Irbis 37, il nostro rap sognante che arriva dal metal

"Un altro Cielo" è il primo album ufficiale di IRBIS 37, nato in uno studiolo in viale Molise. Per provare a parlare a tutti, mischiando i generi

Foto di Giulia Cortinovis
Foto di Giulia Cortinovis

Da Dola a Dutch Nazari passando per Frah Quintale, il suono dell'etichetta milanese Undamento si è sempre contraddistinto per cercare una via di mezzo tra gli stilemi hip-hop e la canzone d’autore. Quella di Irbis 37, invece, è la sfumatura più trap del roster. Avevamo già raccontato la loro storia qui, oggi andremo più a fondo, i produttori dNoise e Logos.Lux sono pervenuti a un sound eterogeneo e ricco di allusioni ma dall’estetica coerente, capace di sposarsi perfettamente con le strofe ermetiche di Martino, in arte IRBIS 37, mc fuori dalle righe, al suo primo album ufficiale. Un altro cielo è l'album che segna l'avvento della Dream-trap in Italia.

Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di imbastire questo progetto?

IRBIS 37: Davide (Logos) e io ci conoscevamo già tramite mio cugino, loro due si conobbero al lavoro.

dNoise: Facevamo i campetti per un’azienda. Il mio capo un giorno mi disse che dovevo lavorare con un nuovo ragazzo e così conobbi Logos. Fu lui che mi fece ascoltare Martino per la prima volta.

Logos.Lux: Sul furgone avevamo molto tempo per ascoltare musica, abbiamo avuto modo di conoscersi, proprio in viaggio gli feci ascoltare questo mio amico che rappava. Il progetto Irbis è nato quando Martino ha finito le superiori. Noi nel frattempo avevamo iniziato a collaborare come producer ma ci siamo scontrati con varie realtà: ci serviva qualcuno da produrre e IRBIS l’estate della maturità era libero. La prima registrazione che firmammo insieme fu Bambina, da lì è partito un po’ tutto.

dNoise: Le esperienze precedenti ci sono servite ad arrivare più pronti a questo progetto.

Logos.Lux: Abbiamo costruito il nostro primo studietto in camera sua, 40 euro di pannelli di cartongesso da dividere in tre portati a mano da Corvetto a Viale Molise.

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In Undamento questo genere tra hip-hop e cantautorato sembra piacere molto, voi a chi v’ispirate?

IRBIS: Frah Quintale, Dola

dNoise: Drake ci ha influenzato molto per quando riguarda le produzioni, ma a livello di scrittura devi chiedere a lui.

IRBIS: Un realtà non ascolto molto roba al momento, principalmente musica straniera, fammi dare un’occhiata su Spotify: il nuovo album di Trippie Redd, l’ultimo di Roddy Ricch, Smokepurpp...

Graffiti pop, urban, cantautorap. Come dovremmo definirvi?

IRBIS: Per quest’ultimo album direi senza ombra di dubbio Dream Trap

dNoise: A breve lanceremo un playlist a tema su Spotify composta principalmente da artisti stranieri. Magari riusciremo a inserirci anche qualche italiano.

IRBIS: Cantautotrap...

Non esistono molte “rap band”, di sicuro, non me ne ricordo nessuna con due produttori. Come avviene la stesura di una canzone?

dNoise: Dipende molto dal momento, se siamo ispirati e troviamo un bel beat glielo spediamo subito, altri giorni viene a trovarci IRBIS in studio e passiamo i pomeriggi a lavorare insieme, a suonare…

IRBIS: A volte capita che passo io per un altro studietto e poi gli invio dei campioni o delle prove, è tutto molto fluido.Anche se adesso, con un'etichetta alle spalle, abbiamo imparato a badare al sodo.

Passate dalle chitarre acustiche alle influenze elettroniche, dal rap all’r’n’b. Provenite da esperienze musicali diverse?

dNoise: Io suonavo in un gruppo metal, poi ho conosciuto quel ragazzo ed ho scoperto la trap.

Logos.Lux: Prima di iniziare a produrre facevo rap abbastanza aggressivo, ero in fissa con tutta la scena della Florida, la versione più cattiva del soundcloud rap. Percependo i suoi gusti gli consigliai qualche artista che potesse piacergli. Da quel momento è nata un’amicizia oltre che una certa sintonia musicale.

IRBIS: Trap e metal sono due generi molti simili come attitude, anche per come vengono percepiti dall’esterno, approfondendo il discorso si potrebbero trovare un sacco di punti in comune.

Con questo background era lecito aspettarsi un’evoluzione violenta. Siete ancora molto giovani, è difficile trovare progetti rap così malinconici.

