Galeffi sta arrivando al MI AMI col bus scoperto

Un giro in esclusiva (e che non avremmo mai pensato di fare nella vita) per le vie del centro della capitale con il cantautore e i suoi fan su un City Sightseeing, per scoprire il suo nuovo disco "Belvedere". Che suonerà per la prima volta live venerdì 27 maggio al MI AMI

Galeffi - foto di  Giulia Blasi - The Studio Agency
Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

Siamo stati con Galeffi a zonzo per la capitale, a bordo di un autobus turistico, dal quale guardare le meraviglie di Roma e ascoltare in anteprima Belvedere, il suo terzo disco, con sopra solo il cielo di Roma. Qui il racconto di quello che è stato, in attesa di ascoltarlo domani al MI AMI in un live acustico alle 18.20 sul palco TOUGH AS YOU UNEXPECTED STAGE. Per aprire alla grande il festival del 27, 28 e 29 maggio al Circolo Magnolia (qui i biglietti per esserci).

È un giorno decisamente caldo a Roma per essere metà maggio. Così caldo che, uscendo dalla metro, mi sembra quasi di aver fatto un salto temporale, ritrovandomi in un agosto afoso e pieno di turisti convinti che sarà l’ombra dei pini intorno al Circo Massimo a rinfrescare il loro giro della città. Uscire alle tre del pomeriggio, in effetti, può sembrare una pessima idea, considerando che questa è la stagione dei servizi minatori in televisione che ci ricordano di stare a casa e bere acqua per sopravvivere.

I fan in attesa di salire sul bus di Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
I fan in attesa di salire sul bus di Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

Qualcosa, però, mi convince a velocizzare il passo mentre mi allontano da ogni prospettiva di frescura: alla fine della via, davanti al Roseto, mi aspetta un bus speciale. Per festeggiare l’uscita del suo terzo disco, Galeffi ha deciso di fare un regalo ad alcuni fan, portandoli a fare un tour di Roma, il tutto accompagnato dal pre-ascolto in diretta del disco, Belvedere.

"Un evento inusuale", penso nell’attesa; cominciano ad arrivare i primi invitati – ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni – mentre sul pullman continuano i preparativi. Vengono montate delle bandiere e uno striscione con la gigantografia della copertina dell’album: uno spettacolo che non passerà inosservato.

Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

"L’idea di un pre-ascolto impostato in questo modo è nata per via del titolo", mi dice Marco. "Quando mi hanno detto di cominciare a pensare a un nome, ho avuto un’illuminazione: il termine Belvedere, in questo caso legato anche all’idea di vedere il bello. Sono fan delle parole italiane interessanti: essendo una lingua così complessa, sarebbe un peccato non utilizzarla al meglio. In una riunione, mentre pensavamo a come presentare il disco, io ed il mio manager abbiamo deciso di fare un vero e proprio Belvedere tour, e direi che Roma, la mia città, si presta alla perfezione, tra piazze, monumenti e strade affascinanti".

Dopo qualche chiacchiera in piazza prima di salire, dove sento tutti intorno a me fare ipotesi su quello che ci aspetta, il nostro viaggio inizia. Pur abitando qui da sempre, non ho mai provato il brivido di salire su un bus a due piani per girare la città: direi che migliore occasione non c’è, quindi mi preparo a vivere questa esperienza da turista musicale, rigorosamente seduta sul lato della strada per non perdermi nulla.

Il bus davanti il Palazzo delle Assicurazioni Generali a Piazza Venezia - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
Il bus davanti il Palazzo delle Assicurazioni Generali a Piazza Venezia - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

Nell’esatto istante in cui le canzoni cominciano a risuonare nell’aria, tutti i passanti sui marciapiedi alzano gli occhi: qualcuno si chiede perplesso cosa stia accadendo di così importante da turbare la quiete, qualcuno saluta, ma c’è anche chi, coinvolto dalle note che sente, comincia a ballare, senza farsi alcun problema riguardo a quello che sta ascoltando.

Il primo disco di Galeffi uscì quando avevo sedici anni: ricordo benissimo quanto si parlò di lui, del suo modo di scrivere, e soprattutto quanta gente si affollò alle date del tour di Scudetto. Tutti rimasero colpiti dal suo saper unire il cantautorato classico ad un’intimità che si affaccia timida dietro ogni parola, quasi a non volersi far scoprire del tutto da un ascoltatore casuale. Con Un Sogno, canzone che apre Belvedere, ho la conferma della sua capacità di creare racconti intensi anche a partire da situazioni quotidiane.

I fan sul bus - Piazza Venezia, Roma -- foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
I fan sul bus - Piazza Venezia, Roma -- foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

"Quando scrivo le canzoni non penso al resto, cerco solo di utilizzare parole e termini differenti, ma ogni brano ha una sua storia; l’album è il contenitore, quello che succede dentro è l’unione del tutto. Sono uno che pensa tanto, che ricorda tanto, che vive, che vede quello che gli succede intorno, e alla fine tutto fluisce all’interno della musica".

