Cantautore folk-blues-indie-pop. Pluri-strumentista. Produttore discografico. Giornalista free lance. Scrittore del reale. Rubrichista erotico. Tentare di inquadrare Alberto Motta è come cercare di incorniciare l’entropia. Magnificamente impossibile. Così l’unica è fare quattro chiacchiere per scoprire un po’ di Motta-pensiero, cimentandosi in arringhe contro il luogo comune e arrampicandosi in scalate contro il cielo. Sempre aderendo alla vita, però, perchè essere artista significa raccontare di fatti reali, e raccontare di fatti reali “impone di vivere esperienze profonde”. E prova a dargli torto, prova.
Alberto Motta, il tuo ultimo disco ha un titolo alquanto singolare. Ti piace stupire?
No, non mi interessa stupire poichè io stesso da un po' non provo più granchè stupore. Troppa filosofia armena o troppe brutte esperienze. Il titolo è scrittura automatica, quella cosa che ti fa alzare e scrivere sul braccio una frase che ha senso solo al secondo livello di lettura. Al loro ingresso nella hall = noi che entriamo nel mondo (che festa) - con tutte le buche = con tutti i rischi correlati, più che altro con il rischio di cadere in una fossa.
Allora non sei non sense come tutti, ad un primo livello di ascolto, sono tentati di affermare. Magari paragonandoti al primo Bugo che passa. Sarà la voce, che dici? A noi piace perchè sembra quella di un principe dei bassifondi.
Zero nonsense. Ti do la chiave di lettura dell'album.
PRIMO LIVELLO: aforismi sulla vita come "le figlie ci costano i milioni, le piante invece crescono da sole", questo fa incazzare le donne sceme.
SECONDO LIVELLO: la mia visione del mondo, ed essendo io un artista stiamo parlando di una visione illuminata
TERZO LIVELLO: il messaggio: non è vero che la vita è bella, la vita fa schifo. Però cazzo possiamo vivercela a nostro modo! Detto ciò, e tolti i primi 20 anni di vita (in cui siamo degli scarafaggi da schiacciare), ci restano 20 anni buoni di pura figata. Oggi sono in lizza tra i 5 uomini più felici d'Italia, e nella top 100 di quelli mondiali. Con tutto che magari domani m'ammazzo.
Di Bugo penso che sia uno dei pochi artisti italiani che non meriti la galera, io invece dovrei sedere alla destra del Padre.
A proposito di Padre. Nel tuo album è presente una canzone intitolata "Tra Francesco e Dio". Che rapporto hai con la religione? Pensi mai a come sarà la tua vita quando sarai morto?
Ti faccio rispondere dal ritornello di una mia canzone: "discendiamo da una volontà non interventista". In parole povere: il Grande Papà ha creato tutto poi è andato a farsi un giro. Io me lo immagino che un giorno torna e dice: "bravo Alberto, bello che tu provi ad essere felice", mi allunga una valanga di miliardi poi se ne torna nello spazio siderale. Almeno mi piacerebbe. Poi semplicemente si muore quando non si ha più voglia di vivere. Certo, con l'incognita poi del destino. Ma al 90% dei casi muori perchè ti è passata la voglia.
E secondo te quali sono le cose che fanno passare la voglia? La vita ne è piena, si dice.
Ti fottono all'inizio: ti dicono cosa sia giusto e cosa sbagliato, tu sei piccolo e pensi che siano in possesso della verità. Sono così grossi! Invece anche loro arrancano pei sentieri della vita alla bene e meglio. Se penso a mio padre oggi, ai miei professori, a Kant, a Che Guevara e a Hitler, semplicemente realizzo che si tratta di bambini in là con gli anni senza nessuna comprensione della vita. E' molto importante rendersene conto al più presto, uccidere i propri maestri e cominciare a muoversi attraverso questa giungla che è la vita solo con il proprio intuito. Ho amici di quarant'anni, ingegneri inquadrati, che si sono svegliati una mattina e si sono detti: "oh Cristo, ma come ho fatto a buttare via 40 anni di vita!". Altri invece non riescono ad avere la lucidità di capire che vivono in una gabbia di luoghi comuni, ad un certo punto lo sconforto prende il sopravvento (perchè l'anima inizia a soffocare, nonostante tutti i palliativi: alcool, droghe, figli fatti perchè si crede siano la soluzione) e il corpo mette il pilota automatico e si suicida. Tu sei nella gabbia?
Diciamo che io ne entro e esco, a intermittenza. Però, accidenti, Alberto, tu la fai semplice. Non è facile inziare a navigare in un mare sconosciuto declinando a cuor leggero qualcuno che ti offre una bussola.
