Loop Loona - Perché il rap al femminile non esiste (e neanche il resto se la passa poi così bene)

Loop Loona racconta "Senza fine", un disco incazzato, coi beat tagliati con l'accetta. E dice la sua su certe etichette come "rap femminile"

Loop Loona racconta "Senza fine", un disco incazzato, coi beat tagliati con l'accetta. E dice la sua su certe etichette come "rap femminile"
Loop Loona racconta "Senza fine", un disco incazzato, coi beat tagliati con l'accetta. E dice la sua su certe etichette come "rap femminile"

Luana è una che ha girato il mondo e che al mondo sa stare: dalla Calabria alla Siria, ha subito capito da dove era il caso di scappare e dove invece si sentiva perfettamente integrata. I discorsi sul rap al femminile non vorrebbe neanche farli, ma non c'è niente da fare: se sei donna devi sudare il doppio per ottenere quello che vuoi, e non solo nel rap. Il suo disco "Senza fine" è un disco incazzato, con i beat aggressivi tagliati con l'accetta. Marcello Farno intervista Loop Loona.

Come sta andando con l'accoglienza del disco?
Bene bene, la gente è contenta. Dicono che sono brava, che è un disco dignitoso, che ho avuto il coraggio di fare un disco senza featuring e nomi grossi, come fanno normalmente gli altri, e questa cosa mi dà onore. E poi che sono una delle poche rapper in Italia che fa bene il suo lavoro.

Sei un ottimo catalizzatore. Immagino ti scrivano anche in tanti...
Sì, a dire il vero però ragazzi più che ragazze. Aspetta che ti leggo qualcosa...una delle ultime che ho ricevuto: "Sto ascoltando la canzone "Venere" su The Flow, spacchi, hai capito il gioco", anche se non capisco a quale gioco si riferisca, poi aspetta, ce n'è un altro che mi ha conosciuto non so dove, dice che il disco gli è piaciuto e che io sono bella come il sole (ride, nda). Le ragazze mi scrivono di meno, però solitamente sono più affinate, meno superficiali, dicono cose più di spessore, te ne recupero una senti: "Ti seguo da un po', complimenti davvero e non perderti mai. Finalmente una ragazza valida in questo settore musicale. Il rispetto si conquista e tu l'hai saputo conquistare e mantenere, mai alti e bassi, mai compromessi, sei tu, in ogni pezzo, in ogni intervista, non una bandiera al vento come tanti". Fa piacere, insomma.

Avevi già le idee chiare prima di entrare in studio?
No, abbiamo deciso tutto in itinere. Avevo le idee chiare nel senso che sapevo di voler fare un disco rap che non fosse morbido, questo sì. Poi sono una che punta molto all'ispirazione del momento, anche nella scrittura dei pezzi, non penso: adesso faccio un pezzo su qualcosa di particolare perché mi darà un riscontro, etc. In realtà come prima idea c'era quella di fare un mixtape con tutte queste figure femminili, poi mi sono accorta che alcuni pezzi mi piacevano troppo e li sentivo "sprecati" per una cosa come quella, e ho deciso di far confluire tutto in un album.

Quale Luana volevi far uscire?
C'è molto poco di Luana, solo la title-track è Luana, per il resto ci sono Loop Loona, La Locusta...

Qual è la differenza?
È tremenda questa cosa, sembro una pazza da rinchiudere così (ride, nda). Vabbè La Locusta è il personaggio più violento, quello più attaccato alle sue radici, Loop Loona è il rap, quello che è venuto dopo La Locusta, e poi c'è Luana che sarebbe quasi la mia prima personalità, dico quasi perché ce n'è un'altra ma quella ancora non è uscita...



Possiamo dirlo che è un disco molto incazzato?
Certo. Qualcuno mi ha detto forse è un po' troppo duro, crudo anche. Alla fine come sai bene vengo da una zona dove l'aria non è che sia così buona, né tantomeno ho la Carta Oro di mio padre che mi permette di vivere in maniera agiata, e quindi le cose me le sono dovuta sudare. Non voglio sembrare retorica però mi sono vista calpestare i piedi da gente che non lo meritava, nel rap come nella vita in generale. È da lì che si genera tutto questo cumulo di rabbia.

