Ci si sorprende sempre quando un gruppo cambia rotta, spingendosi verso nuovi territori sonori. Forse perché vengono meno le burocratiche certezze che un giornalista coltiva mentre recensisce un disco. Dover cambiare definizione ad una band, dopo aver speso tempo e fatica alla ricerca della catalogazione più corretta (o improbabile, a seconda delle opinioni), è quasi un colpo al cuore. In una società perfetta, quindi, il rinnovamento sarebbe la stella polare di ogni musicista. Ma siccome questo non è il migliore dei mondi possibili, dobbiamo accontentarci di una sparuta avanguardia in grado cambiare le carte in tavola quando meno te lo aspetti. E i siciliani Tellaro sono uno splendido esempio di quello che la musica – tutta – dovrebbe essere, per approccio e qualità.
“Setback On The Right Track” si caratterizza per le sonorità elettroniche, differenziandosi in maniera netta rispetto all’EP d’esordio, che era più orientato verso il rock e il folk. Come mai questa scelta?
Tazio Iacobacci (batteria, NdR): In linea di massima perché ascoltiamo anche musica elettronica e questo ci ha spinto a sperimentare il nostro approccio con i computer. In realtà non sono mai scelte totalmente consapevoli e programmate, capitano. Direi inoltre che in “Setback On The Right Track” è presente anche l’aspetto “tradizionale” dei Tellaro, quello acustico ed elettrico. Abbiamo trovato interessante voler perdere la vista di fronte ad un bel monitor del PC.
Dal vivo seguite il tracciato segnato dal cd oppure donate ai brani un vestito diverso, come in passato avete fatto con le canzoni dell’ep (decisamente più aggressive rispetto alle versioni da studio)?
Tazio: I live sono sempre un po’ più “aggressivi”. Le tracce elettroniche sono quelle che rispettano di più gli equilibri dell’album. Credo, comunque, che sarebbe anche noioso cercare di riprodurre esattamente i pezzi registrati in studio! Ti dirò, c’è una contraddizione in quello che facciamo in realtà, perché la maggior parte dei nostri pezzi sono, fondamentalmente, lenti. Ma ce ne accorgiamo soltanto appena saliti sul palco. Ed una volta che sei lì tendi a velocizzare o a mettere qualche distorsore in più.
Chi è l’autore della copertina? Qual è l’idea che sta dietro il disegno?
Carmelo Sciuto (chitarrista, ndr): La copertina è opera di Anna Mentzel, art designer dell’agenzia di grafica in cui lavora anche Christophe della 2nd. L’idea del disegno è quella di rappresentare l’intimità di una stanza d’appartamento, nel caso specifico di casa nostra dove abbiamo composto e registrato alcune delle canzoni presenti nell’album. La maggior parte del lavoro comunque è stato fatto in sala prove, che fa anche da studio di registrazione, registrando di volta in volta ogni nuova idea un attimo dopo averla pensata. L’ambiente familiare e la possibilità di gestire tutto senza vincoli di tempo, ci ha permesso di lavorare in un’atmosfera rilassata. Il disegno in copertina vuole rappresentare proprio quella atmosfera.
Perché i vostri dischi escono per un’etichetta tedesca? Nessuno in Italia era interessato ai Tellaro?
Carmelo: Quando abbiamo iniziato a registrare del materiale insieme, la 2nd records è stata la prima etichetta cui abbiamo pensato. I Twig Infection incidevano già per loro, quindi è stato abbastanza naturale e spontaneo fargli ascoltare le cose che avevamo registrato, ma giusto per avere da loro anche solo un parere o un semplice commento. I ragazzi dell’etichetta hanno subito gradito, tanto da proporci di fare un EP. Da lì ne segue la conferma della fiducia con la pubblicazione di questo nuovo lavoro. In Italia non ci abbiamo provato poi più di tanto.
Tazio: Abbiamo fatto poche spedizioni alle etichette italiane. Non ricordo tanto bene, ma qualcuna non era interessata, qualcun’altra non ha neanche risposto. Ma l’Italia è un posto difficile per la musica in generale, si sa. Alex Forniti di Stout Music è rimasto positivamente colpito dalla nostra musica, peccato che siamo arrivati in ritardo a conoscerci!
Come è stato accolto in Germania “Setback On The Right Track”? Come vanno lì i concerti?
Carmelo: L’album è stato accolto molto bene dalla stampa tedesca… e per un disco prevalentemente elettronico come il nostro è ancora più gratificante ricevere attenzioni particolari dalla terra in cui questa musica trova il suo habitat naturale. Siamo stati in Germania lo scorso febbraio, in tour di supporto ai tedeschi Slut. Esperienza decisamente positiva sotto ogni punto di vista. Ottima la risposta del pubblico, ci ha stupito l’attenzione con cui la gente ti ascolta anche se magari non è lì per te. Per il resto organizzazione perfetta, locali che suonano bene, fonici che fanno il loro mestiere, inizio concerti ore 21 in punto. Quando si dice… i tedeschi!
L’Italia ha una scena musicale indipendente di tutto rispetto, eppure ogni volta che si parla di un gruppo valido si usano espressioni come “una boccata d’aria fresca nel panorama italiano che fa ben sperare per il futuro”. Da dove nasce secondo voi questo perenne senso di inferiorità verso il resto del mondo?
Tazio: Non so se si tratta di senso di inferiorità, il problema è la mentalità degli italiani e del nostro mercato. Sei considerato musicista serio quando vendi, quando vai in tv. Come fare per vendere o andare in tv? Basta che qualcuno esca qualche miliardo ed il gioco è fatto! Magicamente le radio passano il tuo pezzo 30 volte il giorno e le ragazzine lo ballano in discoteca anche se la tua musica suona come Burzum. In Europa anche se c’è la crisi del disco le cose vanno un po’ meglio. Abbiamo avuto la nostra piccola esperienza tedesca, e devo dire che le cose funzionano eccome. Ma qui siamo in Italia: pizza, spaghetti e chi se ne fotte.
Santi Pulvirenti (Plank e Carmen Consoli, NdR) è il nuovo acquisto dei Tellaro. Com’è nata questa collaborazione? La formazione a tre garantiva un ventaglio eccessivamente limitato di soluzioni sonore?
Carmelo: Con la formazione a tre ci trovavamo spesso a dover sacrificare qualcosa sul palco a livello di sorgenti sonore, nel senso che in genere suonavamo con un set di due chitarre-batteria, mentre il resto degli arrangiamenti, basso compreso, veniva mandato attraverso un sequencer. Dopo i primi tentativi abbiamo notato che questa formula ci penalizzava in impatto. L’aggiunta del quarto elemento nella band ci ha permesso quindi di rimediare ai limiti iniziali e suonare un backline completo di basso, tastiere e laptop, con possibilità di interscambio tra un brano e un altro. Con Santi ci conosciamo da parecchio tempo, da quando a Catania esplose il fenomeno noise. La scelta inizialmente è andata su di lui perché musicista versatile e completo, ma i suoi recenti impegni con i Tiromancino gli hanno impedito di continuare a collaborare con i Tellaro. Adesso ha preso il suo posto Peppe Forte, altro nostro amico nonché chitarrista dei Twig Infection.
Tutti voi avete progetti paralleli. Come riuscite a conciliare queste attività musicali? Non c’è il rischio di una dispersione di energia a livello artistico?
Tazio: Non è da escludere, ma sai la musica è nutrimento puro, e ciascuno di noi alla fine cerca sempre dei cibi gustosi, dei sapori nuovi. Di energia ne viene consumata tanta, ma ne arriva molta altra dalle cose che facciamo, fortunatamente!
Parafrasando Celentano, la Sicilia (musicale e non) è “rock” o “lento”?
Tazio: Devo ammettere che ho dovuto chiedere in giro per capire cosa significasse questa domanda, poi mi hanno spiegato. La Sicilia è “lenta” in tutti i sensi possibili. A parte il bel tempo, siamo l'ultima provincia dell'impero. Peccato, esistono società migliori, continueremo ad emigrare come abbiamo sempre fatto.
Carmelo: Oltre al bel tempo io salverei anche altro. Se vogliamo proprio dirla alla Celentano… la Sicilia è “rock” nella sua storia, nell’arte e nei paesaggi. Ma viene ancora deturpata, offesa, umiliata da organizzazioni malavitose, cattive amministrazioni, indifferenza, mancanza di senso civico e superficialità. Purtroppo è “lenta” certa gente che popola questa splendida terra.
Borsellino (vincitrice delle primarie del centrosinistra per il candidato alla presidenza della Regione Siciliana, NdR) o Cuffaro?
Tazio: Preferisco i morti, sono più simpatici. Penso che ci vorrà ancora del tempo affinché la mentalità politica cambi e torni alle origini. Traducendo dal greco la parola “politica” viene fuori qualcosa come “Arte di amministrare la cosa pubblica”. Che figata. Io arte oggi non ne vedo. Per ora posso solo avere delle simpatie. Fra i nomi che mi hai fatto ovviamente scelgo la Borsellino, l’altro è un pluri-inquisito.
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L'articolo Tellaro - e-mail, 25-11-2005 di Manfredi Lamartina è apparso su Rockit.it il 2005-12-07 00:00:00
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