Fast Animals and Slow Kids: "Nella musica c'è troppo mercato, noi cerchiamo la purezza"

È con questo spirito che la band umbra sceglierà l'artista Rockit PRO che aprirà il loro concerto al Balena Festival di Genova il prossimo 27 luglio. Aimone Romizi, frontman del gruppo, ci racconta il loro prossimo tour, con una prima data davvero speciale: il 23 maggio a MI AMI

I Fast Animals and Slow Kids - foto di Andrea Venturini
I Fast Animals and Slow Kids - foto di Andrea Venturini

Sono tra le band più amate della scena: i Fast Animals and Slow Kids, con una carriera iniziata nel 2008, non hanno mai smesso di girare tutto lo Stivale per suonare la loro musica dal vivo. La prossima estate non sarà da meno, con i FASK che porteranno sul palco il loro nuovo album, Hotel esistenza. Tra le tappe in programma ce ne sono due che ci stanno particolarmente a cuore: quella del 23 maggio a MI AMI, festival con cui c'è un bel legame sin dai primi anni del loro percorso, e quella del 26 luglio al Balena Festival di Genova, dove ad aprire il live della band umbra ci sarà un artista scelto da loro all'interno della community Rockit PRO.

In vista di questa stagione ricca di live abbiamo contattato Aimone Romizi, frontman del gruppo, per farci raccontare cosa vedremo sul palco.

Da Perugia al resto d'Italia. Come vivi la tua città dopo anni di tour?

Perugia continua a essere la nostra roccaforte, è proprio il posto del cuore, ma questo è anche perché abbiamo costruito un intorno umano che è veramente meraviglioso. Continuiamo a starci molto bene, l'unica cosa che spiace vedere è un impoverimento da un punto nella proposta di musica al vivo e di attività culturali: i posti chiudono, ce ne sono meno, c'è meno possibilità di vedere concerti, di andare a suonare da qualche parte. Ma non è qualcosa che riguarda soltanto Perugia, è un po' ovunque così, purtroppo.

I Fask - foto di Andrea Venturini
I Fask - foto di Andrea Venturini

In Quasi l’universo, dal vostro nuovo disco Hotel esistenza, dici: “A dire la verità un po’ mi sono perso”. Come ci si ritrova poi?

Non saprei perché non mi sono ritrovato. Però questo ha a che fare molto anche con la mia vita, con il fatto che sono tanti anni che sono sempre in giro: se c'è un posto dove ritorni, la percentuale del tempo che passi lì è minore rispetto al tempo in cui sei altrove. Ti senti un po' disperso, e l'unica cosa che devi fare è quella di accettare che la tua vita sia una vita nomade, senza troppi punti fissi. Però è sempre un po' tosta, soprattutto per chi, magari come me invece, ricercava anche delle cose un po' più stabili. Questa vocazione però alla vita è diventata qualcos'altra, quindi adesso abbracciamo questa bellezza, barra dall'altra parte, dall'altro verso, anche un po' così caotica.

In questo senso l'immagine dell'hotel mi sembra molto centrale. Quali sono i posti più assurdi dove hai dormito in tour?

Io ho dormito in dei posti, ragazzi... Allucinanti. Una volta ho dormito in una palestra di judo, un'altra su un materasso d'acqua di un negozio equosolidale. Poi ovviamente in furgone, o nel locale stesso dove suonavamo. Gli hotel erano già vizi nel primo periodo della nostra carriera, anche perché comunque spesso dormivamo a casa dei promoter. Una volta ci ha ospitato uno che collezionava trottole e era pieno di gatti. Anche recentemente, nel tour europeo, ho dormito in degli hotel assurdi, roba col calzino attaccato sul ventilatore. In generale, al di là della musica, ho viaggiato tanto: qualche mese fa dormivo in tenda nella giungla. Un'altra volta, in Cina, eravamo su una specie di capannone in cima a un monte, dormivamo in 60 persone in un letto gigante, c'era con me Tommaso Renzini dei Dummo.

Be' dai, nelle prossime date avrete sistemazioni più comode.

Adesso stiamo vivendo da borghesi, ci trattano da gran signori.

I FASK a MI AMI 2019 - foto di Francesca Sara Cauli
I FASK a MI AMI 2019 - foto di Francesca Sara Cauli

Che show portate sul palco quest'anno?

L'idea è quella di costruire uno spettacolo che non sia soltanto la musica, ma che al servizio di essa. Non ci caliamo dal soffitto con la macchina del volo, ovviamente, non è quella roba lì, ma lavoriamo sulle luci, sui suoni, moltissimo, quindi abbiamo la possibilità di espandere quella che è un'idea di una rock band, ma che suona in un certo modo ben preciso che abbiamo in testa.

Tra le date del tour c'è anche una tappa a MI AMI, con cui avete una storia parecchio lunga. Come si è voluto il rapporto tra voi e il festival?

Il rapporto col MI AMI è in realtà il rapporto con la musica. Io mi ricordo proprio che dei primi concerti fatti lì, che era un posto dove noi, che venivamo da fuori, volevamo arrivare. Me lo ricordo come un punto di approdo, è bello immaginare che la nostra musica sia cresciuta così come è cresciuto il MI AMI nel tempo, è figo. Oltre a questo c'è l'attaccamento a tutto il sistema di Rockit, che secondo me è un sistema soprattutto adesso super nobile di comunicazione rispetto alla musica, di attaccamento rispetto a qualcosa che sembra sempre più veloce. È intangibile, quando in realtà dietro ci sono operatori, persone che si interessano, c'è tutto un mondo molto ampio con cui connetterci ci fa sentire dalla parte giusta della barricata: quelli a cui piace la musica e che continuano a farla con tutto quello che ci hanno. E poi va be', il MI AMI è una presa bene, ci sono tutti, a me piace anche soltanto il fatto che, oltre a suonare noi, prima e dopo me ne vado a vedere i concerti degli amici.

A luglio farete anche una tappa a Genova, al Balena Festival, dove sceglierete un artista della community Rockit PRO come opening. Parlavi prima della mancanza di opportunità per suonare: quanto servono, invece, occasioni come questa?

È straimportante. Se noi non facevamo i concerti non facevamo musicisti. Noi abbiamo fatto il primo tour con gli Zen Circus e ricordo che gli guardavo la pedaliera, mi studiavo le canzoni, i piatti con cui suonava Karim, eccetera. Noi abbiamo fatto da spalla a chiunque, è un modo in cui imparare le cose. Questo percorso è assolutamente interminabile ed è una buona base per poter costruire poi nel tempo anche un qualcosa che rimane, che va al di là di quello che potrebbe essere un successo passeggero, perché capisci che la musica è un mestiere e lo impari.

I FASK all'Alcatraz nel 2024 - foto di Starfooker
I FASK all'Alcatraz nel 2024 - foto di Starfooker

Tu che cosa vorresti da una band che suona prima di voi?

Qualsiasi tipo di musica, ma onesta. La tua musica mi deve trasmettere chi sei, da dove vieni, cosa senti. Io quello che cerco è solo purezza, non mi interessa altro, neanche il genere musicale. Certo, io ho degli ascolti prediletti miei personali, questo però conta poco. Quando una roba è buona ed è vera, cioè la roba spacca, non ci sono strategie.

Percepisci meno purezza in giro?

Siamo in una situazione in cui spesso la musica è mercato. E quando questo accade vuol dire che è un periodo di stanca del mercato e qualcosa accadrà, qualcosa dovrà modificarsi da qui a breve. Perché credo che tante cose si assomiglino, tante cose partano dal presupposto che la prima cosa da fare è ottenere un seguito, un pubblico. Quando in realtà la prima cosa da fare è ottenere un suono, un'idea. E quello si fa tramite appunto esperienze, ascolto, conoscenza. Io credo ci sia un attaccamento un po' folle al risultato. Ed è una stronzata, semplicemente. Questa è la verità. Una cazzata. Non serve a niente.

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L'articolo Fast Animals and Slow Kids: "Nella musica c'è troppo mercato, noi cerchiamo la purezza" di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2025-04-07 14:15:00

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