Il jazz non è morto, tutto il resto sì

Nietzsche, Derrida, trattati sul significato dell’arte, elettronica, improvvisazione radicale: Luca Zennaro, 20 anni, è di Venezia ed è uscito dal conservatorio. Ora assieme a un gruppo di amici jazzisti ha pubblicato “ZENMUSIC”: un EP per raccontare la desolazione del cosmo senza dire una parola

Francesco Panconesi, tra i musicisti di ZENMUSIC - Foto di Alice Gavazzi
Francesco Panconesi, tra i musicisti di ZENMUSIC - Foto di Alice Gavazzi

Il bello per il bello, la sperimentazione per la sperimentazione. Musica per il gusto di incontrarsi e suonare, mettendo in pratica le abilità di ognuno. E stimolare la mente di chi ascolta a compiere un viaggio; cambiare l'umore, spingere a pensare, ma anche a non pensare a nulla. Con queste impressioni chiudo l'ascolto di ZENMUSIC, l'EP di Luca Zennaro, chitarrista e compositore nato a Venezia nel 1997.

Cinque tracce jazz – registrate allo studio Entropya di Perugia – tra elettronica, ambient, slow beats, wonky music e improvvisazione radicale. Frutto della chitarra di Luca; il piano e il synth di Chris Fishman; il contrabbasso e basso elettrico di Michelangelo Scandroglio; la batteria e la drum machine di Giovanni Iacovella; il sax tenore di Francesco Panconesi; la produzione di PPIERRRRE, dj e produttore fiorentino (che di nome fa Ruggero Pernisco); e il mix e master di Stefano Bechini. Li "incontro" per mail, per farmi raccontare.

ZENMUSIC è la prima uscita di JIPO Records, etichetta indipendente nata nel 2021 da un'idea di PPIERRRRE, con l’obiettivo di favorire la ricerca musicale e la visione di una nuova generazione di artisti: "L’intento è quello di coltivare un terreno fertile per la nascita di musica originale, contaminata dalle influenze contemporanee italiane, ma anche e sopratutto intercettando ciò che succede nel resto del mondo. Sul suolo del jazz e il mondo dell'elettronica", spiega Ruggero. 

ZENMUSIC ne è l'esempio: l'unione di cinque giovani musicisti, il loro talento e il loro interesse a livello globale per la musica, che danno vita a qualcosa di interessante, strano, complesso, senza un significato preciso. Anche il titolo è un gioco di parole privo di senso, che fa finta di riferirsi a ciò che universalmente si intende per 'zen', ma che in realtà viene dal nickname di Luca su Instagram, @lucazenmusic: "Più che un significato, l'EP porta con se un'estetica – precisa il ragazzo –, a sua volta risultato di diverse matrici, sopratutto letterarie e filosofiche".

PPIERRRRE, Chris Fishman, Michelangelo Scandroglio, Luca Zennaro - Foto di Alice Gavazzi
PPIERRRRE, Chris Fishman, Michelangelo Scandroglio, Luca Zennaro - Foto di Alice Gavazzi

Da Nietzsche (La nascita della tragedia, Su verità e menzogna in senso extramorale) a Schopenauer (Il mondo come volontà e rappresentazione), Deridda (L’etica del decostruzionismo), Cioran (I quaderni) e Deleuze (in riferimento al teatro di Carmelo Bene) per la filosofia; Thomas Bernhardt, Michel Houellebecq, David Foster Wallace, Carlo Bordini, Amelia Rosselli per la letteratura. Ma anche la mitologia greca e il teatro giapponese, soprattutto con riferimento alle loro dimensioni epiche.

C'è di tutto dietro ZENMUSIC. Differenti riferimenti estetici, ma un filo conduttore comune: l'idea che la musica possa evocare mondi antichi, lacerazioni, ibridi; una natura distorta e deviata dall’industrializzazione. Una visione del mondo indeterminata, contemporanea, e per questo "non ovviamente ottimistica", dicono.

