(Foto di Cloz)
Bloody Beetroots è la cosa più punk degli ultimi anni, e non c'entra la chitarra scordata, ma la rabbia e la noia. Bob Rifo ha creato un suono talmente depresso e isterico che i party harders ne percepiscono ossessione e incubi in una maniera così estrema e violenta che pogano. Come nel 1977 forse. Wad ha incontrato Bob Rifo qualche ora dopo un risveglio infrasettimanale e hanno parlato di "Romborama", di canguri, di subcultura italiana, di Cina, di Steve Aoki, di brand e moda, e di tutto un certo odio verso il generico e diffuso "essere ancora troppo italiani".
Dov'è il socio?
Bloody Beetroots è sempre stato il mio pseudonimo electro, il fido Tommy Tea, oltre ad essere un ottimo tour manager, interviene solamente nel bloody beetroots dj set.
Che poi il dj set insieme in che cosa consiste?
Io dj e Tommy campionatore e bottiglie contro la gente.
L'ipotesi di organizzare un live set è ancora un po' lontana?
No, è molto vicina invece! Il 2010 vedrà la nascita del Bloody Beetroots Live!
Suonare i Bloody Beetroots alla batteria dev'essere strano, tutta adrenalina e botte violente...
Non è molto semplice infatti, tutta adrenalina e botte violente…
Di "Romb-o-Rama" soddisfatto?
Si…
Come funziona, Universal Italia vi spinge qui, e poi invece all'estero?
Esatto. Ho chiesto esplicitamente di licenziare "Romborama" paese per paese, in modo che ognuno avesse un territorio di competenza sul quale spingere il disco. Dim Mak per gli States, KSR per l'Asia, Ministry of Sound per l'Australia, Coop Music per l'Europa e Universal per l'Italia.
In Australia come vanno le cose?
Piacevolmente bene! Sono secondo su iTunes, sopra Arctic Monkeys e Black Eyed Peas. 21esimo nella classifica di vendita ufficiale, quella fisica, risultato non propriamente calcolato, eccellente.
Quindi se la saltano i canguri…
Anche troppo! Sold out periodico con biglietti in vendita su Ebay a 300 dollari. Follia!
Tra i vari paesi in cui avete suonato finora quello più esaltato qual è?
Australia e Canada.
Più dell'Italia?
Ehm si, sorry guys.
In Italia cosa c'è che non va?
L'Italia sta compromettendo la propria cultura, abbiamo bisogno di contenuti, cazzo!
Anche se a livello di dance siamo messi bene, no?
Si, ma resta sempre molto poco commerciabile mentre ci sarebbero tutti i numeri perché possa diventare qualcosa di popolare. Che poi dance è una parola vaga e abbagliante. Diciamo che ci è riconosciuto uno spazio.
Si percepisce quando suonate all'estero che siete italiani, tipo vi presentano come italiani?
No, no per niente. Ci riconoscono come dj internazionali.
Quindi Bloody Beetroots all'estero non è dance italiana?
Vorrebbero identificarla come tale ma la definizione cade quando sottolineo con cura le mie influenze musicali. Non sono un cantautore, non voglio esserlo, non lo diventerò. Se parliamo di musica italiana io faccio parte del ghetto e sono felice di starci.
Il flash italo disco è tutt'altra storia...
C'è molta più gente che fa italo disco all'estero che produttori di italo disco in Italia.
Un tempo anche i Bloody Beetroots potevano suonare italo disco, ora quasi zero…
Nel tempo lo stile di produzione si è evoluto e l'oscurità ha preso il sopravvento.
Tutti nella musica, in quasi ogni musica, vorrebbero provare a non fare nessun genere e farli tutti insieme.
Sono sempre stato abituato ad ascoltare tutto senza costruirmi muri mentali. La musica è sinonimo di emozioni e le emozioni sono varie e non classificabili. "Romborama" vive di tutto ciò.
In questo le difficoltà quali sono state?
