Tibe è un tipo strano.
Con lui ho avuto vari rapporti epistolari, solo ed esclusivamente via e-mail.
Il disco omonimo realizzato col suo gruppo, i Plastik, sembra un buon esordio, anche se è necessario affinare alcuni aspetti.
Ho deciso di fargli qualche domanda via e-mail...
Rockit: Innanzitutto... come si legge? Plastìk o Plàstik?
Plastìk: Anche se il più delle volte viene letto Plàstik, in realtà ci chiamiamo Plastìk. Troviamo che sia più adatto, suona meglio ed è abbastanza diretto.
Rockit: Raccontaci un po' come siete arrivati all'anno 2000 col gruppo?
Plastìk: Stremati! All'interno del gruppo abbiamo vissuto un momento di transizione, siccome è stato deciso di inserire un batterista acustico per i concerti; poi Matteo, il chitarrista che ha lavorato con noi alla stesura del disco, è uscito dalla band e, come se non bastasse, abbiamo anche ricominciato a scrivere.
A volte è un po' faticoso pensare a tutto... devi cercare ogni giorno di far funzionare al meglio il progetto in cui credi ma devi anche essere abbastanza attento e concentrato per poter provare a scrivere cose che possano essere davvero interessanti, che ti convincano e convincano il pubblico a cui ti rivolgi.
Sono dei momenti difficili quando devi farti notare e fare in modo che la critica e il pubblico apprezzino il tuo lavoro... è un po' come farsi capire, no?
Rockit: Che tipo di gestazione ha avuto l'album?
Plastìk: Lunghissima, davvero. Pensa che in realtà abbiamo iniziato a lavorare a questo disco nell'autunno del 1997; risale infatti a quel periodo il promo autoprodotto che già conteneva quattro degli undici pezzi che poi sono stati semplicemente ricantati e remixati nel disco che abbiamo terminato di registrare, questa volta con una vera produzione, nell'autunno 1998, esattamente un anno dopo.
Ma il periodo veramente critico é stato quello ancora successivo, che ci ha visti perdere un sacco di tempo all'inseguimento di una valida distribuzione ma che ci ha comunque dato il tempo di rodarci abbondantemente dal vivo.
Rockit: Chi di voi che si preoccupa di 'mettere d'accordo' macchine e strumenti?
Plastìk: Bosfx è il nostro 'omino elettronico': lui si preoccupa di far girare al meglio i campionatori e tutta la programmazione; di fatto poi lavoriamo in maniera comune per 'far stare' nel migliore dei modi quello che suoniamo sulle basi. C'è un continuo lavoro di raffronto: è indispensabile non lasciare al caso quasi nulla quando lavori in questo modo con l'elettronica.
Rockit: Quanto conta il fatto di provenire da una cittadina del nord-Italia?
Plastìk: Qualcuno ha detto: è un mondo competitivo, tutto conta in grandi quantità.
Penso che possa essere abbastanza veritiera come affermazione, anche riguardo a quello che mi chiedi tu. Noi veniamo da Varese che fondamentalmente è un paese un po' troppo 'cresciuto' con tutto ciò che questo comporta - una assurda mentalità dominante chiusa a ogni diversità e molto spocchiosa, zero scena musicale, zero luoghi in cui suonare - e questo ovviamente incide pesantemente sul nostro modo di vedere le cose e la musica e ci porta senz'altro a vivere con un 'ironico distacco' da situazioni di questo tipo.
Siamo però molto vicini a Milano che è una grande città dove, se ci pensi, c'è tutto e per noi è un forte punto di riferimento e un luogo dove vivere e lavorare. Se vuoi anche questo incide molto sul nostro modo di essere e sulla nostra musica: è un po' un cerchio all'insegna del riciclo "plastico" dove assorbiamo quello che ci affascina e che pensiamo di poter riutilizzare. Poi torniamo a Varese per metabolizzarlo e possibilmente provare a (ri)vedere le cose attraverso i filtri che abbiamo costruito, sperando che magari altri vogliano provare a guardare le stesse cose nella maniera in cui le guardiamo noi.
Rockit: Il genere che suonate non è di facile fruizione: c'è stato qualche evento particolare che vi ha spinto a questo tipo di sonorità?
Plastìk: No, non direi un evento in particolare, piuttosto un percorso che ci ha portati a toccare diversi approcci compositivi alla ricerca di un modo nostro di stare in musica. Viviamo tutto questo un po' come il mix delle nostre esperienze, musicali e non.
Rockit: In "Sexy shape" una voce registrata dice: "L'avvenire nel mondo è nella plastica". Provocazione o cos'altro?
