Machweo: dalla musica da festa alla musica primitiva

Machweo ha pubblicato la prima ripresa non-stop di un disco di 45 minuti. Scopri come è andata.

Dopo "Musica da Festa", un album di ricerca elettronica persino ballabile, Machweo ha recentemente pubblicato un disco intitolato "Primitive Music". Anzi, per la precisione ha pubblicato la primissima take registrata in 45 minuti, con tutti gli errori del caso, senza correggere nulla, senza nascondere nulla. Tutto è diversissimo dall'ultima volta che lo abbiamo sentito: i suoni, l'immaginario, il processo creativo. Adesso c'è anche una vera e propria band, composta da Dario Martorana alla chitarra, Antonio Rapa alla batteria e Marco Vecchio al sassofono. Gli abbiamo chiesto come è approdato a questo ancestrale spazio inatteso del suo percorso, a metà tra elettronica e jazz d'avanguardia.

Come sei passato dalla musica da festa alla musica primitiva?

Il passaggio è stato abbastanza veloce, avevo bisogno di altro dalla musica. Una volta finita l’esperienza di "Musica Da Festa" e la mia ricerca nella club culture italiana avevo il bisogno di scavare più a fondo nel concetto di ritualità, che è sempre stato uno degli elementi che più mi ha affascinato nella musica. Una volta che ho capito davvero cosa volevo è stato relativamente facile capire come proporlo in musica. 

 È la tua prima volta con una band, com'è andata?

In realtà non è la primissima, quando uscì "Tramonto" qualche anno fa ho avuto una piccola esperienza con una band. Diciamo che in questo caso è stata una scelta naturale, con "Tramonto" c’era più la voglia di portare in giro un live bello da vedere, quindi nacque prima il pezzo e poi la band, mentre con "Primitive Music" è stata una scelta di principio. Comunque posso dirti che è andata bene, Marco, Antonio e Dario sono ormai amici (all’inizio l’unica persona che già conoscevo era Dario, poi quando ho capito che avevo bisogno di un sassofonista e un batterista sono andato a cercarli) e questo ha aiutato tantissimo, hanno accettato da subito l’idea musicale che avevo perché era vicina ai loro stessi gusti, sono tre jazzisti, due dei quali studiano con me in conservatorio a Bologna. L’unico momento di “tensione” è stato quando mi sono imposto sulla scelta di tenere tutto della prima take di "Primitive Music", compresi gli errori, anche quelli evidenti. Era comprensibile da parte degli altri di voler evitare di mettere in mostra gli errori ma era più forte la voglia di portare al pubblico un disco primitivo, che suonasse in modo del tutto istintivo. Penso sia normale discutere quando si ha una band, a dirti la verità sono i momenti che preferisco.

Ho letto che avete registrato tutto il disco in un'unica take, poi ci avete lavorato su ma alla fine avete tenuto “buona la prima”. A parte che sembrerebbe una storia da cui trarre un insegnamento per la vita, avremmo ascoltato qualcosa di molto diverso se avessi deciso per una versione successiva?
Certo. Il pezzo era lo stesso ma suonato in modo più razionale e accorto si perdeva la fiamma della prima registrazione. Siamo stati concordi su questo nonostante lo sforzo di ri-registrare tutto, più volte e con diversi metodi, ha richiesto tanto tempo e tante energie in un’estate caldissima. Credo che se non ci avessimo provato ci sarebbe sempre stato il rimpianto di non aver provato a farlo suonare meglio, però sai se suona meglio ma si perde l’anima per me onestamente la scelta su quale disco pubblicare è molto facile.

Ci sono invece degli aspetti che hai completamente stravolto o il “buona la prima” è valso per tutto?
Tutto. Errori compresi, sia sul tempo che sulla tonalità.

 

Machweo, foto di Nicola Galli

 

Il fatto di essere stato registrato come una traccia unica quanto è importante? Posso ascoltare i pezzi in ordine sparso o sarà come leggere un romanzo saltando capitoli random?

Il fatto che "Primitive Music" sia una traccia unica è estremamente importante, a dirla tutta io volevo venisse pubblicato come un singolo lunghissimo pezzo di 45 minuti. Una persona che stimo molto mi ha fatto capire che il compromesso di dividerlo anche sommariamente in elementi separati avrebbe aiutato infinitamente la fruizione del disco, col senno di poi era chiaro che avesse ragione però sai quando ti affezioni a un’idea è brutto pensare di abbandonarla, quindi è stata una scelta sofferta. Rimane il fatto che secondo me se lo ascolti in shuffle invertendo l’ordine dei pezzi fa schifo.