Da parte mia nessuna. Supporto l'anarchia, credo nel chaos. La difficoltà sta nell'aprire le menti ottuse.
Non ha pesato fino ad oggi il fatto di non poter avere la credibilità di nessun movimento dietro volendoli esplorare tutti?
Non tantissimo, ho avuto la possibilità di esplorare genere per genere ed evolverlo… la credibilità è un valore perseguibile solamente dopo un'attenta analisi di sé stessi. Ricerca prima tutto, sempre!
(I Bloody Beetroots al MI AMI 2008)
La cosa più punk degli ultimi anni è Bloody Beetroots.
Affermi? Anche secondo me. Perché l'intenzione di "Romborama" è distruggere tutti i generi musicali. "Romborama" è tutto e niente.
Qual è lo strumento che caratterizza il suono dei Bloody Beetroots?
Nessuno strumento, Bloody Beetroots è armonia prima del chaos e viceversa.
E questa voglia di valorizzare la musica classica invece?
Ho cominciato a studiare musica classica all'età di 9 anni, ricordo lo stupore nello scoprire che il mio umore poteva cambiare con lo spartito che studiavo. E' diventato un vizietto armonico irrinunciabile.
Com'è stato chiedere a gente come i Cool Kids o a Marracash di mettere parole su strumentali pump?
L'hip hop è parola. Cool Kids e Marracash sono entrambi appollaiati fra mainstream & underground. Sono ottimi oratori capaci di comunicare ad un pubblico più ampio e differente. Ai Cool Kids l'ho chiesto via email, a Marra in pizzeria.
Avete deciso insieme di parlare di quanto è grossa la Cina?
L'idea fu del Marra, io appoggiai pienamente. Mi divertiva il fatto di vederlo confrontarsi con l'espansione economica cinese. E' un tema che mi è particolarmente congeniale e vicino. Inoltre mi piaceva l'idea di dover sperimentare una cosa così, per cui se a me spetta il compito di cambiare le cose cominciamo a farlo.
E come pensi di star cambiando le cose?
Intendo dire che, se in Italia è questo il mondo in cui andare a cambiare le cose, ok andiamoci con le nostre cose, senza compromessi e facciamolo, cazzo…
Cioè?
Storia applicata: conosci il sistema, distruggi il sistema.
Il concetto è chiaro, ma in sostanza?
In sostanza non ho provato a fare nessuna hit, non ho prodotto il mio disco del cazzo in uno studio da milioni di dollari, l'ho fatto in cantina, da solo e vado a presentarlo dove non dovrei centrare una sega! Non faccio retorica antimarketing. Vado e torno allo stesso modo, predicando il chaos. Non mi curo di piacere e ho la possibilità di iniettare virus nei canali tradizionali.
Un cortocircuito…
Si, scatenando odio e amore.
Nei tuoi comunicati c'è questa frase: "C'è una rivoluzione in corso".
Si, ma è una frase di uno scrittore di Los Angeles, effettivamente c'è una rivoluzione in corso.
Bè ce ne sono un paio, con Bloody Beetroots di quale rivoluzione sto parlando?
La rivoluzione di un omuncolo sfacciato che ha portato bandiere nere a sventolare in posti improbabili, ignorando il fatto che poteva anche piacere..? È una domanda.
Ok, quindi qui la politica non c'entra?
…a parte la mia passione per l'anarchia e la voglia di radere al suolo il sistema malato… no!
Se il blogger fa il fanbase allora a livello musicale sicuramente tanta ricerca e digging, ma a livello sociopolitico più nullafacenti che rivoluzionari…
Nullafacenti non è un buon termine. Stiamo parlando di persone bisognose di contenuti che hanno usato intelligentemente l'ex antisistema per ritagliarsi un briciolo di ex controcultura.
Hai un immagine globale del party-harder dagli States al Giappone, nella tua testa che faccia c'ha il clubber?
