riguardo?
Credo che la risposta sia implicita nella domanda che facevi prima: in Italia non esiste una scena "forte". Ci sono un sacco di ragazzi che spingono, come Dj Foster, Numa Crew, i Dub Zoo e tanta altra gente che fa musica differente ma comunque legata alla dubstep, come Rob Roy (glitch hop) e The Golden Toyz (electro house). Ma dire che ci sia un "pubblico" ben definito, è forse un po' troppo. La gente – o comunque almeno il 90% - va alle serate dubstep pensando di sentire bassi schifosamente distorti e tornare a casa bella ubriaca. E questo è tutto. Credo che se Skrillex fosse nato in Italia, avrebbe sicuramente creato il pubblico. Per fortuna non è così. Forse è meglio rimanga una cosa per pochi.

Anche tu che ce l'hai con Skrillex?
Assolutamente. Troppi associano Skrillex, a concetti come "musica" o "dubstep". Skrillex è più che altro associabile a "rovina". È un personaggio che andrebbe bene per un reality show, non per fare musica.

Dici che se Marco Mengoni avesse partecipato all'edizione inglese di X Factor si sarebbe presentato con dei pezzi dubstep?
[Ride, Ndr] Peggio! Scherzi a parte, il vero problema è che ormai le persone identificano Skrillex con il dubstep. E poi succede che se suoni un pezzo più disteso di Mala ti dicono "Oh, ma che è sta roba?"...

Però scusa, all'estero è da un po' che la dubstep e in generale l'elettronica hanno contaminato tutto il resto. Qua in Italia si sta iniziando su scala minore. Vedi ad esempio Salmo, che di risultati ne sta comunque ottenendo. Non pensi a collaborazioni di questo tipo per allargare il raggio?
Collaborazioni ben vengano, ma sono old school e mi piace lavorare con gente che conosco. Poi ho parecchio bisogno di concentrarmi in studio, è difficile che faccia qualcosa mettendo assieme più cervelli.

Si vocifera di un tuo prossimo lavoro con una major.
Sì, c'è una major americana interessata, ora vediamo un po' come procede. Il problema è che probabilmente darò i pezzi a cui questa major è interessata ad una "piccola" label francese.

"Problema" sottintende che non è una tua scelta?
No no, si tratta di una scelta totalmente mia. So che detto così sembra finto, ma proprio non mi interessa sottostare alle solite regole delle major, che probabilmente i pezzi li hanno ascoltati per dieci secondi senza troppa attenzione. In generale preferisco supportare label poco conosciute o piccole, ma che almeno rispettano il mio lavoro. Per me l'importante è la musica, non fare il pagliaccio o creare un personaggio come va di moda oggi.

Che tipo di lavoro sarà? Da sonorità strictly dubstep, con "Soul EP" hai virato verso UK funky e future garage
Questo è ancora totalmente incognito. Sono un vagabondo tra la dubstep, la UK funky e il rap. Non riesco proprio a mantenere un filo logico nelle mie produzioni, ho bisogno di spaziare e sperimentare. Comunque sia ho abbandonato i wobble da parecchio tempo.

Sempre per "colpa" di Skrillex?
[Ride, NdR]Ma non saprei, forse anche già da prima. Comunque non ho abbandonato il wobble per colpa di qualcun altro. Che poi è assurdo, se vai a sentire le bassline di Coki, Skrillex perde dieci a zero. Però Skrillex piace, sarà il personaggio, o magari la sua bella capigliatura. Sai cosa? Sembra stupido, ma se educhi la gente a colpi di Doctor P e simili poi non puoi pretendere che venga capito il lato più raffinato, alla Silkie per esempio.

Alla luce di tutte queste considerazioni, come sta oggi la dubstep in definitiva?
Mah, è viva e vegeta, ma ha un'altra forma rispetto al passato. Non è più roots, almeno ti parlo di qua in Italia. Anzi, forse situazioni davvero roots non se ne sono mai viste in Italia.

Cioè? Spiegati meglio Beh, credo che in Italia, anzi a Milano visto che non so bene come funzionino le cose a Roma piuttosto che Firenze, la dubstep è viva e ci sono un sacco di persone che la seguono. Ma la gente vuole i bassoni grezzi in overdrive, e non appena suoni qualcosa un pelo più raffinato fai il vuoto. L'ideale sarebbe un pubblico in grado di apprezzare Hudson Mohawke come Doctor P, Aphex Twin come Jorge Ben. Insomma, un pubblico a cui piaccia la musica, non solamente i cocktail e il bordello.

E quindi finché non sarà così rimarrai più noto in Inghilterra che a Cesano Boscone?
A Cesano Boscone ci sono un sacco di zingari, dovrei suonare la chitarra gipsy alla Django per diventare famoso qua [Ride Ndr].

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L'articolo Aquadrop - Dubstep Italia Vs dubstep mondo, 24-10-2011 di Enrico Piazza è apparso su Rockit.it il 2011-10-24 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • faustiko13 anni faRispondi

    Bella intervista, considerando che si parla di un mondo a me praticamente sconosciuto (anche a livello internazionale...).