Daniele Luppi - L'uomo di fiducia di Danger Mouse, 11-02-2011

Quella di Daniele Luppi è una storia di cervelli in fuga. Eh sì, perché in quest'Italia sempre meno meritocratica è sempre più difficile vivere anche per chi è un musicista di talento. Così capita che un ragazzo di Padova innamorato della grande musica italiana degli anni '60 e '70, quella degli Ennio Morricone, dei Piero Umiliani, dei Riz Ortolani, dei Luis Bacalov, dei Piero Piccioni, per poter vivere della propria passione debba attraversare un oceano e un continente, finendo per stabilirsi a Los Angeles. Dove il brutto anatroccolo nostrano si rivela un bellissimo cigno, e non si limita a sbarcare il lunario in modi improbabili e da romanzo bukowskiano, ma è parte decisiva del successo di stelle del firmamento musicale americano e internazionale come i Gnarls Barkley: è lui a suggerire al duo composto dal produttore Danger Mouse e al rapper Cee-Lo di partire dalla base di "Nel cimitero di Tucson", brano di Gianfrancoe Giampiero Reverberi inserito nella colonna sonora dello spaghetti western "Preparati la bara!" di Ferdinando Baldi (1968), per costruire "Crazy", il brano che nel 2006 li porta al numero uno in dodici Paesi del mondo, compresa l'Italia. Ed è lui che contribuisce al sound di tutto l'album da cui "Crazy" è tratto: "St. Elsewhere".

È sempre lui, il padovano Daniele Luppi, a contribuire all'arrangiamento di "Once Again", l'album di John Legend che sempre nel 2006 supera il milione di copie vendute. Luppi ha lavorato molto anche nel campo delle colonne sonore: tra le altre, si segnalano quelle di "Hell Ride", film di Larry Bishop prodotto da Quentin Tarantino, e di "Assassination of a High School President", con protagonista Bruce Willis, entrambi premiati al Sundance Festival 2008. Recentemente ha messo più di uno zampino in "Mondo Cane", il disco-progetto di Mike Patton, che recupera le migliori canzoni italiane degli anni '60 (e che ha avuto più attenzione nei Paesi anglosassoni che da noi…).

Nel 2004 ha pubblicato "An Italian Story", album di composizioni originali registrato con i Mark 4 e Alessandro Alessandroni, due colossi del mondo dei soundtrack italiani degli anni '60: per questo suo disco, Luppi, è stato definito "un genio postmoderno" da All Music.com. Ora ha inaugurato Rome, il suo nuovo progetto con Danger Mouse. Tra gli ospiti: Norah Jones e l'ex Withe Stripes Jack White. A cura di Renzo Stefanel.



Come succede che, a un certo punto della vita, a un musicista padovano salta in testa di trasferirsi a Los Angeles? Voglio dire, non è dietro l'angolo. E chi sceglie di andarsene dall'Italia per la musica di solito va in Europa, a Londra, o Berlino. E quando è accaduto?
Prima di spostarmi negli Stati Uniti ho passato un po' di tempo a Roma, ma poco dopo ha prevalso il fascino per il "sound" americano dei dischi e dei film con le relative colonne sonore e mi sono trasferito, questo attorno al 2000. Avevo già iniziato a lavorare a progetti americani mentre ero ancora in Italia e comunque in Europa, a parte Londra, non c'è purtroppo altra città in grado di offrire opportunità artistiche ma anche professionali nell'ambito musicale comparabili a Los Angeles, soprattutto nel campo del cinema.

La tua musica si collega alla grande tradizione italiana delle colonne sonore anni 60 e 70, paradossalmente più apprezzata all'estero che in Italia, dove il grande pubblico l'ha bellamente dimenticata, e sopravvive solo ai margini del mainstream, in produzioni di provenienza indie come Baustelle e Calibro 35. Come mai, secondo te? Ti piacerebbe collaborare con questi due gruppi?
In verità, per quanto mi riguarda, il periodo d'oro delle colonne sonore italiane è una delle influenze, ma non la sola. Il fatto è che in quell'epoca c'è stata un'esplosione di creatività senza precedenti in tutti i campi artistici, ed è ciò che attira la mia attenzione per il lavoro svolto in quegli anni. Vorrei sottolineare il lavoro di grandi maestri come Nono, Berio, Maderna, eccetera, che operavano nell'ambito della musica d'avanguardia, lo studio di fonologia di Milano e una miriade di altre realtà di sperimentazione musicale. A parte comunque i movimenti musicali degli anni '50-'70 italiani e no, i miei riferimenti vanno indietro fino a Debussy o addirittura a Bach, ma anche a cose relativamente più recenti ma geniali tipo Devo, Kraftwerk o Siouxsie and the Banshees. Quello che accomuna ciò che mi appassiona in genere, non solo nella musica, è sicuramente l'aspetto artigianale del lavoro artistico degli anni a cui mi riferisco. Fino ai primi anni '80 c'era una componente umana e meccanica nel fare musica che adesso è completamente sparita… Tutto ciò che un artista crea con le proprie mani, che sia su una tela o su una partitura o su un nastro magnetico per dire, ha per me un fascino particolare, in quanto frutto del genio creativo di un essere umano, senza nessun aiuto dal computer. Per quanto riguarda i gruppi da te citati, ho lavorato con Enrico Gabrielli proprio quest'anno sul progetto "Mondo Cane" di Mike Patton, ed è stato un vero piacere.

