Gaudi: da Bologna a Londra, in nome del dub

Il produttore che ha portato hit in cima a tutte le chart internazionali è nato sotto le due torri nel 1963 ed è stato tra i primi a suonare il raggamuffin in Italia. Poi ha fatto di tutto: dalle produzioni per Lee "Scratch" Perry a X Factor, dagli Steel Pulse a Elisa

Gaudi/Foto uso stampa
Gaudi/Foto uso stampa

Nella carriera di Gaudi convivono tante carriere diverse. Con le sue produzioni dub ed elettroniche si è guadagnato riconoscimenti artistici tra i più prestigiosi, fra cui una nomination ai Grammy Awards 2020 per il disco della storica reggae band Steel Pulse, una nomination ai BBC World Music Awards 2008 per il suo album con Nusrat Fateh Ali Khan. Inoltre è stato tre volte numero 1 su Billboard con gli album di Lee “Scratch” Perry, Steel Pulse e Hollie Cook, e ha conquistato la cima della classifica dance inglese nel '96.

Daniele Gaudi – al nome d'arte basta aggiungere il nome di battesimo per avere i suoi estremi anagrafici – vive a Londra da 25 anni, ma la sua città natale è Bologna, ed è sotto i suoi portici che si trova la culla della sua musica. Durante la prima fase della sua carriera in Italia è stato un pioniere del Raggamuffin, con il suio album di debutto Basta Poco – uscito poi nel 1990 per la Polygram/Universal.

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Nel 1995 Gaudi si trasferisce a Londra, scelta determinante per dare un respiro globale alla sua sperimentazione musicale e artistica. “Quando sono venuto a Londra non conoscevo veramente nessuno, non avevo quasi nulla, ma allo stesso tempo avevo tutto: ero consapevole di aver fatto tutto ciò che potevo con la mia carriera musicale in Italia, e stavo anche bene, ma sentivo che non era sufficiente per la mia musica”, racconta Gaudi. 

Gaudi, classe 1963, fin da bambino era attratto dalla ricerca di sonorità inusuali e inconsuete, sperimentazioni fatte con l’uso di diversi oggetti domestici. Amava smontare e modificare le radio AM presenti in casa: “…due praticamente, in quanto ce ne erano solo due: una piccola e una… ancora più piccola”, racconta. “Utilizzavo radioline monofoniche non per scelta, ma per necessità, in quanto in casa non c’era altro. Avevo trovato anche il modo di registrare la mia voce pur non avendo un microfono, lo facevo tramite un auricolare mono della radiolina di mia madre che per qualche strano malfunzionamento agiva anche da microfono super-saturato. Utilizzavo poi soluzioni rudimentali domestiche come i tubi di cartone dei rotoli di carta igienica come altoparlanti/distorsori e pentole come reverberi”. 

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L'innato desiderio di creare nuovi suoni lo porta a modificare persino il suo unico pianoforte: “Ho pensato di inserire tra le corde dello strumento stesso catene arrugginite, recuperate da un capannone industriale abbandonato insieme ad un amico, in bicicletta, per creare così la particolare distorsione sonora che volevo ottenere. Modificai inoltre la tastiera giocattolo Bontempi, bucando la parte superiore con un trapano e facendo coincidere esattamente il buco con il ‘pitch-control’ (il potenziometro della accordatura, ndr) inserendo poi un cacciavite nel buco che mi permetteva di intonare e stonare il suono in tempo reale, come oggi sarebbe, per capirci, il ‘pitch-bender’ dei sintetizzatori moderni”.

Avveniva nel 1972, quando Gaudi aveva 9 anni.

Ci racconti il tuo debutto in Italia?

Terminati i 12 anni di studio del pianoforte, nel 1981 ho cominciato come tastierista di varie band underground bolognesi, lavorando con i Violet Eves, con i Gang nell’album Barricada, con i Disciplinatha nell’album Abbiamo pazientato 40 anni ora basta e con molte altre realtà underground locali. Successivamente creo le mie prime produzioni musicali e approfondisco la ricerca sonora sul genere reggae con il gruppo Bamboo Company col quale lavoro per 5 anni. È nel 1986 che creo i Raptus, uno dei primi esperimenti di rap italiano, gruppo col quale realizzo il nostro unico disco Peggio della colla, per la Multimedia Attak Punk Records. Durante i mesi successivi iniziano le collaborazioni più significative, prima in studio con i Terry Balls, il team di produzione di Vasco Rossi, poi nel 1988, al fianco della cantante Mia Martini nel ruolo di tastierista.

