Davide Moscato, calabrese classe 77, gira con la musica sotto braccio da qualche decade, tra Italia, Africa, Stati Uniti e altri magici posti. "Ho incontrato tanta gente, e me la ricordo ancora tutta, ogni volto e ogni voce. Ora, però, mi sono fermato sul lago più grande d’Italia e ho trovato il mio centro!", dice. "Per tanti anni ho lavorato solo di musica, adesso continuo a suonare, ma alternativamente mi occupo anche di installazioni audio/video/luci con diverse aziende di service, nel bresciano", continua. Lo incontriamo per farci raccontare tutto su Mesmerising, il suo progetto artistico, e la sua musica "ispirata, evocativa in alcuni momenti, e soprattutto onirica", come la definisce lui stesso.
Come ti sei formato a livello artistico?
In realtà non penso di essermi mai formato, in quanto non ho mai studiato la musica. Di certo un po' me ne dispiaccio perché sono capace di suonare la tastiera, cantare e scrivere brani originali, col cuore, ma senza molta tecnica. Mi sono piuttosto formato suonando dal vivo, perché live ho avuto modo di affinare le mie tecniche e le mie doti musicali innate. Mi avvalgo, comunque, sempre di ottimi musicisti, sia quando sono in studio a registrare, sia dal vivo, e chiedo sempre loro due cose: di suonare col cuore e di metterci del proprio. Ho scritto la mia prima canzoncina da adolescente, seduto sul water e su un pezzo di carta igienica.
Perché Mesmerising?
Mi è capitato leggendo un libro di Edgar Allan Poe riguardo la mesmerizzazione di un individuo sul letto di morte. L’ho tradotto in inglese (so che nasce dal cognome del medico tedesco Mesmer) e mi piaceva molto il suono, ma anche il significato: "ipnotizzare, affascinare". E, cosa anche molto importante, sui social non trovai nessuno con questo nome.
Con chi collabori?
Collaboro prevalentemente da solo, con me stesso. Scrivo da me i miei brani, e poi mi procaccio il giusto produttore coi giusti musicisti per registrare in studio, e dal vivo o da solo, piano e voce, o con diversi musicisti che si sono succeduti nel tempo.
Quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?
Sono cresciuto ascoltando l’hard rock inglese e pochi cantautori italiani. Poi, il progressive con le melodie sempre bene in vista, perché senza una buona melodia non esiste una bella canzone. Ancora oggi ascolto la musica rock britannica; sarà per questo che preferisco scrivere in inglese anche io, e continuo ad amare quei musicisti che nel corso della loro carriera, seppur in modo differente, hanno sempre dimostrato di avere due grosse palle.
Genesi e significato di The Clutters Storyteller (2020), il tuo ultimo album?
La genesi è stata abbastanza lunga e si forma con la scomparsa di mia madre. Alcune canzoni erano già pronte da prima, ma la maggior parte durante e dopo il tragico e inatteso evento. Il disco coi suoi racconti, quindi, si muove tra il significato della vita e della morte, gioca su luci ed ombre, caos e ordine (che poi sono tutte una unica cosa). Storie bizzarre, grottesche a tratti ironiche e noir; filosofiche con una continuità musicale, tra un pezzo e l’altro, in stile disco rock inglese anni ’70. Il significato lo lascio sempre a chi mi ascolta. Ne vado molto fiero per la sua bellezza e perché vi hanno partecipato grandi musicisti della scena prog rock genovese di caratura internazionale, tra cui Fabio Zuffanti e Martin Grice. Edito dalla Lizard Records, l'ho registrato in un signor studio, lo Zerodieci Studio; ci sono delle canzoni molto belle e ben eseguite, con delle sonorità e delle esecuzioni molto espressive, e i testi sono dei viaggi infiniti in cui la mia voce risalta il tutto. Credo non stanchi mai.
Ricordi di qualche tuo live?
Mi è sempre rimasta impressa la tournée a New York nel Novembre 2016, quando ho portato in quel nuovo territorio il mio album di allora, Mental Maze, che già mi era valso un Akademia Music Awards in Florida per il singolo Crossing the infinity. Girai pub e locali di vario genere insieme al tour manager della label Custom Made Music, Dave Allison. Ogni live, fatta di voce tastiera e backing track, era una cosa a sé… canalizzavo quella forte emozione dentro me e la trasformavo in energia, apparivo sfacciato, probabilmente, con gli occhi truccati e la maglietta che portava il logo della copertina con scritto anche il titolo del CD. Cantavo nella loro lingua le mie canzoni e loro apprezzavano, vincevo la scommessa ogni sera, quando più e quando un po meno. Era bellissimo passeggiare con la tastiera sotto braccio e Dave accanto a me a raccontarmi aneddoti sul locale che mi “aspettava” o aneddoti sulla strada che stavamo attraversando o chi ha vissuto e suonato in quei fantastici posti. Puro Rock’n Roll.
Cosa bolle in pentola?
Al momento sto scrivendo un nuovo brano, piuttosto complesso, qualcosa di molto diverso da ciò che ho prodotto fino ad ora, forse più pretenzioso del solito… ma mi piace affrontare sempre una nuova sfida e poi, penso che sarebbe inutile pubblicare sempre la stessa solfa, e che ogni occasione nuova è buona proprio per mettersi in discussione e per fare ascoltare qualcosa di nuovo e unico. Creare è una fortuna che ti fa sentire come un eletto, e vorrei trasmetterla a quanta più gente possibile, chissà se tra i miei progetti futuri non ci sarà anche qualche tutorial a riguardo.
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L'articolo Mesmerising, musica onirica suonata col cuore di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-12-06 16:20:00
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