Che peso ha nella tua musica il fatto di studiare al conservatorio? In particolare rispetto all'importanza che dai alla spontaneità, all'essere musicalmente primitivo appunto?
Studiare in conservatorio mi ha aiutato tanto, musicalmente. Questo è chiaro. Anche studiare improvvisazione con Francesco Giomi mi ha aiutato a comprendere i limiti e la forza della spontaneità. Se dovessi dirti però che la musica che ascolto abitualmente in conservatorio ha influenzato "Primitive Music" mentirei. Un certo tipo di minimalismo e un certo tipo di jazz, tutti riferimenti musicali del disco, nell’accademia non sono visti così bene. In conservatorio è molto difficile che studi in modo approfondito Terry Riley o Sun Ra.

Fra i nomi che citi come modello ci sono cose come James Holden o Floating Point, c'è qualcosa che ti influenza ma che non ci aspetteremmo, o semplicemente degli ascolti strani, che sarebbe difficile associare al tuo nome?
In questo disco secondo me c’è molto più Steve Reich o Lorenzo Senni di quanto non ci si possa immaginare ascoltandolo. Una certa idea di ripetizione ossessiva non è mutuata soltanto dai riferimenti palesi del disco, tutt’altro. Posso dirti con assoluta sincerità che la ricerca di Senni ha cambiato un po’ il mio modo di vedere la musica, la possibilità di massimizzare e ripetere elementi che sono sempre stati piccoli e di passaggio era una cosa a cui non avevo mai pensato e quest’idea mi ha aiutato tantissimo nel capire come volevo suonasse il disco.

 

band by Nicola Galli
band by Nicola Galli

Machweo e band, foto di Nicola Galli

 

Ai tempi di "Musica da Festa" dicevi di averlo fatto per avvicinarti a un tipo di musica e di immaginario che non avevi potuto vivere in prima persona. È così anche per "Primitive Music"? Per te la musica è anche un modo per viaggiare (anche nel tempo) da fermo?
In "Primitive Music" l’idea del ricordo non c’è, quello che è presente e spero si noti è la volontà di indagare sugli stati di coscienza che la musica può far scaturire in chi l’ascolta. Il viaggio di "Primitive Music" è questo, penso che ascoltare una musica o un ritmo che si ripete in modo ossessivo nel tempo è una cosa che può portare a cambiare il modo di percepire la realtà. Terry Riley in un’intervista dice una frase a cui ho pensato letteralmente per anni, da quando ho iniziato a capire che tipo di musica volessi fare con questo disco fino ancora ad oggi. Parafrasando: lui pensa che quando ascolti una ripetizione per tanto tempo e ti sembra che questa stia cambiando in realtà non è lei a cambiare ma la tua percezione in relazione a questa. Pesante eh? Sto ancora cercando di capire che cosa volesse davvero dire e spero di non trovare mai la risposta se questo dovesse significare fare altri dischi per cercarla.

Cosa dobbiamo aspettarci dai live?
Una cosa potente e fisicamente provante, per noi che la suoniamo e per il pubblico che si immedesima. Sarà un’esecuzione senza stop di 45 minuti e in sala prove iniziamo a trovare davvero la direzione giusta, ogni volta che penso che riusciremo a portare su dei palchi anche importanti un live così folle mi emoziono. Sono sincero, non vedo l’ora. Rimane sempre il timore di non suonare sempre al top visto che la componente di improvvisazione è forte ma penso sia così anche per chi esegue lo stesso pezzo identico per cento date di un tour. Sto provando a non pensarci più.

Hai fatto 3 album che sono molto diversi uno dall'altro. Pensi di proseguire su questa strada di esplorazione di mondi sempre diversi?
Ho fatto tre dischi diversi perché ero certo che non avessi più nulla da dire sull’argomento precedente, in questo caso invece penso di aver solo grattato la superficie delle possibilità di ricerca che ho. Sono terrorizzato dal poter suonare troppo elitario un giorno, già adesso sono esterrefatto dai feedback positivi che un disco così complesso ha raccolto, però non riesco a non essere del tutto onesto e corretto con me stesso. Continuerò partendo da "Primitive Music" questa volta, sono sicuro.

Sapresti farci una previsione di quale potrebbe essere il prossimo “spazio/tempo” in cui potresti portarci?
Quello che voglio fare è prendere l’idea di "Primitive Music" e radicalizzarla sempre di più, non nel senso che voglio fare un disco difficile, anzi. Cioè non so proprio cosa sarà il prossimo disco ma penso che un’idea di musica per sopravvivere debba essere spremuta fino all’ultimo ed è quello che ho intenzione di fare.

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L'articolo Machweo: dalla musica da festa alla musica primitiva di Letizia Bognanni è apparso su Rockit.it il 2018-03-26 15:05:00

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