Vanilla Sky - Mail, 29-09-2007

(I Vanilla Sky - Foto da internet)

Dopo un disco pubblicato nel 2004 da Wynona records, molti ep, moltissimi concerti e - soprattutto - dopo la pubblicazione del loro ultimo "Canges" su Universal, i Vanilla Sky sono diventati uno dei punti di riferimento per la scena emo-punk italiana. L'intervista di Stefano Rocco con Vinx (voce e chitarra) .



Nel 2002 nascevano i Vanilla Sky. Poi tanta gavetta, centinaia di concerti, migliaia di copie vendute. All'improvviso arriva la Universal e molte cose cambiano. Come si sta nello showbiz?
Devo ammettere che le cose come hai accennato sono cambiate. Posso dirti comunque che a livello di “showbiz” come lo hai chiamato te non è cambiato molto. Abbiamo solo un po’ più di scadenze a cui far conto e un pizzico d’impegno in più richiesto: non ci sentiamo poi così cambiati dagli impegni full time che avevamo al tempo del primo disco.

La vostra anima è indubbiamente punk, ma rispetto a "Waiting for something", il nuovo "Changes" segna uno spostamento verso il pop. E' stata un'evoluzione naturale e irrazionale o c'è una voglia esplicita di aprirsi ad un pubblico più ampio dopo anni spesi nell'emo-punk più intenso?
E’ stato un cambiamento decisamente naturale. Abbiamo iniziato a registrare i demo del disco all’inizio del 2005. Abbiamo fatto tre sessioni da 7 canzoni l’una e abbiamo sondato i management che allora ci curavano in Italia e all’estero. Il risultato fu una serie di pareri troppo contrastanti per definire una linea coerente con ciò a cui il pubblico della band si era abituato. "Nightmare" (che Hoppus suonò nel suo podcast n.12/13 all’inizio del 2006 in versione demo) faceva parte della prima sessione ed era la canzone forse più vicina ai “vecchi” Vanilla Sky nonostante mostrasse nuove sonorità e scelte radicalmente meno “punk” (delay, reverberi, batterie elettroniche, etc.). Diciamo che alla fine decidemmo di seguire solo il nostro istinto musicale e che a disco terminato (grazie anche al lavoro del nostro manager s’intende) suscitammo l’interesse di Universal.

A proposito dell’importante collaborazione con Mark Hoppus, ex Blink-182 ora con (+44). Com'è nata la sua partecipazione a “Nightmare”?
Come forse sai noi siamo endorsati Atticus e lui (fino a pochissimo tempo fa) ne era a capo. Tramite dei contatti che avevamo in Inghilterra riuscimmo a fargli avere i nostri primi 14 demo. Lui si interessò molto ad alcuni di questi (tra cui appunto “Nightmare”) e ci fece un’intervista telefonica per il suo podcast inserendo anche nella playlist della puntata il pezzo stesso. Da ciò nacque l’idea di una vera e propria produzione del disco che per motivi però logistici, temporali ed economici andò a sfumare. Alla fine Cisco parlandoci un giorno in chat gli espose l’idea di averlo nel disco con una guest e lui accettò subito entusiasta.

"Devastante" è una ballata d'amore o nasconde dell'altro?
Nonostante “Devastante” (versione italiana di “Waiting Patiently” che è il pezzo originale) possa apparire come una “mera” e “semplice” ballata d’amore ti confesso che il tema affrontato è molto più delicato e complesso. Si parla di un lutto che ha colpito uno di noi lo scorso anno e che è stato prima trasformato in canzone con “Waiting Patiently” e poi riadattato e convertito in italiano con “Devastante”. Ci piace comunque pensare che l’interpretazione del pezzo possa essere del tutto soggettiva e trasversale rispetto ai vari temi di vita quotidiana.

