Gli Helen Burns in ritiro spirituale

La band siciliana si ritira in una casa di campagna per comporre, e dopo decine di canzoni scartate è uscito il disco

Helen Burns – foto stampa
Helen Burns – foto stampa

Gli Helen Burns sono nati tra i banchi di scuola. Il salto dalle cover ai pezzi inediti è arrivato ritirandosi a vita privata in una casa di campagna ai piedi dell'Etna. Lì Edoardo Buccheri, Domenico Failla, Sebastiano Musco e Salvo Vasta, vanno a provare e soprattutto comporre un sacco di brani novi. Così è uscito il primo disco della band siciliana, The Rain Caller. L'album richiama i suoni della pioggia e il post punk. Li abbiamo raggiunti per chiedergli come si compone ai piedi di un vulcano.

Come vi siete conosciuti?

Edoardo, Walter, Sebastiano e Domenico si conoscono dai tempi di scuola: ci siamo conosciuti al liceo esattamente con l'idea di formare una band, 2017/2018 circa, ma tra fine liceo, tante cover degli Strokes, e l'inizio della pandemia, è stato molto faticoso "formarci". Sicuramente durante i primi 3/4 anni abbiamo sviluppato un forte amore per la musica e gli ascolti che avevamo in comune, e siamo cresciuti insieme da ogni punto di vista. Quegli anni sono serviti un po' a creare un vero rapporto tra di noi che poi si è consolidato negli anni successivi. Così dopo il Covid siamo andati spesso in una casa in campagna, a Trecastagni, vicino l'Etna. Quello è diventato il nostro luogo, ormai ci viviamo praticamente, ed è dove scriviamo la nostra musica. Durante il corso degli anni avremo provato a scrivere almeno 20 brani che poi non abbiamo mai usato o completato. Dal 2021 circa, invece, abbiamo iniziato a trovarci bene con la musica che scrivevamo e poco a poco abbiamo scritto il nostro primo album, composto da 10 brani. Sono venuti fuori brani che ci piacevano finalmente. Abbiamo cambiato qualche batterista fino a quando Salvo non ha cominciato a far parte seriamente della band, ma per molto tempo abbiamo ragionato in 4. Dal 2022 iniziamo a suonare molto di più, suoniamo quasi ovunque a Catania, e tra 2023 e 2024 facciamo uscire qualche singolo e facciamo un po' di date in giro per l'Italia. Ora uscirà finalmente il nostro debut album (15 Novembre), a Marzo 2025 suoneremo un po' in giro e abbiamo già un nuovo EP da produrre.

Helen Burns – foto stampa
Helen Burns – foto stampa

Qual è il vostro genere principale?

Banalmente facciamo post-punk, senza troppi giri di parole, nel primo album anche un po' di influenza shoegaze e alternative. I lavori nuovi per esempio sono molto meno scuri invece. La nostra musica la definiamo semplicemente "vera", perché parla di cose reali e perché tendiamo a farci emozionare da ciò che scriviamo e suoniamo. E il nostro suono si basa sulla nostra intesa, sulla nostra connessione, sennò non esce. Non siamo bravi a definire il genere.

Quali gruppi ascoltate?

Abbiamo sempre ascoltato molta musica, o per esempio The Strokes, Nirvana, Led Zeppelin, sono tra gli artisti che più abbiamo amato fin dall'inizio e a cui ci siamo più ispirati. Ma ciò che ci ha sempre legato è stato un forte amore per la musica britannica, inoltre abbiamo sempre ammirato le personalità di questi artisti, non solo la musica che hanno scritto. Durante la scrittura del nostro primo album "The Rain Caller" ascoltavamo principalmente Joy Division, The Clash, IDLES, shame, Slowthai. Anche qualcosa dei Molchat Doma e dei La Femme, New Order e tanto altro. In generale ci sono una marea di gruppi pazzeschi oggi da cui prendere ispirazione, e anche se per il nostro prossimo lavoro molte nostre tendenze torneranno un po' più indietro, verso the White Stripes e roba del genere, tanti gruppi come Amyl and the Sniffers, Gilla Band, Viagra Boys ci piacciono molto. Inoltre, ultimamente ci sono un sacco di artisti Irlandesi che ci hanno ispirato molto, sia durante la scrittura di "The Rain Caller", sia tutt'ora.

HB-concert-271224-18
HB-concert-271224-18

Cosa racconta il vostro primo disco?

The Rain Caller è il nostro primo album, ed è un disco che tramite la violenza e la malinconia della pioggia, racconta di storie e di emozioni personali e altrui, sia attuali che appartenenti al nostro passato, e il meteo della nostra isola ci ha ispirato molto nel dare forma a queste emozioni e farle diventare canzoni. Pensiamo sia un mood, devi crederci per sentirlo. È stato composto nel corso di tanti mesi e siamo stati molto indecisi sul come crearlo dato che era il primo, lo abbiamo prodotto insieme a Tony del Buddy Sound Studio che ci ha seguito nella maggior parte dei nostri live. Ci fidavamo solo di lui. E siamo felici di aver fatto con calma. Il nostro prossimo ep, per esempio, lo abbiamo scritto questa estate in un mese preciso. Un approccio diverso rispetto al solito per noi. The Rain Caller rimanda molto al deserto oltre che alla pioggia, infatti la nostra mascotte è un cactus.

Com'è andato il tour del disco?

Tra le cose più belle che abbiamo fatto c’è sicuramente il tour. Andare in giro a suonare è la cosa che più ci rimane impressa, ogni momento è incredibile e infatti non vediamo l’ora di fare un altro tour ancora più grande. Una volta durante alcuni day-off abbiamo alloggiato in un campeggio e montato la strumentazione all'aperto prima di ricominciare con le date. E poi conosciamo sempre gente strana in giro, è bello. 

Progetti per il futuro?

Suonare in giro il più possibile, portare la nostra musica dal vivo e far girare il nostro debut album il più possibile, e produrre il nostro prossimo lavoro. Vorremmo suonare in in giro per l'Europa.

---
L'articolo Gli Helen Burns in ritiro spirituale di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-02-03 13:13:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia