Nella nostra classifica dei 10 dischi di musica elettronica più importanti del decennio c'era anche lui, con Plush and Safe. Stiamo parlando di Godblesscomputers, che a tre anni di distanza dal suo terzo disco ha pubblicato qualche settimana fa il nuovo singolo Fire in the Jungle, che ci conferma essere l'anticipazione del nuovo progetto in arrivo. Lorenzo Nada è un collezionista di suoni concreti, li esplora, li cataloga e seziona, fino a ricomporli in suoni di sintesi. Un background che viene dall'hip-hop, dal soul e dal jazz che lo accompagna in ogni suo nuovo lavoro, e che ha fatto nascere proprio in questo periodo un progetto parallelo denso di beats, Koralle.
Ci siamo fatti raccontare come sta vivendo questo periodo di chiusura forzata e di nuova musica in arrivo. E ci ha anche regalato una personale selezione musicale, da far girare in loop tra le mure di casa.
Dove e come stai passando la quarantena?
Sto bene nonostante tutto, anche se è un momento molto difficile sotto diversi aspetti. Affronto le giornate cercando di mantenermi attivo mentalmente. La musica anche in questa circostanza è una salvezza: ho la fortuna di avere il mio studio a casa, faccio tanta musica e mi scambio idee e sessioni con amici a distanza. Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno e approfittare di questo lockdown per lavorare a nuove idee e progetti. Ho creato una mia routine: leggo molto, specialmente di notte quando non riesco a dormire, e mi piace progettare le ricette che farò. Cucinare mi rilassa: è un po’ come ideare un nuovo pezzo, una traccia musicale.
Sono passati tre anni da Solchi, cosa è successo poi?
Questi ultimi anni li ho passati principalmente tra tour e studio. Mi sono preso una pausa con le uscite di Godblesscomputers per capire un pò il da farsi. Sono stato colto prima dall'incertezza, poi dalla paura legata all'aspettativa mia e del pubblico e anche alla necessità di avere qualcosa da voler comunicare. Per me fare un disco rappresenta qualcosa di più rispetto al mettere insieme una manciata di pezzi che mi piacciono. Ho bisogno di raccontare una storia e creare un immaginario per dare un senso a ciò che faccio. Così nell'ultimo anno e mezzo ho creato Koralle, un progetto parallelo di beats che si rifà al mio background legato all'hip hop, al jazz, al soul. È stato un escamotage per mantenere la freschezza e la spontaneità del momento rimanendo in linea con il momento artistico che stavo vivendo. Un tuffo nel passato, nei vecchi dischi jazz, nei campionatori, negli scatti analogici. Per quel che riguarda gli spoiler posso dirti che Fire in the Jungle è il preludio al mio prossimo disco. Il quarto della mia carriera.
La musica elettronica italiana c'è, si fa sentire ed è di ottima qualità. Hai notato un'attenzione maggiore al genere negli ultimi anni?
Innanzitutto vi ringrazio molto per aver inserito quel disco nella classifica dei migliori del decennio. È un grande onore. Sulla musica “elettronica” italiana sono state dette tante cose in questi anni e a un certo punto è stata oggetto di una inedita attenzione mediatica e apprezzata da un pubblico molto trasversale. Negli ultimi anni invece è un po' scemata e credo che questo dipenda dal fatto che le mode sono passeggere e che ora sono altri i generi musicali a suscitare interesse. Forse c'entra anche il fatto che all'inizio molti di noi erano accomunati indistintamente dentro al grande calderone della musica elettronica italiana, quando invece eravamo artisti con riferimenti, background e intenzioni molto diverse.
È cambiato qualcosa rispetto al passato?
Credo che col tempo ogni artista abbia preso la propria strada, cosa senz'altro positiva. Io dal canto mio non mi sono mai sentito di appartenere veramente ad una scena. Ho sempre cercato di comunicare la mia visione, il mio immaginario e i miei riferimenti, per seguire un percorso che fosse in linea con la mia sensibilità. Se vuoi, “la scena” per me è stata l’occasione per coltivare rapporti e collaborazioni con altri artisti e amici con cui mi sentivo allineato.
Tre nomi da tenere d'occhio?
Per fortuna i nuovi nomi da scoprire non mancano! Questi sono i primi che mi vengono in mente, anche se non so se possano definirsi tutte nuove leve, ma sono senz'altro artisti italiani che stimo moltissimo e che hanno ancora molto da dimostrare. Karhys, Emanuele Triglia, Pufuleti.
Qualche traccia da consigliarci in queste giornate chiusi in casa?
In questi giorni di lockdown la musica non manca di certo. Ne sto approfittando per ascoltare tante cose che mi ero promesso di approfondire nei mesi scorsi e scoprirne di nuove. Vi consiglio giusto qualche brano che ho ascoltato molto negli ultimi tempi.
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L'articolo Ricette e playlist visionarie: il lockdown secondo Godblesscomputers di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2020-04-27 10:41:00
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