Michelangelo Scandoglio - Foto di Alice Gavazzi
Michelangelo Scandoglio - Foto di Alice Gavazzi

E mi citano Derrida, quando insisto sul trovare un significato più preciso dell'EP: "Il filosofo parla di 'strategia' di lettura dei testi classici; strategia di lettura che, diversamente dalle metodologie tradizionali, non si propone di stabilire quale sia il significato (o i significati) di un'opera letteraria – spiega Ruggero – ma, al contrario, vuole mettere in luce quelle contraddizioni concettuali e linguistiche che le impediscono di emettere un messaggio 'pieno' e coerente".

Il testo o la musica sono realtà irrimediabilmente "plurali", aggiunge su insegnamento di Derrida: "Non perché, come spesso si crede, il linguaggio letterario sia caratterizzato da una peculiare ricchezza semantica, ma perché tutti i tentativi di interpretarlo devono essere visti non solo come ricostruzioni inevitabilmente parziali e arbitrarie, ma anche, al tempo stesso, come operazioni totalizzanti che mirano a reprimerne la fondamentale indeterminatezza".

C’è un atto di decostruzionismo della forma musicale, insomma, e ne è un esempio Final Blast, il brano che chiude ZENMUSIC: "Un’esplosione, l’apoteosi e l’annientamento e quindi la morte". Per il brano è stato realizzato un videoclip da Leonardo Guidi e Arianna Iodice, dal quale si percepiscono molti riferimenti all’inconsistenza e all’annientamento della forma.

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Ad aprire l'EP, invece, c'è The Farthest Place You’Ve Ever Been, la ballata introduttiva scritta e composta da Luca, che ci fa pensare a un viaggio attraverso le fasi del sonno e del sogno, con l’intro di piano di Chris. (Fun fact: il brano è passato in un Echo Binson, effetto che hanno usato i Pink Floyd nel live a Pompei. ndr).

17th May/Here Comes the Fifth, traccia number two, è uno scontro. La coda, che è Here Comes the Fifth, è l’entrata nel disco del sax, cioè del quinto elemento: È un’improvvisazione in cui i musicisti si scambiano soli e piccoli interventi. "Prima c’è una collisione poi un campo di battaglia, ci sono cadaveri e un soggetto che arranca per attraversarli", immagina Luca.

Giovanni Iacovella - Foto di Alice Gavazzi
Giovanni Iacovella - Foto di Alice Gavazzi

Poi, 1996: un’improvvisazione modale, un brano immersivo in un’atmosfera tribale, con danze rituali, afrobeat, John Coltrane. Il titolo è la dedica di Zennaro ai musicisti che suonano con lui in questo pezzo corale.

Not So Far From the Sky, infine, è un’illusione, un’epifania di salvezza. "Sembra il climax di avvicinamento a un senso, ma in realtà è un’illusione. Il brano sembra registrato in un posto aperto, live, in realtà è tutto prodotto in studio e la chitarra è passata sempre attraverso l’Echo Binson anni '60 di cui sopra e i sassofoni sono stati ripresi da un’altra traccia", dice Ruggero.

Prima di salutarci indago un altro po', e chiedo loro come sono arrivati fin qui – in effetti ancora non gliel'ho chiesto. Ci arrivo: hanno tutti un diverso (e allo stesso modo appassionante) percorso musicale alle spalle, anni di studio senza sosta. E si sente.

Luca Zennaro, Chris Fishman, Giovanni Iacovella - Luca Zennaro - Foto di Alice Gavazzi
Luca Zennaro, Chris Fishman, Giovanni Iacovella - Luca Zennaro - Foto di Alice Gavazzi

Luca Zennaro è nato a Chioggia (Venezia) nel 1997. Il suo disco d’esordio, Javaskara, esce nel 2017 per Caligola Records; e il secondo, When Nobody is Listening, nel 2020, in collaborazione con il pianista Alessandro Lanzoni. È co-fondatore del trio HackOut! e ha studiato jazz al conservatorio.

