"L'artista che manda i suoi brani e noi come etichetta che diciamo si o no, per me è una pratica superata" dice in un video su Instagram Oliver Dawson. È il fondatore di Pluggers – etichetta di Massimo Pericolo e Big Mama, tra gli altri – e così annuncia Fuck Pop, progetto di scouting da cui è nato il collettivo omonimo. Dopo il primo ep – Fuck Pop, tanto per cambiare – l'esperimento doveva concludersi, ma i membri del collettivo continuano a suonare. Tre di loro – Theego, Ciko e Cinquantasettanta – hanno pubblicato a novembre il primo singolo: Team. Dalla nascita del progetto al singolo che non doveva esserci fino al mini tour tra Milano e Bologna, ci siamo fatti raccontare Fuck Pop da loro.
C'erano 80 biglietti in vendita per assicurarsi un posto nel collettivo, ma dopo poco tempo si sono ritrovati in una ventina. "A grandi linee possiamo dire che i rapper sono: Ciko, Faax, Slight, Cinquantasettanta, Zazeh e Kilthe; i cantanti: LowJohn e Supernino; i beatmaker: DamianK, The ego, Cixxx, Jimi, Mr. Monty e Declich; i fotografi/grafici/illustratori: Irene Marino, Emily Ricotti e Vas Art. Ci sono poi delle figure “jolly” tra cui: Tony, me ed Effe" dice Sacchi, uno dei tuttofare di Fuck Pop che si occupa principalmente – ma non solo – della comunicazione. C'è posto per tutti e tutte, e non se lo sono fatti ripetere. Così anche nelle loro risposte, caotiche e di gruppo, come quelle di un vero collettivo.
Come vi immaginavate Fuck Pop e cos'è invece?
Zazeh: Fuck Pop sembrava un progetto interessantissimo e all'avanguardia, si è rivelato una calamita per gente con una visione artistica unica e un tasso di “cazzonaggine” altissimo.
Slight Syruse: Nella mia testa era un’opportunità per maturare musicalmente, invece è letteralmente diventata una famiglia mi permetto di dire. È qualcosa che sinceramente non si può spiegare: bisognerebbe viverlo e basta.
LowJohn: Mi sono iscritto per gioco, senza troppe pretese, del resto cosa sarebbe potuto uscire fuori da un brano realizzato da 80 persone? E invece ho scoperto un nuovo modo di fare musica, nuovi amici… insomma, una famiglia.
Klithe: Dal video su Tik Tok di Oliver mi ero abbastanza convinto fosse una scammata, felice di essermi sbagliato.
@siamopluggers ????????CHI VUOLE FARCI SENTIRE LA SUA MUSICA?????????Dal 3 Maggio partirà “Fuck Pop” che è il nostro nuovo modo di trovare talenti interessanti. Creeremo un brano insieme, noi e voi, utilizzando il nostro discord e facendo una riunione a settimana. Poi lo distrubuiremo e divideremo gli introiti con tutti i partecipanti, grazie agli NFT. Cerchiamo:- ????RAPPER / CANTANTI- ???? PRODUCER- ????GRAFICI- ???? A&RPensi di avere ciò che serve?Vai su PLUGGERS.IT e clicca FUCK POP #emergentirap ♬ suono originale - Pluggers
I biglietti rilasciati da Pluggers per partecipare al progetto erano 80. Troppi o ne volevate di più? Cos’avete pensato appena vi siete accorti di essere riusciti a entrare nella rosa?
Damiank: Considerato che durante il progetto ci sono state parecchie defezioni e che attualmente i membri del collettivo sono una ventina, direi che è stata una scelta sensata estendere a 80 persone la possibilità di partecipare a Fuck Pop. Ovviamente, gestire e far cooperare così tanti individui è stato complesso e per fortuna c’è stata una sorta di selezione naturale in base alla quale soltanto alcune personalità si sono affermate nel corso del progetto, garantendo dedizione e una presenza costante. Appena ho visto la storia che promuoveva il progetto ho subito acquistato il biglietto e credo di essere stato uno dei primi a entrare, nonostante non avessi idea di che cosa in pratica avremmo fatto.
