I brani di Roberta Russo sono "una declamazione di parole in maniera frenetica, irriverente, dissacrante, su pattern musicali ripetitivi e martellanti, che uniscono l’elettronica moderna a elementi tipici della tradizione", dice. Roberta scrive musica per spettacoli teatrali e mostre, ma con il moniker Kyoto mescola spoken, beatbox, elettronica e ambienti dark che sembrano pensati per un palcoscenico.
Ma come ci si prepara per una miscela così sfaccettata? La risposta breve è una laurea in lettere per imparare a giocare con parole latine e con le rime, e un'altra in scienze dello spettacolo. Poi batteria, hip hop, synth, beatbox. Insomma, iniziare a sperimentare con la spoken word music "su basi acerbe". Il risultato è un nuovo ep con un titolo – Limes Limen – che merita da solo un corso dedicato in lingua latina. Anche la produzione cupa, con riverberi ampi e parole pronunciate come fosse sul palco di un teatro non è proprio roba canonica. La risposta lunga l'abbiamo chiesta direttamente a lei.
Come hai iniziato a suonare?
Ho cominciato a fare musica all’età di 15 anni, quando ho iniziato a prendere lezioni di batteria, studio che ho portato avanti per 9 anni. Per tutto il resto sono autodidatta. Sono cresciuta con l’hip hop e questo mi ha portato ad appassionarmi al beatbox, che con la batteria va a braccetto. Ho iniziato a gravitare in vari gruppi come batterista e beatboxer e ampliare il mio bagaglio di ascolti musicali. Poi nel 2021 ho iniziato a creare le prime canzoni con una loop-station, usando la voce come strumento a 360 gradi. Pian piano ho aggiunto anche un synth, poi la batteria elettronica e altri strumenti.
I testi inizialmente erano appoggiati su basi acerbe che creavo sotto forma di spoken, perché non avevo mai cantato. Pian piano alla spoken si è unito anche il canto e ho cercato di sperimentare sempre di più.
Sono riuscita a portare questo progetto live da subito, facendo più di 100 concerti in 2 anni fino a suonare a Miami e a firmare con la booking DNA concerti.
Chi ha collaborato all'ep?
Nel 2022 ho iniziato a collaborare con Truemantic, coproduttore del mio primo ep dal titolo Limes Limen. Mi accompagna anche in tour suonando i synth. In generale mi piace molto lavorare con altre persone. Alcuni brani dell'ep sono stati scritti da persone che stimo, come Giuditta Giuliano, amica e scrittrice a cui ho affidato il testo di Sangue, brano di apertura di Limes Limen. In generale mi piace molto fondere le mie vibrazioni con altri musicisti e creare qualcosa di collettivo che non sia per forza solo mio.
Che genere di musica fai?
Ho davvero grosse difficoltà a definire la mia musica attualmente. Cerco di sperimentale molto prendendo spunto dagli ascolti che mi hanno formata e segnata in tutti questi miei primi 28 anni di vita. La peculiarità sta nella fusione della tecnica del beatbox con un'elettronica scura e cinematica. È una declamazione di parole in maniera frenetica, irriverente, dissacrante, su pattern musicali ripetitivi e martellanti, che uniscono l’elettronica moderna a elementi tipici della tradizione, come quella pugliese che mi rappresenta. Il progetto cerca di virare verso scenari che si distanziano dal panorama musicale italiano, cercando un luogo dove identificarsi, o forse semplicemente sfuggendo ogni tipo di staticità sintattica e musicale. Dentro ci sono influenza industrial, punk, new wave, drone, shoegaze, ma anche musica tradizionale e cantautorato.
Quali artisti ti influenzano di più?
I miei ascolti sono veramente vari e vanno dalle sonorità darkeggianti di Gazelle Twin, NYX, Lucrecia Dalt e Iosonouncane, fino a quelle industrial di Soft Moon, passando per la sperimentazione vocale di Fever Ray, Arca e Sophie. Ma non disdegno mondi come quello di Paolo Angeli e Enzo Avitabile, dove tradizione e sperimentazione si fondono perfettamente.
