Dutch Nazari - Come imparare l'arte della vecchia scuola (e metterla da parte)

Dutch Nazari fa parte di quella nuova ondata di rapper che hanno qualcosa in più. Ci siamo fatti raccontare da dove viene, e come è finito a farsi produrre un disco da Dargen D'Amico

Dutch Nazari
Dutch Nazari

Dutch Nazari fa parte di quella nuova ondata di rapper che hanno qualcosa in più. Hanno scelto quel linguaggio perché sulla strada ci sono cresciuti, perché quello stile di vita lo sentono proprio e sanno che i confini sono fatti per essere spostati. Ci aggiunge il suo, e quello che ne viene fuori è di più che semplice rap. Impara la vecchia scuola e mettila da parte, usala come mezzo e non come fine. Da Padova a Trento, da i contest di freestyle stretti stretti in macchinata alla chiamata di uno come Dargen D'Amico a produrgli il disco: la storia di un ragazzo che forse farà l'avvocato, ma con una passione grande così. 

Scusa ma ho un mal di testa terribile. Hai presente quando bevi solo cocktail perché non sei uno sprovveduto, no? E sai che la birra a fine serata è una condanna a morte, una certezza come poche nella vita; ma poi arrivi a casa e i coinquilini te ne porgono una e dici ok e ti risvegli con una placca di metallo nel cervello come il comandante di Hot Shots. 
Ahahah perfettamente presente sono un po in quel mood anche io, con la differenza che invece che la birra di troppo ho ordinato un altro long island.

Sapevo che saremmo andati d'accordo subito. Inizio con il chiederti del tuo ep uscito fuori per Giada Mesi, l'etichetta di Dargen D'Amico. Sembra un po' come se tu fossi sbucato fuori dal nulla, invece hai un bel passato underground.
Ho iniziato ad ascoltare rap da piccolo, e mi sono infognato con il rap italiano underground nel periodo "Mr Simpatia" di Fibra e "Mi Fist" dei Club Dogo, quindi circa nel 2005. Mi sono infognato proprio tanto. Allora mi sono avvicinato alla scena hiphop di Padova, che attorno al 2006 era molto meno nutrita di quanto non sia ora. Sono entrato nella crew Massima Tackenza, eravamo in 8 inizialmente, di cui ora ne sono rimasti 4. Nel 2007 abbiamo fatto il primo mixtape e nel 2009 è uscito l'album, che dalle parti nostre è girato parecchio a livello underground. Poi abbiamo iniziato la gavetta live, nel 2009 suonavamo ogni sabato. Facevamo anche le macchinate per andare alle battle, ai contest. Io non sono mai stato un grande talento del freestyle, quindi poi con gli anni ho smesso di competere e lo faccio solo tra amici alle serate, pero è un'esperienza che ti forma molto sotto l'aspetto dello stare sul palco e reggere la pressione; è una cosa che consiglierei a tutti agli inizi.

Poi nel 2011 sei uscito con il tuo primo ep solista.
Esatto, si chiama "Non lo avevo calcolato". Nel frattempo mi sono trasferito a Trento perché studio qui. Un mio caro amico di Padova (anche lui qui a Trento) si è messo a fare musica con un socio e hanno formato i Sick et Simpliciter. Le strumentali mi gasavano a manetta, così ci siamo messi a collaborare. Abbiamo girato il video di "Speculation", il regista del video è un altro caro amico, Andrea Miguel Micheloni (lo stesso che ha diretto il mio ultimo video "Falling Crumbs"). Il video di "Speculation" non se lo sono cagati in tanti, però è piaciuto molto a Dargen D'Amico, che mi ha chiesto se avevo altro materiale su questo mood. La mia risposta era sì, allora mi ha telefonato e mi ha proposto di produrmi come Giada Mesi.

A Trento studi giurisprudenza. Hai pensato di fare l'avvocato visto che con le parole ci sai fare?  
In realtà ho scelto la facoltà sull'onda del "non ne ho idea/non so cosa scegliere". Giurisprudenza è spesso la via d'uscita di chi non sa quale facoltà scegliere, e si illude che almeno in giurisprudenza ci sia un pizzico di pragmatismo in più, un percorso che poi un lavoro te lo dà. Cosa che è abbastanza una cazzata in realtà. Ti direi che scriverò la tesi sul diritto della musica, copyright e proprietà intellettuale, e che così facendo potrei unire due ambiti di esperienza. Ma in realtà tutte le domande che coinvolgono una mia previsione di cosa succederà in futuro mi trovano un po' impreparato. Una cosa normale.

