Foto Profilo è la nostra nuova rubrica di interviste con la quale continueremo a seguire la nostra vocazione primaria: presentarvi nuove, validissime band italiane. Le regole sono semplici: con ogni risposta, una foto.
Oggi tocca ai Leave the Planet, nuova band italo-inglese al debutto assoluto: il loro primo singolo "Coasts / Sarah Where Are You?" è uscito il 12 agosto in versione digitale per la americana Kanine Records.
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I Leave the Planet sono nati in cameretta, come centinaia di altre band. Ci mostrate quali sono stati gli oggetti e le stanze che hanno dato vita a queste canzoni?
NATHALIE: Non direi ci sia un oggetto in particolare ad averci inspirato, piuttosto è l'avere tutti gli strumenti di fronte pronti per essere suonati a darti quella voglia di prendere in mano qualcosa e iniziare a fare della musica. È più semplice buttare giù delle idee al volo, piuttosto che aspettare di andare in studio e perdere quel feeling che si è creato naturalmente con gli strumenti.
JACK: Io traggo ispirazione dal tempo. Dal tempo meteorologico, intendo. Quando suono cerco sempre una finestra, mi ci piazzo accanto e inizio a comporre. È davvero una fonte di ispirazione indispensabile la finestra, è qualcosa che divide e apre verso l'esterno. E poi c'è il letto, compongo da seduto o sdraiato, lasciando che la mia camera mi doni un relax tale da creare quasi naturalmente delle melodie su cui adagiarmi. Nessuna sala prove al mondo potrà mai darti qualcosa di simile. E poi in camera abbiamo tutti i nostri strumenti; sempre ammassati e in disordine, ma va bene così.
Di cosa parlano e quali sono le suggestioni attorno ai due brani del singolo "Sarah, Where are You" e "Coasts"?
NATHALIE/JACK: "Coasts" ha preso ispirazione dal tempo soleggiato e malinconico. Il sound è un mix di reverberi lontani e synth trasognanti che creano una sensazione di ricordi malinconici e vecchie polaroids scattate lungo pomeriggi accarezzati dal sole. "Sarah, Where Are you" la B-side di Coasts si riferisce alla perdita del migliore amico della tua infanzia e al suo ricordo sospeso in un tempo più semplice, fatto di biciclette e gelati. La canzone si appoggia su un'atmosferma melanconica creata da archi anni 80 e arpeggi di chitarra trasognanti.
Cosa vi piace così tanto dei Galaxie 500 tanto da prendere il nome da una delle loro canzoni?
NATHALIE: I Galaxie 500 rappresentano per me l'innocenza dell'infanzia, tutto di loro mi da questa sensazione, dall'arrangiamento ai testi. Ho subito pensato che "Leave the Planet" si adattasse perfettamente al nostro sound. Qualche volta vorrei poter scappare in un altro mondo e lasciarmi tutto alle spalle, ma a parte questo, penso che musicalmente creiamo qualcosa di così incantato che, quando lo ascolti, vieni come trasportato in un altro posto. E abbiamo anche un certo talento nello scrivere melodie pop e orecchiabili.
JACK: Adoro i Galaxie 500 per il modo semplice con cui usando sempre i soliti 3 accordi creano di volta in volta canzoni che affascinano, ognuna in modo differente. Oltre ad un omaggio alla band, però, "Leave the Planet" è anche molto legato ad una mia certa passione per l'astronomia. L'universo, le stelle e perfino lo studio dell'ufologia mi hanno sempre affascinato.
La nostalgia è chiaramente un fattore determinante nella vostra musica. Cosa significa per voi?
NATHALIE: Sono sempre stata attratta dalla musica, dai film e da tutta quell'arte che ti da un senso di nostalgia. Quindi creare qualcosa di nostalgico mi viene estremamente naturale.
JACK: La nostalgia fa e ha sempre fatto parte del mio modo di vivere, vedo la nostalgia come una cosa positiva, un ricordo bello e sentito, una foto sbiadita di una giornata di pesca con mio padre.
In che modo una band appena nata, nel 2014, può evitare i cliché pur avendo delle legittime ispirazioni? NATHALIE: È quasi impossibile creare qualcosa di completamente nuovo oggigiorno. Amo ascoltare molti stili musicali e traggo ispirazione da qualsiasi cosa in cui mi imbatto quotidianamente. Quindi ne esce fuori un pastiche di diverse sonorità, sentimenti e emozioni. Non sto cercando di creare un suono preciso.
JACK: Oggigiorno creare musica che si possa definire completamente originale è praticamente impossibile. Più che la ricerca di nuovi generi, oggi l'originalità sta nel definire il suono dei nostri anni. È più una riattualizzazione e personalizzazione di qualcosa che già esiste. Non si tratta di copiare, ma di mettere in secondo piano una ricerca musicale che punti a sconvolgere l'ascoltatore e mettere in primo piano la propria personalità, le proprie sensazioni. Tuttavia anche la ricerca di questo suono, non è facile. C'è così tanta musica in questi anni, che ritagliarsi uno spazio risulta un'impresa davvero ardua.
Sulla vostra pagina Facebook, alla voce sul genere avete scritto "Dreams I never dreamt". Ce ne fate un esempio?
NATHALIE/JACK: Non è qualcosa che possiamo spiegare. È semplicemente l'anima delle nostre canzoni. Basta ascoltarle e il senso sarà subito chiaro.
Se tra qualche anno ci fosse davvero la possibilità di lasciare il nostro pianeta, ve ne andreste?
NATHALIE: Sì, in un luogo lontano dal genere umano.
JACK: Sul pianeta della felicità eterna.
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L'articolo Foto profilo: Leave the Planet di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2014-08-19 10:44:00
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