Hanno da poco prodotto un ep insieme, ma sono soprattutto due dei nuovi producer in ascesa nella scena hip hop italiana che flirta con l'elettronica. Hanno lavorato con Mecna e Egreen – prossimo ospite del nostro Better Days Festival – e ci hanno raccontato la loro visione: la ricerca del beat perfetto, il pop, i modi per far incazzare un rapper, fino ad arrivare ai soldi e alla trap.
Come avete iniziato con la musica?
Iamseife: Io ho cominciato a 15 anni suonando la chitarra in un gruppo ska-punk, mi divertivo un sacco a fare quelle canzoni con quattro accordi, a saltare, a gridare. Poi sono uscito dal gruppo perchè avevo voglia di provare a fare una cosa mia, ho scoperto Fruity Loops e ho iniziato a fare delle robe che non saprei nemmeno dirti che genere fosse. Poi pian piano ho conosciuto la drum & bass, il breakbeat, l'electro e mi sono appasionato all'idea di fare musica.
Lvnar: Io ho iniziato a produrre a 14 anni, andavo in skate, i miei amici facevano freestyle ma non avevamo le basi e ai tempi non potevi scaricarle da Youtube. Avendo le apparecchiature per registrare perchè mio padre faceva radio ho cominciato a perderci del tempo, così mi sono ritrovato dentro questa storia della produzione. Ma non avrei mai immaginato che potesse durare, era più una roba per far cantare i miei amici.
Qual è stato l'artista che vi ha fulminato e fatto capire che questo poteva essere il vostro futuro?
L: Io ai tempi seguivo molto le uscite della Def Jux, da Aesop Rock a Cannibal Ox, ma soprattutto El-P. Ed El-P è stato uno dei primi a creare questi cortocircuiti tra l'hip hop e la musica elettronica. Lui mi ha influenzato veramente tanto e ha plasmato quello che poi è diventato il mio approccio.
I: Io dico The Streets, quando sono stato a Londra per la prima volta, a 18 anni, ho comprato il suo primo album e mi si è aperto un mondo. Ho iniziato a produrre e a conoscere tante altre cose UK grazie a quel disco.
Questi flash sono stati così potenti da riflettersi ancora oggi?
L: Secondo me sì, nel mio suono si sente l'influenza della Def Jux, dalle strumentali acide alla passione per l'estetica cyberpunk, avevo lasciato questa direzione un po' per qualche anno ma poi ho capito che l'inconscio mi fa tornare sempre lì.
I: Forse a livello di "poesia" sì, ma il suono è cambiato, si è messo al passo con le cose che stanno uscendo adesso.
Venite da due progetti in solo e solo successivamente avete iniziato a fare delle produzioni per altri. Qual è la differenza più importante che avete avvertito?
L: Sono due cose molto diverse, e non in una maniera banale. Quando faccio le mie cose dò una certa importanza all'aspetto melodico, alla ricerca timbrica, invece con i rapper mi concentro molto sull'atmosfera del brano, sui suoi aspetti evocativi, cerco di essere molto meno estremo. E poi a me piace molto la produzione in senso più ampio, lo stare in studio, unire le idee, il lato umano della faccenda.
I: Per me vale lo stesso, i pezzi in solo e le produzioni sono molto simili però riconosco che quando devo dare qualcosa per qualcuno si riempiono molto meno le tracce, perchè essendoci la voce bisogna lasciare spazio ad altro e non concentrarsi troppo su tutti gli elementi.
Mi interessa capire se con i rapper, così come capita alle band con i produttori, si viene a creare un certo tipo di scambio, e non si riduce tutto al semplice "passami un beat".
L: Io ci pensavo proprio recentemente, e ti dico non ho mai fatto un pezzo in quel modo. Infatti ci sono delle persone che mi scrivono perchè vogliono delle basi ma a me prima di tutto interessa che ci vediamo, ci conosciamo, perchè il rapporto strettamente umano è fondamentale per fare il passo insieme. Anche l'aspetto legato alla creazione partendo da zero, se ti relazioni con qualcuno parti già confrontandoti, e il pezzo si evolve poi in maniera precisa.
