La storia ve la racconta direttamente lui: perché è finito in Giappone, cosa gli piace del Giappone, e come passa suo il tempo libero. Vi racconta anche come crea un beat, come è nato il nuovo singolo "Naked Water" e di cosa aspettarci in futuro. L'intervista è di Marcello Farno.
In Giappone come ci sei finito?
È una delle prime cose che mi chiedono sempre. Diciamo che io ero già di mio appassionato del Giappone, film, musica, videogiochi, manga, cose così. Poi è successo che ho conosciuto una ragazza giapponese, siamo stati fidanzati due anni in Italia, quando lei è dovuta tornare ho deciso di seguirla e adesso è diventata mia moglie. E sinceramente ti dico, quando mi sono trovato davanti al fare una scelta di questo tipo non c'ho pensato più di due volte. Adesso lavoro qui, sono grafico freelance, il resto del tempo insegno inglese in una scuola. Mi diverto molto, dai.
Cosa ti sei lasciato alle spalle in Italia?
Io ho iniziato negli anni '90, prima facevo rap con i miei amici di Salerno, ci chiamavamo GamHz, poi ho abbandonato il rap nei primi anni del 2000 e ho iniziato a sperimentare con l'ambient, l'elettronica, tutte cose che sono però sempre rimaste chiuse nella mia cameretta, a parte delle colonne sonore che avevo fatto per dei cortometraggi. Poi è arrivato il Giappone.
Però il disco è uscito per Fresh Yo!, il singolo nuovo per Bad Panda, in un certo senso continui a tenere stretto questo cordone ombelicale con l'Italia...
Esatto, in primis perchè comunque ho tanti contatti con producer che stimo in Italia, con Go Dugong per dire ci conosciamo da dieci anni, lui mi ha introdotto ad altri artisti del giro, si sono venute a creare delle belle amicizie, anche se solo virtuali. Poi i fattori che mi tengono lontano dalla scena giapponese sono tanti. Il fatto che dopo otto anni io ancora non parli benissimo la lingua, il fatto che non mi sia mai messo alla ricerca di un'etichetta discografica giapponese, che mi aiuterebbe tanto. Però ti dico, a dispetto di quello che uno potrebbe immaginarsi, è un paese un po' asociale nei confronti di determinata musica come l'elettronica. Qui va tanto la dance, ma la dance classica, quella che balli magari per sfogarti dopo una giornata di lavoro estenuante, le cose più ricercate le devi scovare con il lanternino. Ad esempio, a vedere Sun Glitters l'ultima volta qui a Tokyo eravamo quattro gatti.
In mezzo a tutto questo immagino che ci siano però degli altri artisti interessanti?
Parlando sempre di underground ci sono tanti producer che conosco, che poi fanno più o meno parte tutti della stessa scena. Ho conosciuto per primo questo ragazzo, si fa chiamare Canooooopy, che è un personaggio assurdo, super folle, pieno di idee, e con lui ci siamo fatti le nottate insieme. A Tokyo dopo la mezzanotte i treni non passano più, sei costretto ad aspettare le 5 di mattina. Poi sempre tramite lui ho conosciuto Lidley, altro producer molto talentuoso e anche Cuushe, una cantante bravissima, so che farà pure delle cose nel disco nuovo di Populous.
Com'è arrivata la folgorazione per Earthquake Island?
Il nome l'ho scelto dopo il terremoto del 2011, con l'intenzione di non fare nulla di serio, semplicemente avevo questi beat, li ho caricati su Bandcamp, e se li vai a sentire ti accorgi che sono di un marcio assoluto. Già dal secondo EP ho iniziato a curare di più i suoni, un po' alla volta è venuto fuori il senso di pulizia, di organizzazione e tutto il resto. Però continuo a voler mantenere una certa sporcizia nel beat, cerco di comprimere i campioni al massimo per fare uscire la polvere, se ascolti bene il disco te ne accorgi. Gia con "Naked Water" invece l'approccio è stato diverso...
