(The Pink Rays - Foto da internet)
Pare un racconto in stile Nick Hornby sul punk e i suoi tanti figli. Se i Pink Rays vengono stuzzicati sulle loro varie influenze non si tengono e sfoderano una lunga fila di nomi che mette in dubbio la critica che ricevono più sovente - anche da Rockit - quella di essere derivativi e di non andare oltre lo scopiazzare gli Strokes e i Killers. E in più ci dicono che per loro la musica è sia un mezzo per cerare sé stessi che un modo per distruggere lo Stato. Ce la faranno? Elisabetta De Ruvo li ha intervistati.
Comincerei con una classica auto-presentazione.
Enrico: ThePinkRays siamo io Enrico (voce), Fabio (chitarre), Niño (basso) e Gerald (batteria) e nasciamo nell’estate 2005. Io e Fabio veniamo da due esperienze hardcore punk del milanese: io come voce nella seconda incarnazione dei Sottopressione e lui come sei corde degli Stuntplasticpark. Assieme decidiamo di darci a un qualcosa di più prettamente rock'n'roll (ma non solo), influenzati da band come Gang of Four, Pixies, Strokes, Faint, Joy Division e Velvet Underground: adrenalina rock e melodia pop, insomma. Così tiriamo in mezzo il resto della band. Gerald, italo-venezuelano, suona la batteria praticamente da quando è nato ed è infatuato di tribalismo garage ma anche dalla virulenza dei Black Flag. Niño, milanese, in origine chitarrista funky/blues imbraccia il basso con l'intenzione di dipingere di decise dinamiche p-funk la sessione ritmica.
Indie-rock di stampo "ammerigano", un calcio a quel provincialismo derivativo che assilla molte produzioni italiane: si tratta di talento naturale?
E: Guarda io l’unica musica “italiana” che ho mai ascoltato è quella della scena punx hardcore italiana dei primi anni ’80, CCM, Negazione, etc. Mai ascoltato un cantautore, tanto che quelli che conosco sono magari i Raina, i Dente e gli Enrico Berto (a cui insieme a Luigi Galmozzi - che ha diretto e coordinato il tutto sotto questo profilo - è stata affidata la parte tecnica della registrazione di "Songs...") che a vario titolo hanno intersecato la loro strada con la mia. Il resto è sempre stato targato US, Svezia o Uk. Ho sempre provato attrazione per gruppi esteri, a parte la citata passione per l’hc italico. Magari in qualche modo l’origine di ciò sta nel fatto che ho passato tutte le mie estati adolescenziali in Svezia a contatto con gente che di musica italiana non ne sapeva granché. Ma ad essere sinceri non so se poi le mie origini straniere abbiano un peso così rilevante sulla musica che ho ascoltato in età formativa, lo hanno più sulla pronuncia del mio inglese forse. Ricordo che in Italia condividevo la mia passione per gruppi come Pavement, Husker Du, piuttosto che bands targate Amphetamine Reptile o magari anche punk hc con amici 100% italian, tra cui Fabio.
Fabio: Avendo assimilato per anni quella cultura le nostre canzoni non potrebbero mai suonare "italiane".
Gerald: Giustissimo, sin dall'inizio vedendo e sentendo altri gruppi italiani mi chiedevo perché il nostro sound e le nostre ritmiche fossero diverse; sono arrivato alla conclusione che 2/4 di noi non sono italiani al 100%. Vivere in altri paesi, adeguarti, ti porta ad avere una visione diversa della vita. Questo particolare fa sì che le nostre canzoni suonino “international”.
Niño: Grazie è sempre un bel complimento sentirsi dire di avere un suono internazionale, in particolare per la pronuncia del cantato in inglese di Enrico che rende il nostro prodotto "esportabile". Tuttavia ci trovo sempre qualcosa di anacronistico come definizione: si vive un mondo in cui ormai le barriere linguistiche e culturali grazie allo sviluppo del mondo delle comunicazioni sono più sbiadite, non più cosi delineate e il campo musicale è tra quelli più all'avanguardia in questo senso. Gerald parla di origini svedesi e venezuelane come possibili motivazioni ma incidono poco secondo me (intanto indosso paradenti e tirapugni per rissa con Gerald). Viviamo la piena commistione di razze cosi come di contaminazioni ed è più la nostra "apertura musicale" e il riflesso di 20 e passa anni di percorsi sonori e scorpacciate di musica che ci rendono più vicini a certe idee piuttosto che ad altre. Se poi consideri che gli arrangiamenti strumentali nascono per lo più da due italiani 100% ...e adesso scusami: dai vieni qui Gerald che TE MATO !
La prima volta che vi ho ascoltati è stato al MI AMI dell'anno scorso. Avete fatto una gran bella figura. Voi come vi siete trovati?
F: Benissimo! È stata un'esperienza molto importante col piccolo rimpianto di aver suonato un po' troppo presto nella giornata e con poca gente. Ma ci siamo rifatti con i live di quest'inverno!