Anche sul cantato?
L: Sul cantato un po' di meno, sopratutto nel mondo hip hop è difficile che un rapper accetti una critica sul cantato, sull'aspetto della scrittura, rischi di creare una situazione stridente. Bisogna avere un rapporto molto intimo per poter dire certe cose a un rapper.
I: Io con Mecna ad esempio lo faccio, siamo molto sfrontati quando ci confrontiamo.
Che tipo di personalità è Mecna?
I: Un romantico (ride). È un bravo ragazzo prima di tutto, è uno molto schietto e sincero e con me è sempre stato così, anche perchè altrimenti non continuerei a farci delle cose. Sicuramente non è uno di quelli che ama stare in studio, preferisce isolarsi per scrivere. Ed è bello e giusto che sia così.
L: Ha un tipo di visione musicale molto a fuoco, che non è così comune in altri rapper, appena sente la proposta sa già come potrebbe evolversi.
È sempre un grosso vantaggio avere al tuo fianco qualcuno che ne sa così tanto?
L: Assolutamente, poi la cosa figa è che abbiamo dei gusti musicali molto simili, forse è per questo che è sempre filato tutto bene sotto l'aspetto collaborativo, abbiamo gli stessi riferimenti e quindi si va dritti senza scontrarci, ragionando ed elaborando delle sintesi.
I: Non abbiamo mai seguito degli esempi, del tipo "facciamo una roba come...", quando hai un buon background alle spalle non ne hai bisogno.
Come è nata "Nessuno Ride"?
L: In maniera molto spontanea, quasi casuale. Corrado stava cercando un beat per un pezzo da pubblicare a Natale, come sua consuetudine, noi parallelamente avevamo chiuso le due strumentali di "MXP-CDG" con l’intento di pubblicarle il prima possibile, quando le ha sentite non c'è stato bisogno di dirsi quasi niente. A differenza delle altre volte la struttura della strumentale era già chiusa quindi è stato lui ad adattarsi al beat, infatti non ha la struttura canonica di un pezzo rap con strofa-rito-strofa-rito, questa cosa penso gli abbia permesso di sperimentare di più sulla voce ottenendo un risultato davvero interessante. Siamo molto soddisfatti di questo pezzo anche perché utilizza una serie di linguaggi in modo inusuale per la musica rap in Italia.
Quale deve essere la qualità più importante di un beat?
L: Non esiste un parametro assoluto, ogni volta è una sfida nuova. È l'unico modo per divertirsi, per questo a me piace proporre anche delle cose anticonvenzionali.
I: Mi viene da dire l'idea, ma non sarebbe una risposta. Ad esempio con "Laska" siamo partiti da un concept molto chiaro e abbiamo cercato di percorrere quella strada, gli ambienti dei pezzi sono freddi, lenti, il sound è simile se vuoi. Le cose nuove che stiamo producendo con Mecna sono totalmente diverse le une dalle altre, l'importante è non fissarsi su una cosa ma cercare col tempo di diversificarsi, migliorare.
Immaginate di parlare con un producer in erba, su quali aspetti dovrebbe concentrarsi maggiormente?
L: Deve assolutamente avere la capacità di rendersi conto qual è la cosa efficace che rimane in ogni pezzo. Ad esempio io produco un loop e poi da quello so che uscirà quel suonettino, quel campione o quel vocal che lo senti e ti rimane in mente. Quindi partire dalla ricerca di quell'elemento, che è qualificante, che tu lo senti subito e sai che è il cavallo vincente.
Fatemi l'esempio di un beat perfetto.
L: L'edit di Mike Dean su "Tell Your Friends" di The Weeknd. Ci sono i sample, le schitarrate emotive, un mood avvolgente e ogni elemento ha il giusto respiro. Il tutto unito da una componente di “epic shit” devastante.
