Nel 2014 aveva pubblicato due bellissimi ep a distanza ravvicinata, lo avevamo intervistato e ci aveva raccontato di visioni e sogni dietro alla sua musica. Elettronica dal forte approccio strumentale, la kraut music che diventa braindance. Michele Mininni torna adesso con una nuova release, soundtrack ideale per ansiogeni rientri a casa e danze di neuroni impazziti. Esce il 7 Marzo, potete già ascoltarla qui accompagnata da un'intervista.
Avevi pubblicato due ep molto apprezzati nel giro di pochi mesi, l'ultima volta mi raccontavi anche del progetto di costruire un live e invece poi hai deciso di fermarti. Cosa è successo durante l'ultimo anno e mezzo?
Diciamo che un po' mi sono fermato io e un po' si è fermata la vita attorno a me, che è un po' la stessa cosa. Non sono un tipo che produce molto, lo faccio solo quando ritengo di avere qualcosa da dire. Considera poi che comunque per pubblicare un disco bisogna essere d'accordo in due: tu e la label. La mia musica un po' spaventa le label, non sanno dove inserirla, soprattutto quando la proponi in formato EP, che sappiamo essere un formato molto "dancefloor oriented". Qualcuno si aspetta un LP, una label me lo ha anche proposto, ma io sono pigro e poi non ci credo. Cioè io sono uno che non crede nel crederci. Bisogna sempre mantenere un necessario distacco dalla convinzione, soprattutto se parliamo di musica.
Ascoltando le tracce mi chiedo se, un po' come ha fatto ultimamente Floating Points, stai cercando di spostarti verso un approccio molto più strumentale alla musica elettronica.
In realtà io me ne vengo da quell'approccio lì. Se vogliamo, anche il precedente "Endless Ceremony" non è che fosse un EP propriamente… clubbing. Ho un background abbastanza vario: è inevitabile che quando produci, tutte queste influenze alla fine emergano. Diciamo che stanno prevalendo quelle meno clubbing, ma forse è una reazione: sinceramente, questa storia dello "spaccare" e del dancefloor mi ha anche un po' stancato. La musica non è soltanto movimento di piedi: è anche movimento di neuroni velocissimi mentre sei fermo, immobile sul tuo letto. Mi piace pensare alla musica anche come una forma descrittiva, alla proiezione mentale di un paesaggio. Il problema è che per goderti delle robe simili hai bisogno di una cosa: il tempo. Ed oggi nei hai sempre meno.
Nel comunicato si legge di una coinvolgente storia di fantascienza legata alle tracce. C'è un concept preciso dietro questi pezzi?
In realtà no. C'è un mood, una sensazione, una suggestione: l'idea dell'evocazione, che poi è la stessa idea dei due precedenti EP. Quest'ultimo la sviluppa in modo un po' diverso. Quando ho fatto ascoltare le tracce in anteprima a qualche artista, quasi tutti mi hanno detto la stessa cosa: "soundtrack". Be', non l'ho pensato con questo intento, è uscito spontaneamente così, ma in fondo forse avevano ragione. Ad esempio, ascoltando "Hyper Martino" in macchina, mentre rincaso da solo di notte, ho sempre la sensazione che possa succedermi qualcosa da un momento all'altro. Immagino già il titolo: "muore mentre ascoltava un suo pezzo". Il massimo dell'autoreferenzialità.
Ci sono degli altri artisti (o anche etichette) ai quali ti senti affine per suoni e approccio qui in Italia? Alcuni magari coi quali vorresti collaborare?
Mi è piaciuto molto "Sintetizzatrice" di Donato Dozzy e Anna Caragnano. Mi piace il senso di stasi paradisiaca che trasuda quel disco. Riguardo le collaborazioni, come ti dissi l'altra volta, io per natura sono un tipo abbastanza solitario. Ma proprio per questo, credo che collaborare mi farebbe bene. Dal contrasto nascono sempre grandi cagate o cose bellissime: è un rischio che vale la pena correre.
Dove speri ti possa portare questa nuova release?
Per ora mi ha portato su Alphaville, il pianeta di Lemmy Caution. Poi il 10 Marzo all'Opium di Vilnius. Farò un dj set, e credo che le persone ascoltando l'EP si stiano facendo delle domande sulle mie capacità da dj. Dopo questo giro, probabilmente mi porterà in fila alla posta a pagare la bolletta del gas.
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L'articolo Ascolta il nuovo "Hyper Martino" di Michele Mininni e leggi l'intervista di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2016-03-04 15:35:00
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