G: Eravamo stravolti, io mi ero ubriacato pesantemente il giorno prima. Ho detto agli altri di chiamarmi costantemente per la paura di non riuscire a svegliarmi. Sono arrivato direttamente al soundcheck con occhi rossi, faceva un caldo soffocante, i bar erano ancora chiusi e non avevamo delle birre per ripigliarmi dalla risacca, per fortuna che qualcuno di noi aveva delle scorte nello zaino. E' stata un'esperienza sensazionale con un live act molto punk/hardcore, duro, diretto, violento. Peccato per le 20 persone, di cui 13 nostri amici, avremmo preferito che il nostro messaggio arrivasse anche a molte altre. Davvero una dura prova.
E: Sì, la figata è stata che Gerry dopo il gig era tipo rinato. Occhi limpidi e completamente in forma. La musica dal vivo ha effetti terapeutici. Eh sì, faceva un caldo assurdo, ma penso che abbiamo fatto un buon concerto anche perché era la prima volta che suonavamo di giorno e per me la prima volta che di sabato ero sveglio a quell’ora. I Pink Rays sono creature notturne.
N: Festival meraviglioso, benissimo. Alla fine del concerto sudati , sfatti, sfiniti ma anche pienamente soddifatti. Il sorriso sui volti ci è rimasto fin alle luci dell' alba.
Come vivete la dimensione live?
N: Cosi: BOOM!!!
F: Siamo sul palco, festeggiamo assieme. Facciamo un party in cui le nostre canzoni sono la colonna sonora. Ed è subito festa. Siamo quattro amici che vogliono comunicare la loro passione per questa musica e vogliono trasmettere l'emozione che provano attraverso i loro pezzi.
G: Il live è il momento in cui sono più felice in assoluto, ogni volta è una rinascita. Amo profondamente suonare e soprattutto suonare con tre persone con le quali condividi un'amicizia super consolidata. Guardarci in faccia mentre siamo sul palco, sorriderci, gioire insieme mi rende felice e mi annebbia la mente per esprimere al meglio ciò che mi piace fare di più nella vita.
E: Diamo il massimo a prescindere dal numero di persone che sono presenti. Quando riesci a fare così, sai di essere una vera band. E direi che ci siamo riusciti.
Epigoni dei Killers, vicinissimi agli Strokes, qualche urlo alla Billy Idol, e poi le aperture per i Rooney, per i Rakes. Quanto siete pop? Quanto indie-rock? Quanto Pink Rays?
E: L’accusa di deriva che qualcuno -per nostra fortuna in minoranza rispetto alle recensioni fin qui avute- ci muove è una mistificazione. La "prova provata" consegue all’analisi delle motivazioni addotte: non ci sono. Ci si limita a ripetere sotto forma di predicato il soggetto secondo la formula: “X è così perché X è così”. I Killers li ascoltavo quando erano fuori i loro singoli prima del primo full lenght e mi piacevano, non ritengo abbiano avuto una fortissima influenza su "Flirts", e sono certo che non ne abbiano avuto alcuna su "Songs...". Gli Strokes sono una delle mie bands preferite, li seguo dagli inizi, ho pure avuto l’occasione di vederli durante il loro primissimo tour durante il festival di Reading del 2000. Ritengo siano anche un’influenza per i Pink Rays, ma si tratta di un’ispirazione non certo un qualcosa che viene plagiato. In più ritengo che molte bands che sono sicuro abbiano influenzato gli Strokes sono tra le bands da cui traiamo diretta ispirazione (Pixies, Stooges, Velvet Undergound). Billy Idol mi piace: adoro i Generation X, Fabio è fan dei Sigue sigue Spuntik, uno dei Generation X è il fondatore di quel progetto. I miei cantanti preferiti da cui traggo diretta ispirazione sono: Iggy Pop e Peter Searcy durante il periodo Squirrel Bait. In particolare quest’ultimo tipo di cantato urlato emozionale che si rifà molto alla scena Minneapolis degli inizi ’80 (Husker Du, Replacements e primi Soul Asylum su Twintone records) è ciò che mi ispira quando graffio con la voce nei Rays. Concludendo, i Pink Rays sono completamente sé stessi e sono un progetto che vuole unire melodia e potenza, come uno speed ball vogliamo andare in due direzioni contemporaneamente.
N: Non saprei è bello poter trovare le diverse sfumature di pop, punk rock, funk tank, p-funk, metal (!). Sono il bagaglio di ognuno di noi. Se poi i critici o gli ascoltatori ci trovano somiglianze con altri gruppi affermati allora è solo un gran complimento credo. Sento continuamente questo paragone coi Killers, personalmente non li ho mai ascoltati, conosco a malapena una canzone. Gerald, Fabio ed Enrico li conoscono senza dubbio meglio di me, ma non sono mai stati un nostro punto di riferimento. Nessuno di noi ha mai detto: "Ehi ragazzi facciamo una canzone tipo i Killers!". Ad esempio adoriamo i Gang of Four ma nessuno ci ha mai paragonato a loro ai quali facciamo sempre riferimento. Questo certifica la purezza delle nostre intenzioni, non cerchiamo l'emulazione, per quello ci sono già le cover band! …o le band senza idee!