I: "Thank You Standard" di Cid Rim, semplicemente per il viaggio che mi provoca con le sue melodie super ipnotiche. Alla fine è un pezzo di quattro minuti dove non entra mai una batteria se ci pensi, ma allo stesso tempo quando finisce a me viene voglia di metterla di nuovo da capo.
Com'è lavorare con Egreen?
L: Con Nicholas tu non hai molto margine di gioco, lui va dritto come un treno in corsa e non lo puoi fermare, devi riuscire a seguirlo. E alla fine il risultato funziona sempre, non puoi dire niente.
I: È stato molto bello, i miei beat sono un po' diversi dal suo sound però si è creata una bella alchimia che ci ha fatto lavorare bene. Era una scommessa anche per lui, rappare su un beat che era super lento, emo quasi, e l'ha superata alla grande.
Parliamo di un artista indipendente che è riuscito a conquistarsi negli anni un pubblico sempre più ampio. Quando cambi prospettiva entrano in gioco anche dei calcoli, delle decisioni più ponderate rispetto alla musica che fai? Può essere la scelta di produrre il singolo in un certo modo, piuttosto che chiamare determinati produttori...
L: In generale non saprei dirti, ma credo che Egreen, così come Mecna, abbia una fanbase che è molto affiatata, e non si ponga proprio il problema di calcolare il risultato, perchè sa che l'elemento vincente è proprio fare quello che vuole con la semplicità e l'onesta con cui l'ha sempre fatto.
Prima parlavamo dei testi, per quanto riguarda la voce invece, è una componente facile o difficile da addomesticare?
L: Dipende. Nicholas nella fattispecie ha un timbro molto importante, molto aggressivo, quindi non c'è molto da addomesticare, devi fare quel percorso e riuscire a stargli dietro.
I: Mecna ha una voce molto più fine, più dolce, che si sposa anche con le sue produzioni. E poi comunque abbiamo l'autotune (ride).
A proposito di autotune, sembra che tutti ora abbiano il pallino della trap.
L: In Italia come al solito c'è la sfida a schierarsi da una parte o dall'altra, io credo che ognuno si esprima alla fine come meglio crede. Il problema è che poi tutti sentono quella cosa e tutti iniziano a farla, anche in maniera paradossale. A me piace la trap, però bisogna essere in grado di sfruttare questo trend in maniera sensata, non basta cantare e mettere su l'autotune, non vai da nessuna parte in questo modo. L'approccio che deve essere da esempio è quello di Kanye West in "808s & Heartbreak", che nel 2008 ha preso l'autotune e ci ha messo sopra una distorsione, che è banale se ci pensi, ma a quei tempi non lo faceva nessuno, e Travis Scott ancora ci marcia su questa cosa. Di questa nuova scena italiana mi piace Ghali, anche se lo sento strizzare molto l'occhio a Young Thug.
I: Anche a me Ghali è l'artista che piace di più, lo ascolti e riconosci che è il più stiloso, usa tutto in maniera giusta.
Chi sono i producer che stanno scrivendo la storia del rap contemporaneo in Italia?
I: Big Joe.
L: Assolutamente Big Joe. È unico, è capace di mettere insieme quella roba post-Dilla un po' emotional, però sempre con dei suoni che ti fanno saltare dalla sedia. Anche quando utilizza dei suoni di batteria un filino "tamarri" li gestisce con un gusto assurdo. Sa far suonare tutti gli elementi di un pezzo, che è la regola fondamentale.
E invece all'estero chi è colui che spinge next level le proprie produzioni?
I: S-Type, che continua ad essere il mio producer preferito sin da "Billboard EP".
L: Vorrei dirti Arca o Oneohtrix Point Never ma restando più nel mondo hip hop secondo me P. Morris attualmente è tra i più visionari/rivoluzionari. É stato in grado negli ultimi anni di definire un suono unico, basato principalmente sull’utilizzo di samples in maniera molto dinamica, è come se fluttuassero senza mai fermarsi in uno spazio emotivo ben definito.