Insieme ai due produttori e collaboratori di vecchia data, Frank Nemola e Ricky Rinaldi, fonda la società di produzione Tubi Forti con l'intento di produrre nuovi stili musicali d’avanguardia per il mercato discografico italiano. Dopo diversi brani usciti su vinile, realizza il suo primo esperimento di musica etnica, che fonde canti egiziani e techno (uscito su vinile come 4T Thieves, dal titolo Etnotechno), così i Tubi Forti lavorano sul singolo Zan Zan Zan della cantante Donatella Rettore, e sul brano Stop Al Panico del gruppo rap Isola Posse All Star.

Gaudi
Gaudi

Nel 1990 firma il contratto discografico con l'etichetta multinazionale PolyGram/Universal, che pubblica il suo primo album da solista Basta Poco con il nome Lele Gaudi, ottenendo un immediato successo di vendite, pubblico e critica, affermandosi come artista nel panorama italiano per poi imbarcarsi in un tour di 4 anni condividendo il palco con artisti reggae internazionali fra cui Ziggy Marley, Yellowman, Mutabaruka, Jimmy Cliff, Sister Carol, I Threes, The Wailers, Maxi Priest e Shinehead.

Il primo singolo, Malinconico Love, registrato allo studio di Jah Tubby a Londra, ebbe un’altissima airplay su Videomusic/MTV, mentre il secondo singolo 1990 Anni Fa fa esplodere le vendite del disco, grazie al fatto che fu bandito dal Vaticano a causa dei suoi "contenuti sensibili".

Nel 1994 la svolta: inizia ad impegnarsi nello studio di un nuovo strumento musicale, il Theremin. Gaudi precisa: “In quel periodo non ero troppo interessato ad apparire ancora in veste di cantante e creo 8 brani strumentali dub e dark ambient. La casa discografica, che probabilmente non capiva l’unicità della mia nuova espressione artistica, rifiutò la pubblicazione e sotto lo pseudonimo Dub Alchemist continuo il progetto pubblicando qualche singolo con Irma Records. Il progetto Dub Alchemist era la piattaforma che mi serviva per creare nuove tessiture musicali e unire influenze e sapori precedenti alla sperimentazione del Theremin, immergendomi ancora più profondamente nel dub e nell’elettronica sperimentale”.

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Nel 1995, appena trasferito a Londra, Gaudi dà il via alla sua casa di produzione Sub Signal e apre il suo Metatron Studio London, dove registra la maggior parte delle sue produzioni. Un sogno inseguito con grande determinazione che in questo quarto di secolo lo porta a produrre oltre 130 remix ufficiali e 21 album fra quelli solisti e collaborativi insieme ai più grandi miti della storia della musica. Al tempo stesso è un artista molto impegnato sul fronte “live” e trascorre gran parte del suo tempo in tour, con circa 80 concerti l’anno esibendosi nei club, teatri e come headliner nei più grandi festival. 

Il Theremin diventa intanto parte essenziale delle sue produzioni ed é incluso in 7 degli attuali album di Gaudi, fino ai giorni nostri, con l’arrivo del suo imminente nuovo album interamente dedicato al Theremin e ai suoi 100 anni di storia, intitolato 100 YEARS OF THEREMIN (THE DUB CHAPTER). Questo nuovo album di Gaudi unisce la sua passione per questo strumento con la sua devozione verso il dub/reggae, dove per l’occasione, per raggiungere la qualità massima delle produzioni dub internazionali, si avvale di collaboratori di tutto rispetto come: Scientist, Mad Professor, Adrian Sherwood, Dennis Bovell e Prince Fatty

Torniamo a una dimensione più locale e parliamo dell'esperienza con Irene Grandi?

La mia collaborazione con Irene comincia nel 1996 nel mio studio a Londra, dove ci incontrammo e cominciai a lavorare sul remix del suo brano Che vita è, nel 1997 le ho scritto il brano Non ti Scriverò, uno dei singoli del suo album Per fortuna purtroppo, nel 2005 ho scritto musica e testo di Lasciala Andare che la porta in vetta alle classifiche per 16 settimane consecutive con centinaia di migliaia di copie vendute dell’album Indelebile. Il singolo viene poi incluso negli album Hits, Grandissimo e nel DVD Irene Grandi LIVE, con l’aggiunta di Lady picche, anche questo brano scritto da me per Irene.

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Ed Elisa nel 2000?