Tutti i miei ascolti mi segnano moltissimo nella produzione della mia musica. IRA di Iosonouncane è stato di grandissima ispirazione.
Qual è il significato di Limes Limen?
Tutto in Limes Limen gira intorno al concetto di limite, in tutte le sue svariate forme e sfaccettature. Il termine latino "limes", propriamente significa linea di confine, e sta ad indicare frontiera fortificata. Dal punto di vista culturale, questo aspetto militare che il termine possiede fa assumere al "limes" il significato di chiusura, di limite da non superare, nel senso di chiusura difensiva rispetto ad un mondo altro, considerato estraneo e ostile. "Limen", indica la soglia e, in senso figurato l'inizio. Il limes esclude, il limen include. L'obiettivo era proprio quello di porre l’attenzione sulla particolarità della parola “limite”, ricca di significati contrastanti e opposti.
Limes Limen è stato un lavoro durato tre anni, all’incirca dalla fine del 2020. Io partivo come semplice batterista e beatboxer, non scrivevo e non mi ero mai approcciata alla musica elettronica. La loopstation è stata la prima svolta, ho iniziato a utilizzare la mia voce, un piccolo synth, aggiungendo parole in maniera quasi recitata. I live non sono tardati ad arrivare, quindi pian piano ho iniziato ad aggiungere anche la batteria elettronica, poi il timpano e a scrivere autonomamente anche i testi, cosa che prima non facevo. Però erano ancora acerbi e sporchi. C'era del potenziale ma non mi soddisfacevano dal punto di vista della produzione in studio. Qui è venuto in soccorso quel genio di Truemantic, che ha curato gran parte della produzione. Ci siamo capiti da subito e i nostri mondi musicali si sono incastrati perfettamente portando alla forma definitiva dei brani presenti nell’ep.
L'ep è nato da melodie vocali e pattern ritmici, inizialmente messi giù in maniera disordinata e che poi insieme a Truemantic hanno preso la forma attuale. È un misto di elettronica, voce (usata anche come strumento attraverso il beatbox), strumenti tipici della tradizione pugliese (come i tamburi a cornice) e strumenti provenienti da altre parti del mondo (come il santur). La scelta non è casuale e gira sempre intorno al concetto di limite, inteso in questo caso come "limen", apertura, inclusione e vuole anche riprendere l’appartenenza alle mie origini pugliesi.
Come sono andati i live più recenti?
Ce ne sarebbero davvero tanti: a novembre abbiamo suonato al linecheck durante la Milano Music week dove abbiamo fatto sold out e il giorno prima siamo stati a Torino. In stazione ci è venuto a prendere un collaboratore dell’Arci dove abbiamo suonato, che ha iniziato a sgommare con la macchina facendoci rischiare la morte almeno 10 volte. Abbiamo poi suonato davanti a 6 persone che intanto cenavano e siamo stati pagati la metà del cachet pattuito. Serata fantastica insomma.
Quest’estate invece avevamo nel tour un live in Toscana, dove avremmo suonato su un palco enorme. Ci siamo fatti 8 ore di viaggio, poi è scoppiato il diluvio universale. All’ora del concerto la pioggia si placa e inizia il primo gruppo a suonare, la gente inizia ad andare sottopalco e quindi ci rincuoriamo. Appena saliamo sul palco noi però, un ragazzo nel pubblico ubriaco, inizia a correre strappandosi la maglietta e andando a finire direttamente nel gabbiotto della regia. Questo evento ha catturato l’attenzione di tutto il pubblico che ci ha lasciati praticamente da soli su un palco enorme. Ah… ha anche ricominciato a piovere.
Ovviamente sono successe anche cose belle, ma è troppo facile parlare di quelle.
Progetti futuri?
Per tutto questo anno porterò in giro Limes Limen, intanto sto scrivendo nuove canzoni con un gruppo che stimo molto che sono i Riva e chissà cosa ne verrà fuori.
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L'articolo Kyoto è (se vi pare) di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-03-28 12:56:00
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