Logos.Lux: Colpa sua (indicando IRBIS).

dNoise: Ha smesso con lo screamo.

IRBIS: Ho smesso con lo screamo ed ho iniziato ad ascoltare Pino Daniele.

dNoise: Non credo nemmeno sia stata una necessità quanto l’evoluzione naturale del nostro incontro. Martino scriveva così, noi producevamo in una certa maniera, abbiamo trovato una chiave che fosse personale e riuscisse a rispecchiarci per quello che siamo.

Logos.Lux: Volevamo fare musica popolare, per imboccare una certa strada devi inevitabilmente porti dei limiti, non è facile proporre certe sonorità in Italia, il metal ha un pubblico di nicchia e una visione molto coesa del movimento. Abbiamo trovato una quadra al discorso senza scendere a compromessi.

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Immagino che, rispetto alla vostra età, il vostro pubblico non sia composto prevalentemente da adolescenti.

dNoise: Infatti è proprio così, chi ci ascolta generalmente ha più di 20 anni. Meno male. Cioè, è normale che sia così. Insomma, se prendiamo un minorenne abituato all’efficacia estetica di Tha Supreme è probabile che gli stiamo anche sul cazzo.

IRBIS: Il mercato della musica è un mercato totalmente autoreferenziale. Io posso rispondere per quel che riguarda la mia scrittura, anche nei miei testi sono presenti alcuni cliché ma penso che nelle mie strofe i ragazzi della mia età possano rispecchiarsi sinceramente. Io canto le cose per come sono non per come dovrebbero essere, al giorno d’oggi forse si va troppa alla ricerca dello stereotipo forzato. Prendendo sempre come esempio Tha Supreme, che a mio avviso spacca, non saprei come dirtelo: la sua narrazione mi sembra più quella di una serie americana imbastita su uno stereotipo italiano.

dNoise: Il ragazzo di piazza italiano, per quanto scappato di casa, rimane un ragazzo di piazza. Non abbiamo niente a che vedere con i trapper americani che a 15 anni imbracciavano pistole…

Logos.Lux: Non ho mai conosciuto nessuno disposto a raccontare un passato del genere. Se a poco più di 20 anni hai passato metà della vita in galera, non puoi uscire di cella e saper rappare. Non penso la tua prima priorità sia allenarti sulle strofe. Non hanno avuto lo spazio per sviluppare quella vena artistica. In America si possono veramente bruciare le tappe, c’è una mentalità differente. La figura del rapper fa parte dell’immaginario del sogno americano. Il ragazzino sogna di diventare rapper sin da bambino, le mamme ti spronano. I fratelli maggiori passano gli album a quelli più piccoli, non è solamente questione di mentalità ma di cultura. Il mito della gangsta life è alimentato da gente che ce l’ha fatta.

IRBIS: Da noi il trentenne uscito di galera non è un esempio di successo, il più delle volte, è un annichilito che si ammazza di amari al bar. Questo è il nostro esempio di criminalità. A Milano ci sono delle realtà più estreme, ma in Italia i rapper continuano ad essere essenzialmente cantautori.

Schicchere aveva una copertina molto simbolica, qual è il significato di quella di Un altro cielo?

IRBIS : Entrambe le copertine giocano sui contrasti. In questo caso il contrasto tra natura e tecnologia. L’aquila non riconosce il drone come qualcosa di appropriato al suo cielo e quindi lo attacca. La sostanza che il drone deve cambiare cielo.

dNoise: Ci sono varie interpretazioni. Cambiare cielo serve a indicare il nostro periodo di transizione stilistica. Se alzi gli occhi vedi sempre un altro cielo, è il cambio delle nostre prospettive.

Vi rispecchiate più nei droni o nelle aquile?

IRBIS, dNoise, Logos.Lux: In entrambi

Cos'è cambiato nel vostro cielo rispetto all’album precedente?

IRBIS: Credo sia proprio un discorso stilistico, non abbiamo cambiato i nostri contenuti. Lo scorso album forse era più rap, Un altro cielo è più trap, abbiamo trovato questa chiave tra hip-hop, cantautorato, r’n’b…

dNoise: Il primo album si può dire definire sperimentale, è stato davvero un travaglio. Adesso abbiamo imparato ad andare dritti al punto, siamo pervenuti a un sound più coeso, allo stesso tempo, Martino ha sviluppato uno stile di scrittura estremamente personale.

IRBIS: Di sicuro non lavorare in un seminterrato ci ha aiutato.

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L'articolo Irbis 37, il nostro rap sognante che arriva dal metal di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-03-05 13:00:00

Tag: album

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