Si sono conosciuti a luglio e ad agosto erano già in tour insieme. Hanno raccontato entrambi la fine dell'adolescenza, l'abbandono del passato, il passaggio da una vita all'altra, e lo hanno fatto ognuno a modo suo, per poi unire le forze e imbarcarsi in un singolare viaggio estivo.
Da Bologna a Carpi, da Cremona a Viterbo, Guido Brualdi (noto illustratore pesarese e vero nome del side project musicale Lucy Anne, ndr) e Adult Matters (progetto solista del viterbese Luigi Bussotti, ndr) hanno portato in tour i loro ultimi lavori: rispettivamente il libro a fumetti Stagione (Edizioni BD, 2021) e l'album Flare Up (Coypu Records, 2021).
E attraverso una comunicazione essenziale – chitarra, voce e una scenografia minimale disegnata da Guido –, hanno dato vita a uno spettacolo intimo e coinvolgente, che ripercorre ed espande le loro più recenti produzioni. Ne è scaturita un'esperienza formativa incredibile, uno scoprirsi passo passo, data dopo data, in quello che è stato il racconto di due mondi lontani, ma accomunati dagli stessi trascorsi, dallo stesso bagaglio emozionale.
Ora, i due sono grandi amici e hanno appena pubblicato l'ep Two, la loro prima effettiva collaborazione. Che racchiude due cover registrate a luglio: Voice in Headphones di Mt Eerie e True Love Will Find You in the End di Daniel Johnston, registrata insieme a Marco Manini aka NOVE, che una sera è capitato a Pesaro e si è unito all'esperienza del tour.
Di quest'ultima hanno realizzato un video che ripercorre momenti e spezzoni della tournée estiva. Un mini documentario che mostra viaggi in macchina, prove, concerti, tasselli di un'estate passata insieme:
Abbiamo chiesto a Luigi e Guido di raccontarci questa folle esperienza e la loro improvvisa collaborazione, nata dal tour Flare Up & Stagione.
Come avete iniziato a fare musica?
Luigi Bussotti (Adult Matters): Io ho iniziato intorno ai 16 anni. Scrivevo brani in inglese e li cantavo da solo, senza strumenti: all'epoca non sapevo suonare niente. Successivamente ho imparato a suonare la chitarra grazie a Youtube, guardavo i gruppi che suonavano e imitavo ciò che facevano. Poi, ho iniziato a suonare in giro. Cercavo le date, prendevo i treni e con il passare del tempo mi accorgevo che questo poteva diventare una cosa più seria. Stavo crescendo, in un certo senso stavo andando avanti. Mi rendevo sempre più conto che per fare le cose serviva un impegno costante, una continua ricerca.
Guido Brualdi: Anche io ho cominciato con Youtube, guardando tutorial, in una maniera molto "ignorante". Sentivo l'esigenza di raccontare le mie storie con la musica, oltre che con il disegno. Ho iniziato con uno pseudonimo (Lucy Anne, ndr) che successivamente mi sono lasciato alle spalle. Ora uso il mio nome.
Come vi siete conosciuti e come è nato il tour Flare Up & Stagione?
Guido: Qualche mese fa ci siamo conosciuti grazie a Mirco Assandri (il nostro ufficio stampa), che ci ha messi in contatto e ci ha suggerito di fare qualcosa insieme. Abbiamo cominciato a ragionare su questo tour completamente al buio perché non ci eravamo mai visti. Ci basavamo sulle sensazioni che provavamo quando ci chiamavamo al telefono. Il tutto è stato un salto nel vuoto, non sapevamo se ci saremmo trovati o meno, fortunatamente è andata bene e ora siamo molto amici, come se ci conoscessimo da tanti anni.
Luigi: Nonostante ci fossimo parlati al telefono negli ultimi quattro mesi per conoscerci e organizzare tutto, ho incontrato Guido di persona soltanto due mesi fa, e subito dopo è iniziato il tour. Una cosa folle se ci penso.
Cosa vi è rimasto di questa prima esperienza insieme?
Luigi: Quando suonavo di rado e facevo un concerto ogni due mesi, l'idea di intraprendere una tournée e di vivere un'esperienza (per forza di cose) più intensa mi spaventava. Buttarsi in questa avventura mi ha fatto rendere conto conto che, invece, è la cosa che mi piace di più. Non vedo l'ora di ricominciare. Sono diventato quasi dipendente dallo stare in giro, è una cosa che non pensavo mi potesse capitare.
Guido: Per me è stato molto divertente, ma anche tanto stancante. A dir la verità ancora accuso questo mese in giro, sono un po' sfinito. Mi piace avere momenti di raccoglimento, vuoi anche perché mi piace stare chino sui fogli a disegnare e a farmi venire mal di schiena. Nonostante questo, sono entusiasta di fare altre date. Il pensiero che si possa tornare a farlo mi dà la carica per andare avanti e rimettermi in marcia.