Parte l'intro e già parli di sessismo.
Chiaro, quello c'è, è normale, fai conto che una donna guadagna meno di un uomo, perché tu fai la stessa cosa di un uomo, in qualsiasi ambito, e guadagni sempre di meno...

Quali sono state le tue difficoltà?
Finchè sono stata in Calabria non ho avuto nessun problema, nessuno mi ha fatto pesare il fatto di essere donna e fare rap. Le difficoltà sono iniziate quando mi sono confrontata con la scena italiana, "ah, la rapper donna", "il rap al femminile", erano cose che io nemmeno consideravo, questo volerti dare un'etichetta, c'è stata gente che diceva: "Siccome è donna, facciamola passare". Un'altra cosa è infatti questa che ti dicono che sei facilitata perché sei donna, vaglielo a spiegare poi quanti dischi vendi in confronto a tanti colleghi uomini.

Ci diamo un po' di risposte al problema?
È un problema culturale, si manifesta in Italia ma anche in altri paesi europei, non credere. Se sei donna e sai fare rap attiri subito l'attenzione perché hai un tratto distintivo rispetto agli altri, però poi ti tocca sudare il doppio. La cosa più svilente è quando ti prendono poco sul serio. Quello è brutto, ed è probabilmente uno dei motivi per cui finora non abbiamo avuto una tradizione forte di mc donne.

Ci sono stati dei segnali. Il contest di Esa per esempio...
Quello è stata una figata, l'unica cosa che non mi è piaciuta è che è durato meno del contest degli uomini ed è stato trattato in maniera meno importante di quello degli uomini. Alla fine magari si crea anche una certa divisione, dici perché non fare una cosa tutti insieme a questo punto, però per adesso va bene, c'è bisogno che le donne che fanno rap in Italia crescano e raggiungano un livello più alto.



Che reazione ti provocano gli atteggiamenti figli di certo machismo all'americana?
Tante cose mi fanno ridere, poi alla lunga diventano noiose, sicuramente chi parla di queste cose c'ha problemi personali, ho sentito delle rime in alcuni pezzi che veramente...ci conosciamo tutti qui in Italia lo sai, quindi le voci girano nell'ambiente, certe cose si sanno, chi canta di queste cose ha dei problemi sessuali e cerca di risolverli in questo modo. Ma è così nella vita, chi scopa non ha bisogno di parlarne, chi è amato dalle donne non ha bisogno di ostentarlo.

Ti sei sentita veramente come dici in "Agatha Christie"?
Tutto quello che ho scritto sono io. Mica ho peli sulla lingua, avrei voluto scrivere anche cose peggiori in realtà, e mi sono tenuta, anche perché c'è Turi che mi ha consigliato di non essere troppo cruda. Però sì sono io, che problema c'è? Nel momento in cui l'uomo fa la donna, non prende iniziativa, non fa nulla, si capovolgono i ruoli.

"Senza Fine" di cosa parla?
È un pezzo che ho scritto per una persona che amo.

Diciamo che allora da un pezzo all'altro non si capisce bene la tua idea di amore.
Ma la mia idea alla fine è una summa di entrambe, stiamo parlando di amore, una cosa che ha trentamila sfaccettature. Diciamo che in un pezzo c'è Luana, in un altro Loop Loona: Luana è una persona molto sensibile mentre Loop Loona è una stronza (ride, nda).

Un'altra cosa interessante è quello che dici in "Dalle Mie Parti". Spiegami in cos'è che realmente venire da giù ti fa sentire diversa.
È il modo di rapportarmi alla gente, da una parte mi spiace perché alcune volte faccio la figura della persona violenta, però è così, crescere dalle nostre parti ci rende più svegli, per adattarsi alle situazioni, agli ambienti, abbiamo bisogno di meno tempo, riusciamo secondo me a vivere in maniera più accorta. E poi comunque venire da giù mi ha dato soprattutto dignità, la voglia di puntare solo su me stessa, senza cercare scorciatoie.

