Alberto Ferrari è il frontman, produttore e autore dei Verdena, nonché chitarrista degli I Hate my Village. L'ultimo disco della band bergamasca è Endkadenz Vol.2, uscito nel 2015. Il 2020 sarebbe dovuto essere l'anno del loro grande ritorno, e invece no. Un virus ignoto e invisibile ha fatto saltare i piani dell'intero globo, allungando sulla nostra società l'ombra della paura.
Alberto ha deciso di rompere il suo consueto silenzio e di unire la sua Bergamo alla vicina Brescia in un musicale abbraccio solidale in streaming, aderendo al progetto #StayON coordinato da KeepOn LIVE, associazione di categoria di live club e festival italiani. Per raccogliere fondi a sostegno delle attività di EMERGENCY nei territori di Bergamo e Brescia, si esibirà sabato 4 aprile, dalle ore 21, sulla pagina Facebook della Latteria Molloy di Brescia. Noi lo raggiungiamo a casa sua, in città alta, dove c'è “un giardino grosso per tutti e posso parlare con i vicini, a distanza”.
Come va?
(sospira) Molta solitudine. Fra cinque giorni dovrebbe finire la mia quarantena, così potrò tornare a vedere i bimbi, che mi mancano molto. Ho avuto la febbre, una ventina di giorni fa, e dunque per sicurezza mi hanno detto di stare a casa.
Mi hai sempre dato l'idea di essere solitario.
Sì. Sono sempre stato un po' eremita, ma qui è diverso. Mi manca anche la sala prove.
Il celebre pollaio?
Si. Purtroppo è un po' distante da qui, bisogna attraversare cinque o sei comuni, posti di blocco e gente che ti spara con i bazooka (ride). Ci andrei da solo, eh, ma non voglio rischiare una multa. Però sono contento perché la Roby, la nostra bassista, mi ha portato gli strumenti qui qualche giorno fa. Ho allestito la stanza e posso suonare. Abito in una casa grossissima, non accendo neanche il riscaldamento, ma suono e mi scaldo.
Sono le 18 e qualche minuto, l'orario reso tristemente celebre dall'ormai consueto bollettino della Protezione Civile in cui il commissario Borrelli snocciola i dati e i numeri sull'epidemia. Sei uno dei tanti italiani che lo guardano?
No, io sento solo il mio medico, che peraltro è il cantante degli Spread. Me le racconta lui le cose, dice che i bollettini non sono così sicuri, che non fanno tamponi a tutti e bisognerebbe quintuplicare il numero di contagiati. Mi racconta cosa succede ai suoi pazienti, che cosa vede, che succede a quelli che muoiono. Stava per piangere. Sta impazzendo. I medici avranno bisogno di uno psicologo alla fine di questa cosa.
Mi ricordo di cosa dicesti in un'intervista tempo fa: “Non ci credo proprio negli psicologi, secondo me sono un'organizzazione a delinquere. Non li vedo sul pezzo. Ci sono dei cervelli che li puoi manipolare, ma io non sono così. Io mi auto aggiusto, riesco sempre a farlo. Secondo me tutti ce la possono fare”.
(Ride) Mi sto contraddicendo, lo so, era per dire che usciranno da un periodo difficile. Però è vero: io mi sono sempre guarito da solo. Forse in questo periodo è meglio stare da soli che con qualcuno. Ho visto che tante coppie stanno scoppiando, madri con figli che sclerano. Io posso prendermela solo col mio gatto, Ozzy.
Albino e Bergamo sono fra le città più martoriate dal Coronavirus. Come stai vivendo questo periodo?
Non lo so. Ho sperato ogni giorno che migliorasse. Ho fatto un po' sfogare il mio medico, che è incazzato nero con il mondo e aspetta che finisca tutto per chiedere spiegazioni, per fare casino. Se posso essere utile in questo senso lo faccio.
Che fai in questi giorni di quarantena?
Ho suonato. Ho bevuto. Ho dato da mangiare ai gatti. Poi da capo di nuovo.
Cosa ti ha spinto a rompere il silenzio e regalarci una session intima?
Appena mi hanno detto che si trattasse di una session per l'ospedale di Brescia e Bergamo ho deciso di farlo subito. Mi sembra la cosa più giusta da fare adesso, anche se non sono molto pronto nel suonare. Il live l'ho già registrato. E' venuto questo mio amico con mascherina e guanti, ha piazzato la telecamera ed è uscito. Ma ho sbagliato più volte, avevo le mani impastate, non mi ricordavo nemmeno i testi. Allora lo chiamavo: Gigi, torna su, rimetti da capo. Ho bevuto un po' di vino, fumato una sigaretta, mi sono rilassato e poi ce l'ho fatta. (rimprovera Ozzy, il suo gatto)
Che succede?
C'è il gatto che mi rompe le palle. L'altro giorno l'ha morsicato un procione.
Ah. Quanti anni ha?
20.
Come i Verdena, praticamente.
(Ride) Vero. Infatti è arrivato più o meno l'anno dopo il primo disco.
Raccontaci cosa suonerai nel tuo set.
É un set acustico, chitarra e voce. Farò una cover, un pezzo degli I Hate my Village e tutta roba dei Verdena. Ho fatto Canos, ma un'ottava sotto per non dare fastidio agli inquilini. Ho cacciato solo un paio di urletti.
Il tuo vicinato come ha reagito?
