"Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il Re. Ho ucciso un principio": queste le parole dell’anarchico pratese Gaetano Bresci al momento della sua cattura. Quando, con tre o quattro colpi di rivoltella, sparò al re d’Italia Umberto I di Savoia. La sera del 29 luglio 1900, poco dopo le 22, mentre il re rientrava in carrozza dalla sua domenica nella sua residenza monzese, dopo aver assistito a un saggio ginnico.
Prima di morire, il monarca (che era già scampato a due attentati, eseguiti dagli anarchici Giovanni Passannante e Pietro Acciarito) ebbe appena il tempo di mormorare: "Avanti, credo di essere ferito". Dopo di lui, il figlio Vittorio Emanuele III prese in pugno l’Italia in subbuglio.
Bresci venne condannato il giorno stesso all’ergastolo e morì suicida il 22 maggio 1901, in circostanze molto dubbie (impiccato nella propria cella), sebbene si dicesse che fosse rimasto vittima di un pestaggio da parte delle guardie. Passò alla storia come "l’anarchico che uccise il re": un nome fra tanti da sfogliare nei libri di storia, quando (almeno per me) spesso si è troppo giovani e distratti dalla voglia di vivere per comprendere a fondo l’importanza di certi personaggi.
Finchè un giorno, per motivi fortuiti, mi sono imbattuta in Codici. Un malinconico incontro tra urban e wave che attraversa il pop e lo esalta, in un trasversale trap, firmato GBRESCI. In quell’occasione ho conosciuto meglio Gaetano Bresci, e mi sono incuriosita della sua storia attraverso quella di due ragazzi romani, Niccolò Barca ed Edoardo Baroni. Che hanno scelto di chiamare il loro progetto – un collettivo di musicisti, grafici, videomaker e fotografi sparsi in giro per l’Italia e di base a Roma – proprio come "l’anarchico che uccise il re".
Il perché è molto semplice: entrambi sono appassionati di storia e in particolare hanno la fissa per i tirannicidi, in linea con l’idea della vendetta dal basso, del sovrano che paga per i suoi soprusi.
Hanno scelto questo nome perché si sono immaginati un Bresci che torna nel XXI secolo e non trova più un re da uccidere. Il potere non è più racchiuso in una singola figura, ma è ovunque, nei codici che regolano la società e i rapporti sociali: "Bresci oggi non potrebbe più esprimere la sua volontà politica in un singolo gesto".
"Sarebbe spaesato, non saprebbe contro cosa scagliarsi e, quindi, si scaglierebbe contro tutto (e contro sé stesso), nella speranza di fare spazio per il nuovo", ipotizzano i due. Un "nichilismo attivo", come lo chiamano loro, che in qualche modo emerge nei testi firmati Gbresci e che oggi possiamo ascoltare in Codicie Niente(feat. Adelasia), i due singoli all'attivo in attesa dell'imminente EP.
Un nome preso in prestito e ispirato a un anarchico. Ma l'anarchia cosa c'entra con il progetto Gbresci? "In un periodo storico di fallimento generale delle istituzioni, crediamo sia difficile non essere almeno un po' anarchici", affermano i ragazzi.
Ed Edoardo specifica: "Nella nostra musica l’elemento anarchico deriva soprattutto dal carattere eclettico del progetto. Siamo partiti dalla fusione tra il mio passato più tradizionalmente pop e l’amore per l’elettronica di Niccolò, il tutto su un terreno comune di grunge, new wave e punk rock". Cui si sono unite le influenze più varie, portate dalle persone che hanno collaborato sulle tracce con Niccolò ed Edoardo, ideatori del progetto.
Ex compagni di scuola e semi sconosciuti fino a un paio di anni fa, quando Niccolò torna a Roma dopo un periodo fuori e da allora diventano coinquilini: Edoardo fa il musicista, scrive e produce dai tempi del liceo, mentre Niccolò si occupa principalmente di giornalismo e fotografia, ma entrambi campano di lavori rimediati qua e là.
Nell’aprile del 2020, in pieno lockdown, decidono di dare vita a Gbresci. Entrambi avevano perso il lavoro (in quel periodo lavoravano nel turismo) e nella musica avevano trovato la loro unica valvola di sfogo: "Attraversavamo ogni giorno Roma con le borse di Glovo per andare a registrare nel garage che Edoardo affitta sulla Tuscolana, e che ci fa da studio e quartier generale", racconta Niccolò.
Roma è la loro città, per cui entrambi provano un amore sconfinato e conflittuale: "È una città difficile e non sempre sembra ricambiare l’amore che uno prova per lei. Ma ogni volta che uno si offende e la lascia, finisce per pensare che non è colpa sua, che sei tu che devi cambiare se la vuoi capire", dice Niccolò. È un po' la sensazione che cercano di veicolare nel testo di Codici, quando scrivono: "Non voglio andarmene / Ma c’è qualcosa che mi scaccia da qua, da questa città / Non voglio stare qui / Ma giuro che lo faccio".
Gbresci è di base a Roma, ma vive anche altrove: "Noi siamo la voce e il volto del progetto, ma intorno a noi c’è un gruppo più ampio di persone da sempre unite dall’amore per la musica, che hanno contribuito al progetto in vari modi. C’è chi è sceso daBerlino e ci ha aiutato con i beat, chi da Milano e ci ha svoltato i synth", dicono. E continuano: "L’idea di dare vita a un progetto inclusivo di tutto, tutte e tutti, è alla base di Gbresci".