"Changes" può diventare un disco generazionale per una parte di teen-ager dei nostri tempi?
Questo lo dirà solo il tempo. C’è così tanto di tutto oggi che è difficile compiere un passo del genere. Posso dirti però che ci sentiamo parte della storia della musica alternativa italiana e che (come molti altri meno o più fortunati) abbiamo contribuito penso in modo decisivo all’affermazione di questo genere musicale nel nostro paese nel corso degli anni precedenti portando anche il nome all’estero (decisamente non inflazionato di band nostrane).

Per certi aspetti, "Changes" è un disco che ha anche delle responsabilità: potrebbe diventare traino per molte giovani band italiane e trascinarle verso un certo modo di fare musica.
Sinceramente me lo auguro. Da quando abbiamo iniziato a girare nel 2002 ci siamo resi conto di come la media tecnica e produttiva dei gruppi dello “stivale” si sia alzata. Un tempo quando dicevi “vengo dall’Italia” storcevano il naso e pensavano solo alla pizza: ora invece ti guardano con un po’ più di rispetto, curiosità ed interesse sia in Germania come in Francia o Inghilterra. Io e Brian nel tempo libero lavoriamo come produttori artistici e abbiamo già dato una mano a diversi gruppi a ritagliarsi un proprio spazio nel panorama alternativo. (HopesDieLast, Your Hero, etc.).

Molti pensano che sia stato il successo dei Finley ad avervi favorito. Secondo voi c'è del vero?
Io penso che i Finley siano la prima band con un genere affine al nostro ad essersi affermata nel mercato main stream del nostro paese. Credo però che ci siano delle differenze (non solo musicali o d’età) tra i due progetti che non possono essere ignorate. Noi abbiamo fatto più di 250 concerti in Europa (Italia ovviamente compresa) tra il 2003 e il 2005 per la promozione del primo disco. Abbiamo sudato parecchio. Loro hanno avuto il privilegio di esser stati invece catapultati e proposti ad un pubblico molto ampio quando il genere era al suo apice in Italia grazie anche all’eco di band americane come Fall Out Boy, Green Day, etc.

Cantate da sempre in inglese. Come mai stavolta la scelta di introdurre brani in italiano?
Noi abbiam sempre provato a scrivere in Italiano sin dal primo disco ma con scarsi tentativi di successo. A “Changes” finito (in inglese) Universal ci ha suggerito, mostrandoci vari esempi, come sarebbe stato più facile e immediato proporre i nostri pezzi ad un pubblico (quello italiano) che non va proprio a braccetto con la lingua anglosassone. A noi è sembrata una sfida accettabile e comunque non vincolante e siamo molto soddisfatti del risultato. Siamo in tour in Austria in questo periodo e ti dico che i fans spesso ci chiedono di suonare “Se Vuoi Andare” invece che “Goodbye” o “Devastante” piuttosto che “Waiting Patiently” nonostante non comprendano il significato delle parole. Significa che l’esperimento è riuscito e noi ne siamo felicissimi.

Nel tempo vi siete conquistati una cerchia di fan accaniti, ora avete la possibilità di ampliare i vostri ascoltatori. Chi è oggi il pubblico dei Vanilla Sky?
Con questo disco (come nel precedente ovviamente) speravamo di non esser ghettizzati ad un genere soltanto. Se hai ascoltato il disco ci sono molte influenze e direi che chiunque, dall’amante della musica leggera al rockettaro più affezionato, può far parte del pubblico dei Vanilla indifferentemente dall’età e/o preferenze musicali.

Le critiche più comuni che vi fanno sono quelle che fanno a tutto il punk-pop odierno: "un genere musicale per adolescenti di MTV", "un genere musicale derivativo e senza più nuove idee", "un genere musicale scritto a tavolino per vendere". Cosa rispondete?
Penso che tutti perdono tempo a criticare questo o quel genere. Il pop punk in america è venuto fuori nel momento in cui l’emo dei Get Up Kids aveva avuto il suo apice e per questo completamente ignorato dal pubblico teen. Finita l’ondata emo il pop punk ha trovato il suo spazio e si è innescato nel pubblico più o meno giovanile. Ad oggi non si può fare questa distinzione: gruppi con generi affini o profondamente diversi fanno parte dello stesso circuito e partecipano in modo più o meno attivo alla stessa scena musicale. Noi abbiam sempre e solo suonato ciò che ci piaceva (come tutti del resto, credo).