Un tour impegnativo anche per il momento in cui è stato fatto: nell'incertezza totale dell'appena passata estate 2021, vi aspettavate di portare la vostra musica in giro?
Guido: Non ci aspettavamo di trovare un numero così grande di date e andare in giro così tanto, è stata una sorpresa. Per come si è delineata la situazione post-pandemica non era assolutamente facile né scontato.
Luigi: Se ripenso all'anno scorso mi torna in mente lo spaesamento e l'incertezza riguardo i live. Io avevo il disco pronto e non mi sarei mai aspettato di suonare così tanto come ho fatto quest'estate, e di trovare intorno a me così tante persone, che poi sono diventate amici con i quali lavorare, andare in giro. Questo periodo ero talmente preso dagli eventi che il covid è persino passato in secondo piano.
Il settore sello spettacolo continua a non avere tregua e il colpo più pesante lo stanno accusando i live club e i piccoli locali. Cosa raccontano questi colleghi?
Guido: Quello che abbiamo percepito nei locali è che c'è comunque tanta voglia di fare eventi, anche se piccoli, anche con limitazioni. C'è tanta voglia di rinascita da parte dei gestori con cui abbiamo parlato. Ci hanno raccontato le difficoltà che hanno dovuto affrontare, ma senza mai cadere nel pietismo, sono stati tutti molto consci del periodaccio che hanno vissuto, ma con grande spirito propositivo.
E il pubblico? Dovrebbe fare di più?
Guido: Forse ci saremmo aspettati una partecipazione maggiore, un grande ritorno nei piccoli club dopo lo stop pandemico, ma l'affluenza è stata quella di sempre. Non tutte le volte però. In alcuni posti abbiamo riscontrato una grande cura nell'accoglienza di due sfigati come noi: si vede che al di là di tutto è rimasta una grande passione per quello che fanno. Poi essendo un tour lungo abbiamo trovato situazioni belle e meno belle, com'è normale che sia, ma sempre con un loro perché. Questo è il bello di organizzare una serie di concerti.
Anche se eravate in un parco con dieci persone ad ascoltarvi?
Guido: Assolutamente sì. Mi ritrovavo a pensare: "Beh comunque ci stanno ascoltando". Da questa esperienza sono uscito più fiducioso nel futuro di chi suona o vuole iniziare a suonare. Se siamo riusciti a farlo noi possono farlo tutti.
Luigi: Per me la risposta del pubblico non è cambiata troppo nel corso della pandemia. I locali, i lavoratori, gli artisti, invece, li sento più carichi e volenterosa di organizzare cose, qualsiasi esse siano.
Perchè avete scelto di fare una cover di True Love Will Find You in the End di Daniel Johnston?
Guido: Siamo entrambi grandi fan di Johnston. Volevamo suonare il pezzo al release party di Flare Up a Fano, e mentre la provavamo ci è venuta voglia di registrarla, quindi sono passato a Pesaro per prendere tutta l'attrezzatura. Quella sera ci siamo imbattuti per caso in Marco Manini aka NOVE, e questo incontro fortuito ha fatto sì che anche lui prendesse parte alla registrazione. Nello spirito di Daniel Johnston abbiamo abbandonato le procedure più professionali e abbiamo fatto tutto in giardino, in presa diretta tutti e tre insieme. Aver incontrato per caso Marco è stato un po' il simbolo di questa nuova esperienza, che ci ha dato modo di riscoprire questo scambio, questa contaminazione.
Alla canzone è abbinato un video. Un road movie che racconta per immagini il vostro viaggio?
Guido: Sì, volevamo semplicemente raccontare l'esperienza che è stata. Il video è una raccolta di spezzoni del tour, dai viaggi in macchina alle prove, come anche momenti della nostra quotidianità insieme. In un certo senso è il nostro personale documentario della tournée. In origine, l'idea era quella di realizzare un documentario di circa venti minuti. Poi abbiamo deciso di essere meno pretenziosi e ci siamo fatti bastare i tre minuti del videoclip.
Luigi: Ai video amatoriali girati con il telefono, Guido ha aggiunto alcuni disegni nello stile di Daniel Johnston che si muovono tra le immagini vere e proprie.
Dopo il tour insieme possiamo aspettarci un album insieme?
Guido: Bella domanda. Intanto sì, abbiamo fatto uscire le due cover che abbiamo registrato a cui teniamo tanto. Di sicuro continueremo a collaborare.
Luigi: Ho deciso che Guido suonerà la chitarra nel mio prossimo disco.
Guido: Lui lo ha deciso, io non sono questo gran chitarrista, ma va bene (ride, ndr). Comunque quello che succederà ancora non lo sappiamo, magari diventeremo i nuovi Colapesce e Dimartino: faremo una hit dell'estate e andremo a Sanremo. Intanto siamo contenti di esserci trovati come amici, poi le cose verranno da sè.
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L'articolo "Flare Up & Stagione": il tour nato da un colpo di fulmine di Martino Petrella è apparso su Rockit.it il 2021-10-07 14:00:00
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