Cosmetic - Mail, 20-09-2007

(I Cosmetic - Foto da internet)

Shoegaze. Pedali per chitarra. Nirvana. Riviste musicali. Rock in italiano. Rock in inglese. Rock in romagnolo. Birra. Coglionate. Esordi. Passato. Presente. Futuro. Loro sono i Cosmetic. La label è la Tafuzzy records. Lui è Bart, chitarra e voce del gruppo. Noi agitiamo il pugno e sballottiamo il cuore con le loro canzoni.



Rabbia, rassegnazione, malinconia. Quale dei tre termini rispecchia meglio i Cosmetic?
Caspita, non pensavo esprimessimo un mood così negativo... direi più “domande per rispondere a domande senza risposte”...o innamoramento disperato marcio?

“Sursum Corda”. Che tappa rappresenta nella storia della band?
“Sursum Corda” è il nostro primo vero album. I precedenti lavori erano demo o ep, e ci mettevamo dentro quello che suonavamo e basta. È stato bello concepire e partorire un album con un “fil-rouge”, un suono definito ed un immaginario coeso. Altrettanto bello è stato dare una forma materiale al prodotto finale, grazie soprattutto a Cane Andaluso che ha co-prodotto l‘album e a Thomas Ray che ha fatto l’artwork!

Il suono del cd sembra in presa diretta, come ad accentuare il più possibile la potenza dei brani. Quanto è stato difficile ritrovare in studio le caratteristiche del vostro suono, così denso e psichedelico?
Infatti abbiamo registrato tutte le basi in diretta, aggiungendo qualche traccia in seguito. In studio c’è solo una leggera tensione, come ad un concerto importante, perchè si punta a focalizzare in 5 minuti il lavoro di molti mesi. Per il resto lo studio ha molti più mezzi della nostra sala prove, e in questo senso aiuta! In più c’era anche un fonico come Andrea Zanella che è un idolo: competente, propositivo e con un cinismo inglese senza sbavature.

L’impressione è che date molta importanza ai testi delle vostre canzoni. Qual è il vostro approccio? Quanto c’è di personale in questi versi e quanto di “letterario”?
Mah, sei il primo che ci dice che diamo importanza ai testi! Però li scrivo tutti io e sono del tutto personali, e fin quando un testo “mi puzza di coglionata” non lo canto su disco ma nemmeno dal vivo. Quindi magari sì, diamo loro importanza, grazie per avermene fatto accorgere.

Nel libretto virtuale dei testi (che si trova nel vostro sito) accanto ai titoli dei brani ci sono delle frasi tra parentesi…
Sono semplici indicazioni per comprendere l’ambito del testo e del pezzo, poi da lì in poi lo vivi un po’ come vuoi.

In ambito indipendente sembra che finalmente ci sia un’apertura di credito nei confronti della lingua italiana, dopo anni di dominio dell’inglese. Eppure l’italiano viene visto ancora con un po’ di sospetto. La cosa paradossale è che invece gruppi come i Marlene Kuntz o gli Afterhours vengono pesantemente contestate dai fan quando cantano in inglese. Come vi spiegate queste reazioni così diverse fra loro? E soprattutto, stiamo per assistere ad una rinascita del rock “in” italiano (che è ben diverso dal rock italiano)?
Speriamo che l’uso dell’ italiano paghi, perché ad esempio per la Tafuzzy è l’unico requisito base insieme a un certo gusto schietto e verace! Per il resto sono sempre convissuti in italia gli artisti anglofoni e quelli italofoni, senza alcun problema. Chiaro che con l’italiano puoi puntare alle radio, e che se a carriera consolidata passi dall’italiano all’inglese sembri un po’ la Pausini o Miguel Bosè che esportano singoli in sudamerica. Per quello i fan si arrabbiano! Poi ci sono gruppi come i Kelvin che danno titoli ai pezzi in veneto, inglese e italiano con una unità di intenti unica, ma mica tutti ce la fanno. Comunque non ci sono regole: l’unica cosa è che ogni artista cerca di maturare una scrittura il più naturale possibile, sapendo che a nessuno piace né sentire delle sillabe italiane “incastrate” male sul rock and roll, né ascoltare un romagnolo che canta “ziss iss not gior pròbléém”.

“Sulle riviste che ho ridotto a brandelli poco fa dove ogni cosa è destinata a sostituire il sudore e a ridurre tutto ad immagini e a pose inutili”. Quasi una sentenza inappellabile nei confronti della stampa musicale. Non c’è niente che si salva?
Ah che bella domanda. Sappiamo bene che il rock’n roll prevede una certa quantità di “contorno” e di “pose”. Sì, dai che lo sappiamo benissimo tutti, noi siamo i primi! Ma quando un giornale dà più peso a queste ultime che alla musica stessa, allora è meglio buttare via il giornale. La canzone nasce da un episodio in cui ho perso diversi minuti per sbrindellare una nota rivista (che porta il nome di un famoso gruppo rock inglese), in pezzettini piccolissimi. Per fortuna si trovano ancora “sacche” di giornalismo musicale sano, al quale è bello attingere.