Sai cos'è? La paura di affrontare la vita con tutto te stesso. Di sbagliare. Torno ad un esempio: decidi di fare tutto come si conviene, fai l'avvocato, hai una condotta di vita, poi torni a casa e picchi tua figlia perchè ha finito il tuo pacchetto di patatine. Il giorno dopo però sei ancora tranquillo al tuo posto; vuoi mettere la comodità! Io ieri mi sono trovato a suonare le mie nuove canzoni sul pianoforte di Duke Ellington, ad un certo punto mi hanno portato la chitarra del '50 di Muddy Waters, nel caso volessi arrangiare un minimo. Non so cosa significhi, ma forse c'è un senso a tutto questo. Comunque, eccoti le due regole da tatuarti sul braccio per vivere davvero: "io ci provo, la peggior cosa che possa succedermi è morire" e "potrei morire tra cinque minuti, basta cazzate". Ovviamente la storia dell'avvocato è vera.
Ci credo. Ma cos'è questa storia del piano di Ellington e della chitarra di Waters? Stai già scrivendo il nuovo disco? Chi mette il Vile?
Stagione prolifica, qui a casa Motta. Sto girando il videoclip del singolo (sarà “Decàde” o “Ellamay”). La regista sarà la più figa del panorama italiano: Valentina Bersiga, che è coregista del nuovo film di Virzì (quello con la Bellucci, per intenderci). Per il nuovo album entro in studio a dicembre e vorrei farlo uscire il più tardi possibile... pensavo inizio 2007. Nel 2006 usciranno un po' di mie altre collaborazioni musicali di cui vado molto orgoglioso, dovrei chiudere il libro, e sto finendo gli arrangiamenti di alcuni out-takes dell'album che finiranno in uno split in uscita a novembre. Non so da dove arrivino i soldi, ma finchè arrivano...
Si può avere qualche anticipazione sul video? Credi che le tivù lo passeranno? Diventerai famoso? Sarà che dentro è triste e starne fuori una prigione?
Il video dovrebbe essere a prova di emittente televisiva. Ad esempio siamo indecisi tra “Decàde” ed “Ellamay”, come dicevo, però “Ellamay” parla della mia ragazza che mi fa portare della droga oltreconfine per farmi arrestare poichè è amante di un poliziotto. Io per vendicarmi la sciolgo nell'acido. Forse non è il caso. L'obiettivo ovviamente è avere visibilità per la mia musica, sono convinto infatti che ci siano una terza vai alla tristezza della discografia e all'invidia dell'indie-rocker. "Io ci provo, la peggior cosa che possa succedermi è morire". Spero di riuscire a lavorare con Morricone e Charles Aznavour. Se intendi questo per famoso, sì, voglio essere famoso.
Tu sei sempre stato uno da no men's land, da terra di mezzo. Non sei un indie-rocker però conosci benissimo l'indie, e lo frequenti; non sei mainstream però ti piace - mi sembra - frequentare e capire e vedere anche quegli ambienti. Chi è che ti sta più sulle palle?
L'indie italiano è un diamante inestimabile di cultura, ma è musica di serie B. Nessuno si impegna. Siamo appassionati da dopolavoro: tutti a scrivere su Rockit dall'ufficio senza farci sgamare e poi a fare le prove una volta a settimana fumandoci un paio di canne. E le major dovrebbero investire in noi? Ti assicuro che neanche noi musicisti abbiamo tutta 'sta voglia. Perchè la verità è che suonare è faticoso, e dopo 8 ore di lavoro hai voglia di andare a casa ché tua mamma ha preparato le bistecche impanate, anzichè arrangiare una canzone nuova con il bassista che in tutta sincerità ormai ti sta davvero sul cazzo. Dal lato opposto il mainstream ti permette di metterti in gioco davvero, se hai le palle. E ti assicuro che gli A&R non vedono l'ora di produrre musica di qualità. E' anche vero che il mainstream si è bigottizzato e non capisco il perchè. Oggi non ti produrrebbero mai un brano che dica "ho il fegato spappolato", qualche anno fa ci andavi a Sanremo con 'sta roba. Qui siete voi A&R in obbligo di dare delle spiegazioni.
Ma se sono ansiosi di produrre musica di qualità, perchè non lo fanno? Non ci credo, che nessuno si voglia impegnare. Cioè, non è possibile. Se io ti dico "voglio investire su di te a patto che da parte tua ci sia impegno di un certo tipo" - un normale contratto - non ci credo che nessuno risponda "ok". Dov'è il corto circuito allora? E quanto questa questione ti riguarda? Tu esci per un'indipendente e il tuo disco era pronto prima del contratto. Mi sbaglio?
