Come funziona un'etichetta indipendente

Abbiamo chiesto a Luca Benni di To Lose La Track cosa fare, passo per passo, per aprire una propria etichetta indipendente. E lui ci ha svelato anche un paio di verità da tenere ben presenti.

Gazebo Penguins To Lose La Track
Gazebo Penguins To Lose La Track - I Gazebo Penguins suonano alla festa per i 10 anni di To Lose La Track

Luca Benni è da 11 anni a capo della To Lose La Track, una delle etichette indipendenti più importanti in Italia, che ha prodotto molti dischi fondamentali soprattutto per certi movimenti italiani più vicini a un'estetica DIY (Fine Before You Came, Chambers, Dummo, Gazebo Penguins, solo per citarne alcuni). E tutta sul DIY è basata la filosofia di questa etichetta, che è partita producendo soprattutto i dischi per gli amici per poi farsi portabandiera di un certo stile musicale. Abbiamo chiesto a Benni quali sono le prime cose da fare se si vuole aprire una propria etichetta indipendente, e lui ci ha spiegato sia alcuni passaggi pratici sia un'altra verità più importante: prima di pensare a un'etichetta come un possibile lavoro, mai dimenticarsi della passione. Perchélavorare stanca, ma la passione no.

Ciao Luca, qual è stato il momento in cui hai deciso di voler avere un'etichetta tutta tua?
In generale intorno al 2003/2004 quando sono entrato in contatto con alcune realtà del circuito indipendente italiano e con piccoli festival come Musica Nelle Valli e lo Shagoo Shagoo, in cui c'erano appunto situazioni di autoproduzioni che mi hanno fatto capire che potevo provarci anche io per dare una "spinta" a gruppi che reputavo molto interessanti e che provenivano dalle mie parti, in Umbria per la precisione. Poi ho fondato l'etichetta nel 2005.

Quanti dischi hai prodotto fino ad oggi?
Con il nuovo disco dei DAGS! siamo a 105, il codice di uscita è TLLT105.


(L'ultimo ep dei Minnie's, pubblicato da To Lose La Track)

In base a cosa decidi quali dischi pubblicare?
Non faccio uno scouting vero e proprio, mi arrivano decine di proposte la settimana per email; lavoro essenzialmente con una schiera di amici, molto allargata e che si allarga ancora di più. Partendo dall'Umbria e poi un po' per tutta Italia e finanche all'estero, (UK o USA per esempio). Molto spesso sono gli stessi amici o gruppi che mi sottopongono del materiale. Persone con cui collaboro in generale e gente con cui ho il piacere di condividire queste esperienze. Persone che ho incontrato in giro ai concerti e sotto i palchi in particolare. Le produzioni si basano poi su musica che essenzialmente piace a me e spero possa piacere anche ad altri.


(Luca Benni)

Entriamo un po' nel vivo. Esattamente tu cosa fai per una band che vuoi promuovere? Ci metti dei soldi?
In generale è una domanda che mi pongo spesso anche io e per certi versi quando un gruppo è avviato potrebbe anche non aver più bisogno dell'apporto che posso dare io; c'è questo mito dell'uscire su un'etichetta quando, in realtà, le cose oggigiorno si possono fare bene anche da soli, in completa autogestione. Per esempio band come Calibro 35 (o prima Offlaga Disco Pax) hanno fatto così: dopo un paio di uscite per etichette indipendenti italiane son passati alla completa autoproduzione.
Di base ho una formazione con etichette anni '90 americane e per me la label è come una famiglia (lo si è visto bene l'anno scorso con i festival e le iniziative per i 10 anni dell'etichetta): io voglio supportare quelle cose che mi piacciono, ma che difficilmente vedrebbero la luce. Mettere il marchio a delle produzioni per cui chi ci segue sa che può fidarsi di quello che mettiamo fuori, e ovviamente fare tutto un lavoro sporco alle spalle per cercare di diffondere la musica, distribuirla nei canali e via dicendo. Negli anni '90 ho conosciuto così una miriade di gruppi, spulciando i cataloghi di Touch & Go o Polyvinyl. Il modello che ho ancora in testa è quello, quindi mi occupo della stampa del disco perché il più delle volte il gruppo mi arriva con il master finito; in genere anche con la copertina e tutto il resto, altrimenti cerchiamo un amico grafico che se ne occupi. Metto dei soldi per la stampa del formato che scegliamo con la band (vinile e/o cd a seconda del caso), mi occupo di seguire la stampa e poi dei contatti con i distributori (in Italia con Audioglobe, poi abbiamo anche distributori in Europa e in Giappone e ogni tanto riusciamo a piazzare qualcosa anche in Usa). Lo stesso per le piattaforme digitali. Molto spesso collaboriamo con uffici stampa ma alcune cose le seguo anche io, dipende dal budget che la band ha a disposizione da investire in un ufficio stampa. Molto spesso mi occupo (aiutato da mio padre che è in pensione) pure di completare i packaging dei vinili e dei cd che stampiamo, tanto per fare un esempio.