Chris Fishman vive a Los Angeles, dove è nato nel '96. Ha suonato alla Manhattan School od Music di NY, accompagnato in tour Pat Metheny e Louis Cole, collabora con Flying Lotus (Yasuke) e con Mac De Marco (uao).

Luca Zennaro, Chris Fishman, Giovanni Iacovella - Luca Zennaro - Foto di Alice Gavazzi
Luca Zennaro, Chris Fishman, Giovanni Iacovella - Luca Zennaro - Foto di Alice Gavazzi

Giovanni Iacovella, invece, è nato a Formia nel 1996, è co-fondatore e batterista del trio She’s Analog, il cui disco d’esordio, What I bring What I leave, è uscito per Auand nel 2020. Nel 2022 ha debuttato con Meaningful numbers, il suo progetto in drum solo. Ora vive a Rotterdam; prima era ad Amsterdam per studiare musica elettronica.

Michelangelo Scandroglio è nato a Grosseto nel 1996. Si è formato con Ares Tavolazzi, Joe Sanders, Harish Raghavan, Ben Street, e ha studiato classica col maestro Gabriele Ragghianti. Il suo disco d’esordio In the Eyes of the Whale, con Logan Richardson, è uscito per Auand nel 2020. Vive tra Parigi e Firenze.

Poi, c'è Francesco Panconesi, nato a Firenze nel 1996, suona il sax tenore nel tour 2022 di Emma Nolde, collabora con Vieri Cervelli Montel, Francesca Gaza (Lilac for People). Infine Ruggero Pernisco, che ha fondato la JIPO Records e con il nome di PPIERRRRE è produttore e dj: "I miei dj set esplorano molteplici universi musicali – dice – ritmiche spezzate, jazz, hip-hop. Per dare vita a flussi di coscienza avvolti da toni sintetizzati, fluorescenti, riff che accolgono l’electro-funk e la musica da videogiochi anni Ottanta".

Foto di Alice Gavazzi
Foto di Alice Gavazzi

I cinque si sono conosciuti a intermittenza: "ZENMUSIC è anche il risultato di una rete di conoscenze – inaugura la chiacchiera Ruggero – io e Michelangelo suonavano insieme da bambini e organizzavano eventi insieme a Grosseto, dove siamo nati; Michelangelo poi ha conosciuto Luca, Francesco e Giovanni ai seminari di Siena Jazz, nel 2016 e 2017. Nel 2019, Luca ha suonato con Chris e conosciuto me. Poi, mi ha chiesto di produrgli le tracce".

Il risultato è ZENMUSIC. Un viaggio informe, dalla struttura tragica. Senza un significato preciso. Il primo di una serie di opere forgiate dalla fucina di talenti di JIPO Records, cui vi partecipano PPIERRRRE, Luca Zennaro, Michelangelo Scandroglio, Silvia Camerin (che si occupa della grafica) e Alice Gavazzi che cura la comunicazione. "Ah, e anche Stefano Bechini, il fonico di riferimento senza di lui non si va da nessuna parte", dicono i raga. "Beco sei grande", aggiungono.

"JIPO sta per Jazz Is Power, Jazz Is Politics o Jazz Is Polpo, ecc", dicono mezzo scherzando mezzo no. Poi, mi raccontano le origini del nome: "JIPO viene da Gipo, nomignolo utilizzato all’inizio da Ruggero con riferimento al suo gatto. Con il tempo diventato un aggettivo utilizzato da una più o meno ristretta cerchia di amici. La 'g' è stata sostituita dalla 'j' di jazz, in attesa di dare a JIPO anche un significato un po' più serio". E ci salutiamo, per davvero.

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L'articolo Il jazz non è morto, tutto il resto sì di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2022-07-29 16:30:00

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