Come si sta a Trento e come si stava a Padova?
A Trento c'è un luogo comune tra gli studenti fuori sede, ed è che Trento fa cagare. Dicono che non c'è mai un cazzo da fare, e che quando arrivi poi non vedi l'ora di andare via. Io mi ci trovo da dio. Ci sono le montagne, i laghi, è tutto a 5 minuti di distanza a piedi (vedi "a misura d'uomo"). Quando faccio questi discorsi mi sembra di sentire parlare un ottantenne, fatto sta che io in una città grande come Milano mi sentirei smarrito. A Milano ci vado perché ci devo andare, ma poi quando torno a casa in genere sono contento. Con Padova ho lo stesso rapporto che si ha con una ex che hai mollato tu ma che in realtà ti piace ancora. Lei invece non ha ancora capito, dice che non le piaci più, ma poi in realtà se ci provi ci sta. È un po' un rapporto amore-odio. Poi c'è un discorso a parte che va fatto per "la scena" di Padova. Chi ama l'hip-hop lo sa, "la scena" è un concetto sempre molto presente nei discorsi di chi ne parla. E di solito se ne parla male. La scena fa schifo, è piena di scarsi, è piena di fake che si comportano da amici quando ti vedono e poi invece parlano male alle spalle. Ecco io la scena della mia città la porto in palmo di mano. È una fucina di talenti cristallini, con una grossa varietà di approccio alla musica e alle tematiche, ma soprattutto si respira un grandissimo rispetto reciproco.

Indubbiamente la scena di Padova non è male, eccezione forse, passami la stronzata, per Iron Rizzo.
Ma Iron Rizzo se non sbaglio è di Castelfranco! Comunque lui è Iron Rizzo e viene dallo spazio e fa bordello fino al mattino, io mi sento rappresentato.

Ok. Passiamo a cose più serie, per quanto riguarda la politica invece c'è qualcuno da cui ti senti rappresentato? Mi sento di escludere Grillo e lo escluderei a causa dei riferimenti diretti nel testo di "Speculation".
Mi piace molto Renzi. Ahahahaha scherzo! Io ho un'idea di come sarebbe bello fosse gestita la cosa pubblica che tendenzialmente si chiama "essere di sinistra". Se mi chiedi chi voterei se si votasse domani, sarebbe una bella domanda di cui non so la risposta. Se tu mi dici "Politica" quello che mi viene in mente non sono i salotti di La7. Penso più ai movimenti, alle iniziative sul consumo, ai centri sociali, le battaglie sulla sanità e sul lavoro, sulla tutela del territorio. Credo ci sia un grande vuoto rappresentativo su queste istanze.

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Lasciamo allora perdere l'Italia e la politica un attimo e parliamo d'Europa. C'è un forte senso europeo nella tua musica. Come nasce l'idea di mischiare altre lingue all'italiano? Penso al ritornello di "Falling Crumbs" ad esempio, o addirittura nell'ultima strofa interamente in francese di "Speculation". Un omaggio a due lingue in cui il rap suona da dio?
Il mio producer si gasa con la musica inglese, quindi le sonorità su cui viaggio secondo me hanno un sapore straniero e un po' anglosassone per questo motivo, lui dice "mitteleuropeo". Io sono mezzo australiano e mia mamma mi ha insegnato l'inglese quando ero piccolo. Il francese l'ho imparato a Lione, lo capisco bene e lo parlo abbastanza. Per rispondere alla tua domanda però a volte mi piace scrivere testi in altre lingue, specie nel ritornello, per il semplice motivo che certe cose dette in italiano suonano più banali, oppure più inutilmente pompose. Se traduci il ritornello di "Speculation" viene fuori Non sentite la rabbia provocata dai vostri occhi nel vedere questo paesaggio? Lo stato paralizzato, il popolo narcotizzato da chi pretende sacrifici ma senza averne mai fatti. In italiano sembra un comizio di Nichi Vendola, mentre secondo me in francese suona meglio, tutto qua.