Rimanendo in Italia chi sono i producer del giro elettronico che sarebbero pronti anche per l'hip hop?
I: Herald Clawe, Etevleh, Drum Machine Drama.
L: Io dico loro e i ragazzi del giro Beat.It.
Vi piacerebbe lavorare con degli artisti pop?
I: Abbiamo lavorato insieme da poco a un pezzo con Ada Reina, adesso io sto lavorando con Pat Cosmo e sono molto contento di quello che sta uscendo. È bello sentir cantare su un beat oltre che rappare, mi piacerebbe tantissimo anche aprirmi a qualcosa di estero, vediamo.
L: Per quanto riguarda gli artisti pop non saprei, ti dico giusto per farti due nomi Tiziano Ferro e Cesare Cremonini, ma in realtà ascolto pochissimo pop italiano. Mi piacerebbe collaborare con artisti a quel livello più per un discorso relativo al circuito in sé, sarebbe sicuramente un’esperienza interessante dovermi confrontare con tutta quella serie di dogmi tipici del genere e vedere come funzionano certi meccanismi da dentro.
Nel frattempo questo è diventato per voi un lavoro a tempo pieno?
I: Sui beat purtroppo non si fanno tanti soldi. Io mi sono preso una pausa di un anno per seguire Mecna in tour, ed è andata bene, però adesso che finiscono le date so che dovrò andarmi a cercare un lavoro.
L: In Italia la figura del produttore non è riconosciuta come in America, tendenzialmente finisce sempre che il tuo idolo ti chiede di collaborare ma dà sempre per scontato che tu lo faccia per la fama.
Raccontatemi l'ep che avete fatto uscire insieme, "MXP-CDG".
L: Ci vediamo molto spesso, abitiamo vicini e io un paio di sere a settimana scrocco sempre cena da lui, e solitamente mentre lui spadella io spippolo con Ableton, se viene fuori qualcosa di carino la salviamo e andiamo avanti. In maniera molto naturale abbiamo messo su questa armonia, poi lui ha aggiunto questo giro di chitarra, io ho effettato tutto, lui ha messo i vocals, io ho riaggiunto un paio di effetti e alla fine sono usciti questi due singoli. Ci interessava fare tutto molto in fretta e l'abbiamo fatto uscire subito.
I: Di quei pezzi mi piace la freschezza, sono gioiosi, divertenti, ti fanno viaggiare in maniera positiva.
Qual è la cosa che invidi all'altro?
L: Lo spazio enorme che ha in camera e anche il Prophet 12. E soprattutto la semplicità, lui è in grado di ridurre all'osso il messaggio del brano adottando un mood semplice ma efficace, io sono molto barocco e non ci riesco mai purtroppo.
I: Io al contrario gli invidio questa enorme precisione, lui sta anche dodici ore su una batteria per farla uscire al massimo, io lascio le cose molto semplici e mi piace molto giocare sulla melodia.
Chiudiamo con i dischi fondamentali per diventare un buon producer.
L: "Fantastic Damage" di El-P, "Donuts" di J Dilla e "Sunburst Ep" di Rustie, personalmente perchè ai tempi fu rivoluzionario e portò quello che era il wonky al livello successivo. Ogni volta che lo ascolto noto dei dettagli nuovi. Forse potrei swipparlo con "Butter" di Hudson Mohawke volendo, anche se sotto l'aspetto strettamente relativo al producing "Sunburst" è un passetto avanti.
I: Sicuramente "A Grand Don't Come For Free" di The Streets, "Blue" di Jmsn e anche io dico "Sunburst Ep" di Rustie. Era il 2009, mi ricordo che sul mixtape dei Crookers misero "Neko" e da allora ascoltai per un anno intero su Youtube quel pezzo rippato. Nel 2010 finalmente uscì e wow, era un suono super nuovo e fresco. Le melodie di quell'ep mi fanno fare dei viaggi allucinanti ancora oggi.
---
L'articolo Il lavoro del produttore: Iamseife & Lvnar di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2016-01-22 11:34:00
COMMENTI