Gaia Costantini nasce nel 1997 nella provincia tarantina, a Massafra. A 16 anni sceglie il moniker di Melga per scrivere canzoni, ma è solo l'inizio. Poi il conservatorio, la prima canzone nata in fretta e furia senza preavviso e il cuore diviso tra Bach e il cantautorato sperimentale di Daniela Pes. Melga è prendersi cura di sé (dal verbo greco melo), Melga è musica dolce che smuove con la sua potenza emotiva, Melga è una voce che racconta storie accompagnata da un pianoforte e da un'orchestra alt pop. Ci siamo fatti strada tra le melodie fitte dei suoi brani per chiederle di raccontarci la sua storia.
Come ti sei avvicinata alla musica?
Quando avevo 8 anni, dopo aver visto un recital di pianoforte classico, costrinsi mia madre, già dalla mezzanotte di quel giorno, a iscrivermi a lezione di pianoforte. A 12 anni entrai al conservatorio di Taranto G. Paisiello, nella classe di pianoforte. Dopo 12 anni ho concluso il percorso accademico, laureandomi. Ma ciò non bastava: il percorso accademico è stato una base solida ma anche un punto di partenza. Avevo altro da dire, stavo acquisendo solo alcuni strumenti.
Quando hai scritto la tua prima canzone?
A 16 anni, durante una delle infinite mattinate scolastiche al liceo classico Archita di Taranto (scuola che ho profondamente amato) la mia professoressa di storia e filosofia chiese se volevamo partecipare a un concorso che trattava il tema dell’immigrazione. Senza pensarci alzai la mano, dichiarando che avrei scritto una canzone. Peccato che io, fino a quel momento, non avevo mai scritto una canzone.
Così è stato e vinsi quel concorso.
Da quel momento la musica non ha più avuto troppi confini: studiavo Beethoven e Bach, ma ascoltavo Lucio Dalla e trattavo specialmente temi sociali nelle mie canzoni. Poi si cresce, si sperimenta, si cambia, ci si esplora, ci si perde e ci si ritrova.
Con chi collabori?
Attualmente collaboro con Diga Records che è l’etichetta con cui ho deciso di pubblicare il mio prossimo Ep: Figli, in uscita nell’ottobre 2023. Con la vincita del bando di Puglia Sounds abbiamo avuto un maggior sostegno discografico.
Per questo lavoro sto collaborando con Francesco Gaudio, CEO di Diga Records, il quale ha sposato il mio progetto, diventandone anche l’editore. Ho prodotto l’Ep con Marco Schnabl, che ha saputo valorizzare le mie attitudini e scelte artistiche. Fondamentali da un punto di vista umano e artistico sono i ragazzi che lavorano con me: il chitarrista Davide Esposito, Marcello De Felice alla batteria e ora si è aggiunto Walter Pulpito, bassista e contrabbassista. Loro sono i miei fedeli compagni di viaggio.
Inoltre spesso collaboro con la trombettista e trombonista Marina Latorraca, presente nel mio Ep.
Come definiresti la tua musica?
La mia musica è un puro cantautorato: elegante ma grezzo al contempo, gentile ma selvaggio. Un cantautorato che assorbe differenti connotati musicali: latin, jazz, rock e – anche se non si direbbe – punk.
La mia chiave artistica è riuscire a creare la giusta sintesi di questa ricerca musicale. Se ho una linea armonica molto elaborata al pianoforte non escludo che il groove del pezzo possa essere quello di un boogie-woogie o tutt’altro ritmo. Mi piace sperimentare ma con la giusta dose di ingredienti, altrimenti la ricetta potrebbe non venire bene. Ma potrebbe anche essere una straordinaria scoperta.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Tanti sono gli ascolti che mi hanno dirottata, cambiata e sballottata da una costa all’altra. Sono cresciuta con l’odio iniziale per Bach (solo perché non lo capivo) diventato poi un amore profondo insieme alle canzoni di Lucio Dalla, Niccolò Fabi, Erica Mou, Franco Battiato. C’è stata anche la nicchia del primo vero indie: i primissimi dischi di gruppi come I Cani, Zen Circus, Cosmo, Maria Antonietta.
Poi è il arrivato il rock, Battisti, la musica elettronica, Lhasa De Sela, Bersani, Silvestri, Nada, CCCP, Iosonouncane. E infine Daniela Pes. Il suo Spira mi ha totalmente penetrata.
Qual è il significato di Figli?
Figli è un Ep di 5 brani: Francesca, Cara Margherita, Teresa, Qui ed ora e Figli. Si tratta di alcuni incontri fondamentali accaduti nel mio percorso di vita. Un lavoro di quattro anni, quasi cinque. In uscita nell’ottobre 2023, per Diga Records con il sostegno di Puglia Sounds.
Qual è il live che ricordi meglio?
Mi dicono sempre che ho troppi capelli. L’ultima volta mentre suonavo e cantavo mi si sono impigliati nell’asta del microfono creando una vera e propria ragnatela. E sempre mentre suonavo e cantavo, me ne sono liberata. A parte gli scherzi, per me i concerti sono un rituale sacro di cui aver cura.
Progetti futuri?
Dopo l’uscita dell’Ep suonerò con la mia band in lungo e in largo per donare questa musica.
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L'articolo Melga da Bach a Daniela Pes di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-10-23 19:00:00
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