F: L'indie rock e il pop sono il modo attraverso cui comunicare con chi ci ascolta. Ma noi siamo 100% ThePinkRays! I gruppi che hai citato scorrono ormai nelle nostre vene ma escono fuori in una combinazione nuova che ricorda la loro musica ma che contemporaneamente la evolve.
G: Vicini non solo ai Gang of Four, ma anche a Velvet Underground, Joy Division, C.aarmé e ad innumerevoli altre band, ma quando senti il nostro album è solo ThePinkRays. Pro pop, pro indie, pro alternative, senza alcuna barriera, in continua ricerca per trovare la scoperta vincente.
Le prime recensioni su "Songs Know Everything About Love" parlano di maturità rispetto alla vostra precedente produzione "Flirts". Cos'è cambiato?
F: "Flirts" è stato il modo in cui ci siamo conosciuti l'un l'altro. Quei pezzi sono stati il mezzo con cui ci siamo capiti a vicenda, ci siamo scoperti e ci siamo migliorati. "Songs…" è il frutto di un anno di lavoro intensissimo, della continua comunicazione con Nicola Guiducci (il produttore del disco, NdR) e rappresenta definitivamente i ThePinkRays.
G: Lavoro duro, sudore, meno rilassatezza, tempi ristretti, più anfetamine, molto alcool e il rispetto che abbiamo tra di noi come musicisti sono le principali caratteristiche che ci hanno aiutato ad avere in mano un prodotto di cui ne siamo molto fieri ed orgogliosi.
N: Siamo in continua evoluzione... Fabio e Gerald poi hanno detto tutto.
E: C’è tanto duro lavoro dietro questo progetto che ha portato i suoi frutti.
Le canzoni sanno tutto dell'amore. Un titolo programmatico di supporto agli amori incompresi o piuttosto colonna sonora di cuori innamorati e felici?
F: Devi chiederlo alle canzoni!
N: ...E darti una risposta! In realtà il tutto va condito con una buona dose di ironia.
E: Le canzoni sanno tutto dell’amore... Noi non ne sappiamo nulla. I testi parlano di un’assenza in realtà. Mi avevano intervistato per una radio fiorentina il giorno di S.Valentino, ho dovuto deluderli dicendo le regole della notte milanese che raccontiamo in "Songs...", il nostro piccolo mondo, non contengono amore, qualche volta amicizia quella sì. Ma l’amore non c’è, dunque balliamoci su, beviamoci sù, ridiamoci su fino a piangere disperati.
Quali sono le effettive ispirazioni che cullate quando componete le vostre canzoni?
F: Per me comporre è una ricerca di me stesso tra le note della mia chitarra. È la continua voglia di far sorridere o commuovere chi mi ascolta.
G: Se non suono sto male. Divento nervoso e paranoico con un po' di tachicardia.
N: La creazione , il "montaggio", l'elaborazione dei brani in fase compositiva sono adrenalinici, intensi. Quelli che preferisco insieme ai live, ma sono quasi sicuro di non aver risposto alla tua domanda...
E: Distruggere lo Stato.
E invece cosa ascoltate di solito?
F: John Frusciante ha cambiato il mio modo di vedere la musica. Lui è la perfezione.
G: C.aarmé, Sounds Like Violence, Black Flag, The Tigers of Mompracem, Thements, Peter Bjorn and John sono i primi che mi vengono in testa.
E: Futureheads, il loro nuovo singolo, MGMT, Lykke Li, C.aarmè, il nuovo ep di Frank Black, Straylight Run. Gli italiani: Trabant, Bikini the Cat, Merci Miss Monore, Alessandro Raina e poi qualche classicone come “Funhouse” degli Stooges, “Shot” dei Jesus Lizard e “Friends” dei Beach Boys.
N: Ultimamente molto Simon Dawes, amo sempre Jon Spencer, ...rimesso in stereo il bellissimo “Fresh” di Sly Stone ...il lavoro solista di JF mi sa che ha spezzato il cuore di tutti noi.
Concludendo. Farete anche voi come gli Strokes? Farete le rock-star che se la tirano? Detterete mode? Uscirete con le attrici?
N: Ormai mi sa che se la tirano tutti e pagandola pure pochi euro!
F: Noi suoneremo sempre con la passione del primo giorno e avremo sempre voglia di far festa con tutti quelli che verranno ai nostri gigs! Mode? Mh... Non ho abbastanza stile per dettarle! Attrici? Preferisco la mia ragazza.
G: Onestamente preferisco far la fine di Kurt Cobain o di Ian Kevin Curtis.
E: Io vorrei invece fare la fine di Frank Black, da vecchio voglio diventare grasso e weird.
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L'articolo The Pink Rays - Mail, 07-04-2008 di Elisabetta De Ruvo è apparso su Rockit.it il 2008-04-15 00:00:00
COMMENTI (1)
davvero enrico a scolta i trabant :D fico! ciao mooli ci si vede pressto:]:]:]