A Padova mi risulta tu abbia iniziato a suonare con Luca Serico e Alessandro Arcuri, divenuti poi la sezione ritmica degli Smart Set.
Certamente mi ricordo la simpatia e la disponibilità delle persone con cui ho iniziato a fare musica a Padova, Luca e Alessandro in primis. Purtroppo, come per la maggior parte degli amici di Padova, adesso mi sento solo ogni tanto telefonicamente e via email.

Sei ancora in contatto con la scena musicale di Padova? Nomi come Red Worms Farm, Alessandro Grazian, Piccola Bottega Baltazar, Megahertz, Debora Petrina, Carlo Carcano ti dicono qualcosa? Tra l'altro una band padovana, i Jennifer Gentle, è l'unico gruppo italiano sotto contratto con la Sub Pop
Assolutamente no, per nessuno motivo particolare se non per il fatto che non ho mai avuto l'occasione di lavorare con musicisti padovani in questi anni, e quindi è dai tempi del liceo che non ascolto artisti locali. Ho incontrato i Jennifer Gentle a Los Angeles, in maniera totalmente casuale in un negozio di dischi, ma mi sembra che la loro bravura e originalità superi di gran lunga i confini padovani ed italiani, difatti erano in tour negli USA ed hanno avuto pure, credo, un ottimo seguito.

Che difficoltà hai trovato nel cominciare a lavorare negli Usa? Pensi sia più facile o difficile che in Italia? Perché?
È una questione di cultura e anche di numeri, nel senso che in genere in America i professionisti del cinema e della musica sono molto disponibili ad ascoltare ed a investire in cose e persone nuove, anche troppo delle volte… ma questo fa sì che in città come Los Angeles o New York si raggruppino circoli di giovani che sono appassionati in quello che fanno e sono disposti a rischiare. Infine, a livello culturale c'è una differenza incredibile nel rispetto portato agli artisti, soprattutto gli esordienti, che è quasi imbarazzante. Alla fine comunque tutto dipende dal talento, se c'è quello in un modo o nell'altro, in qualsiasi posto ci si trovi, qualcosa salta fuori.

Hai lavorato con Gnarls Barkley e John Legend… Mica male, no?
È stata sicuramente una bella soddisfazione arrangiare per John Legend, Gnarls Barkley e anche molti altri. Quando si lavora con artisti di quel livello è sempre un'esperienza speciale, sono cantanti strepitosi, dei veri talenti, non costruiti in studio al computer. La cosa più bizzarra è forse come sia stato semplice proporre appunto quelle sonorità italiane e l'entusiasmo da parte loro per qualcosa che tutto sommato non gli appartiene, almeno culturalmente. Comunque è doveroso dire che Brian Burton (ovvero Danger Mouse) ha una collezione niente male di colonne sonore italiane anni '60 e '70, ma è anche vero che ci scambiamo dischi in continuazione...

Il tuo lavoro più recente è stato con Mike Patton per "Mondo Cane", disco che mi sembra abbia ricevuto più attenzioni fuori d'Italia che in patria, tra l'altro… Come vi siete conosciuti e che caratteristiche ha avuto quel lavoro?
"Mondo Cane" è stato un disco diverso, perchè è nato come un concerto dal vivo è solo successivamente è diventato un CD, realizzato tra l'altro appunto con le registrazioni fatte ai concerti, un percorso inverso rispetto alla norma. Il repertorio che presenta "Mondo Cane" ha ovviamente un significato diverso per me, trattandosi di vecchie canzoni italiane degli anni '60/'70. Mike mi ha contattato tramite Danger Mouse e da li è nata anche una bella amicizia.

Infine: su cosa stai lavorando ora?
Tra un'infinità di altri progetti discografici e per il cinema, sto completando "Rome", un disco che uscirà a marzo del prossimo anno, per il quale ho scritto e prodotto con Danger Mouse una serie di brani strumentali ed una manciata di canzoni che sono state poi cantate da Norah Jones e Jack White degli White Stripes (ai tempi dell'intervista i White Stripes non si erano ancora sciolti, NdR). Spero anche di iniziare a lavorare presto ad un progetto molto particolare, si tratta di un remake di un disco italiano dei primi anni '80 che ebbe un grande successo di critica ma anche commerciale (forse si riferisce alla "Voce del padrone" di Franco Battiato, NdR), il cui materiale, estremamente sofisticato ma anche molto orecchiabile, ha per me ancora oggi un fascino molto forte.

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L'articolo Daniele Luppi - L'uomo di fiducia di Danger Mouse, 11-02-2011 di Renzo Stefanel è apparso su Rockit.it il 2011-02-11 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • utente4907213 anni faRispondi

    Ma yeah! Grazie della citazione! Noi Smart Set non dimentichiamo mai di citare i nostri primi lavori con Daniele e fa sempre piacere sentire di un amico che si ricorda di te!
    :)
    SPRIIITZ!!!

  • leoge9se13 anni faRispondi

    se mi rifà il remake della "voce del padrone" questo tizio diventa uno dei miei idoli.