Il punk si presta da sempre a splendide ed improbabili cover. Tempo fa voi avevate già fatto una cover di Vanessa Carlton, ma come vi è venuto in mente di rifare "Umbrella" di Rihanna? Pare stia spopolando anche all'estero (Kerrang! ne è entusiasta).
Come hai detto tu 4 anni fa iniziammo con Vanessa Carlton perché ci piaceva l’idea di stravolgere una canzone pop e renderla un po’ “punk” almeno nelle sonorità. Con “Umbrella” abbiam pensato che era troppo ormai che presentavamo la stessa cover e quindi perché non tirarne fuori una nuova? Il tormentone del’estate per noi era “Umbrella” e ci piaceva molto la linea melodica quindi il gioco è stato facile. E’ stato anche molto divertente perché abbiamo arrangiato registrato, prodotto, e mixato il tutto in soli tre giorni, quasi per gioco, da soli come abbiam sempre fatto nella nostra sala prove.

Blink 182, Yellowcard, Jimmy Eat World, Midtown, The Ataris credo siano band estere che apprezzate e stimate. In Italia invece cosa merita di essere scoperto e ascoltato?
Credo che ad oggi il panorama italiano sia ricco e che nuove realtà si stiano affacciando in modo convincente nel mercato. Consiglierei di dare un’occhiata a Your Hero, Hopes Die Last, The Jersey Line (li adoro!), Seed’n’Feed, 9mm, To Kill, etc. (troppi te ne citerei).

Avete portato la vostra musica in giro per l'Europa, conoscete le situazioni degli altri paesi e potete giudicare con una visione internazionale l'odierna situazione musicale italiana. Esiste oggi una scena emo-punk-hc in Italia? E se vi dicono "scena indie", a cosa pensate?
Io credo che in Italia più che in tutti gli altri paesi si tenda ad etichettare le scene e a far gran divisione. In Germania fa tutto parte di un grande movimento alternativo e indipendente quindi ti trovi il concerto con il gruppo hardcore, il gruppo emo, il gruppo pop punk e il gruppo rock. In questo credo siano decisamente avanti ed al passo con paesi come la Svezia, l’Inghilterra o gli Stati Uniti. Spero che cambi anche da noi... e quando penso a scena indie penso al 90% dei gruppi che lavorano, agiscono e cercano di affermarsi in modo del tutto indipendente nel panorama musicale (e non ad un genere vero e proprio).

L’etichetta indipendente Wynona Records ha creduto in voi per prima, che ricordi avete di quella esperienza.
Mi ricordo che eravamo tutti confusi e spaventati. Che eravamo comunque speranzosi e fiduciosi. Siamo stati la band che credo l’abbia fatta crescer di più: è stato come iniziare insieme e crescere insieme. Una bella esperienza decisamente ed un rapporto assolutamente “familiare” che forse manca un po’ nelle strutture discografiche più grandi.

Videoclip, recensioni ottime, prime pagine sulle riviste, un tour fitto di date in tutta Europa. Cos'altro serve ai Vanilla Sky?
Un furgone nuovo! Credo che sia importante ricordare che il primo supporto ad una band è l’acquisto del disco. Ho scoperto recentemente iTunes e trovo favoloso che in qualsiasi momento io posso acquistare, scaricare, ascoltare e supportare un’artista a me caro. Con internet si sono aperte molte porte: si può avere tutto, subito e gratis. Però le band e gli artisti rischiano di fallire per colpa di questo sistema un po’ “opportunista”. Anche io scarico, e moltissimo: se una band mi piace mi compro il disco e la supporto. Credo che questo tipo di “educazione”, di rispetto artistico manchi più nel nostro paese che in molti altri che ho visitato.

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L'articolo Vanilla Sky - Mail, 29-09-2007 di Stefano "Acty" Rocco è apparso su Rockit.it il 2007-10-01 00:00:00

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