Diciamo che questo è il tuo singolo pop.
Avevo voglia di fare una canzone, di sperimentare con delle voci. In questo senso non è la mia prima volta, fino a qualche mese fa collaboravo con questa vocalist giapponese e avevamo tirato su questa band, Gingerdream, pubblicando pure due EP. Volevo provarci pure sfruttando la sensibilità di Earthquake Island e così ho iniziato questa ricerca, ho contattato tre vocalist, la prima ha tergiversato, la seconda era in un periodo di blocco creativo, la terza non aveva i mezzi tecnici per registrare. Poi per fortuna è arrivata Mocca.
Come l'hai conosciuta?
In delle serate in cui mettevo dei dischi, facevo il dj, mi ha incuriosito, gli ho mandato la base e il giorno dopo me l'ha rimandata completa. Mi è piaciuta da subito tantissimo, erano quattro mesi che mi sbattevo sai. Anche se poi ci ho messo un po' per fare entrare il pezzo nelle corde di Earthquake Island, poi lavorandoci, continuando ad aggiungere livelli, strati, cose, mi sono ritrovato con questo pezzo che alla fine piace un sacco anche a me.
Alla voce influenze hai scritto soundscapes...
Girare per le strade di Tokyo è una cosa abbastanza delirante a livello sonoro, se fai una passeggiata a Shibuya hai degli input audio che arrivano dieci da destra, dieci da sinistra, e non te ne rendi conto. Però da lì, 10 minuti a piedi, ti sposti al parco di Harajuku, e ti trovi in una pace stupenda. È un paese dai mille contrasti, senza divisioni nette, trovi templi fighissimi con ai lati grattacieli enormi, è un posto molto irregolare. Prima ti dicevo quella cosa dei beat sporchi, che mi piace legare a questi synth, questi tappeti eterei. Ecco forse il tessuto urbano del posto in cui vivo implicitamente mi ha influenzato.
Raccontami una tua giornata tipo.
Se lavorassi in un ufficio di Tokyo non avrei neanche il modo di parlarti ora, fanno quasi tutti gli straordinari fino a mezzanotte. Il mio lavoro invece mi permette di avere tanto tempo a disposizione e quindi quando non ho lezioni la mattina presto riesco a dedicarmi tanto alla musica, lavorandoci di notte soprattutto. Mi piace fare le 3, le 4, con gli occhi che si chiudono e questi loop infiniti che mi girano nelle orecchie.
Cosa stai producendo?
Aspettatevi tante piccole cose. Uscirà presto un EP con Kavemura, producer veneziano anche lui trapiantato in Asia, a Hong Kong, saranno quattro tracce e il singolo si chiamerà "Black Eyes", con riferimento al fatto che qui ovunque giri la testa trovi degli occhi neri, non si scappa. Oltre a quello ci sarà un inedito suo, uno mio e un remix molto bello di Grovekingsley. E poi mi piacerebbe fare tante altre collaborazioni con vocalist, c'è Joel, uscito per Fresh Yo!, che mi piace molto, una cantante americana che si chiama White Blush, ancora Mocca. E in mezzo a questo ho anche appena prodotto qualche beat per un MC italiano della vecchia scuola, non posso ancora dirti chi. Ma comunque è uno serissimo.
Tirando le somme, diciamo che per sopravvivere l'importante è non finire a fare il karaoke come Bill Murray in "Lost In Translation"...
(Ride, nda) Ma io appena sono arrivato mi sentivo proprio come lui. Vivere a Tokyo agli inizi è identico a quello che c'è nel film, pieno di tizi bizzarri. Pensa che una volta in stazione ho incrociato questo tipo che indossava un cilindro, un mantello e andava in giro con questa ciabatta al guinzaglio con dentro un rafano. Il karaoke è il male minore in fin dei conti.
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L'articolo Earthquake Island - Aspettare i treni la mattina. La musica elettronica e il caos del Giappone di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2014-03-20 00:00:00
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