HOOD è un collettivo composto da otto anime sparse per tutta Italia: E1S (Francesco De Fusco), LÆRA (Filippo Giovene Laera), Sawyer (Rocco Tettamanzi), Flaco (Umberto Marchese), D-Broke (Daniele Napoletano) e i produttori Sillage (Giovanni Calore), Nicolò Bertaglia e Vittorio Arnò. La maggior parte di loro risiede a Milano, tranne Flaco e D-Broke, impegnati nello studio universitario a Napoli e Sawyer che vive a Monza. LÆRA e Vittorio Arnò sono gli unici milanesi doc. Mnetre E1S, Sillage e Nicolò Bertaglia si sono da poco trasferiti a Milano, rispettivamente da Napoli, Treviso e Venezia. Li incontriamo per approfondire la loro storia e il loro urban dalle mille sfumature.
Come vi siete formati a livello artistico?
La nostra forza è l’eterogeneità, infatti ci siamo formati tutti in modo diverso da generi musicali diversi: D-Broke, Flaco e LÆRA dal Rap/Hip-hop, Sawyer dal Rock/Grunge, E1S dall’R&B/Soul, Nicolò dal Metal, Sillage dal Lo-Fi e Vittorio dall’Hip-hop, ma ha un gusto improntato su tutto ciò che è sperimentale.
Quando avete cominciato a fare musica assieme?
Ci siamo conosciuti a Roma nel 2021 perché la maggior parte di noi era li per svolgere un Master in Music Business; abbiamo iniziato a fare musica assieme a casa di Sillage, dove ci trovavamo per studiare e tra un progetto universitario e l’altro abbiamo buttato giù i primi pezzi.
Come mai HOOD?
Con HOOD molti potrebbero pensare che facciamo riferimento al quartiere, ma non è così: HOOD è un luogo immaginario, etereo di nostra invenzione, nel quale entrare in armonia con sé stessi attraverso l’incontro con la diversità dell’altro. Come si può notare dal nostro logo, la scritta HOOD rappresenta noi componenti e forma le radici di un albero che è la nostra musica, ciò che nasce dal nostro incontro. HOOD rappresenta l’ossimoro della diversità che forma uguaglianza.
Come definireste la vostra musica?
Veniamo tutti da mondi musicali diversi e identificarci in un solo genere sarebbe riduttivo, ma se proprio dobbiamo incasellarci in un genere, il nostro potrebbe rientrare nella definizione di Urban. Possiamo dirvi con certezza però che non avete mai ascoltato musica come la nostra, soprattutto perché non esistono progetti come il nostro in Italia.
Cosa ascoltate?
Siamo molto curiosi, ascoltiamo veramente di tutto, anche generi che non produciamo. Essendo in tanti sarebbe più facile dirvi cosa non ascoltiamo, tipo il K-pop forse.
Genesi e significato complessivo di SANT'EMERZIANA, il vostro primo EP?
Nella stanza di piazza Sant’Emerenziana a Roma ci siamo raccontati la nostra vita convertendola in musica. A partire dal primo brano dell’EP, Storia Malata, che racconta i tratti di una relazione tossica, la quale sfocia nella conseguente presa di posizione in Faccio da me. Il brano Hood è una dichiarazione d’intenti e un vero e proprio invito a entrare e rimanere impigliati tra le radici dell’hood. Se mi vuoi rispondi scava con rabbia e affronta di pancia le radici di una relazione; Buco è l’esplosione dirompente, in cui la linea melodica si unisce ad una dimensione cinematografica psycho/metal. Infine, Canzoni d’odio è una canzone d’amore che non ce l’ha fatta, è un viaggio cosciente e senza ritmo, così come la perdizione nell’odio.
Ricordi del vostro live più bello?
Il live più bello che abbiamo fatto è stato sicuramente il 5 Marzo 2022 al MONK in apertura ai bnkr44. Il pubblico non ci conosceva, ma si è scatenato e ci ha supportati per tutti e 40 min di esibizione.
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L'articolo HOOD, incontrarsi nella musica di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-12-02 11:28:00
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