Federica Abate Chechile è una cantante classe 1998 nata nella campagna salernitana. Ora vive poco lontano dal suo paese natale, a Sala Consilina, dove passa il tempo scrivendo testi. "Ho abbandonato il percorso universitario poco più di un anno fa per iniziare a fare musica", dice. Si è buttata, seguendo la sua passione (e anche l'istinto). Da allora si è dedicata totalmente alle sue canzoni, che firma con il moniker Feeda. Si rifugia nel suo mondo interiore, per esplorare le proprie emozioni e raccontarle con una chitarra acustica e i beat di UanmNess, il suo produttore. Il risultato arriva con La misura delle cose, un ep in cui tira le somme del suo percorso da musicista. È "il frutto di tutto ciò che ho seminato dal mio primo testo alla mia ultima esibizione". Cosa ha raccolto ce lo dice lei.
Come ti sei avvicinata alla musica?
Da piccola volevo un pianoforte e mia madre per accontentarmi mi comprò una chitarra. Ho studiato per un anno ma ho abbandonato presto. Ho ripreso da autodidatta a diciotto anni e ho passato la maggior parte delle mie giornate a studiare musica. Quando pensavo di non poter fare questo nella vita ho iniziato a scrivere i primi testi, per contraddirmi.
Credo – anzi, spero – che la costante per tutti sia il bisogno. Per me lo è stato, ma prima di capirlo le emozioni sono state contrastanti. Un po’ perché non lo credevo possibile e un po' perché la mia vita era del tutto diversa fino a poco prima di prendere questa decisione. Ricordo bene il giorno in cui ho scritto la prima canzone. Era il 21 dicembre 2020. Ho pensato che fosse inutile credere di poter percorrere una strada diversa. Un’idea a tratti piccola e insensata. Dopo qualche giorno "NO" ho aperto le note del cellulare ed ho iniziato a scrivere. Qualche minuto dopo è nata Solstizio d’inverno, una delle canzoni uscite lo scorso anno. Come si scrive? Non lo so. Però so di non essere in grado di inventare una storia. Tutto quello che scrivo devo averlo vissuto. Inizialmente, sapendo suonare la chitarra, ho arrangiato qualche melodia di sottofondo, poi ho conosciuto UanmNess, il mio produttore. Con lui è iniziato il mio percorso creativo. Per far nascere una canzone ci ho messo a volte ore, a volte giorni. È bello scegliere i suoni da inserire, capire se una melodia mi trasmette una sensazione o se mi fa pensare a qualcosa che vorrei raccontare. È tutto molto spontaneo e naturale. Non c’è uno schema da seguire per quanto mi riguarda. Se sono felice scrivo, se sono triste scrivo, ma la maggior parte delle volte prima piango tre ore nel letto. Attualmente non collaboro con nessuno, anzi, sono alla ricerca di produttori e artisti con cui collaborare.
Come definiresti le tue canzoni?
La mia musica è molto intima e a tratti malinconica. Scrivo quello che sento più che quello che penso. Il mood sonoro si alterna spesso agli stati d’animo. Lo definirei un indie-pop con alcune sonorità elettroniche, o almeno è questo il sound che ultimamente mi sta accompagnando.
Cosa ascolti di solito?
I miei ascolti spaziano molto. Ascolto cantautorato italiano (De Gregori, Battisti, per esempio), mi piace molto la black music. Ho ascoltato tanto Elisa, Rihanna, Venerus, Apparat e Ms. Lauryn Hill. Attualmente sto in fissa con FKJ, e con molti artisti della nuova generazione come Altea, i bnkr44, Lauryyn, Giuse The Lizia, ecc.
Qual è il messaggio del tuo ep?
Per La misura delle cose intendo il peso che diamo a ogni sentimento, comportamento, rapporto con noi stessi e con gli altri. Quanta importanza diamo inconsapevolmente alle cose che facciamo o che ci accadono. Quanto valore diamo ai rapporti, alle scelte e alle speranze. La musica è la mia reazione alla vita e a tutti i momenti che la formano e contraddistinguono. Scrivere e comporre canzoni per me sono da sempre un rifugio, una guida, e uno sfogo a tutti momenti che attraverso.
Questo è il concept generale per ogni mio brano. In La misura delle cose non ho sentito l’esigenza di inventarmi o cercare un filo conduttore diverso da ciò che già accomunava i miei brani. Mi piaceva l’idea di immaginare questo mio ep come il risultato del mio percorso, quello del mio inizio, il frutto di tutto ciò che ho seminato dal mio primo testo alla mia ultima esibizione, come se fosse la fine di un sentiero e l’inizio di una strada nuova. La misura delle cose è un prodotto indie-pop che si mescola alle sonorità urban con sfumature dance ed elettroniche.
Cosa succede ai tuoi live?
I live per me sono sempre una grande festa. Mi è capitato diverse volte di cambiare all’istante il live stesso, introducendo per la prima volta strumenti che stavo ancora studiando (la tastiera, che sto ancora imparando a suonare bene), o togliendo basi, per vedere cosa succedeva. Il live è il momento in cui puoi capire cosa funziona e cosa no. Durante i live hai a disposizione uno spazio in cui la tua voce viene ascoltata e io preferisco sempre sfruttarlo e godermelo al meglio.
Hai già nuovi progetti?
Sto continuando a scrivere. L’idea è quella di fare un disco, ma la cosa che mi preme di più è conoscere nuove persone, musicisti, cantautori, produttori, e riuscire ad apprendere il più possibile per la mia formazione e per riuscire a dare un senso al lavoro che spero uscirà.
È come un contenitore di emozioni e sensazioni che una volta terminato lascia agli ascoltatori qualcosa di nuovo. Quantomeno è quello che cerco di fare.
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L'articolo Feedati del tuo istinto di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-09-18 11:15:00
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