Tra l'altro ho visto che hai una cugina austaliana che canta in un gruppo che si chiama The Harpoons. Ha una voce pazzesca, hai mai pensato ad un feat. a distanza?
Hai fatto ricerca vedo! Sei molto preparato! Comunque il feat mi gaserebbe un casino, con lei non ci sentiamo molto spesso, ma ci ho megapensato e prima o poi un pezzo assieme lo facciamo sicuro, è vero che ha una voce pazzesca. Grazie.

Parlando di musica italiana invece, cosa ti piace?
Io il rap lo faccio ma anche non lo faccio; nel senso che soprattutto nelle cose mie, quando scrivo un pezzo non ho davanti agli occhi uno standard rap da seguire. Mi piace sperimentare e mi piace cantare, chi ha sentito "Diecimila lire" se ne è accorto di sicuro. Tutto un altro discorso invece vale per l'ascolto: ascolto rap con la stessa identica fotta che avevo a 15 anni. Mi piace stare sul pezzo di tutte le uscite, se scopro l'esistenza di un mc forte che non conoscevo vado subito a sentirmi altre cose sue, ascolto tutti i dischi che riesco. L'americano un po' lo seguo, ma la mia passione è il rap italiano.
Per quanto riguarda la musica italiana mi piacciono molto i grandi cantautori. Dalla, Guccini, De André, Battisti (vale come cantautore?)

Se consideriamo lui e Mogol come un entità unica inscindibile, probabilmente sì.
Un cantanteeautore.

Esatto, un animale mitologico. Torniamo a te, sono usciti già tre video dall'ep, e ho notato che hai un approccio molto teatrale davanti alla telecamere; da dove nasce questa cosa? 
Ho fatto teatro quando andavo al liceo, a dire il vero è proprio lì che ho conosciuto Buzz che mi ha inserito nel giro Massima Tackenza, mi ha spiegato che esisteva il freestyle e mi ha insegnato a farlo. La prima volta che l'ho sentito credevo facesse finta, che in realtà le rime fossero scritte. Quando ho scoperto che ci si poteva inventare le rime sul momento mi è esploso un mondo. In realtà la teatralità di cui parli credo derivi proprio da lì, più che dal teatro del liceo. Perché la teatralità sul palco è un elemento molto importante. E nelle battle ancora di più, mimare una rima in maniera efficace può fare la differenza fra un boato del pubblico e un borbottìo discreto.
Ricordo ancora una battle di molti anni fa: Mario dei Fratelli Quintale contro Mekoslesh della Massima Tackenza. A ripensarci oggi una sfida tra titani. L'argomento era Riforma Gelmini e Mario ha fatto un minuto di rime ignorantissime (in senso positivo) girando attorno a una sedia che aveva preso dall'angolo della giuria. Tipo "io al massimo ho la terza media: la Gelmini me la scopo sulla sediaaaa" e nel frattempo cavalcava 'sta sedia mimando l'atto. Un capolavoro del freestyle. Poi alla fine però ha vinto Mekoslesh. Bei tempi quelli.

Hai una scrittura molto curata, tecnicamente e linguisticamente. Ti piace leggere?
Sono cresciuto divorando tonnellate di romanzi. Negli ultimi anni un po' meno, leggo più per informarmi che per viaggiare: saggistica, riviste di approfondimento. Pero qualche romanzo ancora lo leggo. Tipo l'ultimo dei Wu Ming "L'armata dei sonnambuli", è spettacolare!

Sono argomenti da primo appuntamento, ma già che ci siamo te lo chiedo: a cinema come stiamo messi?
Il cinema mi piace un casino, mi piace guardare film belli. Però sono un po' scarso coi nomi. Se mi dici: "Ti piacciono i film di Linklater?" faccio la figura dello scemo e ti chiedo chi è. Poi se mi dici che è quello di "A Scanner Darkly" ti dico "aaah bomba ok ho capito".

A me piace molto Linklater, giusto l'altra sera ho visto "Waking Life" che era uno dei pochi che mi mancava e credo mi abbia cambiato la vita, in un certo senso. Hai visto "Boyhood", il suo ultimo?
Mi manca ancora, sono molto curioso a dire il vero perché se ne è parlato un casino di recente, pare che l'abbiano girato in dodici anni. Io dodici anni fa neanche avevo mai fatto una rima, le cose fatte bene insomma.