Avevi dei miti da ragazzina?
Nessuno in particolare, tanta poesia, da Neruda a Walt Whitman, Eugenio Montale, leggevo un sacco da adolescente. A livello musicale ho sempre avvertito un legame particolare con Gruff, se ascoltavi il rap americano ti rendevi conto quali erano le copie carbone di certe cose, con Gruff invece non succedeva mai.

Che tipo di gavetta hai fatto?
Ho iniziato da piccolina, prima jam penso che avevo 11 anni, c'aveva accompagnato il padre di questa mia amichetta, infatti non ti dico la vergogna (ride, nda). Da lì ho conosciuto i ragazzi di Palmi, Astatici Click e poi Stranimali Social Club, poi a 14 anni sono salita per la prima volta su un palco, c'era DJ Mbatò ai piatti, mi hanno detto sali se vuoi, fai un pezzo. Sono salita e ho detto delle boiate assurde, però la gente si è presa bene, alla fine hanno dovuto staccarmi la musica perché non volevo più scendere. Ho iniziato a muovermi in Calabria, poi me ne sono andata via e ho smesso col rap fin quando non mi sono laureata. Dopo quello ho tirato fuori un demo, spinta da FFiume, e da lì ho iniziato a fare i contest di freestyle. Era un brutto periodo della mia vita, lo facevo soprattutto per liberarmi.



Te ne sei anche andata in Siria a un certo punto...
L'ho fatto per cambiare aria. Ero tornata giù e non ce la facevo a stare là, mi ero trasferita a Napoli ed erano iniziate le guerre di camorra, e ho detto basta. Sono andata a studiare l'arabo con una borsa di studio, e lì mi sono innamorata della lingua, della gente, riuscivo perfettamente a camuffarmi all'interno della loro società. Mi è servito un sacco, senza quell'esperienza non sarei la persona che sono.

In un'intervista dici espressamente che la tua musica non è educativa. Un'altra bella botta di onestà.
Alla fine dico un sacco di parolacce, non è una cosa educativa certamente. Ma non sono una buonista, i ragazzini a 12 anni guardano "Violetta", altre robe su Mtv, Mediaset, ma robe assurde, un ragazzino alle scuole elementari sa già tutto di sesso, che si ascolta Loop Loona che dice vaffanculo e cazzo non penso sia quello il problema.

Faresti ascoltare queste cose a tuo figlio?
Chiaramente, almeno capisce com'è la vita, non guarda la realtà in maniera distorta.

Tanti tuoi colleghi sentono invece una la responsabilità nei confronti degli ascoltatori, soprattutto di quelli più giovani.
Alcuni sì, ci tengono, la maggior parte però sono stronzate e paraculate, pensando di acquistare il rispetto di questa o quella parte dell'hip hop. Parlandoti chiaro chiaro, è tutta un'ipocrisia, figurati cosa gliene frega della gente a certi personaggi.

Sei stata tu a volere che i beat fossero tagliati in questo modo, molto aggressivi?
Sì, esce molto il mio gusto musicale nel disco. Spesso andavo da Turi con delle idee, abbozzavo dei beat, e questa cosa si sente, il tocco di Turi è molto più funky, alla fine è stata una bella sfida anche per lui, si è confrontato con materiale nuovo.

Hai altri ascolti fuori dall'hip hop?
Ascolto tutto, tutto quello che mi passano, ultimamente c'ho in macchina un disco dei Black Heart Procession, bellissimo. Cose nuove, qualcosa di house che ascolta sempre mia sorella, e poi il pop americano, Katy Perry. Di rap non riesco più ad ascoltare la roba classica, cioè se la fa uno old-school sì, altrimenti non la sopporto, e quindi mi affido ormai ai soliti, Drake, Kendrick Lamar, Meek Mill. In Italia il migliore dei nuovi è Mouri, senza ombra di dubbio.

In conclusione, ti senti più leggera ora che è uscito il disco e hai detto tutto quello che dovevi dire?
Ancora no, devo fare tantissima roba e ho così tante cose da dire, che penso che ne ho detto solo il 5%, figurati.

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L'articolo Loop Loona - Perché il rap al femminile non esiste (e neanche il resto se la passa poi così bene) di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2014-07-28 17:10:00

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