Com’è la storia ai vostri concerti? Da veri shoegazer fissate le vostre scarpe per tutta la durata dell’esibizione?
Ai concerti vorremmo più birra in spia, grazie. Non vorrei venissimo fraintesi: noi non siamo shoegazer, è solo per questo album che abbiamo colorato un po’ di rosa-fucsia una musica che prima era anche molto azzurra e bianca e nera. Prima eravamo più cattivelli. Voglio dire, ci siamo resi conto che coi pezzi che avevamo per il disco quel tipo di suono avrebbe potuto calzare bene sulla nostra espressione. E ne siamo stati felici. Per il futuro si vedrà.

Mettiamo le carte in tavola. Quali effetti di chitarra usate?
Ma in realtà non siamo grandi esperti di suono. Quando parlo con Walter dei Kelvin mi fa sentire una cacchetta perché lui conosce tutto: coni, transistor, potenziometri, e si “customizza” la roba da solo. Noi mettiamo in fila un po’ di pedali... uno sporca il suono, uno lo ingrossa, l’altro lo ripete...

“1991: The Year Punk Broke”: perché un adolescente di oggi dovrebbe conoscere quest’opera? Cosa c’entra con i Cosmetic?
Ahhhhh ma che belle domande mi fai?!?! Nel 1991 Nirvana, Sonic Youth, Dinosaur Jr e altre band, presero un aereo per l’Europa per suonare ai festival estivi di Reading etc. Mentre erano là videro il videoclip di un orrido remix dei Clash, e Dave Markey, il giovane videomaker che era con loro disse: “Oh gawd, this is the year the punk broke”. Il risultato è una videocassetta che mostra come dei giovani cazzoni, che guidavano i gusti dei giovani “alternativi” di tutto il mondo, potessero divertirsi insieme, uniti e in modo semplice, spaccare il punk dal suo interno e poi dire “ops, non l’ho fatto apposta, ma ok ridefiniamo il punk!!!”. Ecco, noi insieme ad altri gruppi nostri amici la viviamo così, ed è proprio così che è nata la Tafuzzy. Coi Brace e i Fitness stiamo ancora definendo chi di noi siano i Nirvana. Ma noi abbiamo più distorsori...

Era il 1997 quando avete cominciato a suonare. “Deletaria” (sottotitolo: “Non si rinnega niente della storia che ci ha portato fin qui”) sembra un tributo a quei giorni. Che tipo di aria respiravate durante le prime prove dei Cosmetic? Quali erano gli obiettivi che vi prefiggevate? Che cosa ti rende più orgoglioso di quanto fatto con la band?
Si, quel pezzo parla di quando iniziavamo a scoprire come funzionavano gli strumenti e il fascino che essi suscitavano su di noi. Le prime prove erano euforia “tangibile” e non avevamo altri scopi se non continuare a provare quella contentezza! Ho la fortuna di condividere questa storia con delle persone semplici e schiette, e se ormai conosciamo meglio gli strumenti, ci gustiamo ogni nuova esperienza con lo stesso gusto. Ad esempio quando qualcuno ci chiama a suonare perché ci ha sentito e ha apprezzato. Ti cambia la vita e ti fa suonare in un altro modo.

E dopo uno sguardo al passato andiamo nel futuro. Che prospettive avete, da qui in avanti? Essere indipendenti vi consente di fare discorsi a lunga scadenza?
Per adesso suoneremo, abbiamo ancora qualche data. Per il futuro non so, di solito i nuovi progetti e le nuove cose nascono soprattutto in un confronto con gli altri alla Tafuzzy, quindi non penso che succederà diversamente. Come ogni altra band quando si inizia a pensare all’album successivo si hanno te possibilità: replicare pari pari, cambiare drasticamente o evolversi naturalmente. Noi invece faremo successo.

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L'articolo Cosmetic - Mail, 20-09-2007 di Manfredi Lamartina è apparso su Rockit.it il 2007-10-31 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • coondoor 17 anni fa Rispondi

    sono di parte.i cosmetic fanno sentire una convinzione di suono piu deciso pronti a morderti lo stomaco.lanciati nel futuro?
    sicuramente pieni e fieri del lavoro,direi ben presi anche dai fan.

  • seymour 17 anni fa Rispondi

    uffa ma neanche un commento con scritto, chessò "bamboccioni"