Si perché riprende tutta la vita dell'attore protagonista, molto minuzioso. Tu invece come scrivi? Qual'è il tuo processo?
Io scrivo molto, molto più di quello che tengo. Scrivo sulla strumentale. Tendenzialmente ho due modi: ho già un qualcosa di cui voler parlare, quindi sono in cerca di quella determinata strumentale che mi pare si accompagni bene all'atmosfera che sto cercando di creare e quando la trovo scrivo. Oppure parto dalla strumentale e cerco di chiederle di cosa parla: "Di cosa parli tu?" Il brano "È una questione di forma" (feat. Fed Spartaco) è nato proprio così. Ero in studio da Dok (fenomenale producer giovanissimo di Padova) che mi stava facendo sentire dei beat. Parte quel beat lì ed è una bomba, allora gli dico di lasciarlo andare e mi metto a canticchiare "è una questione di forma". Gli ho chiesto di passarmelo per scriverci sopra; il tempo di arrivare in treno a Trento e avevo già strofe e ritornello.

Mi piace molto di quel pezzo la frase "del disco non ho sentito un brano, ma ho visto che è dimagrito, bravo".
Su quella rima lì me ne hanno dette di ogni. La più ricorrente è stata: "è un dissing a Ghemon". Mi vien da ridere. In realtà l'idea era che nella misura in cui la musica sta diventando sempre più una questione di forma, di fare il video, di vestirsi in un certo modo, allora ha senso che di un rapper si dica "ho visto che è dimagrito" e non "hai sentito che bel disco"?

Ti piace "Orchidee", nuovo disco di Ghemon?
Al primo ascolto non mi è piaciuto tanto, poi sì. L'ho ascoltato molto attentamente, credo sia un disco ricco di sfumature. Più in generale mi piace in che viaggio è lui, musicalmente parlando.

Passiamo alla domanda filosofica/Marzulliana. Perché scrivi?
Perché scrivo? Bella domanda. Direi che la risposta più semplice è che scrivo le canzoni perché mi piace ascoltare le canzoni. E delle canzoni mi piace soprattutto ascoltare i testi. Il resto per me è meno importante, la musica solo strumentale la so apprezzare, ma poi se devo mettere su qualcosa sono sempre canzoni di cui mi gasa il testo. Se chiedi al mio producer, il testo non serve a niente e la voce è solo uno strumento come gli altri, infatti lui ha finito per fare il producer, e io per scrivere i testi.

Parlami del rapporto con Dargen.
Sono sempre stato un fan sfegatato delle sue cose, sono uno di quelli che sa "Nostalgia Istantanea" a memoria, quindi puoi immaginare quanto mi abbia fatto piacere quando ho ricevuto la sua proposta. Spesso si dice che gli artisti si creano un personaggio per una questione di immagine, ma poi quando li conosci molte volte scopri che magari la persona dietro alla maschera è diversissima. Magari uno fa il comico e poi nella vita vera è sempre un po' triste. Ecco, Dargen D'amico è l'esatto opposto. Lui non recita il suo personaggio, lui è il suo personaggio. E per quanto accurata e dettagliata può essere l'aspettativa che ti fai di lui, poi quando lo conosci scopri che è ESATTAMENTE così. È una cosa che mi ha colpito molto, questa.

E invece che mi dici di Willie Peyote? Il pezzo con lui ("Fallin Crumbs") è il mio preferito dell'ep, è un piccolo capolavoro. 
Ho sentito le sue cose qualche mese prima che uscisse "Glick" e poi "Friggi le polpette" e che lui diventasse un fenomeno a livello nazionale. Avevo sentito "Fresh" quando è uscita, e poi il giorno che è uscita "Soulful" (dopo averla ascoltata una cosa come quindici volte di fila) gli ho scritto. Io e lui avevamo un amico in comune che è Shula del collettivo AsFvck, e a dire il vero una volta che avevo fatto un live con la Massima Tackenza a Torino ci eravamo anche incrociati. Fatto sta che io avevo già fuori "Speculation", a lui è piaciuta molto e ha accettato di buon grado. Ci eravamo già beccati per girare un video subito prima che si inserissero Dargen e la Giada Mesi, che alla fine è stato cestinato perché non ci convinceva, e lì ci siamo conosciuti di persona. Nell'ultimo anno poi abbiamo avuto occasione di vederci un po' di volte, ad esempio quando siamo andati a Venezia per girare il video definitivo. Lui spacca, e a parte che è bravissimo a scrivere, è proprio un bel tipo. Tra l'altro il 29 novembre viene a suonare a Padova e facciamo un live insieme al Pedro, che è il centro sociale di Padova. Un posto bellissimo dove suonare.