Insomma si potrebbe fare da soli, ma meglio avere qualcuno che ti aiuti.
A parte i soldi, si entra come in una grande famiglia dove c'è un cretino come me che ti segue (ride). Certe band, soprattutto giovani, tocca seguirle per bene per cercare di creare contatti nella rete di situazione e per tutto il resto (dall'organizzare date, alla promozione, a dare consigli vari etc etc).



Quando fai una coproduzione con altre etichette cosa succede praticamente? Ognuno di voi mette una parte dei soldi necessari per il progetto?
Le coproduzioni in generale sono utili per spingere da più parti un'uscita oltre che per condividere i costi della stessa. In generale sono utili anche per sottoporre a più realtà la stessa uscita.

Quando fai uscire un disco, quanto ci guadagni tu e quanto la band?
Con ogni band stabiliamo volta per volta come comportarci sul numero delle copie da dividersi, a seconda delle spese della band, delle spese mie, etc. In genere ci dividiamo le copie delle stampe, loro le vendono ai concerti, io tramite il sito di To Lose La Track e i distributori (che però hanno un ricarico molto basso sul costo copia). In genere l'obiettivo principale è il pareggio delle spese intraprese per le copie di stampa. Devi tenere presente che per me TLLT non è un lavoro (di fatti faccio 2 lavori per poter campare). E in genere reinvestiamo tutto quello che riusciamo a fare con le vendite di un disco. Una cosa però ci tengo a dirla: se l'etichetta dovesse essere un lavoro, in questo mondo incerto, dovrei scendere a patti e condizioni che ne altererebbero il significato per poter arrivare a fine mese e camparci. E tutto questo, dalla musica, non lo voglio. Voglio che sia una cosa libera da ogni condizionamento, ogni volta che stampo un disco. Anche se le copie rimarranno invedute, sarò per certo che quel disco l'ho stampato perché mi piaceva tantissimo e ne vado orgoglioso.

Passiamo a un po' di consigli pratici. Se io volessi aprire un'etichetta indipendente, cosa dovrei fare?
Prima le cose belle: inventatevi un nome per la vostra etichetta. Poi, ancora dal lato pratico, ci vuole tanto entusiasmo, un'idea di etica (cosa faremo? come lo faremo? perché lo faremo?), dei "modelli discografici" da cui attingere e fare riferimento.
Dal lato economico: considera che ho iniziato a usare per TLLT la Partita IVA solo 9 anni dopo la nascita dell'etichetta, prima non c'erano i numeri di vendita per poterlo fare. Prima sono andato avanti nell'ordine con il codice fiscale personale (molto servizi e distributori ti pagano come persona fisica) e, ancora poi, con la Partita IVA dell'associazione culturale di cui faccio parte. Per avere tutto in regola, sempre meglio sentire il vostro commercialista di fiducia. Se non ne avete ancora uno, trovatelo. It's a hard life.

È necessario registrare il marchio o il logo?
To Lose La Track non è un marchio registrato. Veniamo dal punk e dal DIY, non ne abbiamo sentito mai l'esigenza; se qualcuno lo registra e ci fa causa, ci fa solo tanta pubblicità. Considera che già è stata dura accettare il codice a barre sui dischi, ma essendo fissato con la catalogazione e con l'informatica per deformazione professionale, alla fine l'abbiamo inserito sui dischi.



Qual è la difficoltà più grande che hai incontrato?
Ultimamente le difficoltà più grandi si hanno, per noi piccole etichette, con la stampa dei vinili. Come da più parti leggo, questo ritorno di moda soprattutto da parte delle major discografiche, pone in secondo piano la stampa dei vinili delle etichette indipendenti, con le sue tirature comunque limitate e quindi facciamo sempre più fatica ad avere dischi stampati in tempi umani (si parla anche di 12/15 settimanane e in taluni casi anche 20 per una stampa di 300 copie di un classico 12"). L'anno scorso stavamo per pubblicare il vinile del nuovo Chamberse un'altra uscita sentitissima che era il progetto delle musiche di John Carpenter rifatte dai Crimea X. Purtroppo a pochi giorni dall'uscita la fabbrica italiana che se ne occupava ha dovuto chiudere i battenti per un po' e abbiamo dovuto riprogrammare le uscite in fretta e furia spedendo il master dei Chambers in Francia e quello dei Crimea X in UK. Per i Crimea X è andata anche meglio sebbene io abbia dovuto rispondere a diverse email scusandomi con quelli che lo avevano acquistato in preorder sul mio sito mesi prima: infatti l'uscita del disco è stata spostata in occasione del Record Store Day 2015 ed è stato spinto tantissimo dai negozi di dischi per quell'evento.

