Alex Vigani – in arte solo Vigani – è nato a Seriate il primo gennaio 1999. Ricorda un nerd dei computer, sia perché studia Ingegneria Informatica a Brescia, sia per la musica che fa. È un produttore con un'acuta dipendenza da synth e sample, ma da tre anni ha iniziato anche a scrivere e cantare. Siamo arrivarti nel suo studio-laboratorio per parlare del suo lavoro super glitch ed elettronico.
Quando hai cominciato a fare musica?
Ho sempre avuto una forte passione per la musica, sin dai tempi dell’asilo (ricordo che la mia famiglia mi regalò un lettore cd portatile che mi portavo ovunque ascoltando i cd di mio fratello). È stato lui a trasmettermi la passione, mi ha sempre fatto ascoltare molta musica, pure abbastanza di nicchia. Lui è batterista e andavo a vedere le prove della sua band.
Ho cominciato a produrre per conto mio nel 2013, dopo un paio d’anni passati ad ascoltare praticamente solo rap (old school principalmente). Facevo beat rap sfruttando i sample, come sentivo fare dai miei idoli. Dopo aver conosciuto altri produttori locali ho iniziato a produrre musica dance, arrivando ad abbandonare il rap per circa 2 anni. Nel 2017 ho conosciuto un ragazzo del paese di fianco al mio, Mauro Emilio Ultra. Abbiamo cominciato a scambiarci idee e cose da ascoltare e successivamente ho iniziato a lavorare ai suoi progetti facendo coproduzioni, mix e master.
Questo incontro mi ha cambiato il modo di vedere le cose, ho cominciato a ricercare di più nella musica e ad affinare sempre di più i miei ascolti per creare qualcosa di unico, e anche a lavorare in team. Nel 2019 abbiamo fondato universo48, il nostro collettivo artistico.
Con chi collabori?
Collaboro attivamente con tutti i membri del mio team, appunto, universo48. Musicalmente soprattutto con Mauro Emilio Ultra, rapper e producer del team. Con lui lavoro ai beat dei suoi progetti e al sound design/mix/master. Questa primavera ho rilasciato invece un progetto in collaborazione con Mazinga Paddon, produttore pugliese di Resilienza Records.
Che genere di beat produci?
Faccio fatica a trovare un genere musicale preciso per la mia musica, a causa della varietà delle influenze che ho. Diciamo che classifico un po' la musica in base alle emozioni che mi trasmette e quindi cerco di ricreare una determinata emozione quando produco. Il genere non è importante: l'importante è che l'estetica, le emozioni suscitate e i "colori" siano quelli che voglio trasmettere alle persone.
Ho avuto diverse fasi, quando ho iniziato a pubblicare – tra il 2019 e il 2021 – facevo musica molto lenta e delicata, come se fosse una sorta di meditazione o una situazione di rilassamento. Negli ultimi due anni invece sto producendo musica un po' più energica, che suscita diverse emozioni. Una caratteristica comune sono però le sensazioni "sospese", con synth atmosferici, vocalizzi distorti e voci choppate.
E quali generi preferisci ascoltare?
In generale ascolto molti generi, non ne prediligo uno in particolare. Ascolto sia artisti più commerciali che artisti più sperimentali, l'importante per me è l'emozione che trasmettono.
Quando ho iniziato a produrre e a ricercare ho ascoltato molto artisti come Kanye West, Travis Scott, Kid Cudi e i Bon Iver, che mi hanno ispirato molto dal punto di vista vocale. Ho imparato da loro a mettere determinati effetti sulla voce, anche se poi l'ho fatto a modo mio.
Anche il mio modo di campionare i sample nelle produzioni è molto influenzato dai progetti di Kanye West, ma anche da i Daft Punk e dalla french house in generale. Ho sempre ascoltato house, d'n'b e jungle fatta con i sample e artisti più moderni come Kaytranada.
Poi tanta musica più vecchia, anche italiana, soprattutto degli anni Ottanta e Novanta. Il funk, il soul, il synthpop, sono tutti generi che campiono per le mie produzioni e che cerco anche di rielaborare a modo mio. Il mio preferito è Michael Jackson, ma anche Battiato e Battisti se parliamo di Italia.
Com'è nato SEGUI ME?
SEGUI ME è un singolo nato a ottobre che è stato ultimato solo a febbraio. Prima ho prodotto il beat che ricorda un po' le sonorità rage ma contaminata dal synthpop. Ho improvvisato al microfono il ritornello ed è nato il concetto del pezzo: il viaggio delle comete. Si basa sul parallelismo tra gli amanti e le comete, che cadono insieme come stelle cadenti. È un viaggio alla ricerca della consapevolezza per diventare ciò che si è davvero, per far avvenire la metamorfosi e finalmente splendere di luce propria. Abbiamo lavorato allo shooting promozionale del pezzo con un mega team composto da Silvio Deiaco (direttore creativo di universo48), i ragazzi di 0331 e Christan Kondic.
Com'è stato il vostro primo live?
Lo scorso novembre abbiamo suonato a Busto Arsizio, al Circolo Gagarin. È stato il nostro primo live, sul palco c'eravamo io, Mauro e Silvio che proiettava ed editava live i visuals. Un ricordo che ho è l’alchimia che avevamo sul palco, soprattutto quando le voci si sovrapponevano come doppie, a ribadire la vicinanza artistica che abbiamo, oltre che a quella emotiva.
Progetti futuri?
Sto lavorando a un disco che ho iniziato nel 2019 e che ho ripreso diverse volte. Si chiama Vigani80. Ci sto lavorando molto più concretamente e quindi potrebbe diventare realtà nei prossimi mesi.
In ogni caso io e gli altri membri del team siamo sempre a lavoro e le uscite potrebbero variare, o diventare di più, dipende da come ci gira. Io ho già un singolo pronto, fuori da Vigani80, che potrebbe uscire dopo l’estate. Ho delle produzioni su dei nuovi singoli di Mauro Emilio Ultra e un progetto in ballo con HOSTIN DOWGZ.
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L'articolo Giga(ni)byte di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-07-17 12:24:00
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