Il suo nuovo disco si chiama "Musica da Festa", uscirà a gennaio 2016 per Flying Kids Records ed è attraversato da un legame nostalgico con una certa musica, ma soprattutto con un certo modo di approcciare le emozioni tipico degli anni '90. Ha fatto finalmente pace con l'idea di essere cresciuto in provincia, così abbiamo pensato di farci raccontare quali sono i luoghi della sua crescita e della sua quotidianità, che sono entrati direttamente o hanno inconsciamente influenzato la scrittura dell'album. Un'intervista e un racconto fotografico di Machweo.
Ricordi dov'eri nel momento in cui questo disco ha iniziato a delinearsi secondo una forma conchiusa?
Questo disco ha avuto una gestazione abbastanza lunga, dopo "Leaving Home" avevo iniziato a sperimentare, a buttare giù delle idee, però la scossa è arrivata quando ho intrapreso il percorso con la band, il periodo in cui è uscito il mio ultimo singolo, "Tramonto". In quel momento ero a Carpi, poi l'esperienza con la band si è conclusa, però è corretto dire che la gestazione è partita tutta dalla provincia di Modena, da Carpi, dove ho abitato fino ad Agosto.
In che maniera hanno preso forma le tracce, dove le hai registrate?
Ho fatto tutto a casa, nel mio home studio. Dal punto di vista compositivo la prima cosa a cui ho pensato è stata la melodia, tutti i pezzi nascono da una melodia, a parte gli intermezzi, che sono un unico pezzo, che è stato poi il mio esame di composizione di musica elettronica al Conservatorio di Bologna. Questo disco è un disco molto fisico, c'è molta cassa, è molto veloce e mi serviva qualcosa per dare del respiro. Renato di Flying Kids Records, la mia etichetta, mi ha sempre detto che immagina questo disco come se fosse in discoteca e gli intermezzi fungano da pausa sigaretta.
Entrare al Conservatorio ha spostato i tuoi equilibri compositivi?
Assolutamente sì, il Conservatorio mi ha cambiato la vita. Io sono una persona che non è mai riuscita a trovare una collocazione all'idea di cosa volesse fare da grande. Dopo aver mollato l'università sentivo comunque la necessità di continuare una carriera accademica, imparare delle cose, e mi sono detto proviamo il Conservatorio. All inizio ero molto spaventato, sono sempre stato autodidatta e per entrare in Conservatorio è richiesta una certa conoscenza di base. Così ho studiato per un'estate intera e alla fine sono riuscito ad entrare. E mi ha cambiato la vita, il mio corso ha una predisposizione unica al dialogo e all'ascolto e c'è un approccio creativo alla materia. È un'isola felice all'interno di Bologna, mi fa passare delle bellissime giornate a livello umano e professionale.
(in alto, la zona industriale di Carpi, dove sono cresciuto; in basso, l'aula Bossi del Conservatorio G.B. Martini di Bologna)
Il disco è emotivamente legato agli anni '90. Prima della musica da festa, mi interessa capire se c'è un'immagine, una madeleine legata alla musica che ti porti dietro dalla tua infanzia.
Sicuramente i luoghi dove sono cresciuto sono stati fondamentali. Io sono nato in provincia di Lecce, a Carmiano, e il mio primo ricordo legato alla musica è mio nonno materno che suona nella banda di paese. Erano dei momenti di festa molto belli e sentiti, andavamo ad ascoltarlo con tutta la famiglia. Rispetto al concetto di "musica da festa" invece devi sapere che gli anni '90, in un piccolo paese come il mio, hanno avuto uno strascico lunghissimo, fino al 2005 fai conto, e così mi ci sono trovato in pieno. L'immagine che ho in testa è di queste feste di compleanno coi palloncini e gli stendardi, dove puntualmente qualcuno metteva dei dischi che avevano melodie potentissime, ultramalinconiche, con una cassa sotto molto spinta. Io mi ricordo che me la vivevo proprio con piacere, la musica era un momento in cui riuscivo a provare dei sentimenti veramente forti, anche se magari la colonna sonora era un pezzo di Gabry Ponte.
Come abbiamo detto è un tributo in chiave nostalgica a quegli anni. Come ti sei approcciato a questa idea e alla sua composizione?
Le prime bozze che ho scritto erano ipermelodiche, e col passare del tempo assumevano una connotazione quasi trance, da anthem, alla Robert Miles per intenderci. Tommaso di Flying Kids, col quale mi interfacciavo, ha iniziato a dirmi che questa cosa gli ricordava gli anni '90. Abbiamo fatto un ragionamento a ritroso e mi sono accorto che era evidente che inconsciamente avevo subito l'influenza di quel periodo della mia vita. Ci sono arrivato con l'istinto quindi ma poi col tempo questo processo è stato molto ragionato, per questo posso dirti che è nato prima il titolo e poi il disco. È stata una vera e propria epifania, un aprire gli occhi e accettare le mie radici. Mi sono accorto che tutti i percorsi che avevo battuto prima, la scena dei beatmaker di Los Angeles piuttosto che la dubstep, non mi appartenevano. Machweo è questa cosa qua, è "Musica da Festa". Che all'inizio doveva chiamarsi addirittura "Musica da Festa per Gente Triste", un disco emo in pratica.