Jimi: Considera che il mio acquisto è avvenuto alle 3:29 di notte, quindi davvero non stavo capendo che cazzo stavo facendo. Il giorno dopo ho riguardato meglio il video di Olly – Oliver Dawson – e mi è sembrata una follia. Gia mettere d’accordo 4 persone in casa mia è un problema, figurati 80! Invece l’abbiamo fatto ed è stato perfetto.
Supernino: Fin dalla prima call non siamo mai stati tutti e 80 come ci si poteva aspettare. Credo il picco massimo sia stato di 50/60 persone in una call, poi pian piano che la severissima giuria popolare si esprimeva su quale fosse il beat, la strofa, la grafica migliore, il numero di partecipanti si riduceva e il numero di persone che si offendeva a morte aumentava e abbandonava il progetto. Ricordo che quando il mio ritornello venne scelto per Funko fui felicissimo, anche perché c'era un sacco di competizione in quel momento. Ora che quel primo progetto si è chiuso e siamo rimasti in 20, la competizione ha lasciato il posto alla collaborazione e all’amicizia.
Coordinare così tante persone dev’essere stata un’esperienza parecchio caotica: quali sono i ricordi più folle di questa fase?
Gabriele Sacchi: Olly ci ha lasciato parecchia autonomia in realtà: ha calcato la mano solo nelle fasi iniziali del progetto e verso la consegna; lo sentivamo giusto il martedì in riunione discutendo le deadline. Il coordinamento degli artisti è stato una staffetta: dopo la settimana di ascolto collettivo – in cui decidemmo le influenze che più ci appartenevano – è toccato a me e ad Antonio dirigere i due gruppi di beatmaker, poi ai rispettivi produttori dirigere i rapper e infine nuovamente ad Olly. Dal mio gruppo uscirono le tracce McRione e Funko, da quello di Antonio invece Wello. Quest’ultima – oltre ad essere quella che secondo me live rende meglio – è stata la più interessante a livello di ideazione: un singolo beat creato in condivisione schermo su Discord a "mille mani”.
Effe: Più che esperienze folli, durante i primissimi giorni – quando praticamente tutte le 80 persone erano ancora attive – sono arrivati messaggi e foto incredibili, anche nei form che avevamo creato per le demo. Per esempio un tipo – che ha fatto la storia di quelle settimane – decise di mandarci una sua foto sdraiato in un paesaggio agreste a pancia in giù, con i pantaloni abbassati e la ruota di una bici appoggiata nel culo. La vera parte caotica dell'esperienza in realtà è stato insegnare ad alcuni partecipanti come effettivamente usare Discord, visto che non sapevano neanche come attivare il microfono o condividere lo schermo (alcuni non hanno ancora imparato).
Come è arrivato il collettivo a definirsi così come è adesso a livello di organico?
Oliver Dawson: Fuck Pop è nata con l’idea di fare un pezzo in 80 persone ed è finito per essere un collettivo di 20 che pubblica canzoni, crea visual tramite il supporto dei cugini del Covo e organizza serate. Nulla di tutto questo era preventivato o preventivabile neanche nelle più rosee aspettative. Il tutto è successo per magia, grazie alla bellissima attitudine dei ragazzi che hanno partecipato. Sempre aperti a migliorarsi, a confrontarsi, a mettere la squadra prima dell’ego.
Antonio Di Lecce: È morto Adriano Celentano ed è nato Fuck Pop, può sembrare assurdo ma dopo questo inside joke – che forse un giorno vi racconteremo – il clima è cambiato: da chiamate di "lavoro" sono diventate chiamate tra amici, qualcosa che è diventata più grande giorno dopo giorno. Non c'è un "come", a mio parere c'è solo un "perché". È perché 20 persone stavano cercando una possibilità, è perché 20 persone hanno deciso di aiutarsi tra di loro per creare quello che è adesso è Fuck Pop, che è definibile come un bellissimo mosaico nel quale ogni tassello è insostituibile.
Gabriele Sacchi: Oltre a noi 20, un’appendice essenziale di Fuck Pop è rappresentata dai ragazzi del collettivo Covo: si sono occupati del branding del progetto, creano le visual per i concerti e quando si esibiscono live con noi sono una bomba.