Plastìk: Di base sicuramente provocazione, anche se poi per noi ormai è quasi un monito. Fra l'altro quel campione è preso da un dialogo del film "Il Laureato" e se ci pensi quell'affermazione si è poi rivelata anche abbastanza fondata.
Rockit: Nel book del cd ringrazi Flat Eric: come mai?
Plastìk: Perché dai, è troppo una bella bestia e poi è giallo, si meritava di essere ringraziato. Era un modo un po' strano per ringraziare me stesso, per ricordarmi di come sono riuscito ad affrontare tutte quelle situazioni e soprattutto quelle persone che in un modo o nell'altro hanno tentato di complicarmi la vita nel periodo di stesura dell'album, a volte interferendo anche direttamente nel mio lavoro che però, nonostante tutto, è arrivato fino in fondo serenamente.
Rockit: Siete ancora conosciuti solo fra gli 'addetti ai lavori' ma personalmente considero che avreste un buon margine di vendite se in giro si sapesse del vostro disco. Come la mettiamo?
Plastìk: Questa domanda mi mette un po' in crisi; infatti non vorrei peccare di presunzione dicendoti che forse hai ragione ma la realtà è che molte persone e molte istituzioni musicali per ora ci considerano ancora molto ostici. Naturalmente senza appoggi così importanti dal punto di vista commerciale la strada è più lunga e ovviamente più faticosa
Rockit: Siete soddisfatti della produzione artistica del disco?
Plastìk: Per quanto riguarda tutta la fase di stesura, arrangiamento e registrazione del disco ci siamo occupati in modo assolutamente autonomo della produzione artistica del lavoro, fatta eccezione per le stesure di un paio di pezzi e per il rapporto tra voce e strumenti in fase di mix, che per altro restano le cose sulle quali ancora non siamo molto convinti - e non a caso gli aspetti dove la produzione esecutiva ha indicato maggiormente la strada da prendere.
Nel complesso direi però che siamo assolutamente soddisfatti del sound e delle atmosfere che siamo riusciti a creare.
Rockit: A questo proposito vorrei sapere qualcosa in più riguardo a come organizzate i vostri live, vista la mole di suoni 'artificiali' presenti nel disco...
Plastìk:I nostri live sono abbastanza complessi e, come giustamente fai notare tu, abbiamo un mare di suoni artificiali, ma non solo: ci sono anche le basi e un batterista che suona in dub. Perciò, come potrai immaginare,non è sempre facile finire a suonare in luoghi attrezzati in modo da offrirti la possibilità di esibirti al meglio, soprattutto in casi come il nostro.
Comunque dal vivo abbiamo tendenzialmente l'aspetto di un normale gruppo rock anche se non disdegnamo assolutamente set elettronici senza l'apporto del batterista o progetti più elaborati anche dal punto di vista dello "spettacolo".
Rockit: Pensate di essere fortunati quando vi definiscono 'esordienti', soprattutto se considerate molte band alla vostra stregua che ancora non hanno in mano neanche un demo?
Plastìk: Esordire è senza dubbio un bel momento, il più è che non duri troppo. Ci sentiamo fortunati poiché ci viene data la possibilità di 'cristallizzare' la nostra musica facendo dei dischi e perché comunque possiamo provare a farci conoscere. Direi che questo è già molto, ma non è tutto ovviamente, dal momento in cui pubblichi un disco e vuoi allargare la sfera di potenziali acquirenti del tuo prodotto.
Rockit: Domanda inevitabile: quali sono gli ascolti che avete in comune fra di voi? E se c'è, un album che ultimamente tutti avete apprezzato...
Plastìk: Il terreno comune che maggiormente si fa sentire anche nei pezzi del disco e che ha dato il via alla nostra collaborazione artistica è senz'altro la musica di gruppi come Cure,Depeche Mode, Cranes,Sonic Youth,Young Gods e la wave in generale. Molte cose le abbiamo poi vissute e assimilate assieme negli ultimi anni: drum 'n' bass, trip-hop,Portishead,Radiohead ma anche Aphex Twin, Chemical Brothers,Nine Inch Nails....
Un disco che ha dato molto a tutti potrebbe essere Is this desiredi PJ Harvey, tanto che in futuro ci piacerebbe riprendere quel tipo di sonorità.
Per quanto mi riguarda, la mia stima incondizionata va ad un gruppo italiano: i Massimo Volume.
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L'articolo Plastik - e-mail, 16-01-2000 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2000-03-17 00:00:00
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