Il ritorno dei Fitness Forever, band napoletana nota per il loro sound contagioso che intreccia disco, funk e pop dal sapore vintage, non poteva essere più atteso: Amore e salute, il loro nuovo album, esce domani dopo una lunga gestazione durata sette anni. Nonostante preferenze dichiarate per la dolce arte del dolce far niente, come ci confesseranno, il periodo tra un disco e l'altro è stato tutto tranne che ozioso: la band ha continuato a dedicarsi alla musica con passione e pazienza.
In quest'intervista, i Fitness Forever si raccontano con autoironia e sincerità, riflettendo sul loro ruolo nella scena musicale napoletana, spesso considerata fiorita grazie anche al loro contributo. Parlano delle influenze del New Napoli Sound e delle collaborazioni importanti di questo disco, come quella con Calcutta per il singolo A vele spiegate e la partecipazione di Peppino Di Capri nel brano Ischia, che rende omaggio al mito di Fred Bongusto. Tra aneddoti divertenti e riferimenti nostalgici, la band ci guida dietro le quinte di un album che celebra la cultura musicale partenopea con uno sguardo fresco e uno spirito senza tempo.
Iniziamo con una domanda esistenziale: che fine avevate fatto?
Pur ammettendo una certa preferenza nel non voler fare assolutamente nulla durante la giornata (quando si può), questi ultimi sono stati in realtà 7 anni strapieni di musica, tour, dischi, canzoni, con in mezzo tutta una serie di incidenti di percorso - alcuni piuttosto lampanti (come nel caso della pandemia) altri che invece hanno riguardato la nostra sfera personale. Nonostante tutto però, non abbiamo mai perso il filo di questo disco, ci abbiamo sempre lavorato… sin prisa y sin pausa! Del resto chi ci segue, sa sempre che un disco dei FF è sempre un affare piuttosto lungo, a causa dell’estrema cura di ogni dettaglio.
In questi cinque anni è esploso il New Napoli Sound/Neapolitan Funk, e in un certo senso voi ne siete un po’ i padri, spirituali ma anche “carnali”: come ci si sente ad aver aperto una via?
In tutta sincerità ritengo che nessuno qui abbia inventato nulla! La nascita di una nuova corrente musicale, infatti, è semplicemente il momento in cui varie cose che erano nell’aria alla fine si allineano dando vita a una sorta di “big-bang”, un’energia propulsiva che porta alla nascita di gruppi, dischi e canzoni con un denominatore musicale comune. Noi siamo in giro da tanti anni, e quello che facevamo per molta gente era non catalogabile, strano. Se abbiamo un qualche ruolo in questo “allineamento” che ha dotato il pubblico degli strumenti che servono a comprendere e apprezzare questo tipo di sonorità, non sta a noi dirlo, e tutto sommato, non ha alcuna importanza. Quello che conta è che oggi da Napoli stanno uscendo veramente tantissime produzioni fighe e di qualità, ed è una cosa che ci rende felici e orgogliosi!
In questo nuovo disco ci paiono piuttosto evidenti le influenze anni Settanta e Ottanta, da Alberto Radius in poi. È stato facile recuperare quella grana musicale?
Beh! Quella famosa trilogia (da “Che Cosa Sei” del 1976 ad “America Good-Bye” del 1979, in
mezzo “Carta Straccia” del 1977) è funk, è prog, è rock, è disco, è pop… dischi suonati in maniera magistrale da musicisti stellari (uno su tutti, Tullio <3) e le composizioni, scritte da quel dream- team assoluto formato da Radius/Avogadro/Daniele Pace, sono tutti piccoli grandi capolavori. Da LPs come questi, abbiamo preso sicuramente il gusto per un certo tipo di arrangiamenti, ricchi di dettagli, la voglia di creare delle canzoni che si svelino col tempo e con gli ascolti e farle suonare dai migliori musicisti disponibili (e in questo la nostra città ci dà una grande mano per fortuna, piena di talenti com’è!).
Del singolo in collaborazione con Calcutta, “A vele spiegate”, vostro primo singolo per altro,
che ci dite?
Lavoro con Edo dal 2018, suonando con lui (molto male) il pianoforte ai concerti e a volte anche in studio (specialmente quando è un pò distratto). Sapeva che stavo lavorando su questa canzone, sul cui testo però mi ero a dir poco incartato. Così un giorno ci siamo messi al telefono, e mi ha dettato, quasi in tempo reale, tutte le frasi che mancavano! Un’esperienza quasi paranormale che a distanza di anni ancora mi impressiona e mi fa chiedere: "ma comm’ha fatt!?".
Com’è avvenuta la registrazione?
Una sera io e Scialdone, armati di un microfono Neumann U67, siamo piombati in questo piccolo studio di Roma dove Edo stava ultimando la pre-produzione di “Relax”. Edoardo è stato magnifico, ha fermato tutto quello che stava facendo e ha cantato per noi con l’aiuto fondamentale del nostro adorato Giovanni De Sanctis, che l’ha registrato. Così oggi possiamo ascoltare questo piccolo gioiellino, che è una collaborazione musicale, ma anche un’istantanea di alcune persone che, pur di trovare una scusa per cazzeggiare insieme, si chiudono in studio a registrare canzoni.
C’è un altro ospite illustrissimo di questo disco: Peppino Di Capri. Da dove è venuta l'idea di affidargli un brano?
Sono da sempre stato un fan sfegatato di Fred Bongusto e della sua musica. Quando nel 2019 è venuto a mancare, provai una grande tristezza, come se avessi perso una persona cara. Nell’estate successiva, la prima cosa che feci appena fu possibile di nuovo uscire di casa fu quella di prendere un traghetto con due amici e visitare il borgo di Sant’Angelo a Ischia, dove Bongusto ha vissuto a lungo. Andammo in pellegrinaggio alla sua bellissima villa bianca, parlammo di lui con le persone del posto, suonammo il pianoforte di un Hotel che spesso utilizzava anche lui di ritorno da una nuotata mattutina… Quando tornai a casa mia di getto composi “Ischia” ed ebbi immediatamente la certezza su chi dovesse cantarla: Peppino Di Capri!
Perché proprio lui?
Fred a cavallo tra gli anni '70 e '80 era solito registrare i suoi dischi alla “Splash”, studio di proprietà proprio dello chansonnier Caprese che nel corso degli anni con lui sviluppò una sincera e intensa amicizia che tra cene, scherzi, partite a tennis e momenti di relax marittimi, culminò poi nel tour “Due Ragazzi Così", dove i nostri spesso interpretavano i successi dell’altro. Quindi chi meglio di Peppino poteva cantare Fred?
E come siete riusciti a coinvolgerlo?
Peppino è un totem, una leggenda vivente, pensare di farlo cantare su un pezzo funk dei Fitness (peraltro con un’intro strumentale di oltre due minuti) era pura, irrealizzabile utopia. In più, erano passati 5 anni dall’ultima volta che quella voce magica aveva inciso qualcosa. Ciò nonostante, ci abbiamo provato: niente, rimbalzati senza pietà. Non rimaneva che rassegnarsi, come accade tante volte nella vita, consapevoli di aver sognato un po’ troppo. C’era solo un problema: il mio segno zodiacale! Infatti, io sono Capricorno e quando (raramente per fortuna) quelli del mio segno realizzano che una cosa è giusta, aldilà di ogni ragionevole dubbio, non c’è verso di fargli cambiare idea: e a quel punto, si va fino in fondo. E quindi alla fine, l’ha fatto. Come è stato possibile? C’entra sicuramente il fatto che il team di Peppino ha potuto vedere da vicino (avendo anche noi registrato alla “Splash”) quanto lavoro, abnegazione, passione e amore ci mettiamo, quanti sacrifici facciamo per fare quello che facciamo in studio. E ovviamente, c’entrerà pure Fred, che deve aver visto tutto dall’alto e avrà convinto Peppino venendogli in sogno e dicendogli, col suo tenerissimo e stranissimo napoletano : “E cantl’ sta canzon re’ Fitnèss!”.
Se doveste associare a un film il vostro nuovo disco, che film sarebbe?
Mi viene in mente “L’uomo in più”, il primo film di Sorrentino, in cui uno dei protagonisti è un vecchio chansonnier italiano ormai in declino. Ho sempre pensato, infatti, che il personaggio di Tony Pisapia fosse chiaramente un omaggio a Fred.
Come sta la musica oggi in Italia?
Mi sembra evidente che stiamo attraversando un momento molto positivo! Sono diversi anni che nel nostro paese vengono prodotte delle canzoni straordinarie, ed il merito è tutto dell’industria musicale che, avvalendosi di valevoli producers, è riuscita a mettere a punto alcune succulenti “ricette musicali” capaci di soddisfare i gusti di tutti i nostri connazionali, anche i più esigenti! Ho la fortuna di avere come amico uno dei suddetti Maestri, che dopo diversi mesi di pressanti insistenze, ha alla fine ceduto, svelandomi almeno una di quelle formule magiche, elaborate negli studi più cool di Milano, per forgiare la colonna sonora della NOSTRA vita:
- Testo per lui (Duro): bravura nel fare soldi, talento nella seduzione di donne (fidanzate), valutazione positiva sulla grandezza del fondoschiena di ella, bravura nella capacità di infrangere la legge, discotec’, nome cocktail.
Musica : 3 parti di batteria, 2 parti di basso, 1 parte di armonia ( usare suono chiamato PAD ), 4 parti di voce.
Usare suoni rigorosamente MIDI, NO JACKS NO STRUMENTI REALI!11!
IMPORTANTE: in caso di armonia (accordi) utilizzare solo triadi maggiori o minori. Meglio se minori (con almeno un tasto nero della tastiera).
Una cosa che amate della scena musicale degli anni Settanta-Ottanta “di cui sopra”, una di quelle degli anni dieci del 2000 e una attuale.
Anni 70/80: Carlo Conti - It’s ok, It’s all right
2010 circa: Mc Fierli
Attuale: Giovanna Bizzarri
E infine: quali sono i vostri cinque album funk del cuore?
Tim Maia - Nuvens (1982)
Banda Black Rio - Maria Fumaca (1976)
Steely Dan - Aja (1977)
Alberto Radius - America Good-Bye (1979)
Michael Jackson - Off The Wall (1979)
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L'articolo Fitness Forever: il funk napoletano non è mai stato così in forma di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2024-11-07 10:26:00
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