Che rapporto hai con i soldi? Tra "Diecimila lire" e "Monetina" è una cosa che ritorna parecchio.
Non era voluto ma è successo. In realtà in entrambi i casi si tratta di metafore per parlare di tutt'altro. La "Monetina" parla di un uomo che era ricco e ora fa l'elemosina, e "Diecimila lire" è la metafora per qualcosa che aveva un valore e ora non ne ha più. I soldi sono uno dei valori che l'industria culturale del nostro tempo (a partire dal rap mainstream) ha maggiormente sponsorizzato secondo me. L'altro è l'amore (con la L maiuscola, quel prototipo perfettamente ripetibile un numero N di volte, che azzera totalmente le complessità del rapporto tra due persone.) "Diecimila lire" a ben vedere è una canzone che parla di precarietà nel rapporto con l'oggetto di entrambi questi valori, precarietà economica e precarietà sentimentale.

Hai buttato fuori l'ep in free download. La domanda di rito la sai. 
Il disco esce in freedownload per fare sì che la gente se lo ascolti, che giri di più di quanto non girerebbe altrimenti. Non ho una posizione definita in materia, però in fondo l'idea che la musica in quanto cultura sia gratis per il fruitore mi piace. Bisognerebbe lavorare sui modi per far sì che sia comunque garantito un rientro negli investimenti di chi l'ha fatta e un ragionevole profitto, e esistono proposte in merito: come modello, il metodo Spotify è un ottimo esempio.

Sono d'accordo. Oggi ho letto un articolo che parlava di social e di rap e della spinta impressionante che hanno dato i primi, sopratutto nel campo del hip hop. Tu che ne pensi? Si può fare tutto da soli?
Direi che il discorso dei social è simile. Il fatto che la comunicazione mediatica sia posta direttamente nelle mani di chi fa musica facendo saltare il filtro delle radio e degli altri media per farsi notare è tendenzialmente positivo, se inteso nella giusta misura. Quando diventa SOLO social media un po' meno. A me un po' dispiace quando mi dicono cose come "bella la canzone in cui sei in mezzo alla neve". Perché io in quella canzone non parlo di neve, neanche la nomino la neve. Però ormai è così, la gente la musica la guarda, quindi che cei vuoi fare.

Be' il video è fico comunque, quindi che te ne importa? Dutch viene dal tuo nome, Duccio, o c'è una storia incredibile dietro?
Dutch viene da Duccio, risale a quando ero molto piccolo, forse addirittura alle medie, quindi non ho mai avuto il momento fatidico del: "ora che sono un rapper mi devo scegliere un nome: da ora in poi mi chiamerò Re Artù Mc". Mi chiamavano già Dutch e ho tenuto quello.

Peccato, Re Artù Mc spaccava! Va bene, dimmi a che stai lavorando ora e giuro che ti lascio andare a cena.
Ho finito di scrivere l'ep un po' di mesi prima che uscisse, perché poi in mezzo ovviamente c'è stato tanto lavoro tra mix, master, video etc. Quindi sto già scrivendo il disco nuovo. Questa volta sarà un LP. Per ora solo questo. Ah, e dopo 5 anni di stop io e la mia crew abbiamo deciso di lavorare a un disco nuovo tutti assieme, è praticamente pronto, i testi ci sono già quasi tutti e le basi pure.

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L'articolo Dutch Nazari - Come imparare l'arte della vecchia scuola (e metterla da parte) di FriccardoValentino è apparso su Rockit.it il 2014-11-07 10:34:00

Tag: padova

COMMENTI (1)

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  • diekaos 10 anni fa Rispondi

    Ho conosciuto la musica di dutch qualche anno fà con "la borsa" mi piacciono i suoi testi ricercati e di spessore , grande cosi (Y)