Da questa idea di inclusività deriva anche il sound che esce dal loro studio di registrazione (un garage sulla Tuscolana, dicevamo, foderato artigianalmente in sughero e compensato): "Beat e chitarre industrial, bassi e synth presi in prestito dalla trap e da un certo tipo di elettronica". Una musica a metà tra i Nirvana e Yung Lean, figlio dei diversi mondi di provenienza degli artisti che collaborano a Gbresci e che danno vita ad atmosfere dal sapore dark, accompagnate da testi malinconici, tra sonorità sognanti e lunghe code.
Tanti testi nel cassetto, che Gbresci farà uscire a breve: "Abbiamo un EP pronto e altre tracce in cantiere. Per noi questa musica resta un modo per tenerci vivi e creativi in un momento di incertezze sul futuro. Non solo, è anche un canale per tenere accesa la speranza di un ritorno alla socialità, a cantare e ballare insieme, a starci vicini", dicono i ragazzi.
Con la speranza, poi, di consolidare l’idea di collettivo e aprire il progetto a più persone possibili: "Ci piace l’idea di un progetto ombrello di cui Gbresci diventa una parte, un contenitore di idee diverse, un canale per comunicare quello che ci passa per la testa attraverso varie forme artistiche", spiegano i due romani.
Per ora, sono fuori Codici e Niente (feat. Adelasia). Codici, prodotta da Gbresci con l’ausilio di Brandon Annesi, amico d’infanzia e dj/producer (nonché PhD in machine learning), è stata la prima vera traccia del collettivo. Quella che ha spinto i ragazzi a credere nel progetto e al fatto che da un momento difficile potesse uscire qualcosa di buono. Un inno ai pensieri degli ultimi anni, nato in pieno lockdown e dall' incontro tra la negatività del momento e la spinta a reagire e a distruggere le illusioni di oggi per crearne di nuove e più belle domani.
"I Codici per noi sono le regole e le formule attraverso le quali diamo senso alla realtà. Le convenzioni, i dogmi, le aspettative che regolano le nostre interazioni non sono scelte da noi, ma non ci sono neanche imposte dall’alto. Ne siamo semplicemente veicoli", pensa Niccolò. La frase chiave nel testo ruota intorno al concetto di "nichilismo attivo" (cui accennavamo prima, in relazione alla figura di Gaetano Bresci), cioè all’idea di non credere in niente come premessa per costruire mondi nuovi.
Nel brano c’è, poi, un certo slancio verso il recupero della componente irrazionale, dell’uscita da sé ("Il mio mondo è solo alcolici") come opportunità di liberarsi anche solo momentaneamente dai codici, dalle regole, dal sistema.
In collaborazione con Adelasia (cantautrice classe '95 di Lucca, romana d'adozione) anche Niente è figlia di quella tendenza a cercare il "nichilismo attivo", onnipresente nei testi di Gbresci. "Il brano porta con sé una voglia di distruggere tutto e in qualche modo di farsi cullare dal nulla, lasciarsi andare nell’oscurità e starsene lì per un po’, con gli occhi chiusi a immaginare qualcosa, oppure a non immaginare niente", spiegano i romani.
"In generale tutta la sua musica è accoglienza e conforto", dice Edoardo di Adelasia. Secondo lui, la cantautrice con la sua voce "ha reso accoglienti anche le parti più inospitali del pezzo". I due si conoscono da sempre, ma hanno cominciato a legare quando lei, appena trasferita a Roma, ha chiesto su Facebook se qualcuno volesse darle lezioni di chitarra, ed Edoardo si è candidato. Da lì è nata un’amicizia bella e molto musicale: è di Niccolò la foto della copertina di 2021, disco d’esordio della giovane artista, uscito a novembre scorso.
Per ora, oltre alla collaborazione in Niente, Adelasia ha supportato il progetto più o meno come se fosse il suo. "Speriamo di fare tanta altra roba in futuro", dicono i ragazzi a proposito di Gbresci. Un progetto nato principalmente come uno sfogo, un tentativo di veicolare rabbia e delusione in un momento difficile, dopo che il Covid aveva levato il lavoro a Niccolò ed Edoardo. E aveva ribaltato completamente i loro piani di vita.
"Ci siamo ritrovati a tradurre in musica la parte più disillusa e pessimista di noi, per evitare che prendesse il sopravvento. A un certo punto, però, ci siamo guardati e abbiamo capito che c’era qualcosa oltre al semplice sfogo. Stava nascendo qualcosa di interessante su cui valeva la pena lavorare". Meno di un anno dopo, Gbresci si ritrova con due singoli fuori, un EP pronto, tanta gente che li incoraggia e la voglia di usare il progetto per unire persone dai mondi più disparati e includere varie forme artistiche.
"Poi, detto terra-terra, lo scopo del progetto resta quello di far divertire le persone e divertirci noi. Quindi, la speranza di base è quella di fare live, live, live e suonare, suonare, suonare", dicono.
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L'articolo GBRESCI, come l’anarchico che uccise il re di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-03-16 13:15:00
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