Il barone dimezzato

Il Barone di Munchausen canta sfatto dalle sue emozioni, da una parte le positive e dall'altro quelle che lo buttano giù. Ora il moderno barone dimezzato sta per pubblicare il suo primo disco e gli abbiamo chiesto di raccontarcelo

Il barone di Munchausen (a sx) e il suo produttore
Il barone di Munchausen (a sx) e il suo produttore

Francesco Bramante è il Barone si Munchausen, cantante milanese classe 1997. Dopo solo tre mesi dal suo esordio ha già pubblicato quattro singoli per anticipare il suo primo disco, Malinconia anni '20. I suoi brani hanno come obiettivo "la frammentazione in tanti piccoli pezzi di tutte le tensioni create dalla forte tendenza alla razionalità", dice. Il tema centrale di tutti i singoli è l'emotività del cantante, che lo spezza come succede al visconte di Calvino, diviso tra bene e male. Siamo riusciti a ricomporre il musicista milanese per farci raccontare come vuole tenere insieme un disco che parte già dimezzato.

Come ti sei avvicinato alla musica?

Ho iniziato a scrivere testi rap col mio socio storico, Davide Bagatta in arte Baga, nei primi anni delle scuole superiori. Da lì è nata un'intesa profonda che si è sviluppata all'interno del gruppo e progetto U67, attivo dal 2013. Dopo poco tempo si è aggiunto anche Giuseppe Morsillo, in arte Morsi. Di concerti ne abbiamo fatti tanti, in tutta la Lombardia; abbiamo pubblicato diversi dischi: l'ultimo è Provincia, disponibile su tutte le piattaforme.

Negli ultimi due anni, andando ad abitare a Milano con un mio amico storico, Sebastiano Atzori in arte Cactunes_, abbiamo iniziato a fare musica assieme: lui componendo le strumentali, io rappando e cantando. Giorno dopo giorno, le canzoni sono venute fuori naturalmente, figlie dell'atmosfera e delle sensazioni di quella casa, in via Poma, e abbiamo iniziato a registrarle. La mia ragazza, MIRIAM, cantante eccezionale, era sempre più presente e coinvolta in quel che stava venendo fuori, e ha iniziato a partecipare a diverse canzoni.

Da sx il barone di Munchausen e Cactunes_
Da sx il barone di Munchausen e Cactunes_

Hai collaborato con qualcun altro?

Sono poi uscite le collaborazioni con Baga, Andrea Sanna (cantante degli All This Stuff, band tra il rock e il rap di cui faccio parte anche io), il magico Frieder e il fenomenale Matteo Siciliano con le chitarre.

Piano piano è venuto a crearsi un insieme di persone che rende il progetto possibile anche a livello di immagine. Le grafiche della fortissima Gemma Gamba e le foto/video di Angelo Campisi e Davide Tenz apportano alla musica un immaginario forte e ben definito.

Alla fine, sono venute fuori 12 tracce, interamente registrate, mixate e masterizzate nello studio di Bre (Francesco Brattoli). Cinque canzoni sono già uscite, di cui tre video. Il titolo del disco è Malinconia anni '20 ed uscirà il 7 luglio 2023. Abbiamo deciso di chiamarlo così perché la parola "malinconia" ci sembra quella che meglio racchiude tutta una serie di sensazioni che sembrano essere l'input (da parte nostra) e l'output (da parte di chi le ascolta) dei pezzi che abbiamo composto. E gli anni 20 sono lo sfondo sul quale questi pezzi sono nati, sempre strani e pieni di eventi turbolenti... un po' come un secolo fa, sperando di non ripetere gli stessi errori.

A chi ti ispiri per cantare?

La musica del Barone di Munchausen è sicuramente rap, ma è un rap sperimentale, con una componente indie non indiefferente (geniale). Le mie più grandi ispirazioni sono Lou Reed, David Bowie, Nina Simone, i Police, Notorious Big, Manu Chao, Lucio Dalla, Pino Daniele, Bassi Maestro, Frah Quintale, Ketama126. In questo disco coesistono quasi ovunque pezzi cantati con strofe rappate. Ci sono poi due eccezioni in inglese, Successful Man e Few Words, di ispirazione più tendente al mondo rock. Lo skit parla di un'esperienza "interessante" fatta ad Amsterdam con i Pinotauri, la nostra famiglia di amici. La canzone Ho Parlato con un cane è stata la prima a essere concepita, e motiva anche la copertina del disco scattata da Davide Tenz con Martino, cane di Kuba. Infatti, parla di un'esperienza che ho vissuto durante il Covid, tornando da una passeggiata solitaria e incontrando un cane che mi sbarrava la strada, a cui ho iniziato a parlare. È stato un monologo un po' dettato dalla noia e dalla pazzia di quel momento storico. Cantato per questo in maniera scanzonata e quasi stonata.

Il barone alla finestra
Il barone alla finestra

Cosa significa questo disco per te?

Il mio scrivere riguarda la distruzione della chiarezza mentale, la frammentazione in tanti piccoli pezzi di tutte le tensioni create dalla forte tendenza alla razionalità. Lo racconto con ironia, eccesso e una grande dose di malinconia. In un certo senso cerco con la scrittura di autodistruggermi, buttando a destra e sinistra i miei malumori e le mie relazioni. Invento anche molte cose, che magari non faccio ma che vorrei fare, fantasticando nel senso più puro del termine. Cerco di giocare tra quel che ci concediamo e quel che ci viene proibito.

Non cerco di dare risposte. Vado alla ricerca di contraddizioni e perseguo una certa linea confusionaria che talvolta esprimo anche con l'uso di parole e ritmi onomatopeici, attraverso la velocità e altri strumenti.

Progetti futuri?

L'obiettivo, ora, è di diffondere più possibile questa nostra creatura. Fare più concerti possibili e continuare a fare musica: qualcosa si muove e nuove idee e progetti di canzoni non mancano mai. Il bisogno di esprimersi e di imprimere le sensazioni interne e che il mondo ci procura non finisce mai. Ci vediamo in giro: questo è solo l'inizio.

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L'articolo Il barone dimezzato di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-07-05 14:41:00

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