Perché volete mandare a fanculo il pop?
Oliver Dawson: Fuck Pop è il nome dell’operazione di scouting che abbiamo fatto e poi è diventato il brand del collettivo. Il nome nasce da un momento di frustrazione in cui tutta la musica che sentivo in giro mi sembrava tutta omologata uguale alla ricerca di un successo facile e immediato. L’obiettivo di Fuck Pop era: sfoghiamoci e troviamo altre strade.
Koki: In realtà non mandiamo a fanculo il pop inteso come musica pop, ma le scelte popolari nella musica.
Vas: Perché se lo merita.
Fenice (Covo): Quando io e Oliver eravamo nelle fasi di delineazione del progetto avevamo in mente qualcosa che fosse distaccato dai normali protocolli editoriali e in generale dalle meccaniche del music biz. Secondo me la parafrasi di questo mandare a fanculo è far capire alle persone alle persone che esistono altre vie, basta essere creativi!
Cos’è successo la sera del release party per farvi decidere di proseguire il progetto?
Emily Ricotti: La festa era iniziata da qualche ora e il tasso alcolico era già parecchio alto. Mi avvicino al bancone del bar e trovo Koki con un bicchiere e una bottiglia di prosecco che stava degustando con diletto. Iniziamo a parlare e appena iniziata la conversazione prende un altro bicchiere e inizia a versarmi il prosecco: dopo neanche 20 minuti quella bottiglia era finita. In quel momento ho capito di essere nel posto giusto, con le persone giuste.
Irene Marino: Il Release Party fu sicuramente l'evento più atteso, quasi più della release stessa: voleva dire vederci finalmente di persona. Umanamente avevo già legato con qualche membro di Fuck Pop; questi legami hanno fatto sì che la fine del progetto – intesa come release – non coincidesse con la fine dei rapporti interpersonali creatisi. L'amicizia che si era instaurata fu sicuramente il motore di quello che poi si è consolidato in un vero e proprio collettivo.
Faax: La musica non conta un cazzo se prima non c’è un rapporto umano con le persone con cui la si fa. Quella sera ho capito che tutte le persone che erano coinvolte in questo progetto, erano ragazzi che amavano la musica, ragazzi come me che lo fanno per amore. Mi sono sentito parte di qualcosa.
The Ego, Cinquantasettanta e Ciko, come vi siete trovati a lavorare insieme voi tre?
The Ego: Molto bene, sin da subito. Ricordo di aver fatto una videocall con Ciko per chiacchierare un po’ ed entrare in sintonia, mentre Cinquantasettanta – essendo anche lui lombardo – è capitato di incontrarlo spesso! Credo sia stato molto importante che oltre all’aspetto professionale sia nato un legame umano solido e devo dire che sia con con Davide (Ciko), che con Filippo (Cinquantasettanta) si è instaurato un bel rapporto. Dopo aver registrato il provino da casa sua, Ciko è salito da me a Bergamo e Cinquantasettanta è passato in studio per registrare la sua strofa. Ovviamente abbiamo lavorato anche ad altro materiale quel giorno…
Cinquantasettanta: Lavorare con Ciko e Diego è prassi; Davide è una persona in cui rivedo la musica che ho sempre ascoltato e che adoro, il suo impegno per il sociale e la sua dedizione nel raccontare la sua situazione è assurda ed è da ammirare. Diego e il suo studio sono ormai una casa che trasuda canzoni dalle pareti, se poggiassi l'orecchio al muro potresti già sentire la prossima hit. Lavorare con Diego è fare musica di significato, cosa che però vedrete col tempo, perché Team è solo la prima cazzata che ci è venuta in mente prima di conoscerci.
Ciko: Loro sono diventati degli amici oltre che dei colleghi: per me è difficile anche solo pensare di lavorare con qualcuno senza la giusta chimica.
Ciko, hai detto che il singolo Team parla della vostra realtà. Venendo tutti da zone diverse d’Italia, qual è il terreno in comune?