Penso che nessun musicista direbbe “no” ad un contratto discografico serio, il problema è capire se poi sarebbe in grado di sostenerlo. E questa è la paura che frena la discografia. Investiresti tu discografico 20.000 euro su un gruppo di Sesto San Giovanni che suona come i QOTSA però è sconosciuto anche nel proprio comune, con il batterista che ha 35 anni e tra poco gli nasce il figlio e il cantante che al primo incontro d'ufficio fa trapelare che però il complesso è in un momento un po' di burrasca, o peggio, di maretta. Io no, perchè se faccio tre di queste cappellate poi sono davvero cazzi miei = se mi licenziano io il mutuo della casa come lo pago? Prendi i Verdena: quelli sono problematici e disturbati magari, ma hanno dentro un'energia che manca a quasi tutti i progetti rock. Non pensi? Con l'ultimo album hanno dimostrato di aver saputo incanalare tanta energia all'interno di un'autoproduzione che me li fa assurgere a Led Zeppelin italiani del 2004. Tiziano Ferro? Mica un pirla, quello è un ottimo melodista, canta le arie dei neomelodici napoletani ma le arrangia come l'R Kelly de noartri = ha modernizzato la melodia italiana. Il musicista deve essere: creativo ma manageriale, paraculo, sensibile ma spietato, belloccio, carismatico ma modesto, dotato ma con i piedi per terra. Non è da tutti avere cotante qualità dissonanti e non andar fuori di testa. La questione del corto circuito secondo me è tutta qui. Io a questo punto posso capire che il discografico, se deve scegliere tra i QOTSA di Sesto San Giovanni e l'esordio solista della corista giamaicana di Max Pezzali, vada dal capo e gli proponga la corista. Farà un flop lo stesso, ma intanto non farà la figura di chi scommette su un ronzino. Io ho avuto la fortuna di ricevere da subito la fiducia di diverse persone; Davide Lasala (Vanillina) ha sentito alcuni miei provini e mi ha detto: "Alberto, credo nelle tue canzoni, ti do uno studio mobile e un tecnico, registrati l'album" e io così ho fatto. In seguito la Great Machine Pistola ha sentito l'album e mi ha chiesto di entrare nel suo catalogo. Nessuno ci ha guadagnato nulla, però intanto diversi altri artisti mi hanno conosciuto e hanno iniziato a richiedere la mia collaborazione. Insomma non sono chiuso in saletta una volta a settimana a fumarmi le canne e litigare con il bassista e chiedermi "com'è possibile che nessuno capisca che sono un genio incompreso, NVCC leccaculo, ODM paraculi, SEBP immanicati, Vibrazioni merde Giulia vaffanculo".
Hai detto tutto. Ma siamo il paese in cui il rocker che ora è entrato nei guinness dei primati ha fatto successo a 30 anni. In cui il leader maximo della radio che detta le mode e i trend d'ascolto dei giovani e giovanissimi e non-giovani sta raggiungendo i 50. In cui i due candidati per diventare Presidente Del Consiglio stanno arrivando ai 70. Voglio dire, non c'è ricambio. Sembra quasi che non lo si voglia. Nè da una parte nè dall'altra. Se i Marlene Kuntz non avessero avuto Lega e Maroccolo, sarebbero ancora a Cuneo a morire. Se i Negramaro non avessero avuto la Caselli, sarebbero ancora in Salento a ballare la taranta. I musicisti nascono per fare i musicisti, non necessariamente debbono sapere come comportarsi professionalmente. Per quello ci sono le etichette, che devono scoprirli, crederci e farli lavorare sodo. Nell'indie-rock, invece, tutti hanno voglia di emergere ma nessuno ha voglia di lavorare. Al contrario, nel mondo dell'industria, c'è la professionalità ma manca la voglia di prendere per mano il talento e renderlo fruibile al pubblico. Perchè comunque con la corista - figa e giamaicana - di Pezzali, è più comodo.
Ma alla fine te la sei fatta 'sta corista di Pezzali?
Comunque è esatto: il mondo indie ci mette l'arte, il mondo major ci mette la struttura; basterebbe avvicinare i due globi e avremmo un nuovo rinascimento musicale anzichè due testicoli. Se poi le discografiche iniziassero ad assumere gente con una visione meno standardizzata della musica come me e te allora sì!
A proposito di "farsi". I nostri lettori conosco benissimo - e apprezzano - la tua attività di rubrichista sessuale del ROCKIT'mag. E si chiedono: ma 'ste porcate, le farà davvero oppure no? Vuoi sciogliere il mistero?
Assolutamente tutto vero e ti dico come è incominciato: qualcuno a Rockit mi ha chiesto un racconto, al che mi sono detto: "ok, scrivo la più grande porcata che mi venga in mente, vediamo se hanno il coraggio di pubblicarla". Cazzo, l'avete pubblicata. E oggi la dinamica tipo del redattore che mi commissiona un articolo è: "Supermotta scrivimi di questo e di quello... ma non scrivere le tue solite porcellate (e si mette a ridere tutto tronfio)". Insomma mi avete incasinato un po' la vita, e non è male. Infine, ho sempre scritto per fanzine e websites, andate a farvi un giro sul sito www.alekama.it se volete leggere una serie di miei racconti cui devo molto. Scrivere di fatti reali è stimolante. Impone di vivere esperienze profonde. Sono forse l'ultimo a credere ancora nell'unità di arte e vita?
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L'articolo Alberto Motta & Claudio Sala - e-mail, 06-09-2005 di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2005-09-09 00:00:00
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