Tutto a posto, è piaciuto, mi hanno chiesto di farlo più spesso.
Hai mai pensato di fare un live dal balcone, com'è andato di moda nei primi giorni di lockdown?
Non ho un balcone. Però mi seguiranno tutti. Devo ringraziare il mio amico che mi introdotto in questo castello del 1200 a forma di coorte. Si paga poco, la signora è simpatica e fa pure dell'ottimo vino.
Come si può concretamente fare una donazione durante il tuo set?
Si può pagare una sorta di biglietto virtuale. Ho dei parenti che metteranno anche cento euro domani. Spero che lo facciano tutti. Stiamo dando dei soldi ai medici, che ci stanno parando il culo alla grande. Se beccassi internet li darei anche io.
Che cosa si vede da casa tua?
Da una parte la coorte, dall'altra Bergamo e l'ospedale Papa Giovanni XXIII.
Stai rompendo il silenzio per questo concerto on line molto importante, ma non posso non chiedertelo. Il 2020 era da molti atteso come l'anno del ritorno dei Verdena.
Eravamo a buon punto. Stavo per mettermi a scrivere dei testi, su cui stavo comunque già lavorando solo a livello di suono senza ragionare sugli argomenti. La cosa che mi è venuta in mente in questo mese è di scrivere altri pezzi. Ho passato un periodo brutto della mia vita personale. Il mondo sta passando un periodo brutto della sua vita personale. Nel panico più totale mi sono detto: rifacciamo tutto il disco, questo è vecchio. Poi... no. Effettivamente ho esagerato, sono un coglione (ride).
Cosa ti hanno detto gli altri?
In realtà non gliel'ho detto, lo sapranno domani. I manager Luca e Michele l'hanno saputo, mi hanno detto “stai esagerando” e chiesto se fossi sicuro. Le musiche son belle. Però ho avuto la sensazione che tutto fosse da spazzare via.
Ti impaurisce l'idea di rifare tutto da capo?
No, assolutamente. Se non fosse per i soldi, che ad un certo punto finiranno. Eccolo il problema della società: i fottuti soldi.
Musicalmente, che disco stavate facendo?
Molto estremo. Passavamo da cose tranquille e spensierate a momenti di metal pesantissimo... no pesantissimo no, stoner rock diciamo. Era una specie di “Requiem” con alti e bassi notevoli.
Ci saranno influenze degli I Hate my Village?
Sicuro: hanno influenzato pesantemente il nuovo disco. Dopo aver suonato un po' con Adriano (Viterbini) è venuto naturale per me fare alcune robe. Ti faccio sentire. (prende la chitarra e suona un riff, che trovate qua sotto) Sembra blues, ma è africano.
Quando uscirà la vostra roba nuova?
Mah, mi sembra tutto bloccato. Nessuno ha più fretta di fare uscire dischi, al contrario di tre mesi fa. Un po' mi spiace ma un po' no, perché potrei scrivere altri pezzi che sono più me adesso. Questi pezzi li ho scritti prima che mi succedessero cose: ho avuto problemi con la mia ragazza, e anche problemi fisici, quest'estate. Ora la botta finale del Covid. Però è vero che la gente che ci vuole bene vuole vorrebbe al più presto un disco. Non è una cosa da sottovalutare questa.
Confermo. Mi ci metto anche io: lo aspettiamo.
Speriamo si risolva tutto presto. Speriamo si possano assembrare di nuovo le persone. E pogare.
Ultima domanda: hai sentito la cover che Wrongonyou e Coma Cose hanno fatto di Razzi arpia inferno e fiamme?
No. Veramente l'han fatta? Cazzo! Son curiosissimo.
Ti giro il link su WhatsApp, però poi fammi sapere che ne pensi. Ci tengo.
Ok. Tra l'altro quel pezzo l'avevano già campionato Guè Pequeno e Fabri Fibra (In Orbita). Mi fa ridere essere tra i cofirmatari del pezzo, in mezzo a miliardi di rapper.
Che giro assurdo ha fatto "Razzi Arpia", un brano tutt'altro che facile. Te lo saresti aspettato?
No, assolutamente. Specialmente per il testo che è uno dei più insensati che abbia mai fatto. Peraltro non è solo mio, lo scrissi proprio insieme al mio dottore, il Longaretti, il cantante degli Spread.
Ci salutiamo, poi Alberto mi manda una nota vocale con il responso sulla cover.
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L'articolo Alberto Ferrari, Verdena: "Torneremo presto a pogare" di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2020-04-04 01:57:00
COMMENTI (3)
era prevedibile che la situazione corona virus potesse influenzare la modulazione dei testi dell'album in uscita, attendiamo con molta anche troppa apprensione l'uscita del nuovo album ma è gusto che Alberto si prenda il tempo necessario affinché la sua genialità si sprigioni completamente e compiutamente nei nuovi pezzi che evidentemente non potranno trascurare questo periodo di pandemia e di clausura forzata....sono convinto che l'attesa verrà ripagata..non vedo l'ora di poter ascoltare l'opera compiuta che presto vedrà la luce....ci mancateeeeeeeeeee Verdena!!
Grande intervista, molto intima ed autentica, grazie.
questa intervista è davvero fantastica. Ho iniziato a studiare l'italiano grazie a Verdena (sono brasiliana) e spero che stiano tutti bene e suonino presto in Brasile ... ahah