Ciko: Team è un "banger", il classico inno della crew a cui chi cresce con il rap è ben abituato. La realtà che condividiamo è quella del nostro collettivo: prendere un treno per Milano per farcela tutti insieme, fare la musica migliore possibile e sfogare la nostra passione in maniera costruttiva. Ci vedo tutti sulla stessa lunghezza d'onda in questo.
Cinquantasettanta, come mai stavi per mollare la musica prima di Fuck Pop e cosa del progetto ti ha fatto abbandonare l’idea?
Cinquantasettanta: Non ho mai pensato di abbandonare la musica, mi ero dato un limite agli investimenti che potevo farci. Fuck Pop è arrivato nel momento in cui pensavo di cambiare registro, passando da canzoni finite a demo da pubblicare a caso quando mi pareva. Un paio di anni fa, un mio caro amico mi disse: "Secondo me dovresti solo trovare delle persone con cui lavorare alla tua musica” e al tempo gli diedi ragione. Una volta lavorato al primo EP di Fuck Pop – anche grazie a Oliver Dawson – ho capito che era il caso di investire ancora sulla mia musica.
Come sono andati i primi live?
Monty: Una figata. Alla Music Week non avevo ancora mai visto nessuno "in real life" ed è stato come se ci conoscessimo da sempre. Il live a Bologna invece è stato una mina, mi ha permesso di approfondire i rapporti con tutto il collettivo.
Cixxx: Parecchio meglio del previsto per una formazione che non aveva mai lavorato a un evento assieme. Si è sentita l'attenzione da parte di tutti e ogni volta ci sforziamo di aggiungere qualcosa al setting del palco. Considerate che – quando è necessario – arriviamo con i nostri monitor e proiettori, il nostro palco e la nostra americana. I gestori dei locali più attenti a questi aspetti percepiscono l'entusiasmo e la professionalità, ed è anche cosi che si crea un buon rapporto.
Emily Ricotti: Milano e Bologna sono state due date completamente diverse, a Milano abbiamo portato uno showcase mentre a Bologna abbiamo fatto vedere a tutti come Fuck Pop fa festa. Vedere così tanta differenza tra le due date – tutte e due a mio parere molto efficaci – mi rende ancora più curiosa di quello che potremmo fare in futuro.
Klithe: Venite a vederli.
Visualizza questo post su Instagram
Con quali altri membri del collettivo pensate di lavorare per i prossimi lavori? Con chi vorreste collaborare di esterno?
Gabriele Sacchi: Le collaborazioni esterne prima o poi arriveranno sicuramente, ma al momento siamo focalizzati sullo sperimentare più combo possibili tra di noi. Essendo in tanti c’è poi una grande eterogeneità sui nostri feat. dei sogni. Faax ad esempio citava Marracash, Lowjohn Franco126, io sono mega fan di Dargen D’Amico e Vasco Brondi, c’era poi chi ipotizzava quanto sarebbe figo un Zazeh feat. Egreen o qualcos’altro ancora con Rosolo Roso. Però appunto, al momento abbiamo pubblicato quattro pezzi e ne riparleremo quando avremo dimostrato di avere le carte in regola per poterli gestire.
Oliver Dawson: Io non penso al collettivo come un’entità unica, questa è la parte più bella. Sono più di 20 artisti con caratteristiche molto diverse. Ci sono i produttori che hanno attitudini diverse, Damiank e Jimi più pop, mentre The Ego spero un giorno droppi un beat a Gué o Marra. I rapper e i cantanti sono tutti unici a volte quasi agli antipodi. Quello che li unisce è l’energia e secondo me quella arriva a tutti. Gli artisti che hanno già incontrato l’hanno percepita e vogliono tutti lavorarci.
The Ego: Credo di aver lavorato con quasi tutti nel collettivo e recupererò presto con chi manca. Per quanto riguarda collaborazioni esterne sto avendo il piacere di coinvolgere artisti emergenti che stimo e hanno voglia di mettersi in gioco. Riusciamo a incontrarli grazie a "The Ego And Fucking Friends" un format live di rap e dj set che stiamo portando avanti a Milano ogni due settimane.
Visualizza questo post su Instagram---
L'articolo Fuck pop, "perché se lo merita!" di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-02-03 15:57:00SUGGERITI
COMMENTI