Guidato dall'incessante voglia di approfondire il percorso musicale alle radici del reggae e della musica afroamericana, nel 2000 ho trascorso un periodo nello stato del Burkina Faso in Africa, dove sono venuto a contatto con realtà musicali locali che hanno stimolato la creazione di quello che quattro anni dopo è stato il mio album Bass, Sweat & Tears. Lo stesso anno ho lavorato sul remix del suo brano Gift, è infatti a Londra che ci siamo conosciuti; l’anno dopo con lei abbiamo lavorato nello studio di Mauro Malavasi a Bologna, dove ho registrato il Theremin e il Moog sul brano A little over zero, incluso nell’album Asile’s world, ottenendo un ottimo risultato con piu’ di 230.000 copie vendute.

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Nel 2003 Gaudi remixa per la Universal il brano Soul Shake Down Party dell’icona giamaicana Bob Marley mentre l’anno successivo, un'altra collaborazione eclettica avviene, questa volta con l'inventore francese Michel Moglia e il suo strumento musicale The Fire Organ, una struttura a tubi metallici dal peso di 20 tonnellate, che lavora con canne di organo funzionanti a fuoco. Insieme al musicista francese Michel Moglia compone e crea lo spettacolo Elemental l’opera per Theremin e Organo a Fuoco, con ospite Antonio Testa. Questa suggestiva e spettacolare performance è stata presentata dal vivo al Colosseo di Roma davanti ad un pubblico di 350.000 persone.

Nel 2008 ti propongono di tornare in Italia per partecipare a X Factor. Come è nata questa proposta?

Sono stato contattato dalla produzione di RAI2 e da Morgan, con il quale avevo in passato realizzato il remix del suo brano Crash. Mi hanno proposto di lavorare come vocal-coach X Factor, ho poi accettato e lavorato sulle prime tre edizioni, vincendo con il gruppo che seguivamo: Aram Quartet. Il secondo anno invece l’ho fatto con Mara Maionchi, dove ci siamo aggiudicati il secondo posto con un nuovo gruppo seguito e del quale successivamente produssi e co-scrissi l’album e il singolo, i Bastard Sons Of Dioniso. Il terzo anno, invece, mi sono veramente rotto le scatole, perchè ho dovuto seguire un gruppo vocale di tre sorelle estremamente presuntuose.

E poi The Voice, al fianco di Piero Pelú.

Sì, è stato davvero stimolante lavorare alle prime due edizioni di The Voice con l’amico di vecchia data Piero Pelù: insieme eravamo veramente una forza unica, in simbiosi perfetta sia sulle scelte artistico/musicali sia sulle scelte dei cantanti da seguire, eravamo infatti scherzosamente nominati “i due uragani”. Scrivemmo anche insieme il nuovo singolo di Piero, intitolato infatti Mille Uragani, incluso nel suo album Identikit.

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Nel 2017 esce l’album Magnetic, nel quale Gaudi include un cast di musicisti di primo ordine, con Bill Laswell al basso, Colin Edwin (dei Porcupine Tree) sempre al basso, Steve Jansen (dei Japan) alla batteria, Pat Mastelotto (dei King Crimson e XTC) alla batteria, Tony Levin al basso, Ted Parson (dei Killing Joke) alla batteria, Roger Eno e Deep Forest al piano e molti altri incredibili musicisti. 

In questi ultimi due anni collabora e appare come produttore, tastierista e songwriter negli album di: Lee “Scratch” Perry, Hollie Cook, Steel Pulse, Horace Andy, Dub FX, African Head Charge, Youth (dei Killing Joke), Deep Forest, Bluetech, Mad Professor e nei due ultimi album dei The Orb.

Quali sono i tuoi piani futuri?

Attualmente sto producendo la reggae band Shanti Powa, producendo l’album Nyiabinghi degli African Head Charge chiamato Drums Of Defiance, creando il progetto PHONOLAB con Eraldo Bernocchi, e producendo una traccia featuring il rapper napoletano Lucariello. Come tastierista sto facendo il nuovo album di Horace Andy per la On-U Sound, sto realizzando un album di psycadelia elettronica col neozelandese Grouch e lavorando sulla produzione e scrittura del nuovo singolo dell’artista DUB FX. Ho anche un disco che uscira’ in giugno: HAVANA MEETS KINGSTON (IN DUB). Un album nel quale avevo già lavorato 2 anni fa,  un progetto fantastico che unisce leggende/musicisti cubani e jamaicani. Inoltre sto ultimando un progetto molto interessante, una produzione italiana con tematiche sociali molto profonde, principalmente sull’immigrazione. Per la parte rap serviva una voce napoletana, infatti al lavoro c'è Lucariello.

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L'articolo Gaudi: da Bologna a Londra, in nome del dub di Arianna Caracciolo è apparso su Rockit.it il 2020-04-23 12:18:00

Tag: album

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