Ogni luogo ha una base culturale propria che porta il fan a percepire la musica in modo differente. Cioè sembrano uguali nello stesso posto, dall'Italia al Belgio all'America, ma l'approccio è diverso. Si assomigliano, ma non sono uguali.
Il clubber Italiano?
Il clubber italiano è ben pettinato, a parte questo la gente in Italia subisce molto.
Passivi?
Eh si, siete passivi.
Siete, siamo?
Sinceramente non mi sento italiano, ho dovuto cambiare il mio modo di pensare per fare la mia musica all'estero, non potevo pensare italiano. Generalizzando in Italia la costruzione dell'identità è latente, all'estero è dominante. Differenza sostanziale.
Discorso valido, però se l'Italia è provinciale questo è un po' il pensiero del ragazzo di provincia che disprezza tutto per sentirsi figlio del mondo, no?
La provincia mi ha permesso di riflettere su ciò che non avevo, ha sviluppato il motore della creatività. Io disprezzo falsità, repressione e ostruzionismo. Vivo negli alberghi e non ho una dimora fissa da 3 anni. Sono figlio di un mondo, ma non di quel mondo che pensi tu.
Al momento togliessero l'Italia dalla cartina non ti cambierebbe un cazzo?
Quasi nulla. L'Italia mi ha messo ai confini, son dovuto andar via da qui per fare Bloody Beetroots, adesso ci sono ritornato perché mi hanno chiamato, ma capisci che è una cosa abbastanza passiva questa. L'Italia è arrivata per ultima.
La cover di "Romb-o-rama" è di Tanino Liberatore (che oltre a quella botta d'assalto che fu Frigidaire nel 1983 disegnò anche la copertina di "Man from Utopia" di Frank Zappa) svela una passione spropositata per i fumetti...
Quando avevo 4-5 anni vivevo con un zio rockabilly accanito lettore di Frigidaire e Alan Ford. Frigidaire era ricco di contenuti fortissimi, ultraviolenza e pseudopornografia; puoi ben immaginare l'effetto di tali letture su un ragazzino di quell'età. Liberatore su tutti ma anche Magnus, furono gli artefici del mio modo attuale di vedere le cose, ruppero drasticamente ingenuità e spensieratezza. Ho cercato Tanino per anni, Bloody Beetroots mi ha dato la credibilità per poterlo incontrare a Parigi nel novembre 2008. Gli parlai del progetto anarchico dietro "Romborama", facendogli presente la sua importanza per completarlo. La risposta fu: ok!
Steve Aoki è un fumetto vivente e "Warp" è una fantastica nuvoletta senza testo. Perché l'avete intitolata così?
Per il suono flesso dell'hoover…
Per cui la label che da vent'anni decide la musica elettronica non c'entra?
Sono un fan di Autechre e Aphex Twin ma non è un tributo.
Con Steve sembri avere un rapporto morboso.
Tanto morboso che abbiamo deciso di farci un progetto punk hardcore chiamato Rifoky, le nostre radici sono li.
Che non c'entra niente con "Kinky Malinki"?
Quel Bob Rifo è morto. Era un progetto sbarazzino che non ha più futuro, era interessante ma troppo felice…
Ah ok. (si ride, NdR)
Steve è un fratello, ha sempre lasciato spazio ai miei pensieri, senza imposizioni ne regole discografiche. E' una persona speciale, è vivo, esiste.
Al pubblico del rock hanno insegnato di più i Daft Punk a non avere paura della cassa o i Justice ad avere un certo gusto per i suoni?
I Daft Punk sono senza dubbio i capostipiti di una rivoluzione iniziata più di un decennio fa. I Justice hanno ribadito il concetto.
I nu comers della dance italiana dove stanno andando?
Lontano, anche se alcuni sono un po' dispersi. Il migliore è Congorock.
A Milano produrre e suonare la musica electro è diventato come mangiare dal MacDonald...
Si chiama inflazione. Dicono che comprando Ableton, come per magia diventi produttore. Io uso Cubase Sx by h20: try before buy. E' ancora in fase di test.
Una strada che solo tu e i Crookers avete scavato...
Se questo significa che siamo stati i primi a partire, si.
E questa collaborazione col Teatro degli Orrori invece?
Conosco Giulio Favero da una decina di anni, è lui il produttore di Rifoki. Quando mi propose una co-produzione con il teatro non esitai un istante. Giulio è una persona Maggiore.
Sei tra i pochi a prendere l'aspetto totalmente contrario all'happyness della musica dance…
Penso che la mia vita sia sempre stata romantica, decadente e oscura a tratti sono paranoico. Non mi piace parlare né ridere. Amen.
E' per questo forse che vi coprite nei live…
Si probabile…
Si suda tanto, eh?
Si… anche.
Anche perché sembra quasi un brandin', ed è un periodo che i brand, soprattutto fuori dall'Italia, vanno molto d'accordo con la musica.
Perché i brand offrono un'alternativa alla discografia. Noi abbiamo fatto delle collaborazioni con vari brand, tra cui Wesc per cui abbiamo disegnato due cuffie e un jacket per 55 DSL. Ho aperto una finestra in territori come la Cina o il Giappone in cui non c'era nessuna etichetta che poteva portare Bloody Beetroots a diventare qualcosa.
Per cui il sistema è diventato partire dai vestiti…
No, il sistema è sempre partire dalla musica. Il brand va a completamento di un'operazione di pura visibilità. E' una delle tante eventualità da utilizzare per guadagnare spazio in territori dove all'inizio di un progetto non potresti mai licenziare un disco. E' un'arma a doppio taglio e va utilizzata con i guanti di ferro. L'intenzione non è monetizzare…
In Cina com'è?
E' strano, stranissimo, arrivi ad Hong Kong e non ci credi, fa paura, non c'è la classe media.
E le droghe?
La mia nuova droga si chiama "Sistema di guarigione con la Dieta senza Muco", non associo molte droghe sintetiche al mondo bloody beetroots. Forse è più indicato parlare di coma etilici, puttane e tumefazioni da stage diving.
E le groupies?
Tante, ovunque… sono la gramigna nell'albero della vita.
Son gasate?
Galvanizzate è la parola giusta.
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L'articolo The Bloody Beetroots - Milano, 10-09-2009 di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2009-09-14 00:00:00
COMMENTI (9)
Che è la cosa più Punk degli ultimi anni è un'EMERITA CAZZATA. IMHO.
suonini stupidi non come offesa, anzi son tutti quei suonini che mi piacciono di + :?
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(Messaggio editato da crowley il 19/09/2009 14:37:48)
associare questa scopiazzatura della roba edbanger al termine "punk" lo trovo a dir poco offensivo.
Disco sucks.
Suoni stupidi?? È il rumore della rivoluzione guys! :[
meno male che qualcuno se n'è accorto
hahahahaha pogo sì ma non prendo a cazzotti la gente o la insulto ad esempio :)
dirai pure una cosa giusta, però Bine...sei la prima che poga e fa la tamarra ai party :]
basta coi ragazzini bulli con amici bulli che vanno dietro ai body bitols.. m'han tolto la magia :(
la gente sta male.. le risse inutili, i poghi inutili, tanto sudore sprecato per orecchie mutilate da suoni stupidi. preferisco ancora di gran lunga le serate intime in posti sperduti dove certa gente non verrebbe e dove certi personaggi danno il loro meglio per quelli che sanno ascoltare!! purtroppo s'è rotto qualcosa e tutta l'eleganza e la magia si è persa per strada come una bella donna trovata MORTA IN UN BURRONE !!
in Italia siamo sempre i peggiori perchè sentirli altrove è tutto un altro mondo, la gente è sì presa bene, meglio di qua, ma non ti zompano addosso!
Vorrò sempre bene ai bloody beetroots e andrò sempre a sentirli suonare ma in contesti diversi [: