Fireworks Banquet coast to coast

Una famiglia alternative rock porta il sound della West Coast americana nei pressi di Oristano, e gli riesce pure bene

I Fireworks Banquet – foto di Mario Flavio Dessì e Luca Fois
I Fireworks Banquet – foto di Mario Flavio Dessì e Luca Fois

I Fireworks Banquet sembrano una grande famiglia cresciuta in casa alternative rock. Hanno influenze simili, chi più chi meno aggressive, ma sempre fedeli alle chitarre elettriche e ai garage anni '90. "Zio Ale e Tommi", sono Alessandro Ladu (batteria) e Tomaso Dessì (basso), il primo classe 1980 e il secondo 1972. Li chiama così Andrea, cantante del gruppo, nato nel 1999, con cui abbiamo fatto una chiacchierata. Conclude la formazione Samuele Dessì, "sempre in cerca di roba sofisticata".

La band è nata in maniera situazionale. Ad Andrea servivano musicisti per esibirsi, ormai lo avevano già invitato a suonare al festival di Ales, città sarda dove risiede la band. Dopo quel live non si sono più lasciati. Anzi, nel 2021 è uscito il loro primo disco, Nothing Really Important, che suona un po' shoegaze e un po' alternative rock della West Coast, ma con Oristano al posto di Los Angeles. Abbiamo chiesto ad Andrea se in fondo c'è davvero così tanta differenza.

Con quali sottogeneri dell'alternative rock siete cresciuti?

Proveniamo tutti e quattro da classi rock diverse. Tomaso è scuola punk, Alessandro garage rock (molto wild, vedi i Rippers), Samuele è alternative rock (sempre in cerca di roba sofisticata) e io un mix tra alternative e indie rock, ma più verso il secondo, più soft. I Fireworks Banquet sono un mix di tutto questo, non solo nella composizione del brano, ma anche nei suoni, nelle pennate delle chitarre, nel sound di batteria. È proprio questa diversità a disegnare lo stile musicale dei Fireworks Banquet.

Fireworks Banquet – foto di Mara Turnu
Fireworks Banquet – foto di Mara Turnu

Com'è nata la band?

Ci conosciamo da sempre, ovviamente, siamo una famiglia, ci riuniamo ogni weekend a casa del nonno (ride, ndr). Abbiamo iniziato a suonare assieme nel 2018 perché qualche mese prima avevo registrato delle demo a casa, facendo da solo le parti di batteria, basso e chitarra e le avevo pubblicate su Soundcloud. I ragazzi dell’associazione musiculturale di Ales – impegnati nell’organizzazione dell’Amballa Fest – avevano ascoltato i pezzi e mi avevano chiesto di suonare, ma non avevo una band. È qui che sono intervenuti zio Ale e Tommi. In un paio di mesi abbiamo preparato qualche pezzo per il concerto e poi alla fine abbiamo continuato a suonare.

Qual è la formula per il vostro alternative rock?

La nostra musica, come ho detto prima, è un mix dei nostri diversi ascolti. Ma in realtà ciò che prevale di più è il funk di Samuele e il mio tiro indie rock, che tinteggio anch’io ogni tanto con un po' di funk. Non saprei come definire il nostro genere. Tocchiamo più generi e li mischiamo tra loro. La formula è questa: se ci piace e funziona, lo suoniamo. Alla base c’è sicuramente indie rock, poi ci aggiungiamo qualcosa di funk, qualcosa di garage rock, qualcosa di punk o hard rock. Cerchiamo comunque di fare un tipo di musica divertente da suonare.

Quali sono i vostri ascolti?

I nostri ascolti sono molto vari, siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Quando compongo preferisco farmi guidare dal mio subconscio, non riesco a comporre dicendo: “Ok, adesso scrivo un pezzo stile Strokes o Arctic Monkeys”. Prendo la chitarra, cerco di rilassarmi e di tirare fuori qualcosa di originale. Se esce bene, se no ritento la prossima volta. Ma comunque il mio subconscio mi porta quasi sempre sulla strada degli Strokes o Interpol. Anche Samuele compone ogni tanto e porta pezzi alle prove. Lui è più sullo stile dei RHCP, è super fan di Frusciante e credo si senta. Il suo funk colora tantissimo i pezzi e penso funzioni.

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Come sono nati i pezzi di Nothing Really Important?

Il nostro ultimo lavoro in studio, Nothing Really Important, sono 9 tracce mie e una di Samuele (Shadow). Sono pezzi che ho composto tra il 2017 e il 2018. Ero un diciassettenne con il cuore spezzato perché avevo appena rotto con la mia ragazza. Nel disco c’è un innocente, immatura (ed esagerata) disperazione e drammaturgia, ma anche spazio per un po' di rabbia catartica e felicità. Un mix di emozioni che provavo al periodo, non solo romantiche però, ad esempio To Choose Not To Choose credo fosse un pezzo più maturo rispetto agli altri, trattava qualcosa di più importante che va oltre l’amore, la libertà di scegliere. Probabilmente stavo provando a scrivere un testo politico. Anche il titolo del disco va oltre la semplice fine di una relazione. Riguarda un cinismo che già allora riuscivo a vedere nelle persone che incontravo. Al periodo pensavo che le persone non riuscissero a distinguere una cosa importante da una totalmente futile. Ora che sono cresciuto e ho capito meglio come funziona il mondo, quel titolo ha un altro significato: alle persone non frega un cazzo di niente, vogliono solo la loro soddisfazione personale. Se una cosa non le riguarda, allora non è importante.

Qual è il live che vi ha emozionato di più?

Il nostro punto più alto (finora) credo sia stato il live a Sarroch nell’agosto 2022 (Sa Rock Festival) insieme ai Sick Tamburo. Ricordo che in mezzo al loro concerto, Gian Maria ha speso un minuto per ringraziarci e farci i complimenti per la nostra apertura al loro concerto. Ci aveva fatto davvero piacere.

Progetti futuri?

Per ora stiamo lavorando a circa una decina di pezzi nuovi, sperando di riuscire a pubblicare qualche singolo a breve. E poi ci piacerebbe andare in tour. Fare molti tour. Non solo in Italia ma anche fuori, tipo America, Giappone. Vogliamo far conoscere la nostra musica al mondo intero, in qualunque modo. E fare anche altri dischi ovviamente.

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L'articolo Fireworks Banquet coast to coast di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-05-08 18:32:00

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