Con la SIAE come ti regoli?
Per me la difficoltà maggiore è che l'ufficio SIAE di Perugia è in un posto scomodo da raggiungere e fa orari bislacchi (ride). Scherzi a parte, alla fine non è tanto la spesa per i bollini per cd e vinili che costano sempre pochissimo, quanto lo sbattimento e l'inutilità della cosa in sé (quando li aboliranno?). In genere e per comodità mi son sempre rivolto agli stampatori che lo fanno come servizio ulteriore, e di recente la pratica di richiesta dei bollini si può fare anche per email scrivendo direttamente alla SIAE di Roma (incredibile!). Dopo qualche giorno si riceve la licenza via email e poi i bollini all'indirizzo di casa! Se un musicista non è iscritto alla SIAE 300 bollini per la vendita costano €9,33 + IVA. Altrimenti il prezzo può salire fino a qualche centinaia di euro anche se questi soldi dovrebbero tornare in gran parte al musicista/autore dei brani depositati.

Mi fai un esempio di cosa succede, momento per momento, quando decidi di pubblicare un disco? Quali sono le cose da fare?
Uso l'esempio del nuovo disco dei DAGS!, che è anche una coproduzione con l'estero.
I DAGS! sono di Milano, dopo un primo ep a luglio 2014 hanno registrato e mixato il nuovo disco "Snowed in / Stormed out" l'anno scorso a Londra. Poi il master è stato fatto a New York, quindi tutto era pronto a fine anno.
Si è deciso, in accordo con la band, di posticipare l'uscita in primavera, quando anche il gruppo sarebbe stato disponibile per suonarlo dal vivo e farlo girare. Nel frattempo la band stessa ha iniziato a mettere su una serie di date in Europa insieme a un gruppo inglese, e vista la concomitanza dell'uscita del disco e del tour abbiamo iniziato a sentire se c'era qualche altra etichetta interessata alla release. Fra i vari contatti che abbiamo collezionato negli anni in Europa, oltre a To Lose La Track e Neat Is Murder abbiamo coinvolto l'inglese Barely Regal, la spagnola Pundonor Records, Dingleberry dalla Germania e la Gropied Records, francese. Completati i lavori della cover del disco (curata da Michael Parkin degli Olympians), a febbraio è stato stampato, 400 copie di vinile colorato che verranno ridistribuite fra etichette e gruppo; in più per il tour verrà stampata anche una piccola tiratura di cd.
Intanto ho iniziato a mandare un po' di promo digitali in giro per la stampa italiana (riviste e zine) e caricare il disco per i canali digitali tramite il servizio Audioglobe Digital (lo stesso distributore Audioglobe che distribuirà nei negozi e mailorder le copie fisiche del vinile, si occupa anche della distribuzione digitale) e la data di uscita prevista è il 5 aprile 2016.
Parallelamente Matthew di Barely Regal (una delle etichette coinvolte) si sta occupando della promozione del disco in UK, tramite esclusive su portali dedicati. Invece Fabio Valesini, il batterista dei DAGS! che è anche un illustratore, ha preparato un teaser, per spingere l'album nei vari canali social.

Visto che abbiamo parlato dell'estero, lì come funziona per le etichette come la tua? Hanno delle agevolazioni, è più "facile" o più "difficile" avere un'etichetta indipendente in Italia rispetto all'estero?
Le etichette con cui collaboro sono un po' come la mia, pazzi furiosi che vanno avanti con del sano DIY e incoscienza. Per dire, anche in Italia ci sarebbero agevolazioni ma si parla di numeri altissimi per etichette come la mia; però quello che diciamo sempre tra di noi è che fare delle produzioni per esempio in America ha un'altra portata di base. Quando noi stampiamo 300 copie per l'Italia (che in genere bastano il più delle volte), in America sarebbero numeri bassissimi. Prendi ad esempio Topshelf Records, etichetta da seguire con attenzione per chi ascolta certe sonorità, seppur con un genere che è di nicchia ha altre tirature perché la popolazione è vasta e la fan base è molto più larga anche se, magari, in percentuale all'Italia è la stessa. Quindi si parla di 1000/2000 copie ad uscita anche per gruppi minori.

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L'articolo Come funziona un'etichetta indipendente di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2016-03-15 11:55:00

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