Parlando solo di nostalgia però mi sembra di fare un torto al disco. Da quali altre intenzioni è permeato "Musica da Festa"?
Oltre alla nostalgia il sentimento chiave è quell'emotività, molto naif, che ho ritrovato in alcuni dj-set che ho avuto modo di riascoltare in tour, nei momenti di morte assoluta. I set di Franchino e Ricky Le Roy, quelli dell'Ultimo Impero, che erano pregni di un sentire molto fisico, un'empatia comune che adesso fatico a rintracciare quando sono in un club. Mi sono trovato a litigare anche con i miei amici, che relegano questa cosa a una cultura brutta, popolare, di provincia, e io non sono d'accordo, perché alla fine magari sarò un gretto provinciale io, ma questa idea di entrare così in simbiosi con il pubblico mi ha sempre affascinato.
Sarà lo stesso sentimento che cercherai di portare nei live?
Mi piacerebbe, sì. Stravolgo sempre i pezzi quando devo portarli dal vivo, non in maniera radicale, ma per ottimizzarli. Il nuovo live sarà abbastanza dritto e credo si lascerà ballare molto bene. E poi non è mai uguale a sé stesso, mi romperei i coglioni a dover fare ogni volta le stesse cose.
(in alto, uno dei luoghi della mia infanzia che continuo a vivere tutt'ora, Porto Selvaggio; in basso, io nella mia casa di Carmiano)
A livello narrativo ci sono tanti posti citati nei titoli dei pezzi: Via Zamboni, Piazza Rossini, alcune aule. Che cosa rappresentano?
Sono i luoghi della mia esperienza al Conservatorio. Via Zamboni è la via che faccio per raggiungere il palazzo del Conservatorio, che affaccia proprio su Piazza Rossini. Quei pezzi, gli intermezzi, sono legati all'esame di composizione e volevo mantenere un certo legame con la realtà, e farlo con la geografia era interessante.
Sei nato a Lecce, sei cresciuto a Carpi e ora vivi a Bologna, e anche nella presentazione del disco non fai che ribadire questa cosa. Qual è il posto che si avvicina di più alla tua musica?
Io questo disco in fase di mixaggio l'ho portato in cuffia veramente tanto, non ho mai ascoltato una cosa così attentamente, credimi. Il momento in cui mi sono trovato più a mio agio nell'ascoltarlo è stato mentre ero in viaggio, in treno ma soprattutto camminando per Bologna, tornando a casa ad esempio; io vivo a Corticella, che è piena periferia, e in quella zona industriale di sera con la nebbia, ti giuro che è perfetto, si distacca molto dalla freddezza del luogo e lavora per contrasto. Ascoltarlo nei luoghi periferici o comunque lontani o comunque in viaggio è per me la cornice ideale. Io tra l'altro come luogo della mia vita non posso non menzionare il treno, ci passo una quantità abnorme di tempo, ormai li riconosco da lontano, so dove sta la carrozza con l'aria condizionata, il vagone col bagno rotto... i treni per me sono diventati un luogo vero e proprio.
Dove vai quando hai bisogno di rimetterti in sesto?
Io ho la passione per la pesca, e con un mio amico che si chiama Alberto nella bella stagione andiamo almeno una volta a settimana a pescare. Però in realtà la pesca è solo un pretesto, ci sbattiamo sopra le rive di un fiume e stacchiamo da tutto a livello mentale. E il posto più bello per farlo è San Siro, una località in provincia di Mantova, praticamente dove il Secchia è vicino alla foce del Po, e c'è questo posto che è una vera giungla. Essere in quei luoghi là è magico, ci sono veramente affezionato.
Quali sono invece i posti in cui preferisci passare del tempo, che ti restituiscono belle vibrazioni?
Le sale da concerto ovviamente. Il Mattatoio di Carpi ad esempio, dove ho avuto la fortuna di crescere musicalmente. Poi il Kode_1 a Putignano, che è il club migliore in cui abbia mai suonato, senza rivali, o anche il Diagonal di Forlì. E poi l'Hana-Bi, sul mare a Marina di Ravenna, ogni volta che torno lì è bellissimo.
(la prima foto è Via del Mercato a Bologna, in centro, uno dei luoghi che mi piace più vivere della città; la seconda è il binario 4 piazzale ovest della Stazione Centrale di Bologna; la terza è stata scattata mentre io e il mio amico Alberto ci calavamo giù dagli argini di un fiume per andare a pescare; la quarta è il Mattatoio di Carpi)
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L'articolo Machweo racconta i luoghi della sua "Musica da Festa" di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2015-12-09 10:07:00
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