La mia attenzione, mentre giriamo per Piazza Venezia, viene catalizzata da un dettaglio: un tatuaggio sul braccio di una ragazza seduta pochi posti davanti a me. Mamihlapinatapai. Il titolo di una canzone di Galeffi, uscita nel 2018. Guardandola ritorno indietro al ricordo di quanto spesso lo ascoltassi insieme ai miei amici, a quando lo abbiamo visto live due volte nel 2019, ed infondo, con cognizione di causa, ora posso affermare che Scudetto è stato la colonna sonora di un lunghissimo periodo durante il liceo in cui tutto il mondo, le responsabilità, il futuro, sembravano non riguardarci. Cantando Occhiaie o Polistirolo, ogni cosa era alla giusta distanza.

video frame placeholder

Mentre giriamo verso Corso Vittorio Emanuele II, andiamo avanti con l’ascolto, e da subito i pezzi riescono a coinvolgere tutto il bus. Non importa che si tratti di lenti accompagnati dal pianoforte o di canzoni dal ritmo più sostenuto, ciascuno si muove a tempo sul proprio sedile, mentre avviene un commento generale dei pezzi.

Da subito mi sembra emergere una dualità interna ai testi, un binomio che sembra dividere la narrazione: da una parte vengono messe in evidenza solitudine, una fortissima nostalgia, oltre a fantasmi che continuano a tornare dal passato (come quelli che, non si sa perché continuano ad assalirmi durante tutto il percorso del pullman), dall’altra invece compaiono dolcezza, ricordi luminosi di momenti rubati al tempo, sentimenti intensi che si intrecciano creando storie in cui è facile, in parte, riconoscersi.

 

Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
Galeffi - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

Da amante del cinema di Fellini, ammetto che il momento in cui mi sono lasciata più trasportare è stato durante Dolcevita, anche perché, siamo onesti, quando mi ricapiterà di poterla ascoltare a tutto volume mentre ci avviciniamo al Lungotevere? Cinefili, non preoccupatevi, perché siamo passati anche su Via Veneto, respirando in pieno tutta la bellezza e la decadenza che questa città contiene, illuminata dalla malinconica luce che caratterizza la maggior parte dei brani del disco.

La tracklist non si cristallizza su un sound specifico: si passa, invece, dal pop al tango (Divano Nostalgia, tra i pezzi dalla sonorità più interessanti e coinvolgenti), fino ad arrivare a dei valzer, come Un Sogno. Cambiare e trovare nuove strade sonore è sempre stato importante per Galeffi, ed in questo caso "l’evoluzione è dovuta anche all’aver avuto più tempo per sperimentare, per quanto io abbia sempre cercato di variare in ogni mio lavoro".

video frame placeholder

"Non voglio essere uguale a me stesso, mi annoio già abbastanza da me; la musica, piuttosto, deve essere un gioco, oltre ad un lavoro, anche perché non voglio perdere quella voglia di scoprire e creare, quindi la vivo sempre con la stessa passione che avevo all’inizio. Nelle sonorità c’è molta Francia, da Gainsbourg a Yann Tiersen, ma anche Sébastien Tellier, il tutto unito al cantautorato italiano e alla mia modalità di scrivere, che è rimasta quella di sempre ma probabilmente ora è più matura".

Dopo aver attraversato Villa Borghese, che pur se di sfuggita riesce a riportarmi in mente una quantità immensa di uscite fatte nel parco nel corso della mia ventennale esistenza, arriviamo a Piazza della Repubblica, accompagnati da Malinconia Mon Amour, canzone che scatena un applauso intenso da parte di tutti i passeggeri.

Galeffi con i fan - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
Galeffi con i fan - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

Quando il pullman svolta e comincia il percorso per tornare al punto di partenza, dopo un rapido scambio di opinioni che avviene mentre attraversiamo Via Nazionale, l’album riparte dalla prima traccia. Diverse persone cominciano già a cantare non solo i singoli già usciti ma anche quelli appena presentati, fatto che mi colpisce non poco visto che state leggendo un articolo scritto da una persona che riesce a sbagliare anche le parole de La Canzone del Sole. Come è possibile? Ottima memoria? No, gran parte del merito va alle canzoni di Galeffi che, grazie a dei ritornelli ben strutturati ed orecchiabili, continuano a risuonare nella mente per ore.

Il tour, dopo un soddisfacente ascolto per tutti, termina. Mi guardo intorno mentre a conclusione della giornata tutti i presenti scattano delle polaroid-ricordo con Marco. Un bel regalo per i fan, ma allo stesso tempo uno scambio emozionante dal quale l’artista può attingere nuove energie per arricchire il suo lavoro. La prima cosa che penso, una volta trovata dell’ombra nei dintorni, dopo i saluti generali, è che forse dovrei cominciate a camminare per strada con il volume delle cuffiette più basso: rischio di perdermi grandi bus promozionali che con la loro proposta musicale girano in città solo perché sono troppo impegnata ad ascoltare robaccia anni novanta.

Polaroid-ricordo - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency
Polaroid-ricordo - foto di Giulia Blasi - The Studio Agency

Il secondo pensiero, invece, è rivolto verso la nostalgia che mi ha catturata dall’inizio dell’ascolto fino al momento in cui non ho messo piede giù dal bus, con decine di ricordi che si riversavano nelle nuove canzoni.

Belvedere è anche questo: un album che racchiude dentro di se’ una gamma così vasta di emozioni che uscire dall’ascolto senza averne assimilata almeno una piccola parte sembra impossibile. Razionalizzare tutto immediatamente in fondo non è così necessario, quindi mi godo ancora un po’ dell’ondata di passato che mi ha travolta, mentre le parole cominciano a trovare un posto ed i ricordi ritornano negli anfratti da cui sono inevitabilmente fuggiti.

---
L'articolo Galeffi sta arrivando al MI AMI col bus scoperto di LucreziaLauteri è apparso su Rockit.it il 2022-05-26 11:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia