(Tizio - Foto di Ahlie Schaubel)
Tizio è Bob Corn. E' una figura fondamentale per la scena indipendente italiana. Ideatore del Festival "Musica nelle valli" e capo della Fooltribe, ha aiutato tanti gruppi a muovere i primi passi. Ha organizzano moltissimi tour, in Italia e all'estero. E' uno dei nostri migliori esempi del Do It Yourself messo in pratica. Enrico Veronese l'ha intervistato in occasione dell'uscita del suo ultimo "We don't need the outside".
Per registrare "We don't need the outside" non ti sei affidato a Giulio Favero - come per il precedente “Songs from the spiders house” (Fooltribe) - ma a Lorenzo Monti (Milaus). Quali sono i perché della scelta?
Avevo già avvertito Giulio per la registrazione, ché volevo andare da lui come per i precedenti dischi. Poi sono stato al TagoFest a Massa, dove ho incontrato Lorenzo che mi ha detto di questo suo nuovo studio che gestisce a Pavia con Roberto dei R.U.N.I. e Gian Maria degli Ultraviolet Makes Me Sick. Sarà stata l’aria che si respirava al festival, sarà che non lo so bene manco io, ma poi ho deciso di andare da Lorenzo… Per intuizione, per provare a cambiare, per comunione di idee ed intenti, per dare una mano e farsela dare… Sono molto contento del risultato finale e di come Lorenzo abbia capito lo spirito delle canzoni e il mood che volevo dare al disco, e del fatto che oltre ad averlo capito è riuscito a metterlo in pratica, suonando pure diverse cose in fase di arrangiamento. Come successe con Giulio nei precedenti dischi, tengo a ribadire!
Con te ci sono voci femminili: Francesca Amati (Comaneci, Amycanbe), Ahlie Shaubel (Elektrolochmann). E continui a scrivere storie di donne viste dalla tua prima persona: la novità del controcanto che completa il quadro, crea una risposta o una comunione? Risentivi cioè della mancanza di una "opposizione" o di una conferma nel dialogo?
Francesca canta “Come to me” e suona assieme agli altri Comaneci, quella canzone è praticamente fatta per loro. Con Ahlie ho scritto quel pezzo e mi pareva naturale farglielo pure cantare… No, non mi manca alcuna opposizione! Anzi, forse mi mancava la comunione, nel senso di fare/cantare con una donna, con una voce femminile. E canto sì di donne, ma penso che una donna potrebbe cantare allo stesso mio modo di uomini, non vedo questa differenza di visuale. In più Francesca, Ahlie e anche Valentina/Majirelle (della quale ho coverizzato “With you” e che ora vive in Olanda e non ci vediamo quasi mai) sono prima di tutto amiche e volevo coinvolgerle nel mio disco, visto che è parte di me e della mia vita così come lo sono loro. Vale anche per gli altri partecipanti al disco, ovvero i Three In One Gentleman Suit al completo (con cui Tizio ha svolto di recente un tour in Francia, NdA), Fabio dei Milaus cioè Musica Da Cucina, Marco dei Sex Offenders Seek Salvation (prossima uscita Fooltribe, NdR)…
Il cd è stampato solo dalla tua Fooltribe mentre il vinile gode di una label syndication abbastanza nutrita: qual è stata la genesi che ha portato all'operazione, e quali i motivi di un ulteriore formato? Perché pare che oggi nessuno si chieda mai il perché di ciò che fa, e se ha un senso...
Oh beh, l’idea del disco in vinile era qua da un pezzo… sai te vederlo girare e sentire la tua musica, bello no? Però non ho mai avuto possibilità economiche per farlo in passato, e a dire il vero manco stavolta… Ho pertanto chiesto aiuto ad amici ed etichette che mi hanno sempre supportato e dimostrato stima per quello che faccio e suono e sono. La risposta è stata affermativa da parte loro, ed ecco fatto il vinile… che gira proprio bene!
Con la terza prova "di lunga durata" è sempre più difficile risalire d'impatto all'esistenza di progenitori oltreoceano: voglio dire, ormai il tuo stile è riconosciuto e riconoscibile. Ma quando in "Redw between blacks" dici "I don't like bright eyes", ti riferisci al frontman della Saddle Creek?
No, non è un riferimento a Conor Oberst. Per “bright eyes” intendo proprio occhi chiari, azzurri verdi o grigi insomma… però ho cambiato idea, nel senso che adesso mi piacciono parecchio, mentre il concerto dei Bright Eyes che ho visto quest'estate non mi è piaciuto per niente.
Sei tra i pochissimi che per la promozione non adoperano Myspace. Eppure sai come farti cercare, e riesci ad arrivare, suonando anche all'estero. Cos'è cambiato dai primi anni Duemila a oggi?
Ah, Myspace! Non lo uso perché a San Martino Spino dove vivo non c’è la connessione veloce, sono fuori dal tempo in questo senso… pertanto niente musica o immagini dalla Rete, unica cosa che riterrei utile di Myspace. Non sono infatti interessato a contamici o robe del genere, anzi un po’ mi fa tristezza e anche innervosire. Ritengo sia fondamentale prima fare le cose, poi magari far sapere quel che si fa, magari anche tramite Myspace: faccio fatica a comprendere l’opposto, ma sembra in giro che se hai tanti amici su quel c. di sito tu sia automaticamente un buon gruppo, un buon artista. Io penso di no! Fortunatamente dopo tutto quello che ho fatto in questi anni ho la mia rete personale, fatta di nomi e di facce e di luoghi dove queste facce e nomi stanno, e a loro volta fanno. E mi viene facile trovare da suonare e promuovermi in modo reale e diretto. Hai citato l’estero: nel tour che ho fatto in marzo fuori dall’Italia ho suonato 24 concerti in un mese, e solamente in due casi non conoscevo personalmente chi mi ha organizzato il live! Gli altri li avevo già tutti incontrati almeno una volta. Per tornare alla tua domanda: non so bene cosa sia cambiato dal Duemila ad oggi, forse ti risponderai da solo fra qualche anno quando capirai se dei gruppi “trendy” di adesso ne rimarrà qualcuno… Senza fare nomi, alcuni gruppi “del 2000” sono vivi, vegeti e attivi, qualcuno del 2007 sembra già finito ancora prima di iniziare veramente ad essere un gruppo…
Hai organizzato per anni il festival più empatico d'Italia, scoprendo schiere di future affermazioni; saltuariamente ti dai da fare ancora per gli altri: hai riscontrato riconoscenza? Oppure l'indie italiano è un mondo arido, come qualcuno pensa?
Sono figlio di contadini, tendo a spostarmi da dove c’è arido, ad usare acqua se ce n’è bisogno (oltre al vino, va da sé)… Certo che ho riscontrato riconoscenza per quello che ho fatto, con il festival o con l’etichetta: credo che se fai le cose con il giusto spirito e modo alla fine tutto paghi. A parte che io non riesco a pagare le bollette, ma questo è un altro discorso… Adesso mi trovo più spesso dall’altra parte, nel senso che mi ospitano invece di ospitare, che qualcuno cucina per me, che mi dà una mano per il soundcheck, che mi viene a prendere in stazione. E dopo aver fatto per tanto tempo per altri, ora mi viene naturale capire ed apprezzare qualcuno che fa qualcosa per me, e non mi stancherò mai di ringraziare per questo. Svegliarsi un lunedì mattina in una città sconosciuta, prendere il furgone o il treno e partire per un’altra città… tutti attorno corrono per il lavoro e pensi ai tuoi amici a casa che bestemmiano alla sveglia. E tu no, tu ridi e saluti, e ti lecchi i baffi per la colazione che ti hanno preparato, ingrani la marcia e parti per nuovi incontri e nuove colazioni. E pensi: “cazzo che culo che ho a viver così!”… ecco, finché vivrò queste emozioni e sensazioni, vivrò una bella vita!
A proposito di live: per l'inverno qual è la tua dimensione favorita, in quanto a location dal vivo?
Sinceramente, visto il genere che suono, preferisco locali raccolti e dove si venga per il concerto e non solo per bere la birra o per ballare dopo il concerto. Ma anche i bar ed i locali ingenere non mi dispiacciono. Ovvio che il concerto viene meglio quando c’è silenzio ed attenzione, ultimamente però sono diventato “capace” a concentrarmi su chi ascolta… E chi non vuole farlo, pazienza, in fin dei conti magari questi escono un venerdì sera dopo una settimana di lavoro e non è proprio il massimo ascoltare uno che strimpella la chitarra e canta lagne per mezz’ora… forse meglio bere qualcosa e ascoltare cosa dice la ragazza o il ragazzo seduto al tavolo di fronte…
Tutti ritengono tu sia un cantautore folk, mentre tu ti definisci un punk, anche se "triste": ti svegli ancora così tardi la mattina, tanto da mangiare pasta come colazione? E i ragni hanno lasciato la casa sul fiume?
Mi piace definirmi punk perché non so suonare tanto bene, perché il mio suonare canzoni è quasi una necessità e perché faccio questo senza seguire strategie o piani. Poi okay, non uso il distorsore ma la chitarra acustica, ho la barba e non la cresta, e qualcuno forse non capisce, ma va bene così. E sì, la casa è sempre piena di ragni e ho anche un topino coinquilino, molto scaltro e altrettanto rispettoso. Tendo a svegliarmi prima al mattino se riesco: organizzando i concerti ed ospitando i gruppi a casa si faceva spesso l’alba a chiacchierare e bere, e poi sveglia a mezzogiorno e di conseguenza pasta… Quante volte mi sono sentito chiedere con sorpresa: “Pasta for breakfast?”. Ora ci do di uova strapazzate verso le nove, e caffè corretto of course…
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L'articolo Bob Corn - Mail, 00-00-0000 di Enrico Veronese è apparso su Rockit.it il 2007-12-03 00:00:00
COMMENTI (7)
il vero indipendente... ovvero che fa quello che gli passa per la testa e fanculo al mondo! :)
Per Tizio, una sola parola.
Grandissimo.
eh sai quanto mi piacerebbe... purtroppo per lavoro ci sono costretto e non ho la genialità di bob corn e di quelli come lui che riescono a vivere in modi non allineati.
tutto ciò è assai deprimente, me ne rendo conto...
:(
è molto possibile che "prima che il gallo canti" dividerete lo stesso palco :)
grande Tizioo o o
inizia a non frequentare internet!
voglio vivere cosììììììììììì
:]