I Bordo sono una nuova formazione milanese che ci ha impressionato per la scelta di inserire un cantato molto pop all'interno di un genere di solito urlato e straziante come l'emo, senza però rinunciare all'emotività intrinseca che porta con sé. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerli meglio, chiedendo di rispondere non solo con le parole, ma anche con un'immagine.
Se doveste scegliere una foto profilo con citazione annessa per i Bordo, quale sarebbe e perché?
La citazione si trova già nella foto. Pensare che tutto può passare è un incentivo a fare in mondo che le cose cambino. Non è detto subito, magari più in fretta, magari meno. L’importante è che qualcosa si muova.
A differenza del classico screamo o comunque di un'impostazione "urlata" della voce, la vostra è una scelta decisamente più pop, che non rinuncia ai momenti sing-along tipici del genere.
Negli ultimi anni c'è stata una ondata molto intensa di gruppi con voce “urlata” in Italia, questo non per forza è da definirsi in negativo ma siamo sempre stati inclini a cercare di fare qualcosa che non finisse in un calderone generale di gruppi alla o di gruppo come, anche se succederà di essere accomunati a qualcuno, come è naturale che sia. I momenti “sing along” sono un retaggio musicale che ci portiamo dietro, rispetto ad altri che ostentano un passato nel punk e nel mondo hardcore noi in quell’ambiente ci stiamo tutt’ora e parecchio attivamente con altri gruppi paralleli. Il modo di fare di suonare e di lavorare, o di porsi, viene da lì. Da piccoli siamo stati folgorati da quella ondata di gruppi anni '80 e '90 come One last wish, Rites of Spring e Fugazi. In Italia gli Eversor poi diventati The Miles apart troviamo che tutt'ora siano una delle cose più belle mai uscite.
Un tema ricorrente nei vostri testi è il vuoto, l'oblio, dimenticare il passato. Anche le vostre pagine social sono minimaliste e con delle descrizioni ridotte all'osso. Perché questa scelta? Com'è il vostro rapporto col passato?
Fin dall’inizio abbiamo deciso di tenere un basso profilo e che fosse qualche immagine o disegno a descriverci meglio più di qualche parola. L’obiettivo è rendere quello che suoniamo e quello che abbiamo registrato come la cosa più importante da recepire. Anche lo scrivere nominativamente chi siamo sarebbe complicato. Mi piace l'idea di descriverci come un collettivo perché è difficile vederci suonare più di un concerto di fila con la stessa line-up. Sul palco siamo in cinque, ma nelle retrovie siamo otto amici che si vedono quasi tutti i giorni e quando per altri impegni qualcuno non può esserci qualcun altro è sempre pronto.
Riuscire a “dimenticare” è una questione complicata, si scrive per esternare paure o per esorcizzarle. Anche se i testi possono sembrare malinconici, vorremmo che in fondo fossero presi come un punto di svolta. Insomma, lasciarsi tutto alle spalle cercando di guardare avanti. Magari i prossimi pezzi parleranno di quello che avviene dopo il vuoto, oppure continueranno a descrivere che cosa avviene quando in testa viaggiano ancora gli stessi pensieri pesanti di sempre. In fondo, nessuno è mai stato bene per sempre.
Cosa fanno i Bordo quando non suonano o scrivono canzoni nuove?
Molti di noi fanno lavori serali e notturni, chi il portiere di notte, chi in un pub, chi in un birrificio , chi a lavorare la terra, chi ha appena smesso di essere un bibliotecario. Sono tutti lavori in qualche modo romantici se si prende in considerazione qualche luogo comune. Siamo spesso ai concerti perchè ci piace sostenere e condividere, Milano negli ultimi anni è riuscita a creare una bella scena, ci sono sempre persone curiose e la curiosità è importante.
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L'articolo Foto Profilo: Bordo di Matteo Bordone è apparso su Rockit.it il 2015-11-17 10:47:00
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